giovedì 30 settembre 2021

NEL MONDO I MORTI PER CAUSE CARDIOVASCOLARI AUMENTERANNO VERTIGINOSAMENTE RAGGIUNGENDO NEL 2030 I 66MILA DECESSI AL GIORNO.

 

OGGI I MORTI SONO CIRCA 18 MILIONI, MA SI ARRIVERÀ AI 24 MILIONI CON UN INCREMENTO DEL 34% 

COLPA ANCHE DELLA PANDEMIA CHE HA RIDOTTO GLI INTERVENTI CHIRURGICI E LE NUOVE DIAGNOSI, CAPACI DI PREVENIRE LA MORTALITÀ…

Da "Ansa"

 

InfartoINFARTO

Si prevede nel mondo un aumento di morti per cause cardiovascolari che raggiungeranno nel 2030 una cifra pari a circa 66.000 decessi al giorno. È come se quotidianamente scomparisse una città come Massa o Trapani. Un aumento da oggi, in cui i decessi sono circa 18 milioni, al 2030, in cui ne sono attesi 24 milioni, pari al 34%. Un dato che preoccupa gli esperti, in particolare, è che in questo anno e mezzo la pandemia ha ridotto le prestazioni e fatto aumentare la mortalità.

 

Si è assistito infatti ad una riduzione tra il 50 e l’85% dell’attività chirurgica, del 55% degli interventi di cardiochirurgia, del 75% degli elettrocardiogrammi trans esofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica, del 10% di nuove diagnosi di scompenso cardiaco e ad un aumento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella in generale. Anche per questo, in occasione della giornata mondiale del cuore, la priorità è ripensare le strategie di contrasto alle patologie cardiovascolari nel post-Covid, considerando il territorio come attuatore di politiche sanitarie efficaci.

 

È proprio con questo obiettivo che si riuniscono oggi per la prima volta rappresentanti delle società scientifiche, dei pazienti ed esponenti della società civile, insieme ad istituzioni e settore privato, all’evento “Nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia: la sfida parte dal territorio”, organizzato da Novartis Italia e patrocinato da Health City Institute in streaming su ANSA.


Dopo un calo della mortalità negli ultimi decenni, i numeri sono di nuovo in aumento, invertendo anni di progresso, sia sul fronte delle cardiopatie ischemiche sia su quello delle malattie cerebrovascolari. Oggi la prevenzione per gli esperti è fondamentale per recuperare il ritardo e rendere più realistica la riduzione del 25% della mortalità prematura da malattie non trasmissibili, come raccomandato dell’Italian Urban Health Declaration ai Governi dei Paesi del G20.

 

“La pandemia - evidenzia Massimo Volpe, presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec) - ha avuto una serie di effetti importanti. Basti pensare che in un articolo pubblicato su European Heart Journal il numero di infarti arrivati in ospedale nel marzo 2020 sono stati la metà di quelli di marzo 2019. Quindi anche persone con infarto non si sono recate in ospedale, senza contare chi ha una malattia cronica come ad esempio l’ipertensione o lo scompenso cardiaco.

 

I dati sono stati più drammatici ancora. Anche il ministro Speranza ha spiegato che serviranno investimenti importanti di tempo e risorse per recuperare. Questo recupero non è un fatto ‘cosmetico’, ma di straordinaria importanza perché avere più fattori di rischio potrà significare nel prossimi 5-10 anni un numero di infarti, scompenso cardiaco e ospedalizzazioni molto più alto. È un recupero che ha il carattere di un’urgenza”. 


Fonte: qui


DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA, IN ITALIA SONO TRIPLICATI I MORTI D’INFARTO 

IL CTS: “LA SCORSA PRIMAVERA ABBIAMO TOCCATO QUASI IL 50% IN MENO DELLE OSPEDALIZZAZIONI DOVUTE ALL'INFARTO DEL MIOCARDIO” 

LE CAUSE DI QUESTO CALO SONO I LOCKDOWN E LA PAURA DI PRENDERE IL COVID NEGLI OSPEDALI 

INTANTO IL 34,8% DEI DECESSI È LEGATO A UNA MALATTIA CARDIOVASCOLARE

Claudia Osmetti per "Libero quotidiano"

 

Non c'è solo il Covid, ma il Covid (alla fine) incide su tutto. In Italia, da quando è iniziatala pandemia, sono triplicati gli infarti. 

