martedì 5 settembre 2017

Corea del Nord e mercati: cosa c’è davvero in ballo


Corea del Nord e mercati: cosa c'è davvero in ballo

La Corea del Nord torna a minacciare i mercati. Quali sono state le conseguenze del test nucleare e cosa c’è davvero in ballo?

La Corea del Nord non smette di minacciare e questo non soltanto dal punto di vista politico-istituzionale, ma anche da quello economico.
I mercati, infatti, hanno immediatamente reagito al test atomico compiuto da Pyongyang e hanno portato a chiedersi quali potrebbero essere le conseguenze di una guerra, di uno scontro insomma tra la Corea del Nord e il resto del mondo, Stati Uniti compresi.
Alcuni Paesi potrebbero risentire più di altri di una crisi in Corea del Nord, mentre alcuni asset potrebbero essere appesantiti dallo scoppio di un conflitto nell’area; il petrolio, ad esempio, potrebbe risentirne in maniera maggiore.
Quanto sono serie le minacce dalla Corea del Nord, ma soprattutto quali le conseguenze sull’economia e sui mercati globali?

La reazione dei mercati al test atomico

Come era prevedibile, i mercati hanno reagito immediatamente all’ultimo test atomico compiuto dalla Corea del Nord. L’oro e lo yen hanno guadagnato terreno, mentre l’azionario asiatico è crollato: sono state queste le conseguenze dell’improvviso test di Pyongyang, ma andiamo per ordine.
Il prezzo dell’oro ha particolarmente risentito della minaccia ed ha intrapreso una via rialzista che lo ha portato verso quota 1.336 dollari l’oncia, il tutto contro i $1.301 di giovedì scorso. La Corea del Nord ha messo in guardia i mercati e, come sempre accade in casi di estrema incertezza e instabilità, gli investitori hanno iniziato a gettarsi sugli asset rifugio.

La conseguenza? Il prezzo dell’oro è cresciuto ancora, ma il metallo giallo non è stato l’unico asset a risentire della minaccia asiatica.

(Prezzo dell’oro: grafico di breve)
A far parlare di sé dopo il test nucleare è stata la valuta rifugio per eccellenza: lo yen giapponese. Il rafforzamento della divisa nipponica ha portato il cambio con il dollaro USA a perdere ampio terreno e a sprofondare da quota 110 di giovedì a quota 109,51. Anche nel momento in cui si scrive il cross USD/JPY sta scambiando in perdita di 0,65 punti percentuali (aggiornamento ore 08:10).

(Cambio USD/JPY: grafico di breve)
Il rinnovato appetito degli investitori nei confronti degli asset rifugio ha avuto però un rovescio della medaglia: l’abbandono dell’azionario, tradizionalmente più rischioso rispetto allo yen e all’oro.
L’indice MSCI Asia Pacific è crollato in modo evidente, esattamente come era accaduto a inizio agosto in seguito ai commenti di “fuoco e furia” da parte di Donald Trump. Le maggiori conseguenze del test compiuto dalla Corea del Nord sono state osservate a Tokyo e a Seul, mentre nel resto dell’area la reazione è stata più contenuta.
Al momento della scrittura il Nikkei ha chiuso con un ribasso di 0,96 punti percentuali, l’S&P/ASX 200 a -0,39%, il DJ New Zealand a -0,21%, mentre lo Shanghai sta recuperando a +0,16%, e l’Hang Seng continua a scambiare a -0,84%.

Cosa aspettarsi in caso di scontro

Alla luce delle immediate conseguenze del test sui mercati internazionali viene da chiedersi cosa ci sarebbe in ballo in caso di un vero e proprio conflitto armato tra Corea del Nord e resto del mondo.
Innanzitutto un’azione militare contro Pyongyang potrebbe mettere a rischio più di metà della produzione di petrolio cinese. A lanciare l’avvertimento è stato il consulente energetico Wood Mackenzie.
Uno scontro con la Corea del Nord potrebbe mettere a rischio i flussi con la Corea del Sud, con il Giappone e con la Cina che insieme rappresentano il 34% del commercio marittimo globale di petrolio. In altre parole, secondo le prime stime, l’intero mercato energetico potrebbe risentire di un conflitto in Corea del Nord.
A far preoccupare i mercati non è soltanto il mercato del greggio, ma anche l’atteggiamento degli Stati Uniti. Sembra infatti che Donald Trump stia considerando l’idea di un embargo contro tutti quei Paesi che fanno affari con la Corea del Nord.
Le conseguenze di uno scontro militare potrebbero riversarsi dunque sull’India, sulla Russia, sul Pakistan e sulla già citata Cina. Nel 2015 il Dragone ha rappresentato l’85% del commercio nordcoreano secondo i dati forniti dal database Comtrade.
La Cina, l’India e il Pakistan sono le destinazioni principali dell’export di Pyongyang mentre ancora la Cina, l’India e la Russia sono i principali importatori di beni nordcoreani.

In ballo, insomma, non c’è soltanto il mercato del petrolio. A preoccupare i mercati, oggi, è proprio l’eccessiva esposizione di grandi economie (Cina in primis) al commercio con Pyongyang.
In caso di scontro con la Corea del Nord tali Paesi potrebbero trovarsi economicamente danneggiati e ancora una volta le conseguenze potrebbero riversarsi sui mercati globali. La corsa ai beni rifugio è appena cominciata?
Fonte: qui

lunedì 4 settembre 2017

Quello che realmente guida la crisi economica globale è il declino energetico netto. E non ne torneremo indietro.

