''È INIZIATO TUTTO DUE ANNI FA E SIAMO ANDATI AVANTI FINO ALLA SCORSA ESTATE. CON MOLTA DISCREZIONE, INSIEME AD ALTRE PROSTITUTE, ENTRAVAMO UNO ALLA VOLTA, DI NOTTE: I CARABINIERI CI SEQUESTRAVANO I CELLULARI PER EVITARE DI FARE FOTO O VIDEO.
ANDAVAMO AVANTI TUTTA LA NOTTE FINO ALLE PRIME LUCI DELL'ALBA.
PER PAGARCI CI LASCIAVANO PIPPARE TUTTA LA COCA CHE VOLEVAMO DA UN SACCHETTO CON ALMENO MEZZO CHILO DI ROBA..."
TRANS ACCUSA IL MARESCIALLO
Michele Sasso per la Stampa
«Se non collabori, se non mi dai lavoro, in un modo o nell' altro ti frego e ti mando in Brasile. Puoi anche scappare perché qui non ti faccio più mettere piede». Sono le minacce che il comandante della stazione Levante di Piacenza, il maresciallo Marco Orlando, avrebbe rivolto a una transessuale in diverse occasioni già un anno e mezzo fa, quando il «sistema criminale» dei carabinieri infedeli, messo in piedi sotto i suoi occhi, era ancora sconosciuto.
I CARABINIERI DI PIACENZA E LA FOTO CON UNO SPACCIATORE
Nella caserma della centralissima via Caccialupo sarebbero avvenuti numerosi abusi e i militari l' avrebbero usata come quartier generale per gestire lo spaccio, compiere arresti illegali e persino torture. Orlando è finito agli arresti domiciliari e oggi sarà interrogato dal giudice per le indagini preliminari ma nel frattempo piovono sui tavoli della procura le richieste di persone che vogliono essere ascoltate e che si dicono disposte a raccontare altri episodi legati alla maxi inchiesta che ha coinvolto dieci militari, numerosi spacciatori e scosso l' intera Arma.
Francesca (nome di fantasia), è una trans brasiliana, 48 anni, una vita sulla strada e un fisico debilitato soprattutto dall' Aids, tanto da pesare appena 35 chili. Tramite il suo avvocato, Elena Concarotti, ha presentato ai magistrati una richiesta per essere ascoltata come persona offesa.
Informatrice delle forze dell' ordine sul mondo dello spaccio da oltre 10 anni, è stata più volte aggredita e pestata con violenza da alcuni pusher, appena usciti dal carcere, che l' avevano ritenuta responsabile del loro arresto.
Dal suo racconto emergono altri particolari di feste a luci rosse e violenze nella caserma Levante che devono essere ancora passate al vaglio degli inquirenti. «È iniziato tutto due anni fa e siamo andati avanti fino alla scorsa estate: grazie alla mia amica trans Nikita ho partecipato ad almeno quattro festini hard dentro la stazione di via Caccialupo.
Con molta discrezione, insieme ad altre prostitute, entravamo uno alla volta, di notte: entravamo e i carabinieri ci sequestravano i cellulari per evitare di fare foto o video. A fornirci di droga era il maresciallo Orlando: la tirava fuori e la metteva su un piatto e tutti pippavamo cocaina. Mi ricordo che c' era un sacchetto con almeno mezzo chilo di roba».
Secondo il racconto di Francesca a organizzare le orge era Nikita che portava transessuali ed escort per soddisfare le richieste dei carabinieri. Quando non era possibile in caserma, si spostavano di poche centinaia di metri a casa di Nikita ma i militari erano sempre in divisa. «Mi trattavano come la regina di Monaco, avevano un debole per me che batto da 20 anni. Il maresciallo e gli altri carabinieri erano dei depravati, facevamo sesso di gruppo a go-go, fantasie erotiche molto spinte e cocaina senza fine. Andavamo avanti tutta la notte fino alle prime luci dell' alba. Per pagarci ci lasciavano prendere tutta la cocaina che volevamo dal sacchetto».