 

Lo dice il coordinatore del Cts, il Comitato tecnico scientifico che da un anno e mezzo snocciola i numeri e le statistiche dell'emergenza sanitaria: purtroppo abbiamo registrato una «riduzione delle ospedalizzazioni dovute all'infarto del miocardio. La scorsa primavera abbiamo toccato quasi il 50% in meno, con un numero triplo di morti associati a questa patologia miocardica infartuale acuta».

INFARTOINFARTO

 

Non è una bella notizia, per niente. Perché significa che sì, adesso cominciamo a vedere la luce in fondo al tunnel grazie alla vaccinazione di massa che sta dando i suoi (sperati) frutti, ma allo stesso tempo no, non abbiamo finito di combattere (specie se in maniera indiretta) con il Coronavirus. C'è l'arretrato da recuperare, ci sono le cure mancate o ridotte con cui fare i conti. Non finirà tanto presto. 

MAMMOGRAFIAMAMMOGRAFIA

 

RIDUZIONE

«Abbiamo osservato», continua Locatelli, «una riduzione superiore del 50% sia per le mammografie che per la ricerca del sangue occulto nelle feci e negli screening del cancro della cervice uterina». Colpa della pandemia, dei lockdown, di quando stavamo tappati in casa (ma d'altronde non potevamo fare altro) perché uscire anche solo a fare la spesa era un rischio che nessuno di noi voleva correre.

 

Ce li ricordiamo tutti, quei mesi: le visite saltate, le operazioni rinviate, i pronto soccorso trasformati in reparti Covid. «Negli Stati Uniti», specifica il Cts e sarà pure una magra consolazione ma vuol dire che è così in mezzo mondo, «si stima che nei prossimi dieci anni ci saranno 10mila morti addizionali per carcinoma mammario o del colon retto dovute a diagnosi tardive». 

 

Da noi è anche un fatto di cuore, letteralmente. Il 34,8% dei decessi italiani è legato a una malattia cardiovascolare e gli esperti lo dicono chiaro: c'è stato, ultimamente un parziale recupero dei ritardi diagnostici causati dal Coronavirus, ma non basta. Tocca fare di più. 

ospedale covidOSPEDALE COVID



LA RICERCA 

Sono stati 3.212 i nuovi casi di Covid registrati nelle ultime 24 ore in Italia. Sempre nelle ultime 24 ore, i morti sono stati 63 (due in meno di martedì), per un totale di 130.870 dall'inizio della pandemia. I ricoveri ordinari sono 3.317, con una calo di 101 unità rispetto ai 3.418 di martedì, mentre le terapie intensive sono 450 (nove in meno, con ventitrè ingressi del giorno). 

 

problemi cardiovascolariPROBLEMI CARDIOVASCOLARI

Secondo una ricerca del gruppo farmaceutico Sanofi, a giugno del 2021 le diagnosi e i trattamenti di soggetti a rischio cardiovascolare sono aumentati rispettivamente del 3 e del 10% in relazione allo stesso periodo del 2019. Tuttavia, le statistiche degli ultimi anni parlano di circa 120mila persone coinvolte da infarto ogni dodici mesi, da Nord a Sud dello stivale, 25mila delle quali muoiono prima ancora che arrivi l'ambulanza a sirene spiegate. 

 

Morti CovidMORTI COVID



Triplicare il numero (seppure solo il primo e anche mentalmente) fa rabbrividire. «Il Covid-19 è diventata la quarta causa di morte nel nostro Paese», spiega Locatelli. Punto primo, se lo segnino i negazionisti che ancora non ci credono e, di contro, abboccano a qualsiasi panzana complottaste si pari loro davanti. 