Nel quinto contributo al nostro simposio, 'Percorsi verso l'economia post-carbonio' Jonathan Rutherford esplora il driver fondamentale del malessere economico globale: non il debito; non le banche; ma una crisi lunga e persistente del "declino dell'energia netta". Troncando il dibattito legato tra sostenitori e critici del "peak oil", Rutherford mette in evidenza alcuni dei più interessanti e ancora poco noti articoli scientifici sul rapporto intimo tra l'economia globale e l'energia. Qualunque cosa accada con lo spostamento verso le energie rinnovabili, afferma, ci muoviamo in un'era in cui i combustibili fossili diventano sempre più defunti, soprattutto dopo la metà del secolo. Le implicazioni per il futuro dell'economia globale non saranno piacevoli - ma se le affrontiamo, la transizione verso società più sostenibili sarà ciò che di meglio potremo fare per affrontare la realtà, piuttosto che continuare con le nostre teste nella sabbia (o, come nell'immagine sopra, infilata nel posteriore del toro). 

Come affermato più in dettaglio da Ted Trainer in questo simposio, la migliore speranza per la transizione verso un "post carbon" - o, meglio, una società sostenibile (un obiettivo molto più ampio) - risiede in un processo di ricostruzione sociale radicale, incentrato sull'edilizia, nel qui ed ora, in insediamenti autogovernati e autosufficienti, a partire dal livello micro-locale. La visione "più semplice" che promuoviamo a mio avviso è un'alternativa ispiratrice per cui possiamo e dobbiamo lavorare. 

La speranza è che questi movimenti locali - che sono già cominciati a emergere – faranno propaganda, educheranno e si allargheranno, appena la crisi globale si intensificherà. In ciò che segue, voglio integrare questa visione, dando un'occhiata al motivo per cui penso che l'economia globale inevitabilmente affronterà una crisi terminale dell'energia netta nei prossimi anni. Nel fare questa previsione, suppongo che le élite globali per la transizione (per esempio le élite del G7) e le élite nazionali subordinate —  che gestiscano l'economia neoliberista globalizzata —  perseguano a tutti i costi la crescita economica, come hanno fatto le elite fin dalla nascita del sistema capitalista in Gran Bretagna più di 300 anni fa. Cioè, non perseguiranno volontariamente un processo di "decrescita" organizzata. A mio parere, nella migliore delle ipotesi, vorranno in modo vigoroso perseguire una crescita "verde", cioè attraverso il rapido aumento delle energie rinnovabili e la promozione dell'efficienza ecc., ma senza alcuna intenzione di ridurre attivamente il livello complessivo del consumo energetico, — infatti, i principali scenari di "crescita verde" assumono un raddoppio della domanda energetica globale entro il 2050 (per una revisione critica di questa relazione, si veda qui). Sto concentrandomi sull'energia, ma naturalmente possiamo, e dovremmo, aggiungere a questa immagine la più ampia crisi ecologica multidimensionale (impatti del cambiamento climatico, impoverimento del suolo, stress dell'acqua, perdita di biodiversità ecc.) che, tra l'altro, significa che un aumento percentuale sempre crescente del PIL assume la forma di "costi compensativi e difensivi" (vedi Sarkar, La crisi del capitalismo, p.267-275) per affrontare i previsti danni ecologici futuri.

Crescita dell'energia e del PIL 


Assioma 1: Come gli economisti biofisici hanno mostrato la crescita economica globale è strettamente correlata con la crescita del consumo energetico. 
Il professor Minqi Li del Dipartimento di Economia dell'Università dell'Utah, per esempio, mostra che tra il 2005 e il 2016: «Un aumento del tasso di crescita economica di un punto percentuale è associato ad un aumento del consumo di energia primaria dello 0,96%». La crescita del PIL dipende anche dai miglioramenti dell'efficienza energetica; - Li afferma che nell'ultimo decennio l'efficienza energetica è migliorata di una media dell'1,7% annuo. Una delle incertezze future è quanto rapidamente cercheremo di migliorare l'efficienza energetica: i futuri vincoli di approvvigionamento sono probabilmente in grado di incentivare fortemente questo aspetto, e ci sarà la possibilità di migliorare significativamente l'efficienza, ma anche diminuire i rendimenti una volta che i benefici di questo livello inferiore siano stati applicati. 
Assioma 2: La crescita economica non dipende solo dagli aumenti del consumo energetico lordo e dell'efficienza energetica, ma dalla disponibilità di energia netta. 
L'energia netta può essere definita come l'energia residua dopo aver sottratto quella utilizzata per ottenere energia - cioè l'energia utilizzata durante il processo di estrazione, raccolta e trasporto di energia. L'energia netta è fondamentale perché essa sola dà potere ai settori non energetici dell'economia globale. Senza energia netta tutta l'attività economica non energetica cesserebbe di funzionare

Nota: Un'importante conseguenza è che l'energia netta può essere in declino, perfino se l'approvvigionamento lordo dell'energia primaria è costante o addirittura in aumento. Di seguito avanzo la mia ipotesi per una probabile intensificazione della contrazione globale dell'energia, discutendo, innanzitutto, ampi fattori che modellano la probabile traiettoria della crescita complessiva di energia primaria, seguita da una discussione sull'energia complessiva netta. La maggior parte delle statistiche sono tratte dall'ultima relazione di Minqi Li che a sua volta si basa sull'ultima revisione statistica dell'energia mondiale della BP (Statistical Review of World Energy). 