Nonostante questi incontri ravvicinati, anche Francesca è stata vittima della banda: «Una volta mi hanno fatto un dispetto e portato in giro tutta la notte per trovare i trafficanti e quando siamo tornati in caserma mi hanno minacciata e spinta fino a cadere per terra». Botte che anche altre prostitute hanno dovuto subire.
«C' è un' altra trans, Flavia, anche lei è stata picchiata dai carabinieri. Molte di noi sono state minacciate se non facevano quel che dicevano loro».
Quando Francesca ha saputo la notizia degli arresti ha pensato che fosse finalmente arrivato il suo momento. «Ora qualcuno mi ascolterà. Mi hanno massacrata di botte, tante volte mi sono ritrovata in strada con la testa spaccata».
IL TRANS TRANS DEI CARAMBA
Giuseppe Baldessarro per ''la Repubblica''
«Quando ci portavano per le feste in caserma coprivano le telecamere per evitare che fossimo visti. Poi dentro si faceva sesso e ci pagavano con la droga». Sophia, trans sudamericana, il suo vero nome non lo vuole dire perché ha «paura». Il suo avvocato Elena Concarotti ha chiesto alla procura che indaga sui fatti della Levante che la sua assistita venga sentita come vittima, e vuole costituirsi parte civile contro i carabinieri.
Sophia, lei parla di festini e droga in caserma.
«Ne parlo perché c' ero. C' ero io, c' era Nikita, e altre trans. È successo tre o quattro volte. Ci venivano a prendere con le macchine dei carabinieri, quando entravamo coprivano le telecamere e ci tenevano fino all' alba a fare sesso. Ci pagavano con la droga, quando arrivavamo la trovavamo già pronta in una specie di piattino».
Chi vi aspettava alla Levante?
«C' era il comandante della stazione Marco Orlando, poi c' era un carabiniere rossiccio di capelli. Ho visto altri carabinieri in divisa e altri in abiti civili, non so se erano carabinieri, ma se mi facessero vedere le fotografie sono sicura di poterli riconoscere».
Quando ha iniziato a fare le soffiate per i carabinieri?
«È una storia lunga. Prima ero un' informatrice della polizia. Gli dicevo chi aveva la droga e loro mi aiutavano con le pratiche. Poi con gli anni le cose sono cambiate. Allora mi hanno contattato quelli della Levante e mi hanno costretto a lavorare per loro».
Costretto?
«Sì, due anni fa Orlando mi ha detto "hai fatto fare carriera a mezza polizia, ora aiuta noi a prendere qualche stelletta". Poi mi minacciava dicendo: "Se non collabori, se non mi dai lavoro, ti frego e ti rimando in Brasile"».
Così ha iniziato a fare l' informatrice.
«Si, è andata così. Anche Nikita era un' informatrice. Lei era potente perché era la protetta di Orlando. Teneva in pugno le altre trans. Avevo paura di Nikita».
I CARABINIERI DI PIACENZA E LE BOTTE A UN PUSHER
L' hanno mai picchiata?
«No quello no, solo qualche spinta. Ma c' è un' altra trans, una mia amica che ora è a Roma, si chiama Flavia, che è stata picchiata dai carabinieri».
Ora ha deciso di denunciare?
«In passato avevo denunciato alla polizia. Ho raccontato cosa succedeva alla Levante, ma nessuno ha fatto niente e io ho iniziato a temere per me. Già una volta un gruppo di spacciatori, uscendo dal carcere, mi ha aggredito e malmenato dicendo che avevo fatto io la soffiata che li aveva fatti arrestare. Dopo l' indagine ho visto che i magistrati fanno sul serio e voglio raccontare loro tu tto quello che so».