 

Lo dicono i numeri, lo dice la scienza: non si scherza. Punto secondo: seppure faccia paura, dobbiamo tenere a mente che, purtroppo, si continua a morire anche d'altro. «Negli Stati Uniti», chiosa il coordinatore del Cts che è anche presidente del Consiglio superiore di Sanità (il Css), «la mortalità da covid-19 rappresenta addirittura la terza causa di morte nel 2020. 

infartoINFARTO

 

Ma oltre a questo carico di dolore, c'è la chiara evidenza che la pandemia ha portato a un'alterazione o addirittura a un'interruzione dei servizi nelle prestazioni sanitarie offerte. Il 94% dei Paesi che hanno risposto all'Oms (ossia all'Organizzazione mondiale della sanità, ndr) ha riportato un'alterazione dei servizi sanitari offerti». È meglio correre ai ripari, finché siamo in tempo.

Fonte: qui

La Cia & il “novus ordo missae”

Il Liberalismo americanista entra nell’ambiente ecclesiale romano

Roberto Marchesini in un interessante libro (Liberalismo e Cattolicesimo, Milano, Sugarco, 2021) dimostra, con prove inoppugnabili, che Padre John Courtney Murray (1904 – 1967), un gesuita americano, fu una vera “quinta colonna”, al servizio della Cia, dentro la Chiesa per eroderne l’identità dal di dentro e cambiarne (“si fieri potest”).

Già sul finire della Seconda Guerra Mondiale gli Usa si apprestavano a conquistare definitivamente l’Europa e poi il mondo intero. Tuttavia, vi era ancora un “Impero” che nonostante tutto non era crollato nel 1945: la Chiesa romana e che andava inglobato nel Nuovo Ordine Mondiale.

In America, soprattutto Roosevelt e il magnate dell’editoria Henry Luce (1898– 1967) avevano capito che persino nella loro Patria (gli Usa) i Cattolici erano organizzati piramidalmente con una specifica gerarchia (parroco e Vescovo, che rispondevano al Papa di Roma), in enclave nazionali (italiani, irlandesi, polacchi, tedeschi…).

Costoro non si erano assimilati all’ideologia “Wasp” ossia dei “Bianchi, anglosassoni e protestanti” e risultavano difficilmente assimilabili.

Inoltre erano prolifici (come oggi lo sono gli Arabi) e sarebbero diventati, entro non molto tempo, maggioranza in America, facendola diventare cattolica per la esplosione della “bomba demografica”.

Occorreva correre ai ripari… Bisognava cambiare la mentalità dei Cattolici e cercare di renderli “sterili” fisicamente e dottrinalmente, modificando la morale matrimoniale, tramite l’introduzione della contraccezione, che avrebbe, così, anche minato la fortezza dogmatica e dottrinale dei Cattolici, impregnandoli di Americanismo o Modernismo ascetico, “sterilizzandoli”.

Roberto Marchesini c’informa che «tra il 1963 e il 1967, presso l’Università cattolica Notre Dame di South Bend in Indiana, l’associazione abortista Planned Parenthood tenne una serie di seminari segreti sul controllo delle nascite, sull’aborto e sulla contraccezione. I destinatari  dell’iniziativa erano alcuni docenti dell’Università che, a cascata, avrebbero in séguito diffuso i contenuti delle conferenze sugli studenti. In cambio, l’Università avrebbe ricevuto 100.000 dollari dalla Ford Foundation e, addirittura, 500.000 dalla Rockefeller Foundation. Inoltre, grazie a padre Theodore Martin Hesburgh (1917 – 2015), il rettore dell’Università Notre Dame, John D. Rockefeller ottenne (il 15 luglio 1965) un’udienza privata con Paolo VI per illustrargli i vantaggi dell’applicazione della spirale intrauterina[1]. In cambio dei suoi servigi, padre Hesburgh venne nominato presidente della Rockefeller Foundation» (R. Marchesini, cit., p. 124).

Ma non è tutto qui. Infatti, gli Usa avrebbero voluto impadronirsi della struttura della Chiesa romana, così efficientemente funzionante, per impiantare rapidamente ed efficacemente un Nuovo Ordine Mondiale nell’universo intero.

L’intelligence americana aveva notato che i Cattolici erano compatti e obbedienti; diffusi in tutto l’orbe, ben strutturati in parrocchie e diocesi sotto la direzione del Papa, quindi fortemente gerarchizzati.