Prospettive del consumo energetico lordo 


Nell'ultimo decennio, il consumo primario mondiale di energia è cresciuto a un tasso medio annuo dell'1,8 per cento. È importante però notare, come dimostra Jean-Jancovici, che, in termini procapite, il tasso di crescita dell'energia è notevolmente rallentato dagli anni Ottanta, con un aumento medio annuo da allora del 0,4%, rispetto all'1,2% del secolo precedente. Ciò è dovuto principalmente alla rallentata crescita dell'offerta mondiale di petrolio, a partire dai due shock petroliferi degli anni settanta. Ci sono corposi motivi per pensare che il tasso di incremento della disponibilità energetica lorda rallenterà ulteriormente nei prossimi decenni. 
Recentemente, un documento aggiornato stimava il tasso massimo al quale l'umanità potrebbe sfruttare tutte le ultime risorse di combustibili fossili ricuperabili. Ha scoperto che, a seconda delle ipotesi, il picco di tutti i combustibili fossili sarebbe stato raggiunto da qualche parte tra il 2025 e il 2050 (una constatazione che si allinea con altri altri studi, vale a dire Maggio e Cacciola 2012; Laherrere, 2015). 
Ciò è molto significativo perché oggi i combustibili fossili costituiscono circa l'86% dell'utilizzo primario globale di energia - una cifra che, nonostante tutti gli sforzi globali fino ad oggi, è cambiata di poco in tre decenni. Questa stupefacente e precoce stima di picco è sostanzialmente associata alla recente diminuzione radicale delle riserve di carbone economicamente e tecnicamente recuperabili. 
La situazione del petrolio è particolarmente importante, soprattutto perché è la principale fonte di combustibile liquido a livello mondiale, alimentando il 95% di tutti i trasporti. 

Un recente rapporto HSBC ha mostrato che già oggi, tra il 60 e l'80% dei campi petroliferi convenzionali sono in declino terminale. Ha stimato che entro il 2040 il mondo avrebbe bisogno di trovare altre quattro Arabia Saudita (il più grande fornitore di petrolio) come quantità supplementare di petrolio solo per mantenere i tassi di approvvigionamento attuali e anche più del doppio per soddisfare la domanda prevista del 2040. Eppure, come ha mostrato la stessa relazione, nuove scoperte di petrolio sono entrate in un declino a lungo termine — recentemente raggiungendo livelli discendenti da record, nonostante gli investimenti record tra il 2001 e il 2014. Inoltre, le nuove scoperte sono invariabilmente costituite da giacimenti più piccoli con picchi e tassi di declino più rapidi. 

Il recente boom del petrolio statunitense — una bolla alimentata da bassi tassi di interesse e da debiti record dell'industria petrolifera —  è stata responsabile della maggior parte della fornitura aggiuntiva dopo il picco del petrolio convenzionale nel 2005, ma è probabile che sia in declino terminale entro i prossimi 5-10 anni, se proprio non ha ancora raggiunto il picco. 

Tutto ciò, come ha affermato Nafeez Ahmed, sta generando le condizioni entro pochi anni (una volta che la produzione del petrolio attuale sia stata abbattuta) per una crisi di approvvigionamento petrolifero e un picco di prezzo che ha il potere di mandare l'economia mondiale guidata dal debito verso il colpo di coda di una più grande e migliore crisi finanziaria globale. 

Può sembrare un evento epocale che i futuri storici segneranno come l'inizio della fine dell'età del petrolio. 
Una visione attualmente alternativa è che il picco del petrolio sarà efficacemente annunciato da un calo volontario a breve termine della domanda petrolifera (il cosiddetto "picco della domanda"), principalmente a causa del previsto aumento dei veicoli elettrici. Una ragione (tra le varie), tuttavia, per essere scettici riguardo tali previsioni è che attualmente non vi è assolutamente alcuna prova che la domanda petrolifera sia in declino; al contrario, continua ad aumentare ogni anno e dal ribasso del prezzo del petrolio nel 2014, ad un tasso accelerato. Quando arriva il picco del petrolio, ci sono probabilmente potenti incentivi per realizzare i processi CTL (coal-to-liquids) o GTL (gas-to-liquids), ma, oltre agli enormi problemi logistici e infrastrutturali coinvolti, un passo in questa direzione accelererà solo il prossimo picco a breve termine delle forniture di carbone e gas, soprattutto in considerazione delle inefficienze energetiche implicate nella conversione da un combustibile a un altro
Il picco del petrolio potrà anche probabilmente incentivare l'accelerazione verso l'elettrificazione dei trasporti e delle energie rinnovabili, alle quali ora mi rivolgo. Dato il picco dei combustibili fossili, le prospettive di aumentare o addirittura mantenere l'energia lorda dipende fortemente da quanto velocemente l'energia rinnovabile e l'energia nucleare possono essere implementati. 
L'energia nucleare attualmente rappresenta il 4,5% dell'approvvigionamento energetico, ma in tutto il mondo è in declino e ci sono buone ragioni per pensare che non sarà — e davvero non dovrebbe — avere un ruolo importante nel futuro mix energetico (vedi Il Nostro Futuro Rinnovabile Our Renewable Future Heinberg & Findlay, 2016, p132-135). 

Nel 2016, tutti i tipi di elettricità rinnovabile (escludendo il biocarburante) rappresentavano circa il 10% del consumo globale di energia, ma una gran parte di questa era costituita dall'idroelettrico, che ha un limitato potenziale di espansione. 

Il vento, il solare fotovoltaico e il solare a concentrazione (CSP) sono generalmente riconosciuti come le principali tecnologie rinnovabili in grado di aumentare notevolmente le capacità ma, nonostante la rapida crescita negli ultimi anni, nel 2016 rappresentavano ancora solo il 2,2% del consumo mondiale di energia primaria. 
Nota: Negli ultimi anni sono stati pubblicati molti rapporti di "crescita verde" con previsioni ottimistiche sulle energie rinnovabili —  una di queste perfino sostenendo che le energie rinnovabili potrebbero fornire tutta l'energia mondiale (non solo l'elettricità) entro il 2050. Tuttavia, va riconosciuto che ciò richiederebbe un aumento davvero drammatico del tasso di crescita della capacità rinnovabile. 

