sabato 31 dicembre 2016

Nel 2017 la fine della UE? Per George Soros è iniziata col crollo di Lehman Brothers

L’Unione europea è destinata ad andare in pezzi, proprio come è capitato all’URSS nei primi anni ‘90. 

A dirlo è il finanziere George Soros, che individua nel crollo di Lehman Brothers l’inizio della fine.

L’Unione europea è destinata ad andare in pezzi, proprio come è capitato all’URSS nei primi anni ‘90. A dirlo è George Soros, finanziere statunitense di origini ungheresi, diventato famoso per i celebri attacchi speculativi ai danni di lira e sterlina nel 1992: operazione che gli consentì di guadagnare oltre un miliardo di dollari in un solo giorno.
Soros, ormai ottantaseienne, traccia un quadro a tinte fosche per il futuro della UE, la quale è alle prese con una crescita economica ancora anemica e con la crisi dei rifugiati, per non parlare della rapida espansione dei movimenti populisti che fanno il tifo per la disintegrazione del Vecchio Continente.
Processo che secondo il finanziere è cominciato lo scorso decennio dopo il crollo di Lehman Brothers:
“Quando i ministri delle Finanze europei dichiararono che a nessun altro istituto finanziario di importanza sistemica sarebbe stato permesso di fallire, la cancelliera tedesca Angela Merkel, leggendo correttamente i desideri del suo elettorato, proclamò che ogni Stato membro avrebbe dovuto prendersi cura delle proprie istituzioni. Questo è stato l’inizio del processo di disintegrazione”.

Il piano Marshall, l’austerity e la fine della UE

Le politiche di austerity imposte da Berlino - evidenzia Soros - non hanno fatto altro che aggravare la situazione, a differenza di quanto accaduto nel dopoguerra col piano Marshall, che invece gettò le basi per lo sviluppo dell’Unione europea.
Secondo Soros, sostenitore di Hillary Clinton e del movimento liberal della sinistra democratica USA, le cosiddette forze della disgregazione
“hanno ricevuto un forte impulso nel 2016, prima dalla Brexit, poi dall’elezione di Trump negli Stati Uniti e il 4 dicembre dal rifiuto degli elettori italiani, con un ampio margine, delle riforme costituzionali”.

Per Soros il nemico si chiama Vladimir Putin(e tutti i popoli in generale)

Il neo-presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso di ricucire i rapporti con Mosca, ma agli occhi di Soros, Vladimir Putin resta un nemico da arginare a tutti i costi, dal momento che anche il Vecchio Continente si appresta a cadere nelle sue mani:
“In Francia i due principali contendenti per la presidenza (Marine Le Pen del Front National e François Fillon del centrodestra, ndr) sono vicini a Putin e desiderosi di blandirlo. Se vincerà uno dei due, il dominio di Putin sull’Europa diventerà un fatto compiuto”.

L’allarme di Stratfor sul futuro della UE

Alle preoccupazioni di Soros fa eco l’allarme lanciato da Stratfor, società texana specializzata nei servizi d’intelligence e consulenze strategiche. Secondo gli analisti USA, la disgregazione dell’euro potrebbe già avere inizio nel 2017 con le elezioni in Francia, Germania e (forse) in Italia:
“Da anni si dice che l’Europa potrebbe dissolversi. La domanda del 2017 è a che velocità procederà la dissoluzione”.

Fonte: qui

Intervista esclusiva ad Antonio Pappalardo “Questo è un Parlamento abusivo”

Milano 30 Dicembre – Il generale Antonio Pappalardo è un personaggio eclettico e fuori dagli schemi. I carabinieri con qualche anno di servizio ricordano bene quando, nel 2000, da presidente del Cocer, il Consiglio centrale di rappresentanza, una sorta di sindacato militare senza però i poteri del sindacato civile, si scontrò duramente, rimettendoci l’incarico, con l’allora premier Massimo D’Alema rivendicando per l’Arma un ruolo attivo nella “fondazione di un nuovo tipo di Stato e di una nuova Europa, che i partiti politici così come sono strutturati, e comunque lontani dai problemi dei cittadini, non riescono più a garantire”.
Oltre la Benemerita è stata, infatti, la politica la grande passione di Pappalardo. Eletto alla Camera con il PSDI nel 1992, attualmente è presidente del Supu, il sindacato unitario personale in uniforme, il cui scopo è il “perseguimento di fini improntati al concetto più ampio di giustizia e solidarietà sociale, di tutela dei diritti civili, contro qualsivoglia sopruso, da chiunque perpetrato”.
Con i vertici di viale Romania i rapporti sono sempre stati “effervescenti”. Fra i primi atti da parlamentare, una interrogazione al Ministro della difesa per conoscere come mai il tenente colonnello Antonio Ragusa, allora comandante del gruppo carabinieri Roma, era stato promosso al grado superiore senza averne titolo.
Pappalardo è di nuovo balzato agli onori delle cronache qualche giorno fa quando, insieme al  leader dei Forconi, il movimento rivoluzionario guidato dall’agricoltore pontino Danilo Calvani(*), ha cercato di arrestare l’ex onorevole Osvaldo Napoli in piazza Montecitorio.
Signor Generale, ci spiega cosa sono questi Forconi?
E’ un movimento di popolo sorto sul territorio. I partiti tradizionali hanno fallito. E anche i 5Stelle, in cui molti avevano riposto fiducia si sono dimostrati degli arroganti e degli sprovveduti. Noi cerchiamo di aggregare chi non si riconosce in nessuno di questi.
E cosa volere fare?
Una vera riforma dello Stato. Ma non con le persone, incompetenti, che stanno selezionando i grillini. Noi cerchiamo gente che conosca effettivamente i meccanismi della Pubblica Amministrazione.
Nel frattempo arrestate gli ex parlamentari?
Sulla vicenda di Osvaldo Napoli si è fatta confusione. Noi siamo contro l’attuale parlamento. Composto da abusivi che devono andare via quanto prima. Se non vogliono essere arrestati.
Si spieghi
Questo parlamento è stato eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale. I suoi componenti sono in flagranza di reato di usurpazione di pubblici poteri. E’ un’associazione a delinquere. I cittadini, davanti a questa situazione di illegalità, hanno il diritto di intervenire. Lo dice il codice di procedura penale. Si tratta dell’arresto effettuato dal privato in caso di delitti contro la personalità dello Stato. Il cittadino effettua l’arresto e, poi, consegna il fermato alle forze di polizia.
Ho capito. Ma non sarebbe meglio che intervenisse la magistratura?
Certo! Infatti, dopo l’episodio della scorsa settimana, siamo andati dal Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone per rappresentargli questa situazione di illegalità del parlamento.
Cosa dice Pignatone?
Che valuterà attentamente la mia denuncia. E’ molto rammaricato per quanto accaduto. Lo Stato ha il dovere di intervenire.
Con la polizia com’è finita?
Tutto bene. Non ci hanno fatto nulla. La nostra azione era legittima. La polizia e i carabinieri, va detto, sono in un momento di grande difficoltà. C’è una forte debolezza istituzionale.
Capirà bene che non è arrestando i parlamentari che si risolvono i problemi.
Infatti, il presidente della Repubblica deve sciogliere quanto prima le Camere. E indire le elezioni in modo che venga ripristinata la legalità. E’ lui che ha una grande responsabilità.
I Forconi si candideranno?
Ci stiamo strutturando sul territorio. C’è un comitato di saggi, di cui faccio parte, che sta valutando le mosse future. Io, comunque, non mi candiderò.
Chi metterete in lista?