Insomma, la Chiesa era l’arma migliore per esportare in tutto l’universo l’ideologia americana, ma occorreva infiltrarla, occuparla, prenderne la guida e neutralizzarla.

Per far ciò, si pensò anche di sfruttare l’arma “anticomunista”, ossia di far entrare i Cattolici nell’orbita degli Usa con lo spauracchio della lotta del Patto atlantico contro l’Impero sovietico; insomma, lo spettro della paura del Comunismo avrebbe spinto i Cattolici europei a gettarsi in braccio al Liberalismo atlantico; proprio come oggi la paura del Covid/19 spinge gli uomini all’inoculazione del vaccino sperimentale i cui effetti avversi (non ancora totalmente conosciuti a lungo termine) iniziano già a farsi sentire.

L’intelligence statunitense affidò al generale C. D. Jackson (1902 – 1964) della Cia (e uno dei principali artefici del  Bildelberg group) il compito d’infiltrare la Chiesa e di renderla aperta alla mentalità americana.

Tuttavia, occorreva edulcorare alcuni princìpi cattolici eccessivamente dogmatici, i quali non avrebbero reso possibile un proficuo “dialogo” tra Washington e Roma.

Innanzitutto bisognava smussare il dogma “fuori della Chiesa non c’è salvezza”, troppo esclusivista per il pluralismo inclusivista liberal/americano, che faceva un tutt’uno con l’indifferentismo liberale di stampo massonico.

Il secondo punto da ammorbidire riguardava la dottrina dei rapporti tra Stato e Chiesa, che (per il Cattolicesimo) debbono collaborare nell’ordine della gerarchia dei fini, ossia lo Stato, che è ordinato al benessere comune temporale deve essere subordinato alla Chiesa, deputata al benessere spirituale; come il corpo è subordinato all’anima, la luna al sole.

L’America, paladina del Liberalismo della Massoneria e del Giudaismo talmudico, riteneva che ci dovesse essere totale separazione tra Stato e Chiesa e che questa non potesse presentarsi come l’unica arca di salvezza.

Tuttavia, per portare a termine quest’operazione non bastava un “agente” esterno (la Cia), ma occorreva una “talpa” interna, ossia una “quinta colonna” o un “cavallo di Troia” all’interno della Chiesa stessa. Questa “talpa” fu padre John Courtney Murray.

Ancora Marchesini (p. 126) spiega che il 26 aprile del 1948 la National Conference of Christians and Jews organizzò a Baltimora una conferenza segreta  su “Stato e Chiesa”. Erano presenti, ebrei, protestanti e un solo cattolico: padre Murray.

Lo stesso legame tra Ebraismo e Libertà religiosa lo ritroveremo tra poco trattando la questione della genesi dei due Documenti del Concilio Vaticano II sui rapporti tra Stato e Chiesa (Dignitatis humanae personae) e tra Giudaismo e Cristianesimo (Nostra aetate).

Scopo della conferenza era quello di arrivare a far cambiare rotta all’insegnamento della Chiesa su questo tema. «Da quel momento, Murray divenne noto per le sue posizioni a favore della separazione tra Stato e Chiesa» (R. Marchesini, cit., p. 126), pure essendo questa una teoria condannata dalla Chiesa.

La seconda moglie dell’Editore Luce era Claire Boothe Luce (1903 – 1987), che si era convertita al Cattolicesimo nel 1946 e che divenne ambasciatrice degli Usa in Italia, con delega ai rapporti con il Vaticano dal 1953 al 1956.

Nel 1955 il S. Uffizio intimò al Murray di non scrivere più sul tema dei rapporti tra Stato e Chiesa nel senso della separazione totale tra di loro; ma invano, oramai egli era più americanista che romano e lavorava alacremente per la Cia alla elaborazione della dottrina che sarebbe stata “canonizzata” anche a Roma con la Dichiarazione Dignitatis humanae personae del 7 dicembre 1965.

Tuttavia, nonostante le ingiunzioni del Sant’Uffizio, nel 1962 padre Murray venne a Roma per partecipare come perito del cardinal Spellman ai lavori del Concilio Vaticano II, e specificatamente per far passare de facto nell’ambiente ecclesiale la nuova teoria della “Libertà religiosa” come avverrà con il Decreto Dignitatis humanae personae (7 dicembre 1965).