Negli ultimi sei anni, i nuovi investimenti (compresi il governo, il settore privato, ecc.) per tutte le forme dell'energia rinnovabile sono saliti a circa 300 miliardi di dollari all'anno. Heinberg e Finlay (p. 123) stimano che questo tasso di investimento dovrà essere moltiplicato di più di un fattore di dieci e continuare ogni anno per diversi decenni, se l'energia rinnovabile dovesse soddisfare la domanda attuale di energia globale, per non parlare del raddoppio previsto nella maggior parte degli scenari riguardanti l'energia. In altre parole, richiederebbe un investimento annuale almeno di 3.000 miliardi di dollari all'anno (e anche più durante tutto il ciclo di vita). 

In confronto, nel 2014 l'IEA ha stimato che l'investimento globale per tutto l'approvvigionamento energetico (cioè combustibili fossili e rinnovabili ecc.) nel 2035 sarà 2 trilioni di dollari all'anno
Inoltre, se l'utilizzo dei combustibili fossili dovrà essere completamente azzerato entro il 2050, ciò richiederebbe un abbattimento precoce del capitale esistente, privando gli investitori del pieno ritorno di rendimento del loro capitale – cosa che si può prevedere provocherà una forte resistenza da parte di grandi porzioni, se non da parte dell'intera classe capitalistica transnazionale. 

Attualmente l'approvvigionamento sia di petrolio sia di gas, se non di carbone, sta crescendo molto più velocemente di tutte le fonti rinnovabili, almeno in termini assoluti se non percentuali. Non c'è da meravigliarsi che gli scenari più ambiziosi di riduzione delle emissioni dell'IPCC presuppongano l'uso continuo e su larga scala di combustibili fossili fino al 2050 e faranno affidamento invece su tecnologie di "emissioni pulite" altamente incerte e problematiche (ossia Cattura e Stoccaggio di Carbonio, impianto massiccio di alberi ecc.). 
Sulla base delle attuali tendenze, la recente previsione di Minqi Li sull' energia stima che la crescita delle energie rinnovabili, nella migliore delle ipotesi, potrebbe tamponare l'inevitabile calo dell'energia dei combustibili fossili per i prossimi decenni. Prevede che il picco dell'approvvigionamento globale di energia lorda (compresi i combustibili fossili e le energie rinnovabili) sarà raggiunto entro il 2050 circa

Ciò ovviamente non include la possibilità molto reale di "colli di bottiglia" energetici gravi, che risultano, ad esempio, dal picco del petrolio - per il quale nessun governo è adeguatamente preparato - e senza avere alcuna fonte di combustibile liquida alternativa, alla scala richiesta, pronta a disposizione

L'equazione dell'energia netta 


Quanto sopra è stato appena detto riguarda l'energia lorda, ma come già accennato, le prospettive reali per la crescita industriale dell'economia dipendono dall'energia netta, che essa sola alimenta i settori non energetici dell'economia. Questo è dove il quadro diventa davvero impegnativo. Per quanto riguarda i combustibili fossili, l'EROEI è in una traiettoria discendente. 
L'attuale stima (nel 2014) per il petrolio e il gas assieme è che l'EROEI è di circa 18: 1. 
E se è vero che l'innovazione tecnologica può migliorare l'efficienza dell'estrazione del petrolio, in generale questo vantaggio è surclassato dalla crescente necessità a livello mondiale di fare affidamento sulle fonti non convenzionali di petrolio e gas con EROEI inferiori, una tendenza che continuerà da ora fino alla fine dell'era dei combustibili fossili. 
Assioma 3: Ciò che viene spesso trascurato è che il declino dell'EROEI esacerberà il problema del picco dei combustibili fossili. Come spiega Charles Hall, il declino dell'EROEI accelererà l'avvento del picco dei combustibili fossili perché una maggiore energia è necessaria solo per mantenere la porzione di energia netta necessaria per alimentare l'economia. E quando, inevitabilmente, si comincia a scendere dall'altra parte del picco di Hubbert, le cose diventeranno ancor più impegnative. A questo punto, la diminuzione dell'offerta lorda sarà associata ad una sempre maggiore dipendenza da forniture con EROEI inferiori, riducendo rapidamente la quantità di energia netta disponibile alla società. La situazione migliorerebbe se le principali fonti rinnovabili potessero fornire una fonte aggiuntiva di alta energia netta (cioè EROEI). Ma, mentre tale questione è oggetto di un dibattito scientifico molto attivo ed è tuttora irrisolta, sembra molto probabile che ogni futuro sistema di energia rinnovabile al 100% (in contrapposizione alla tecnologia individuale) fornisca molta meno energia netta rispetto a quella di cui l'umanità – o almeno, la minoranza di noi nelle regioni ricche di risorse energetiche – ha goduto durante l'epoca dei combustibili fossili. Questo per le seguenti ragioni teoriche è spiegato dagli esperti di energia Moriarty e Honnery in un recente studio: 

  • A causa della natura maggiormente diffusa dei flussi di energia rinnovabile (sole e vento), raccogliere questa energia per produrre elettricità, richiede la costruzione di complesse tecnologie industriali. Attualmente, questo richiede una "sovvenzione nascosta" da parte dei combustibili fossili, che sono coinvolti nell'intero processo di estrazione, produzione e manutenzione delle risorse per queste tecnologie industriali. Appena i carburanti fossili si esauriranno, questa sovvenzione diventerà più costosa in termini sia finanziari che energetici, riducendo l'energia netta delle tecnologie rinnovabili. 