Faccio un appello alla società civile, ai vertici delle Forze di Polizia: segnalateci persone capaci che vogliano darci una mano per cambiare il Paese.

P.S. (*) Danilo Calvani non era a Roma al momento del tentativo di arresto dell'ex parlamentare Osvaldo Napoli.

venerdì 30 dicembre 2016

Il Cremlino contro Obama: "È un fallito ed è poco intelligente"

Dalla Russia ritorsioni contro Washington dopo l'espulsione dei 35 diplomatici. "Così Obama ha distrutto il prestigio e la leadership degli Stati Uniti"
Il nervosismo e la rabbia, al Cremlino, sono palpabili. All'indomani della decisione di espellere trentacinque diplomatici russi dagli Stati Uniti, la Russia attacca duramente Barack Obama che, a meno di un mese dal passaggio di consegne, lascia a Donal Trump una grana senza precedenti.
Perché, dopo le pesanti accuse di aver interferito nel voto americano e le nuove sanzioni, i rapporti con Vladimir Putin non sono mai stati così pessimi.
La prima reazione del Cremlino è affidata al commissario per i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto del ministero degli Esteri russo, Konstantin Dolgov. "Le nuove sanzioni contro la Russa - tuona - sono controproducenti e danneggiano il ripristino dei legami bilaterali". E, a poche ore dall'espulsione dei trentacinque diplomatici russi, ha deciso di chiudere la scuola anglo-americana di Mosca, frequentata anche dai figli del personale delle ambasciate britannica e canadese ma anche da molti ragazzi americani, e ha fatto bloccare l'accesso alla residenza per le vacanze a disposizione dell'ambasciatore americano a Serebryany Bor, vicino a Mosca. La partita non è chiusa qui. Dal Cremlino fanno, infatti, sapere che saranno presto annunciate altre misure.

"L'America e il popolo statunitense sono stati umiliati dal loro presidente - ha scritto su Facebook la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova - non da truppe internazionali né da truppe nemiche. Questa volta lo schiaffo a Washington lo ha dato proprio il suo signore". La Zakharova ha, quindi, accusato l'amministrazione uscente di essere "un gruppo di falliti in politica estera, arrabbiati e poco intelligenti, che hanno dato una svolta distruttrice al prestigio e alla leadership degli Stati Uniti".

Fonte: qui

DOPO L’AMBASCIATORE RUSSO UCCISO IN TURCHIA, ANCHE QUELLO GRECO IN BRASILE FA UNA BRUTTA FINE

IL SUO CADAVERE E’ STATO RITROVATO ALL’INTERNO DI UN’AUTO BRUCIATA A RIO DE JANEIRO 

L’UOMO E’ STATO VISTO L’ULTIMA VOLTA IN COMPAGNIA DELLA MOGLIE 3 GIORNI FA


Kyriakos AmiridisKYRIAKOS AMIRIDIS
La polizia brasiliana ritiene che il cadavere ritrovato all'interno di un'auto bruciata a Rio De Janeiro possa essere quello dell'ambasciatore della Grecia, Kyriakos Amiridis, scomparso tre giorni fa. Lo riferisce la rete televisiva Globo anche se non ci sono ancora conferme ufficiali. Il diplomatico, 59 anni, che si trovava a Rio per il Capodanno, era stato visto per l'ultima volta mentre lasciava la casa di alcuni amici della moglie, nel centro di Nova Iguacu, un comune nella zona nord della metropoli carioca.