Fonte:
“SENTI IL PROFUMO CHE FA QUEL COSO. AMORE È RESINA PURA”
MERY CATTANEO, FIDANZATA DI GIUSEPPE MONTELLA ORA AI DOMICILIARI, ERA A CONOSCENZA DEGLI AFFARI CRIMINALI DELL’APPUNTATO, E LO AIUTAVA CON LO SPACCIO
IL PASS PER ENTRARE IN CENTRO A PIACENZA, I TELEFONI SATELLITARI DA 1.600 EURO E LA FAMIGLIA “ALLARGATA”: ALLA GRIGLIATA DI PASQUA DOVE SI BEVEVA DOM PERIGNON C’ERA ANCHE L’EX MARITO DI LEI, DIVENTATO SOCIO DI PEPPE…
Cesare Giuzzi e Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”
GIUSEPPE MONTELLA CON LA FIDANZATA MERY CATTANEO
Mery e Peppe. Uniti nella vita e negli affari. Coppia divisa tra due case - la villa con piccola piscina di Gragnano Trebbiense dell' appuntato e l' appartamento alla periferia di Piacenza dove vive la compagna -, il lavoro e i figli piccoli (due lei, uno lui) avuti da precedenti matrimoni. Sono insieme da cinque anni, il carabiniere Giuseppe Montella e la compagna Maria Luisa Cattaneo, entrambi di 37 anni. La donna è ai domiciliari, risponde di cinque episodi di spaccio.
È accusata di aver trasportato droga con il compagno e di averla nascosta nel garage di casa. Mery Cattaneo conosce l' attività del compagno. Consiglia al carabiniere di interrompere i rapporti con gli informatori dopo l' arresto dei soci-pusher Giardino.
È sempre lei a metterlo in guardia dopo il ritrovamento di una microspia. Tanto che la coppia decide di «bonificare» l' auto: «Loro amore, loro non vanno mai ad immaginare che abbiamo sgamato le ambientali!», dice l' appuntato.
Lei risponde: «Ma va! Non lo scoprirebbero mai».
Gli investigatori di Piacenza, coordinati dal procuratore Grazia Pradella, registrano scene di vita quotidiana (la donna impegnata a far fare i compiti ai figli), serate nei locali e feste. Come quella organizzata a Pasqua in barba alle norme anti Covid nella casa di Gragnano. Nelle foto Montella e la compagna sorseggiano costoso champagne Dom Perignon . Ospite anche un marocchino 38enne, ex marito della Cattaneo, e socio nella droga di Montella finito anche lui agli arresti. Una «vera famiglia allargata».
GIUSEPPE MONTELLA MARIA LUISA CATTANEO
L' auto della Cattaneo ha un pass per entrare nel centro di Piacenza. La richiesta riservata a chi esercita funzione di ordine pubblico» è firmata dal comandante della Levante, il maresciallo Marco Orlando (oggi il suo interrogatorio) con la dicitura «moglie del signor Montella».
GIUSEPPE MONTELLA MARIA LUISA CATTANEO
Il carabiniere racconta alla compagna di telefoni satellitari a noleggio per 1.600 euro: «Daniel (Giardino, ndr) lo usa con i calabresi, coi pezzi grossi». I due nascondono insieme la droga: «Senti il profumo che fa quel coso. Amore è resina pura». «Lo metto sul balcone se vuoi? Dentro un barattolo», suggerisce la donna. Ma si parla anche di soldi.
STEFANO BEZZECCHERI - GIUSEPPE MONTELLA - MARCO ORLANDO - GIACOMO FALANGA
«Questa cartellina con i soldi posso metterla nel baule?». La conferma della conoscenza degli affari criminali del compagno (fumano marijuana insieme) arriva anche da un' intercettazione. Mery chiede di fermarsi a un bancomat: «Scusami, come fai a ritirare i soldi? Ieri t' ho dato 250 euro», la redarguisce Montella. «Io ce li ho. Non posso farmi vedere che non ritiro: ho bisogno di ritirare i miei soldi per far la vita quotidiana, amore». Fonte:
“SONO TUTTI GAY PERCHÉ SUCCHIANO CAZZI. SCOPA FICA, SCOPA CULO, SUCCHIA CAZZO...”
L’INTERVISTA DI “RADIO CAPITAL” A FRANCESCA, UNA DELLE TRANS DEI FESTINI IN CASERMA: “FACEVANO SESSO VIOLENTO, SESSO ANIMALE. VOLEVANO FARE TUTTO SENZA PROTEZIONE, ERO IO CHE FRENAVO PERCHÉ SONO SIEROPOSITIVA.