  • Le risorse non rinnovabili (spesso rare) necessarie per la costruzione di tecnologie rinnovabili si esauriranno nel tempo e quindi richiederanno più energia per estrarle, ancora una volta, riducendo l'energia netta. 

  • A causa dell'intermittenza del solare e del vento, un sistema di energia rinnovabile al 100% (o anche una gran parte di energia rinnovabile nel mix complessivo) richiede investimenti in grandi quantità di capacità ridondanti (per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento durante la calma e il tempo nuvoloso) o, in alternativa, grandi quantità (attualmente non disponibili sulla scala necessaria) nella capacità di stoccaggio - o entrambi. In ultima analisi, entrambe le opzioni richiederanno investimenti energetici per il sistema complessivo. 

  • Poiché le principali tecnologie rinnovabili generano energia elettrica, ci sarà una grande quantità di energia persa attraverso la conversione (ad esempio con l'idrogeno) alle molte funzioni energetiche correnti che non possono essere facilmente elettrificate (cioè camion, processori industriali di riscaldamento, ecc.). Per essere onesti, la conversione dei combustibili fossili nell'elettricità comporta anche una notevole perdita di energia (cioè circa 2/3 in media), ma visto che circa l'80% dell'energia primaria globale è attualmente in forma non elettrica, questo sembra essere un problema più grande per un futuro sistema rinnovabile al 100%. 

  • Allorché la capacità di produrre energia rinnovabile aumenta, sarà inevitabilmente necessario erigere in posizioni meno ideali, riducendo il rendimento energetico lordo. 


Assioma 4: Indipendentemente dall'energia netta che un futuro sistema di energia rinnovabile al 100% potrà fornire, è importante riconoscere che i tentativi di accrescere l'energia rinnovabile a velocità molto elevate - ben lungi dall'aggiungere alla produzione energetica globale dell'economia mondiale - inevitabilmente arrivano ad un costo energetico netto

Ciò è dovuto alla necessità di un aumento drammatico della domanda di energia associata al processo di transizione stesso. 
Il modello proposto da Josh Floyd ha scoperto che nel loro "scenario di base" (qui descritto) - che sembra eliminare i combustibili fossili in 50 anni - i servizi energetici netti per l'economia globale diminuiranno in questo periodo di transizione di più del 15% prima di recuperare. Ciò sarebbe vero per qualsiasi transizione rapida dell'energia, ma il problema è particolarmente acuto per una transizione verso le tecnologie rinnovabili a causa dei loro costi di capitalizzazione molto più elevati (e quindi di energia) rispetto alle tecnologie dei combustibili fossili. 

Conclusione 


L'implicazione delle suddette argomentazioni è che nei prossimi decenni l'economia globale si troverà molto probabilmente ad affrontare un crescente deterioramento dell'approvvigionamento energetico netto che soffocherà sempre più la crescita economica

Cosa accadrà alle persone della vita reale? 

A livello economico, probabilmente verrà rivelato in termini di stipendi reali ristagnanti (o in calo), aumento del costo della vita, diminuzione del reddito e diminuzione delle opportunità di impiego - i sintomi, come afferma Tim Morgan, stiamo già cominciando a vederli, anche se a vari livelli in tutto il mondo - ma si intensificheranno nei prossimi anni

Quanto lento o veloce questo accada nessuno lo sa. 

Ma dato che il capitalismo è un sistema che assolutamente dipende dall'accumulo infinito del capitale per il suo effettivo funzionamento economico e la legittimazione sociale, questo dimostrerà di essere ad una crisi terminale, dalla quale il sistema in ultima istanza non può scappare

Non abbiamo quindi altra scelta che prepararci ad un'economia futura in cui l'energia netta sarà molto inferiore a quella cui siamo stati abituati nell'era industriale. 
Nota: Per essere chiari, la crisi per se stessa non porterà a risultati desiderabili – anzi ben lontano da essi. Il nostro destino collettivo, come spiega Trainer, attualmente dipende in larga misura dalla rapida formazione di movimenti per una nuova società su scala ridotta – costruendo esempi di una sana alternativa all'interno del vecchio sistema - e rapidamente moltiplicandosi e crescendo, non appena la legittimità del sistema declina. 

Jonathan Rutherford è coordinatore della nuova libreria internazionale di Melbourne Australia. È coinvolto in diversi progetti di sostenibilità locale dove vive a Belgrave.  

Fonte: qui

martedì 22 agosto 2017

David Stockman Warns "Don't Forget About The Red Swan"