Kyriakos AmiridisKYRIAKOS AMIRIDIS




La tv ha mostrato immagini dell'auto bruciata sostenendo che la targa corrisponde al veicolo preso in affitto dal diplomatico greco. La scomparsa dell'ambasciatore greco è stata confermata dal ministero degli Esteri di Atene. "Il ministero e l'ambasciata greca a Brasilia stanno monitorando il caso da vicino e, in stretta collaborazione con le autorità brasiliane, procederanno con tutte le azioni necessarie", si legge in una nota.
Michel Temer stringe la mano all ambasciatore Kyriakos AmiridisMICHEL TEMER STRINGE LA MANO ALL AMBASCIATORE KYRIAKOS AMIRIDIS














1. GANG DI NARCOS O RAPINATORI DI STRADA: L'AMBASCIATORE GRECO A RIO DE JANEIRO E’ STATO FATTO FUORI DA SUA MOGLIE E DALL'AMANTE!
2. IL CORPO DI KYRIAKOS AMIRIDIS E’ STATO TROVATO CARBONIZZATO IN UN'AUTO: LO HA UCCISO UN POLIZIOTTO DI 29 ANNI CHE AVEVA UNA RELAZIONE CON LA MOGLIE DEL DIPLOMATICO
3. ENTRAMBI HANNO CONFESSATO DOPO RIPETUTI INTERROGATORI: LUI È L'ESECUTORE, LEI LA MANDANTE. PER LA COPPIA È STATA CHIESTA LA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE
4. LE LITI, LE TRACCE DI SANGUE, I SOSPETTI E I DEPISTAGGI



Filippo Femia per “la Stampa”

Sembrava un giallo, ma ha presto assunto i contorni di un omicidio da telenovela.
Kyriakos AmiridisKYRIAKOS AMIRIDIS
L'ambasciatore greco in Brasile Kyriakos Amiridis era scomparso lunedì scorso da Nova Iguaçu, 800 mila abitanti a Nord di Rio de Janeiro. Ieri il suo corpo è stato trovato carbonizzato all' interno di una Ford Ka nella periferia Nord della cidade maravilhosa.

Il modello e la targa coincidevano con il veicolo noleggiato dal diplomatico 59enne nei giorni scorsi. A ucciderlo è stato il poliziotto militare Sergio Gomes Moreira Filho (29 anni), che aveva una relazione con la moglie del diplomatico, la brasiliana Françoise de Souza Oliveira.

L AUTO CON IL CORPO DI KYRIAKOS AMIRIDISL AUTO CON IL CORPO DI KYRIAKOS AMIRIDIS
Entrambi hanno confessato dopo ripetuti interrogatori: lui è l' esecutore, lei la mandante. Per la coppia è stata chiesta la custodia cautelare in carcere. Stesso provvedimento per due presunti complici: un cugino di Sergio Gomes e un suo amico, Eduardo Tedeschi.
La scomparsa Amiridis si trovava a Nova Iguaçu con la moglie e la figlia di dieci anni per le vacanze di Natale e Capodanno. Lunedì sera, secondo il racconto della donna, era uscito di casa senza comunicare dove fosse diretto.

Kyriakos AmiridisKYRIAKOS AMIRIDIS
Poi più nessuna notizia. Ma la donna ha denunciato la sua scomparsa soltanto mercoledì, 48 ore dopo. L' ipotesi del rapimento è stata subito scartata dagli inquirenti: dopo diverse ore non era arrivata alcuna richiesta di riscatto. Le indagini hanno poi virato sulla criminalità comune: l' auto carbonizzata è stata ritrovata sotto un cavalcavia che collega i diversi quartieri della Baixada Fluminense, crocevia dei narcotrafficanti carioca insanguinato da oltre 1900 omicidi da gennaio a novembre di quest' anno.

LE TRACCE DI SANGUE
L AUTO CON IL CORPO DI KYRIAKOS AMIRIDISL AUTO CON IL CORPO DI KYRIAKOS AMIRIDIS
Con il passare delle ore si è fatta strada la pista passionale. Per i media brasiliani il diplomatico ellenico e la moglie, sposati da 15 anni, avevano avuto una violenta discussione nei giorni prima di Natale. L' ambasciatore, in quell' occasione, avrebbe anche aggredito la donna. Secondo la Divisione Omicidi della Baixada Fluminense quella sera è maturata la vendetta nella mente di Françoise, che ha subito avvisato l' amante: lì avrebbero pianificato l' omicidio.

Michel Temer stringe la mano all ambasciatore Kyriakos AmiridisMICHEL TEMER STRINGE LA MANO ALL AMBASCIATORE KYRIAKOS AMIRIDIS
La svolta nelle indagini è arrivata dal ritrovamento di alcune macchie di sangue sul divano della casa affittata dall' ambasciatore. Il killer ha provato a pulire le tracce senza però riuscire a cancellarle. Ieri Sergio Gomes, in forza a un' unità pacificatrice che pattuglia la favela Fallet, ha confessato. Gli agenti gli hanno mostrato le immagini delle telecamere di videosorveglianza che lo inchiodano: lo si vede entrare e uscire dalla casa dell' ambasciatore greco la sera della sua scomparsa. Il poliziotto ha quindi spiegato di aver ucciso Amiridis a colpi di pistola dopo una violenta lite in casa.

Francoise de Souza OliveiraFRANCOISE DE SOUZA OLIVEIRA
Poi, alle 3 del mattino, ha caricato il cadavere sull' auto successivamente data alle fiamme a chilometri di distanza. Kyriakos Amiridis era un grande appassionato di Rio de Janeiro, di cui è originaria la moglie, dove si recava per passare il suo tempo libero. La sua carriera diplomatica era iniziata nel 1985 ad Atene, con passaggi in Serbia, Belgio e Olanda. Tra il 2001 e il 2004 era stato console generale a Rio. Poi, dal 2012 alla fine del 2015 era stato trasferito in Libia. E lo scorso gennaio aveva preso servizio nella sede di Brasilia. Nei giorni scorsi il tragico epilogo. Ora si attende soltanto la conferma dalla prova del Dna.

Fonte: qui
Francoise de Souza OliveiraFRANCOISE DE SOUZA OLIVEIRA

Assad: “L’Europa aiuta i terroristi”

Da Damasco. La strada che porta dal Libano alla Siria è interrotta da continui check point. I lealisti controllano ogni mezzo che passa perché il rischio di attentati è ancora altissimo. Gli Occhi della Guerra tornano ancora in Siria. Nel momento più delicato per la storia di questo tormentato Paese: dopo la liberazione di Aleppo e la firma dell’accordo per il cessate il fuoco.