SONO MANIACI DEL SESSO, SONO MAIALI. ERA SESSO A GO-GO, DROGA A GO-GO. IL RESPONSABILE È IL MARESCIALLO ORLANDO. SE NON LAVORAVO PER LUI FACEVA IN MODO DI INCULARMI. QUELLA CASERMA ERA UN PUTTANAIO"
INFINE LA TRANS LANCIA LA BOMBA SULLA POLIZIA: "SONO FATTI CHE SONO SUCCESSI DA TEMPO A PIACENZA, NON SOLO CON LA CASERMA DEI CARABINIERI, MA ANCHE LA QUESTURA"
INTERVISTA DI ERNESTO MANFRÈ
Francesca, chi è il responsabile dei Festini in Caserma?
Il responsabile è il maresciallo Orlando, della caserma di via Caccialupo. Quella caserma era un puttanaio, almeno quattro volte abbiamo fatto feste con sesso e droga.
Il Comandante Orlando le chiedeva di lavorare per lui?
Di lavorare per lui e se non lavoravo per lui faceva in modo di incularmi, di mandarmi in Brasile.
Ti faceva vendere droga?
No, questo non me lo ha mai proposto.
Ti hanno mai picchiato?
Un po’ di botte le ho prese, ma erano aggressioni sessuali, sono i maniaci del sesso, perchè loro sono maiali era sesso a go-go, droga a go-go.
Lei è sieropositiva?
Io sono sieropositiva, ma uso sempre il preservativo.
Ti hanno mai chiesto di farlo senza protezione?
Certo, loro volevano fare tutto senza protezione ero io che frenavo. Le altre lo facevano senza, ma io no. Loro facevano sesso violento, sesso animale.
Ma le chiedevano anche sesso passivo, senza protezione?
Certo, sono tutti gay perché succhiano cazzi.
La Polizia sapeva di quanto accadeva in caserma?
Sapeva che uno di loro veniva a casa mia e una volta sono andata a sporgere denuncia. Sono fatti che sono successi da tanto tempo a Piacenza, non solo con la caserma dei Carabinieri, ma anche la Questura. Adesso si sono calmati ma anche loro ne hanno combinate di tutti i colori.
Cosa devo fare? Mi devo ammazzare, mi suicido? E’ ora che mi sfogo e tiro fuori la lingua, è arrivato il momento.
Fonte: qui
“UN GIORNO MI CHIAMA MONTELLA E DICE: VIENI QUI, STO SCOPANDO. E MI FA VEDERE UNA RAGAZZA TOSSICA CHE FACEVA...”
IL RACCONTO DI HAMZA LYAMANI, CHE HA FATTO PARTIRE L’INDAGINE SULLA CASERMA DI PIACENZA: “MONTELLA È UN PORCO, GLI PIACEVA DOMINARE GLI ALTRI, AVEVA AMICIZIE IMPORTANTI”
“QUANDO VOLEVO SMETTERE DI COLLABORARE HANNO INIZIATO A PICCHIARMI. CALCI, PUGNI, MI HA ROTTO IL NASO DUE VOLTE.
NON VIVO PIÙ, TEMO CHE MI UCCIDANO.
MI FIDAVO SOLO DI PAPALEO, CHE AVEVA ARRESTATO I POLIZIOTTI ANNI PRIMA..."
Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”
«Lo vedi il naso? Me l' hanno spaccato due volte. Mi hanno pestato, riempito di botte».
Adesso però sono tutti in carcere. «Ma io non vivo più. Bevo e non dormo la notte. Ho fatto bene? Con la paura che mi uccidano». Hamza Lyamani ha 26 anni.
È nato in Marocco ma, dice in perfetto dialetto, «sum piaseintein», sono piacentino, «ho fatto le scuole qui». Hamza è il grande accusatore di Peppe Montella e dei carabinieri della caserma Levante. È al tavolino di un bar di Fiorenzuola d' Arda. Pantaloni corti, maglietta grigia sgualcita.
Nelle mani un vecchio cellulare che accende infilando un pezzo di stuzzicadenti in una fessura. Accetta che la conversazione venga registrata. Si guarda intorno, le mani e la voce tremano.
Cominciamo dall' inizio.