Given the anti-Trump feeding frenzy, we continue to believe that a Swan is on its way bearing Orange. But if that’s not enough to dissuade the dip buyers, perhaps the impending arrival of the Red Swan will at least give them pause.
The chart below comprises a picture worth thousands of words. It puts the lie to the latest Wall Street belief that the global economy is accelerating and that surging corporate profits justify the market’s latest manic rip.
What is actually going on is a short-lived global credit/growth impulse emanating from China. Beijing panicked early last year and opened up the capital expenditure (CapEx) spigots at the state-owned enterprises (SOEs) out of fear that China’s great machine was heading for stall speed at exactly the wrong time.
The 19th national communist party Congress scheduled for late fall of 2017. This every five year event is the single most important happening in the Red Ponzi. This time the event is slated to be the coronation of Xi Jinping as the second coming of Mao.
Beijing was not about to risk an economy fizzling toward a flat line before the Congress. Yet that threat was clearly on the horizon as evident from the dark green line in the chart below which represents total fixed asset investment.
The latter is the spring-wheel of China’s booming economy, but it had dropped from 22% per annum growth rate when Mr. Xi took the helm in 2012 to 10% by early 2016.
There was an eruption as dramatized in the chart. CapEx growth suddenly more than doubled in the one-third of China’s economy that is already saturated in excess capacity.  The state owned enterprises (SOE) in steel, aluminum, autos, shipbuilding, chemicals, building equipment and supplies, railway and highway construction etc boomed.
It was as if a switch had been flicked on by Mr. Xi himself, SOE CapEx soared back toward the 25% year-over-year rate by mid-2016, keeping total CapEx hugging the 10% growth line.
However, you cannot grow an economy indefinitely by building pyramids or any other kind of low-return/no return investment – even if the initial growth spurt lasts for years as China’s had.
Ultimately, the illusion of Keynesian spending gets exposed and the deadweight costs of malinvestments and excess capacity exact a heavy toll.
If the investment boom that was financed with reckless credit expansion is not enough, as was the case in China where debt grew from $1 trillion in 1995 to $35 trillion today, the morning-after toll is especially severe and disruptive This used to be called a “depression.”
China Fixed Asset Investment
China’s propagated spurt in global trade and commodities was artificial and short-term. It was done to flatter China’s rulers at the 19th party congress.
Now that a favorable GDP glide path has been assured, China’s planners and bureaucracy are already back at it trying to find some way to reel in its runaway credit growth and bloated economy before it collapses.

Downside Surprises in China Are Virtually Baked In

The sell-by date has expired on this latest China credit impulse, as evident in the chart below. During the first quarter of this year, total social financing (bank credit plus shadow banking loans) reached the incredible rate of $4 trillion per annum. That’s nearly one-third of China’s entire GDP.
The figure scared the daylights out of leadership in Beijing, who have now moved forcefully to reel in China’s debt machine.
What is coming down the pike is the great China Debt Retrenchment.  Expect a global braking motion that will get underway once Mr. Xi dramatically consolidates his power at the 19th party congress.
China Total Social Financing
This has the potential to drastically weaken the global economy – and the impact on corporate profits should not be underestimated.

The Red Swan Has Now Gone Berserk

Half of the world’s GDP growth since the 2008 crisis has been in China, and that, in turn, was purchased by the greatest credit eruption in recorded history.
As China’s nominal GDP was more than doubling from $4.6 trillion in 2008 to $11.2 trillion in 2016, its national leverage ratio soared from 175% of GDP to 300% in less than a decade.
There’s reason to seriously doubt that Beijing can bring the Red Ponzi to a soft landing. It cannot and will not permit the nation’s debt load to quadruple again during the next eight years, meaning that China’s days as the world’s ultimate stimulus machine are over.
The fading of the most recent China growth impulse will soon reveal that most countries, to adapt Warren Buffet’s famous metaphor, have been swimming naked from a fiscal perspective. It has left the world vulnerable to a renewed wave of funding crises as the ECB and other central banks attempt to launch monetary normalization.
In sum, during the last 19 months the Red Ponzi propagated a false upturn in the global economy that is already decisively reversing. This comes at the same time that central banks of the major developed world economies are finally bringing their printing presses to a halt.
The major central bankers have finally recognized that at $22 trillion on central bank balance sheets have become egregiously extended.  China is the epicenter of the world’s two decade plunge into central bank monetary fraud and credit explosion.  They have deformed and destabilized the very warp and woof of the global economy.
So, yes, even as the Orange Swan stumbles toward the Donald’s White House, there is a Red Swan following closely behind.

venerdì 18 agosto 2017

"Armageddon Risk" Returns: North Korea Predicts "Catastrophe" As Massive U.S. War Games Begin Monday

Traders barely had time to enjoy the lull from the "Armageddon trade" - the rising possibility of a nuclear exchange between the US and North Korea, which peaked over the weekend when various US officials said a nuclear war is not imminent, echoed by a statement by N. Korea's state-run news agency KCNA, before a new set of worries promptly took over, chief among them the ongoing slow motion train wreck in Donald Trump's administration coupled with yesterday's double terrorist attacks in Spain. Alas, "nuclear war" risk is about to come back with a vengeance because on Monday US and South Korea are scheduled to begin joint military exercises, a massive show of force which every time in the past has infuriated North Korea, sometimes triggering a show of force.
Held every fall in South Korea, the Ulchi-Freedom Guardian war games are the world’s largest computerized command and control exercise. Some 30,000 U.S. soldiers and more than 50,000 South Korean troops usually take part, along with hundreds of thousands of first responders and civilians, some practicing for a potential chemical weapons attack.
Scheduled long before the recent diplomatic fallout between Washington and Pyongyang, the U.S. and South Korean militaries will simulate warfare with North Korea from Aug. 21 to 31, well aware that North Korea could respond with another missile testaccording to McClatchy.
In light of this perceived provocation by North Korea, which will almost certainly prompt some reaction, Scott A. Snyder, a Korea specialist with the Council on Foreign Relations said “Over the course of the next two weeks I expect tensions to escalate. This is always a sensitive issue, but it is more hair-trigger as the North Koreans are very sensitive to the likely additional nuclear-capable aircraft flyovers.”
While the Pentagon has repeatedly stated that the biannual exercises are "defensive" in nature, both North Korea and China have long criticized them as a provocation and an affront to regional security. “There certainly will be some reaction,” said J.D. Williams, a retired Marine colonel and defense policy researcher at the RAND Corporation in California. He said he wouldn’t be surprised if North Korea conducted some kind of missile launch — not a test but a defiant demonstration of might.
It's not just North Korea: Beijing will likely be rather unhappy too.
The exercise, along with one in March, often triggers anti-war protests in South Korea and condemnation from China. While Chinese President Xi Jinping has been noticeably cool toward Kim Jong Un, and has been critical of North Korea’s development of nuclear weapons, China has long wanted the United States to shrink its military footprint in Asia, including some 12 bases in South Korea and Japan.