Assad ci accoglie in una delle sue residenze. Ha il volto rilassato e saluta tutti con un sorriso e una stretta di mano. Riusciamo a porgli alcune domande. Prima di tutto sui migranti siriani che stanno raggiungendo in massa l’Europa. E la sua risposta è chiara: “Se vuoi sapere cosa vogliono davvero i migranti, rispondo in qualità di siriano: vogliono tornare nella loro nazione. Tutti quanti vogliono tornare, ma poi pensano che cercano anche stabilità e sicurezza e anche bisogni di prima necessità. In questo caso,non posso dire che li inviterò a tornare in Siria perché questa è la loro terra e non hanno bisogno di un invito per ritornare.

Ma quello che vorrei dire loro, in questo caso, è che i rappresentanti europei hanno creato questo problema supportando il terrorismo direttamente o indirettamente nella nostra nazione. Hanno creato questa onda di siriani diretti verso l’Europa e allo stesso tempo ritengono di aiutarli dal punto di vista umanitario. Non hanno bisogno del vostro supporto nella vostra nazione; hanno bisogno di supporto nella nostra nazione.

L’Europa deve smetterla di supportare i terroristi e abbandonare l’embargo che ha spinto molti siriani a venire da voi. La loro fuga è stato determinata dall’embargo e non soltanto dal terrorismo, perché proprio a causa di queste proibizioni molti siriani non possono più vivere nella loro terra”. Ma le cause che hanno portato alla guerra in Siria, secondo Assad, sono da ricercare nel suo “No” al sistema di pipeline proposto dal Qatar: “Quello è stato un momento molto importante. Non ci è stato offerto pubblicamente, ma credo che fosse pianificato. C’erano due vie che tagliavano la Siria; una di queste è quella Nord-Sud, che è legata al Qatar, mentre la seconda è quella Est-Ovest attraverso il Mediterraneo, che taglia l’Iraq dall’Iran. Noi abbiamo deciso di costruire quest’ultima via che va da est a ovest. E credo che molte nazioni che si sono opposte alle politiche della Siria non volevano che il nostro paese diventasse un hub di energia, con risorse e petrolio, e anche un incontro di ferrovie”.


Proprio ieri è stato confermato l’accordo sul cessate il fuoco in Siria. Una mossa certamente importante, sviluppata da Iran, Russia e Turchia, per cercare di riappacificare il Paese. Dall’accordo sono stati esclusi i gruppi jihadisti, contro i quali continuano i bombardamenti. Sono, secondo Assad, gli stessi terroristi che, proprio la settimana scorsa, hanno colpito il cuore della Germania. Il presidente siriano rivendica il fatto di essere uno dei pochi leader al mondo a combattere il terrorismo e chiarisce: “Il problema dell’Europa è che non vuole che che la di aiuti. Gli ufficiali e i governi lavorano contro i loro stessi interessi. Supportano il terrorismo nella nostra regione e, così facendo, aiutano il terrorismo ad attaccare l’Europa. Come posso aiutarlo? Se non hai buone politiche prima dell’intelligence, non puoi raggiungere alcun risultato attraverso l’intelligence e le azioni militari”.


I cristiani sono tra coloro che hanno sofferto di più durante questa guerra. Ma, assicura Assad, avranno certamente un ruolo nella ricostruzione del Paese, assieme alle altre minoranze: “Se guardi la Siria non solamente oggi o negli ultimi due giorni, ma anche nell’ultimo secolo, puoi notare come sia sempre stata diversificata. È sempre stata un melting post di religioni e etnie. Senza questa diversità non esisterebbe la Siria. Parlo ovviamente della Siria come società prima della guerra. A causa di questo conflitto ci sono stati diversi cambiamenti demografici, soprattutto in seguito allo spostamento delle persone all’interno e all’esterno della nazione. Dopo la guerra, la maggioranza dei siriani tornerà in patria e la Siria rinascerà perché fino ad oggi non è ancora svanita. Questa guerra, inoltre, ha unito tanti siriani che hanno imparato moltissime lezioni. Se non ci accettiamo reciprocamente, se non ci rispettiamo reciprocamente, non possiamo avere una società unita e, così facendo, la Siria non rinascerà. Credo di non dovere solo parlare della rinascita della Siria, ma sento che, se non ci sarà più il terrorismo, la società civile sarà più forte di quella di prima il conflitto. Anche grazie alle elezioni che abbiamo imparato”.

Fonte: qui

SENTENZA DELLA CASSAZIONE - PER I GIUDICI, IL LICENZIAMENTO DI UN DIRIGENTE E’ LEGITTIMO SE L'AZIENDA VUOLE AUMENTARE I PROFITTI

LA CORTE RIBALTA IL GIUDIZIO DI APPELLO E FA GIURISPRUDENZA:

NON E’ NECESSARIO ESSERE IN PRESENZA DI UNA CRISI AZIENDALE, UN CALO DI FATTURATO O CONTI IN ROSSO PER SILURARE UN DIRIGENTE

Luca Pagni per www.repubblica.it
CASSAZIONECASSAZIONE

Il datore di lavoro può licenziare un dipendente non solo in caso di difficoltà economiche e in situazioni di ristrutturazioni aziendali dettate da una congiuntura negativa, ma anche per "una migliore efficienza gestionale" e per determinare "un incremento della reddittività". In altre parole: per cercare di aumentare i profitti.