«Montella l' ho conosciuto da ragazzino, faceva il preparatore atletico a calcio. Non sapevo fosse carabiniere».
E quando lo scopre?
«Nel 2016 mi arrestano con un po' di hashish preso con gli amici. Carabinieri, ma di via Beverora, del provinciale».
Cosa succede dopo?
«Mi affidano in prova con obbligo di firma alla Levante. Entro e trovo Montella: "Se mi dici chi spaccia ti faccio venire a firmare quando vuoi"».
A quel punto lei collabora.
«Non subito. Non toccavo cocaina, lui inizia a pagarmi con fumo e bamba . Chi doveva aiutarmi mi ha fatto precipitare ancora di più...».
Quanti arresti ha fatto fare alla squadra di Montella?
«Almeno trenta. Me ne vergogno. Perché poi venivano pestati a sangue e incastrati».
Come?
«Si spezzava la droga, l' accusa diventava spaccio. Li ho aiutati anche io, in caserma».
Lei frequentava la Levante?
«Praticamente tutti i giorni. Li conosco uno a uno».
Ha assistito a pestaggi?
«Ricordo le urla disumane di un poveretto che era nella "stanza della terapia", dove tenevano la droga sequestrata. Lo stavano picchiando. E in ufficio si sentiva benissimo. C' era anche il comandante».
Poi toccò a lei.
«Avevo una brava ragazza, per questo volevo smettere. Montella ha iniziato a pedinarmi all' associazione dove facevo l' affido, al Sert. Mi impediva di entrare».
Poi cosa è accaduto?
«Hanno iniziato a picchiarmi. Mi chiudevano nello stanzino, due mi colpivano e due fingevano di volermi aiutare».
Perché non ha denunciato con il suo avvocato?
«Era lo stesso che difende Montella, un suo caro amico».
Glielo aveva indicato lui?
«No, era il legale di un mio conoscente. L' ho scelto per quello».
Cosa le hanno fatto?
«Hai presente le torture? Calci, pugni. Mi ha rotto il naso due volte. Ricordo che un giorno ho preso un pezzo dell' accendino e mi sono tagliato le braccia (mostra i segni, ndr) sperando che mi facessero andare in ospedale».
È mai stato al pronto soccorso?
«Sì, ma non dicevo la verità. Chi mi avrebbe creduto?».
Poi decide di confidarsi con il maggiore Papaleo.
«Gli ho raccontato e mi ha detto: "scappa o ti ammazzano, ti buttano nel Po". Era già a Cremona, ma mi fidavo solo di lui. Aveva arrestato i poliziotti anni prima».
Ai magistrati ha parlato anche di festini.
«Sì, in caserma. Un giorno mi chiama Montella e dice. vieni qui, sto sco.... E mi fa vedere una ragazza tossica che faceva sesso con lui in cambio di droga».
Montella le ha anche pagato prostitute?
«Andavamo in un centro massaggi cinese».
Perché secondo lei un carabiniere ha fatto tutto questo?
«Per i soldi. Il potere. Non l' ho mai visto drogarsi. Ma così era considerato un bravo carabiniere, aveva amicizie importanti. Con le ragazze si spacciava per politico».
E di quale partito?
«Nessuno, era per darsi delle arie qui a Piacenza».
ENCOMIO SOLENNE AI CARABINIERI DI PIACENZA
Cosa pensa di lui?
«Che è un porco, gli piaceva dominare gli altri. Mi ha rovinato».
Adesso vuole scappare? .
«Sì, i proprietari di casa mi vogliono cacciare perché hanno paura che vengano qui a picchiarmi. Temo che mi uccidano davvero adesso».
Fonte: qui
Ah quindi lei prima stava con un marocchino spacciatore? poi questi facevano feste, bevevano, fumavano erba. Ma questo sarebbe un carabiniere o uno dei piu squallidi camorristi che si possa immaginare? E poi, coglione, "non capiranno mai che abbiamo scoperto la microspia". Ma questo qua è un coglione altro che carabiniere. Quindi secondo lui i militari che stanno in ascolto 24 ore su 24 non capiscono che tu hai trovato la cimice? di coglioni ne ho visti ma come questo mai :))))))
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