In an editorial Monday, China’s Global Times newspaper, an arm of the Communist Party’s People’s Daily, lambasted the decision by the United States and South Korea to go ahead with Monday’s exercises.

“The drill will definitely provoke Pyongyang more, and Pyongyang is expected to make a more radical response,” the newspaper said. “If South Korea really wants no war on the Korean Peninsula, it should try to stop this military exercise.”
In other words, China - which is largely expected to rein in North Korea - is already hedging in case North Korea does something impulsive, suggesting the exercise itself could be the provocation that sets Kim off. And set him off, it will: in the past North Korea has reacted strongly during the biannual war games. In 2014, the north fired off scud missiles during the March exercises held by the U.S.-South Korean command, called Foul Eagle.
During the 2015 Ulchi-Freedom Guardian exercises, North Korea and South Korea exchanged artillery and rocket fire over their border. That exchange came after two South Korean soldiers were maimed stepping on land mines in the Demilitarized Zone. South Korea accused North Korean soldiers of sneaking across the border and planting the land mines.
Last week, China and Russia urged the United States to consider a “freeze for freeze” agreement to reduce tensions. In such a deal, Pyongyang would agree to suspend its tests of missiles and nuclear weapons, and Washington and Seoul would agree to suspend large-scale military exercises. That, however, is not happening: U.S. military experts say such a deal would give a lopsided advantage to North Korea, which could continue its military training even as the U.S.-South Korea exercises were suspended. “It is hard to imagine why the United States would accept that, because of the vulnerability it would create,” said Bruce Bennett, a senior defense researcher at RAND.
In a media briefing on Tuesday, U.S. State Department spokeswoman Heather Nauert said the United States will continue to hold joint exercises with South Korea. And since North Korea will immediate see this "provocation" as a green light for a response, the respite that traders got from the "Armageddon trade" that sent the VIX soaring by one of its biggest and fastest intraday moves in history, may prove very short-lived. Perhaps the only silver lining is that the exercises don't begin until Monday, so traders don't have to do anything too crazy ahead of the weekend.
Fonte: qui

giovedì 17 agosto 2017

The Fed Issues A Warning As Household Debt Hits New All Time High

After we first reported last week that US credit card debt hit a new all time high with both student and auto loans rising to fresh records with every new report...
... it won't come as a surprise that according to the just released latest quarterly household debt and credit report by the NY Fed, Americans' debt rose to a new record high in the second quarter on the back of an increase in every form of debt: from mortgage, to auto, student and credit card debt. Aggregate household debt increased for the 12th consecutive quarter, and are now $164 billion higher than the previous peak of $12.68 trillion set in Q3, 2008. As of June 30, 2017, total household indebtedness was $12.84 trillion, or 69% of US GDP: a $114 billion (0.9%) increase from the first quarter of 2017 and up $552 billion from a year ago. Overall household debt is now 15.1% above the Q2 2013 trough.
Mortgage balances, the largest component of household debt, increased again during the first quarter to $8.69 trillion, an increase of $64 billion from the first quarter of 2017. Balances on home equity lines of credit (HELOC) were roughly flat, and now stand at $452 billion. Non-housing balances were up in the second quarter. Auto loans grew by $23 billion and credit card balances increased by $20 billion, while student loan balances were roughly flat.
  • Confirming the slowdown in mortgage activity, mortgage originations in Q2 declined to $421 billion from $491 billion. Meanwhile, there were $148 billion in auto loan originations in the second quarter of 2017, an uptick from the first quarter and about the same as the very high level in the 2nd quarter of 2016.
  • Auto loan balances increased by $23 billion, continuing their 6-year trend. Auto loan delinquency rates increased slightly, with 3.9% of auto loan balances 90 or more days delinquent on June 30. The aggregate credit card limit rose for the 18h consecutive quarter, with a 1.6% increase.
  • Outstanding student loan balances rose modestly, and stood at $1.34 trillion as of June 30, 2017. The second quarter typically witnesses slow or no growth in student loan balances due to the academic cycle. As discussed previously, a perilously high 11.2% of aggregate student loan debt was 90+ days delinquent or in default in 2017 Q2.
In a troubling development, the report noted that the distribution of the credit scores of newly originating mortgage and auto loan borrowers shifted downward somewhat, as the median score for originating borrowers for auto loans dropped 8 points to 698, and the median origination score for mortgages declined to 754. For now this credit score decline has not impacted the credit market: about 85,000 individuals had a new foreclosure notation added to their credit reports in the second quarter as foreclosures remained low by historical standards.
And while much of the report was in line with recent trends, and the overall debt that was delinquent, at 4.8%, was on par with the previous quarters, the NY Fed did issue a red flag warning over the transitions of credit card balances into delinquency, which the New York Fed said "ticked up notably."
Discussing the troubling deterioration in credit card defaults, first pointed out here in April, the New York Fed said that credit card balance flows into both early and serious delinquencies increased from a year ago, describing this as "a persistent upward movement not seen since 2009." As shown in the chart below, the transition into 30 and 90-Day delinquencies has, over the past two quarters, surged to the highest rate since the first quarter of 2013, suggesting something drastically changed in the last three quarters when it comes to US consumer behavior.
“While relatively low, credit card delinquency flows climbed notably over the past year,” said Andrew Haughwout, senior vice president at the New York Fed. “This is occurring within the context of loosening lending standards, as borrowers with lower credit scores recover their ability to access credit cards. The current state of credit card delinquency flows can be an early indicator of future trends and we will closely monitor the degree to which this uptick is predictive of further consumer distress.
That bolded statement, is the first official warning by the Fed that the US consumer is sick, and the Fed has no way reasonable explanation for this troubling jump in delinquencies. Timestamp it, because this will certainly not the be the last time the Fed warns about the dangerous consequences of all-time high credit card debt.
As for the "further uptick in consumer distress", we are just guessing but the fact that credit card defaults are jumping at a time when sales at fast food and other restaurants have declined for 17 consecutive quarters, and when $250 billion in US household savings was just "revised" away, may all be connected.
Fonte: qui