La Corte di Cassazione, con una sentenza depositata il 7 dicembre scorso (segnalata dal quotidiano ItaliaOggi), scrive una nuova pagina bel campo del diritto del lavoro. Destinata a fare giurisprudenza e quindi a essere presa come riferimento anche dai tribunali di primo e secondo grado chiamati a decidere sulle controversie tra imprenditori e dipendenti.

CASSAZIONECASSAZIONE
La Cassazione è intervenuta sul caso di un dirigente messo alla porta dalla azienda dove lavorava, dopo due sentenze tra di loro in contrasto. Il giudice di primo grado aveva stabilito che il licenziamento era legittimo in quanto "effettivamente motivato dall'esigenza tecnica di rendere più snella la catena di comando e quindi la gestione aziendale".

Giudizio ribaltato in appello, dove il giudice ha ritenuto illegittimo il provvedimento in quanto non era stato motivato dalla necessità economica e dalla presenza di eventi sfavorevoli, ma essendo stato "motivato soltanto dalla riduzione dei costi e quindi dal mero incremento del profitto".

LICENZIAMENTOLICENZIAMENTO
Appellandosi anche all'articolo 41 della Costituzione che prevede la libera iniziativa economica dei privati, citando le direttive comunitarie sul tema, ma anche riferendosi a decisioni del passato, la Cassazione ha ritenuto che non sia necessario essere in presenza necessariamente di una crisi aziendale, una calo di fatturato o i conti in rosso per procedere a un licenziamento.

Il provvedimento può essere così giustificato anche per miglioare l'efficenza di impresa o per la soppressione di una posizione o anche per adeguarsi alle nuove tecnologie. In poche parole, se l'attività dei privata è libera, deve esserlo anche la possibilità di organizzarla al meglio.  Rimane, ovviamente, potestà del giudice verificare l'effettiva ragione presentata dall'azienda per giustificare il licenziamento per riorganizzazione e il nesso di casualità tra i due eventi (così come lo è in caso di licenziamento per motivi economici).
DISOCCUPATIDISOCCUPATI

Il passaggio destinato a fare giurisprudenza - nonché a far discutere - è il seguente: "Ai fini della legittimità del licenziamento individuale intimato per giustificato motivo oggettivo - si legge nel dispositivo - l'andamento economico negativo dell'azienda non costituisce un presupposto fattuale che il datore di lavoro debba necessariamente provare ed il giudice accertare, essendo sufficiente che le ragioni inerenti all'attività produttiva ed all'organizzazione del lavoro, tra le quali non è possibile escludere quelle dirette ad una migliore efficienza gestionale ovvero ad un incremento della redditività dell'impresa, determinino un effettivo mutamento dell'assetto organizzativo attraverso la soppressione di una individuata posizione lavorativa; ove però il licenziamento sia stato motivato richiamando l'esigenza di fare fronte a situazioni economiche sfavorevoli ovvero a spese notevoli di carattere straordinario ed in giudizio si accerti che la ragione indicata non sussiste, il recesso può risultare ingiustificato per una valutazione in concreto sulla mancanza di veridicità e sulla pretestuosità della causale addotta dall'imprenditore".

Fonte: qui
DISOCCUPATIDISOCCUPATI

IL CREMLINO ANNUNCIA: "TRA GOVERNO E RIBELLI SIGLATO L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO"

LA TURCHIA E LA RUSSIA SARANNO GARANTI DELLA TREGUA, CHE PERÒ NON RIGUARDA ALCUNI GRUPPI JIHADISTI 

CON QUESTA MOSSA, VLADIMIR PUTIN BLINDA ASSAD E DIVENTA IL DOMINUS DELLA SIRIA



militari russi posano con foto di putin e assadMILITARI RUSSI POSANO CON FOTO DI PUTIN E ASSAD
Il governo siriano e una buona parte di gruppi ribelli hanno concordato un cessate-il-fuoco a partire dalla mezzanotte (alle 22 Gmt), che sarà seguito da colloqui di pace. L'annuncio è stato dato dal presidente russo Vladimir Putin ed è stato confermato da Mevlut Cavusoglu, il ministro degli esteri della Turchia. Mosca e Ankara, che sono su fronti opposti nel conflitto siriano, agiranno da garanti.

putin contro gli attacchi in siriaPUTIN CONTRO GLI ATTACCHI IN SIRIA
La Turchia ha precisato che cesseranno tutti i combattimenti, inclusi gli attacchi aerei. La tregua non riguarda però alcuni gruppi jihadisti, tra cui i membri dello stato islamico e il jabhat fateh al-sham (l'ex-fronte nusra). Sarebbe tuttavia inclusa nell'accordo l'area di est-guta, vicino a damasco.

"Da giorni Turchia e Russia erano al lavoro per far partire il cessate il fuoco generale in Siria prima del Capodanno" ha affermato Cavusoglu. Il ministro ha anche sottolineato che "è fuori questione che la Turchia si sieda al tavolo dei negoziati per colloqui con il regime di Assad", riferendosi ai colloqui che nei giorni scorsi sono stati annunciati per gennaio ad Astana.

Siria OBAMA E PUTINSIRIA OBAMA E PUTIN
Il ministro ha anche ricordato come tutti i gruppi armati stranieri, compreso quello del movimento sciita Hezbollah, dovrebbero lasciare la Siria. Il 20 dicembre scorso i ministri degli Esteri di Russia, Iran e Turchia si erano incontrati a Mosca e hanno sottolineato l'importanza di estendere il regime di cessate il fuoco in Siria annunciando la loro volontà di mediare per un accordo futuro tra Damasco e i miliziani dell'opposizione.

