martedì 29 marzo 2022

Contagi covid, gli insegnanti non sono fra le categorie più colpite: dal 2020 circa l’1% (Scuola primaria) REPORT INAIL

 

Fra maestri e professori dal 2020 al febbraio 2o22 non ci sono stati numeri elevati di contagi da covid. A rilevarlo è il 25esimo report nazionale sulle infezioni di origine professionale da nuovo Coronavirus elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail.

L’analisi per professione dell’infortunato conferma che la categoria dei tecnici della salute è quella più coinvolta dai contagi sul lavoro da Covid 19, con il 37,4% delle denunce, l’82,6% delle quali relative a infermieri. Le altre professioni più colpite sono quelle degli operatori socio-sanitari (17,2%), dei medici (8,9%, oltre un terzo internisti e generici), degli operatori socio-assistenziali (6,2%), degli impiegati amministrativi (5,2%) e del personale non qualificato nei servizi sanitari, che comprende ausiliari, portantini e barellieri (4,5%).

Il restante personale coinvolto riguarda, tra le prime categorie professionali: addetti ai servizi di pulizia (2,1%, i tre quarti sono donne), impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (1,7%, di cui la metà sono donne), conduttori di veicoli (1,3%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 91,7%), impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro (1,2%, di cui circa i due terzi sono donne), addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (1,0%, di cui donne il 28,1%)

I maestri di scuola primaria, secondo il report, si attesta sull’1,0%, di cui donne il 96,8%.

Anche rispetto alla professione dell’infortunato si osserva in generale un calo significativo delle denunce a partire da febbraio 2021, con incidenze in riduzione per alcune categorie, tra le quali le professioni sanitarie che, tuttavia, nel secondo semestre dell’anno e ancor di più nel primo bimestre del 2022 mostrano segnali di ripresa.

Altre professioni, con il ritorno alle attività, hanno visto aumentare l’incidenza dei casi di contagio rispetto al 2020, come ad esempio gli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali o gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, gli insegnanti di scuola primaria o gli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro.

Denunce di infortunio da COVID-19 pervenute all’Inail
(Periodo accadimento gennaio 2020 – febbraio 2022)

 


RAPPORTO COMPLETO INAIL

Una docente non vaccinata: “Tornerò a scuola, ma ho perso la fiducia in tutti. Sono pronta a qualunque mansione”



Insegna francese da molti anni al Liceo Amaldi di Torbellamonaca, a Roma, ma dal 20 dicembre è stata sospesa dall’insegnamento. Da allora racconta di essersi sentita additata, isolata, abbandonata dai colleghi ma vorrebbe rivedere i suoi alunni “che ho dovuto lasciare senza nemmeno aver potuto nemmeno salutare”.

Ora attende di far ritorno a scuola, ma non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione dalla dirigente scolastica e oggi, tra l’altro, era in programma un’assemblea nell’istituto.

Frederique Coquillart, 55 anni, francese, è uno di quei 4 mila prof che ha scelto di non vaccinarsi (“sono vegana e contraria alle sperimentazioni sugli animali”, spiega) e in attesa di far rientro a scuola dopo il dl pubblicato giovedì in Gazzetta Ufficiale che prevede che i docenti non vaccinati possano tornare a scuola ma non a contatto con gli studenti .

Non ho paura di fare alcuna mansione – spiega la docente, si legge su Ansa – nella mia vita ho fatto di tutto, anche la donna delle pulizie quando studiavo, ma questi provvedimenti mi sembrano assurdi: non ho potuto lavorare io, che prima del 20 dicembre, per insegnare, facevo tre tamponi a settimana e che per questo ero più sicura di altri, i quali, pur vaccinati, si sono comunque ammalati. Sono molto emotiva, ora entrare a scuola mi mette angoscia, ho perso fiducia in tutto, vorrei rivedere i ragazzi ma ho problemi a rivedere i colleghi: si sono tutti girati dall’altra parte. Ho ricevuto due bellissime lettere dai miei studenti e una collega mi ha detto che chiedono sempre di me. A dicembre, da un giorno all’altro, non solo non ho potuto più insegnare ma non più potuto avere accesso al registro elettronico, dal quale avevo notizie sull’andamento dei miei studenti“.

Eppure, racconta la professoressa, “ho continuato a lavorare, a correggere i compiti in classe, che avevo portato a casa prima di saper di sapere di essere stata sospesa, a sentirmi con la collega che mi ha sostituito e a parlare telefonicamente con colleghi alle prese con gli scrutini: non potevo certo abbandonare i ragazzi“.

La docente dice di non essersi sentita rappresentata neppure dal sindacato: “fino al 15 dicembre sono andata a scuola facendo ogni tre giorni un tampone, poi ho capito che potevo essere sospesa se non accettavo la vaccinazione ma le regole erano confuse, nessuno diceva cosa bisognava fare, non capivo se dovevo presentarmi a scuola o no e fino a quando sarebbe durata la sospensione; sono iscritta alla Cgil che però è pro vaccino e quindi non era da loro che potevo avere aiuto. Gli amici mi hanno consigliato di cucinare cibi vegani per loro e così di mantenermi economicamente in questi mesi. E’ stato un incubo. Potevo andare a trovare mia madre che è in Francia e ammalata ma non ho osato farlo: del resto un non vaccinato non ha potuto fare praticamente nulla. Una vera sospensione dei diritti“. Fonte: qui

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