Household Debt At Record Level – Bigger Than China’s GDP

The economy continues to grow weaker despite all of the Fed, Wall St. and media propaganda to the contrary. The economy is growing weaker due to the deteriorating financial condition of the consumer, which is by far the biggest driver of GDP in the United States. The only way the policy-makers can avoid a systemic collapse is “helicopter” money printing, in which printed cash or digital currency credits is, in some manner, distributed to the populace.
The Fed reported that non-revolving consumer debt (not including mortgage debt) hit $2.6 trillion at the end of the first quarter. Student loans outstanding hit a record $1.44 trillion. Recall that at least 40% of this debt is in some form of delinquency, default or “approved” non-pay status. Auto loans hit a record $1.2 trillion. Of this, at the very least  30% is subprime. A meaningful portion of the auto debt is of such poor credit quality when it’s issued that it is not even rated. Credit card debt is now over $1 trillion dollars and at a record level. The average outstanding balance per capita is $9600 per card for those who don’t pay in full at the end of the month.  Just counting the households with credit card debt  balances, the average balance per household is $16,000.  The average household auto loan balance for all households with a car loan is over $29,000.
The data shows a consumer that is buried in debt and will likely begin to default at an accelerating rate this year. In fact, I’d call these statistics an impending economic and financial disaster. Credit card companies are already warning about credit charge-offs. Synchrony (which issues credit cards for Amazon and Walmart) reported that its credit card charge-offs would rise at least 5% in 2017. Capital One (Question: “What’s in your wallet?” – Answer: “Not money”) reported that credit card charge-offs soared 28% year over year for Q1.  Synchrony, Capital One and Discover combined increased their Q1 provision for bad loans by 36% over last year’s provisions taken.
The monthly consumer credit report last week showed a $12.4 billion increase over May. A $16 billion increase was expected by Wall St. Keep in mind that every month of credit expansion is another new all-time high in consumer debt. Credit card debt outstanding increased by $4.1 billion, which is troubling for two reasons. First, it’s likely that financial firms are lending to less than qualified borrowers, as evidenced by the rising credit card delinquency and charge-off rates. Second, given the declining household real disposable income and savings rate, it’s likely that households are using credit card debt to pay for non-discretionary expenses. The smaller than expected increase in credit is being attributed primarily to slower growth in auto loans.
Speaking of the auto industry, Bloomberg reported last week that auto dealers, in a desperate bid to increase sales and reduce inventory, cut prices on new cars and trucks in July by the most since March 2009. It also reported that used car prices dropped 4.1%. This graph from Meridian Macro Research captures the rapid deterioration auto sales (click to enlarge):
The chart shows rate of change in motor vehicle freight carload volume on a year over year basis vs. per capita auto sales. As you can see, the last time these two metrics were showing negative growth (a decline) and heading lower was 2008. The entire “boom” in auto sales since the “cash for clunkers” program, which ran from July 2009 to November 2009, has been artificially created by a massive expansion in Government-enabled credit and Fed money printing. The impending crash in the auto industry is unavoidable unless the Government resorts to outright “helicopter” money printing (i.e. giving cash directly to households rather than to the banks).
One of the best barometers of consumer financial health is restaurant sales, which are entirely dependent on the relative level of household disposable income that can be allocated to non-discretionary expenditures. Black Box Intelligence’s monthly restaurant industry snapshot,  released Thursday,  showed another monthly decline in restaurant sales and traffic – this one steeper than the past couple of months. I believe this is the 17th successive monthly year-over-year decline. Comp sales (year over year for July) were down 2.8% and comp traffic dropped 4.7%. The latter is more significant, as it better represents actual sales volume because dollar sales are boosted by price inflation. In contrast to these Real World numbers, the BLS reported in its employment report for July that the restaurant industry created 57,000 new jobs. This is not just flagrant misrepresentation of reality for propaganda purposes, it’s outright fraud.
In terms of specifics with the July restaurant numbers, sales declined in 183 of the 195 markets covered by the Black Box Intelligence survey. The worst region was the midwest, where sales declined 3.6% and traffic dropped 5.2%. The best region was California, with sales down 0.7% (price inflation) and traffic down 3.6%. Not surprisingly, the fine dining category outperformed the other industry segments, as it reflects the growing disparity in income and wealth between the upper 1% and the rest. The quick service segment turned in the worst performance.
The above analysis was excerpted from the Short Seller’s Journal, which is dedicated to digging truth out from the Government, Fed and  financial media propaganda.  Contrary to the message conveyed by the stock market’s inexorable climb higher, the average U.S. household, along with the Government at all levels (Federal to local municipal), is on the ropes financially and economically.  The Short Seller’s Journal exposes this reality.   Hundreds of stocks are plumbing 52-week and all-time lows. The Short Seller’s Journal helps you find these stocks before they plunge and take advantage of the most overvalued and most inefficiently-priced stock market in history.   You can find out more here:   Short Seller’s Journal information.