Fonte: qui

LA PAX PUTINIANA - IL POLITOLOGO GILLES KEPEL: “MOSCA HA DECISO LE SORTI DELLA SIRIA, STABILISCE I FUTURI ASSETTI DELLA REGIONE E NON SOLO GLI AMERICANI SONO ASSENTI, MA LO SONO ANCHE GLI ARABI. COME L’EUROPA. FEDERICA MOGHERINI È RIDOTTA A UNA SORTA DI ATTRICE UMANITARIA. MA LA RUSSIA ECONOMICAMENTE E’ UN GIGANTE DAI PIEDI D’ARGILLA…”

1 - L' ORA DELLA PAX PUTINIANA SE PUTIN RIDISEGNA LA SIRIA
Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

putin assadPUTIN ASSAD
In una crisi dove nessuno degli schieramenti prevale l' unica svolta può arrivare dalla rottura di questo equilibrio. Ed è ciò che è avvenuto in Siria per mano di Putin, vero protagonista. Il presidente russo ha annunciato l' accordo di tregua, a partire dalle 24 di ieri, sottoscritto da parte della ribellione e dal regime. Come previsto rimangono fuori i qaedisti, l' Isis e - ingiustamente - i curdi siriani Ypg. L' intesa, se reggerà, porterà a futuri negoziati ad Astana, Kazakistan, sotto l' ombrello di Russia-Iran-Turchia.

Molti i fattori che hanno determinato la novità. La prima breccia è giunta con la sconfitta dei ribelli ad Aleppo Est, piegati dai colpi devastanti dei russi, degli iraniani (con i loro vassalli sciiti), dei lealisti. Una spallata parte della campagna lanciata un anno fa dal Cremlino.

putin assadPUTIN ASSAD
Non contro l' Isis, ma contro i principali avversari di Assad. Ha funzionato. I tank non sarebbero bastati se non ci fosse stato un altro sviluppo. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha staccato in parte la spina a quelle brigate ribelli che ha a lungo appoggiato. Inoltre ha costretto altre a ripiegare da Aleppo verso nord per partecipare alla missione contro curdi e Isis. Dicono anche che abbia minacciato di tagliare i fondi agli insorti per obbligarli ad accettare il cessate il fuoco.

militari russi posano con foto di putin e assadMILITARI RUSSI POSANO CON FOTO DI PUTIN E ASSAD
Alla perenne ricerca di un ruolo, il leader turco ha virato verso la Russia offrendosi come garante. Putin, che lo aveva dipinto come il burattinaio occulto dello Stato Islamico, lo ha accolto in nome del pragmatismo. Putin ha ampliato il ruolo nello scacchiere evitando di rischiare più del dovuto. E dunque ha provato a ridisegnare la mappa del conflitto con l' intento di stabilire zone di influenza.

Per farlo ha ingolosito Erdogan offrendogli - vediamo per quanto tempo - la gestione di una fascia nel nord della Siria. Il turco ha preso la carta riducendo, in cambio, la rete in favore dei ribelli. Quindi la giocata contro le posizioni Isis ma soprattutto per affossare un Kurdistan indipendente. Iniziativa accompagnata da tirate feroci contro gli Stati Uniti trattati come nemici, dal rullo di tamburi, ma anche da perdite notevoli per l' esercito di Ankara nel nord della Siria.

L' altra manovra di Mosca, che ha coinvolto sempre i turchi, ha riguardato gli insorti siriani.
Ora dovranno scegliere se seguire la trattativa o spostarsi sulle posizioni estreme delle fazioni islamo-radicali, come la ex Al Nusra. Restare all' opposizione può significare bombe e cannonate, entrare nel dialogo può marcare la fine del sogno.

putin trumpPUTIN TRUMP
C' è rischio di scontri fratricidi. Nel contempo, però, è significativo che Mosca abbia aperto a formazioni che fino a ieri erano bollate come terroristiche, un' evoluzione non da poco. Tra gli accettati dai russi ci sono persino Ahrar al Sham e Jaysh al Islam, formazioni non certo laiche. Un capovolgimento rispetto alla posizione ufficiale che per anni ha considerato come interlocutori solo personaggi di facciata, per niente rappresentativi.

La lezione è che tutti pagano un prezzo. Compreso Assad. Ieri ha tuonato che la guerra finirà quando saranno piegati i terroristi. Frase consueta pronunciata però mentre si parla di stop alle armi. Perché teme, un giorno, di dover lasciare la poltrona. Nel piano di Mosca (ma non condiviso in toto da Teheran, molto defilata) i lealisti devono badare al controllo della parte costiera e della città. Il raìs potrebbe essere sostituito, in futuro, da figure più accettabili nell' ambito di un processo di riconciliazione da costruire. È un' ipotesi concreta o un gesto cosmetico?

TRUMP PUTINTRUMP PUTIN
In questo mosaico ci sono poi tre tasselli che ballano. Il primo è quello americano. Obama è il grande sconfitto. Voleva tenersi lontano dal fuoco, ha alimentato con il freno a mano parte degli insorti, ha tentennato. Alla fine lo hanno lasciato fuori. Anche perché è giunto al termine del mandato e il successore Donald Trump ha detto di volersi coordinare con l' amico Putin.

Posizione che ha reso ancora più cupo l' orizzonte dei ribelli siriani che contavano sul successo della Clinton. Hanno compreso che da Washington sarebbe arrivato ben poco. Il secondo è rappresentato dai curdi. Ospitano due avamposti americani, agiscono in sintonia con gli Stati Uniti, ma hanno contro tutti (o quasi) gli attori regionali nonostante siano stati i più decisi contro i jihadisti. Ieri hanno rilanciato la bozza di uno Stato federato in Siria. Il terzo quadro racchiude lo Stato Islamico. È radicato nel Nord-Est, può sfruttare il momento cercando di inglobare i delusi dalla pax russa

Gilles KepelGILLES KEPEL
2 - IL POLITOLOGO KEPEL: STA NASCENDO IL MEDIO ORIENTE RUSSO

È un nuovo Sykes-Picot. Ma questa volta russo!, esclama d' impeto Gilles Kepel commentando i dettagli del nuovo cessate il fuoco sulla Siria. Il celebre politologo francese è lapidario. Come nel 1916 Francia e Inghilterra determinarono i confini del Medio Oriente, così oggi è la Russia di Putin a dettare legge nella regione e in una situazione di quasi monopolio. Con una differenza importante però: allora quegli accordi durarono un secolo, adesso invece rischiano di rivelarsi caduchi, deboli quanto è in realtà la potenza economica e militare di Mosca.

Sergey LavrovSERGEY LAVROV
Un Medio Oriente senza Nato, senza Stati Uniti, dove l' Europa non conta nulla. Come lo spiega?
È stato evidente alla riunione dei ministri degli Esteri turco e iraniano raccolti attorno al russo Sergei Lavrov a Mosca pochi giorni fa: una situazione inedita, strabiliante.
Hanno deciso le sorti della Siria, stabiliscono i futuri assetti della regione e non solo gli americani sono assenti, ma lo sono anche gli arabi. Il loro destino viene determinato da Mosca assieme agli eredi dell' impero ottomano e di quello sciita-safavide che faceva capo alla vecchia Persia.

A cosa è dovuto?
A più fattori. In primo luogo al ritiro americano dal Medio Oriente, che Obama ha perseguito con coerenza in ben due mandati. Gli Stati Uniti sono ancora condizionati dal trauma dell' invasione irachena voluta da George Bush. Inoltre la caduta del valore degli idrocarburi e l' aumento della produzione energetica americana riducono il prezzo del greggio a 50 o 60 dollari al barile, con la conseguenza di relativizzare l' eccezionalità del Medio Oriente sulla scena economica e politica mondiale.
MOGHERINI IN LACRIMEMOGHERINI IN LACRIME

E l' Europa?
Ora più che mai l' Europa manca di politica estera. Federica Mogherini è ridotta a una sorta di attrice umanitaria. Il Regno Unito è indebolito dalla Brexit, la sua premier tace.
Hollande non conta più nulla neppure in Francia. Angela Merkel è impegnata in una difficile campagna elettorale. In Europa gli apparati di sicurezza sono assorbiti dal controllare i jihadisti che si muovono tra i loro territori e quelli dello Stato Islamico. In sintesi: siamo di fronte a una svolta storica, l' Occidente, i Paesi Nato annaspano, le loro classi dirigenti e le loro società sono impreparate.

Così Putin ne approfitta?
Certo. Paradossalmente la Russia è un Paese debole, un colosso dai piedi d' argilla dalle infrastrutture obsolete, il suo Pil è inferiore a quello dell' Italia, dipende dalle esportazioni di greggio e gas. Però Putin e Lavrov hanno saputo giocare benissimo a loro favore le debolezze occidentali. Ora godono della luna di miele con Trump, si permettono una fuga in avanti per dettare nuove regole del gioco prima che questi prenda davvero in mano le redini della politica Usa.

È la fine della Nato?
No, non lo credo. Putin ha il fiato corto: vince sullo scatto, però non tiene nella resistenza. Le sue sono vittorie di breve periodo. Trump lo sostiene per motivi tattici. Ma è anche un pragmatico e gli Stati Uniti sono infinitamente più forti.

Fonte: qui


IN SIRIA RIPARTONO GLI SCONTRI DOPO L'ENTRATA IN VIGORE DEL CESSATE IL FUOCO ANNUNCIATO DA PUTIN, MA LA TREGUA REGGE 

SCAMBIO DI ACCUSE TRA RIBELLI E FORZE GOVERNATIVE SULLA VIOLAZIONE DEGLI ACCORDI



Scontri in Siria poco più di due ore dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco vengono segnalati dall'Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), riferiscono i media internazionali. Secondo l'ufficio di monitoraggio, ribelli hanno violato la tregua e conquistato una posizione nella provincia di Hama. Un gruppo ribelle accusa invece il governo di bombardare aree dei villaggi di Atshan e Skeik nella provincia di Idlib, che confina con quella di Hama.

Dalla mazzanotte locale (le 23 italiane) è entrato in vigore in tutta la Siria il cessate il fuoco fra le parti in conflitto mediato da Russia e Turchia. Gli accordi sono stati firmati dal governo siriano e dalle forze di opposizione, che, come previsto, dovranno presto avviare le trattative di pace tra le parti.
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Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato: "Poco fa è arrivata la comunicazione che poche ore fa è avvenuto un evento che noi non soltanto abbiamo aspettato a lungo ma su cui abbiamo lavorato molto per renderlo possibile". "Gli accordi - ha detto Putin - sono fragili e hanno bisogno di pazienza e attenzioni particolari".

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha detto che l'accordo sul cessate il fuoco in Siria verrà presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per ottenerne la potenziale di approvazione. "Informeremo i membri del Consiglio di Sicurezza sul lavoro che abbiamo fatto e risponderemo alle loro domande", ha detto Lavrov. Lo riporta la Tass.
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Le sigle che aderiscono alla tregua in Siria annunciata oggi a Mosca sono Faylaq Al-Sham, Ahrar al-Sham, Jaysh al-Islam, Suwar Agi Sham, Jaysh al-Mujahideen, Jaysh Idlib e Jabhat al-Shamiyah. Lo riporta il ministero della Difesa russo in un comunicato visto dall'ANSA. Secondo il ministro della Difesa Serghei Shoigu "i comandanti più influenti dell'opposizione armata hanno preso parte ai negoziati, che sono durati due mesi, e hanno permesso di individuare il territorio controllato dai ribelli".

Da questo momento in poi, ha precisato, "chi non deporrà le armi" verrà considerato "un gruppo terroristico", alla stregua dell'Isis e di Jabhat al-Nusra (che non sono coperte dagli accordi). In tutto le sette formazioni - stando ai dati forniti dal ministero - comprendono almeno "51mila persone".
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ANNO NUOVO, SCATTANO GLI AUMENTI PER ELETTRICITÀ E GAS

PER I PROSSIMI TRE MESI, SUL MERCATO TUTELATO, LE FAMIGLIE E LE PARTITE IVA PAGHERANNO LO 0,9 PER CENTO IN PIÙ PER LA LUCE, MENTRE PER LA FORNITUTA DI METANO IL RINCARO È PIÙ CONSISTENTE: +4,7 PER CENTO

Il governo rinvia a fine giugno l'obbligo per i condomini di adeguarsi alle nuove norme per il risparmio di energia

MILANO - Scattano i rincari di fine anno per le bollette di luce e gas: per i prossimi tre mesi, sul mercato tutelato, le famiglie e le partite Iva pagheranno lo 0,9 per cento in più per l'elettricità, mentre per la fornitura di metano il rincaro è più consistente, pari al 4,7 per cento.

Gli aumenti annunciati ieri (che si sommano all'aumento del gas che si era già verificato a settembre), riducono i risparmi accumulati nei trimestri precedenti. Per cui nell'ultimo anno, la spesa per luce e gas da parte delle famiglia è rimasta pressoché invariata. Considerando il periodo che va dal 1 aprile 2016 al 31 marzo 2017 (quando terminerà il trimestre per cui sono state appena annunciate le tariffe) la spesa per l'elettricità a carico della famiglia tipo sarà attorno a 498 euro, in calo dell'1,5% rispetto a un anno prima, con un risparmio di appena 8 euro. Mentre per il gas (raffrontando gli stessi periodi), la spesa complessiva sarà pari a 1.022 euro, con calo del 6,5% e un risparmio di 71 euro. 

Per colpa della Francia. 

A cosa sono dovuti gli aumenti? Sulle bollette della luce, cominciano a sentirsi gli effetti di quanto sta accadendo sul mercato elettrico europeo. Da un paio di mesi, la Francia ha fermato più di un terzo delle sue centrali atomiche (21 su 58) per controlli alle strutture che proteggono il nocciolo dei reattori. La Francia ha cominciato così a importare energia dai paesi confinanti, tra cui l'Italia, facendo salire i prezzi.

Per il gas, gli aumenti sono legati "alla crescita della componente 'materia prima', ovvero all'aumento delle quotazioni del gas attese nei mercati all'ingrosso nel prossimo trimestre, anche per effetto della maggiore domanda dei mesi invernali", come si legge nel comunicato dell'Autorità per l'energia, l'ente responsabile nel fissare i prezzi ogni tre mesi.

Consumatori all'attacco. 

Negativo il commento delle associazioni dei consumatori e non avrebbe potuto essere diversamente. L'Unione nazionale consumatori ha calcolato i rincari prendendo in esame solo il 2017, per una famiglia tipo significa pagare 4,5 euro in piu' per la luce e 48 euro in piu' per il gas. Il Codacons chiede al governo di abbassare il carico fiscale delle bollette: solo per il gas - ha calcolato il Codacons - il peso delle tasse raggiunge il 53,5% nella classe di consumo intermedia (525-5.254 metri cubi), e addirittura arriva al 71,9% nella classe piu' elevata (oltre 5.254 metri cubi, per lo piu' riscaldamenti centralizzati), contro una media Ue rispettivamente del 39,5% e del 45,1%.

Arriva il mercato libero

E' bene ricordare che questo sistema di calcolo delle tariffe potrebbe andare presto in pensione. Il decreto Concorrenza, poi affossato, prevedeva la fine del regime tutelato con il primo gennaio 2018. Ora bisognerà capire le intenzioni del governo Gentiloni. Quando accadrà, tutti i consumatori saranno obbligati a lasciare il mercato tutelato e passare al mercato libero. In pratica, scegliersi un gestore in base alle offerte più convenienti. Esattamente come funziona già per la telefonia.

Il regime transitorio. 

In previsione di questo passaggio, l'Autorità per l'energia ha pensato a una offerta per così dire transitoria. Da gennaio parte l'offerta scontata "Tutela Simile" per le famiglie e le piccole imprese ancora in regime di maggior tutela. Come funziona? Si potrà  scegliere il nuovo meccanismo transitorio istituito dall'Autorità dell'Energia che permette di aderire, solo attraverso l'apposito sito web, a un'offerta di mercato libero, ma con una struttura contrattuale in verità alquanto complicata, differenziata solo nel prezzo, pari a quello della maggior tutela scontato del bonus "una tantum" che i diversi operatori hanno proposto.


Sono circa 30 le aziende fornitrici ammesse alla Tutela Simile, le quali propongono uno sconto medio annuo per i clienti domestici intorno ai 50 euro (per una possibile riduzione di circa il 10% della spesa annua, al lordo delle tasse, della famiglia tipo). Lo sconto medio per i non domestici invece è intorno a 80 euro.

Condomini, rinvio a giugno

In campo energetico, un'altra notizia che interessa le famiglie arriva dal Governo. Il Consiglio dei ministri ha disposto il rinvio al 30 giugno 2017 del termine - precedentemente fissato al prossimo 31 dicembre - entro cui nei condomini occorre installare sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore, previa verifica che questa installazione determini efficienza di costi e risparmio energetico. Soddisfazione da parte di Confedilizia che pochi giorni fa aveva lanciato un appello per segnalare che "in molti edifici non è stato possibile adempiere a quanto imposto dalla legge a causa del ritardo con cui è stato approvato il decreto che ha modificato le regole applicabili e dell'impossibilità materiale, per le imprese, di soddisfare le innumerevoli richieste". Con il conseguente rischio dell'applicazione di sanzioni - da 500 a 2.500 euro per ciascuna unità immobiliare - nei confronti dei proprietari di casa.

Fonte: qui