Non si può capire ciò che è successo al Concilio senza studiare il ruolo giocato in esso dai servizi segreti soprattutto americani e israeliani molto più che sovietici.

Roncalli, bea e Jules Isaac: il Liberalismo Talmudico s’infiltra nell’ambiente ecclesiale

Ora, se già dal 1948 la Cia (non senza la National Conference of Christians and Jews) si occupava del concetto di “Libertà religiosa” da far accettare all’ambiente ecclesiale romano; nel 1960 il Bené Berith, ossia la Massoneria ebraica (non senza il Mossad), fece gli ultimi passi per addivenire alla stesura della Dichiarazione Dignitatis humanae personae (7 dicembre 1965) sulla “Libertà religiosa” e a quella sui rapporti tra Cristianesimo e Giudaismo che si chiamerà Notra aetate (28 ottobre 1965)Vediamo come…

I personaggi più rappresentativi che lavorarono alla stesura di questa Dichiarazione furono Giovanni XXIII, il cardinal Bea e Jules Isaac.

L’incontro tra Roncalli e Jules Marx Isaac (13 giugno 1960) fu organizzato dal Bené Berith (d’ora innanzi B.B.)[2].

L’altro artefice di Nostra aetate (d’ora innanzi “NA”) fu il card. Agostino Bea[3], che volle incontrare – sùbito dopo aver ricevuto da Roncalli l’incarico di arrivare ad un documento “revisionista” sui rapporti giudaico/cristiani – Nahum Goldman (Presidente del Congresso Mondiale Ebraico, nonché ideatore del Processo di Norimberga nel 1946) a Roma il 26 ottobre 1960. Bea chiese a Goldman, da parte di Roncalli, una bozza per il futuro documento del Concilio sui rapporti cogli Ebrei e sulla libertà religiosa (“NA” e “Dignitatis humanae personae”). Il 27 febbraio 1962 il memorandum fu presentato a Bea da Goldman e Label Katz (anche lui membro del B.B.), a nome della Conferenza Mondiale delle Organizzazioni Ebraiche. Ebbene, questa bozza ispirata dalla Massoneria ebraica (B.B.) e dal Congresso Mondiale Ebraico, ha prodotto Dignitatis humanae (d’ora in poi “DH”) e “NA[4].

Lo stesso Bea, sin dal 1961, incontrava spesso, a Roma, il rabbino Abraham Yoshua Heschel, professore al “Seminario Teologico Ebraico” statunitense. Egli fu il padre spirituale dei “teo/conservatori” cristianisti dell’amministrazione Bush jr., e «come collega scientifico di Bea… esercitò un notevole influsso sulla elaborazione di “NA”»[5].

Nel 1986 Jean Madiran ha svelato l’accordo segreto di Bea/Roncalli con i due dirigenti Ebrei (Isaac/Goldman), citando due articoli di Lazare Landau, sul Quindicinale ebraico/francese “Tribune Juive” (n. 903, gennaio 1986 e n. 1001, dicembre 1987).

Landau scrive: «Nell’inverno del 1962, i dirigenti Ebrei ricevevano in segreto, nel sottosuolo della sinagoga di Strasburgo, un inviato del Papa […] il padre domenicano Yves Congar, incaricato da Bea e Roncalli di chiederci ciò che ci aspettavamo dalla Chiesa cattolica, alla vigilia del Concilio […] la nostra completa riabilitazione, fu la risposta […]. In un sottosuolo segreto della sinagoga di Strasburgo, la dottrina della Chiesa aveva conosciuto realmente una mutazione sostanziale»[6].

Uno spauracchio deleterio: O liberisti o comunisti, tertium non datur?

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Courtney Murray meritò la copertina del Time

Infine, uno dei cavalli di battaglia dei teocon per perorare la causa del Liberalismo è la contrapposizione radicale tra il Liberismo e il Comunismo. Per cui il dilemma sarebbe: “O comunisti o liberisti, tertium non datur!”; insomma: “Chi non si vaccina con il il siero del Liberalismo contro il virus del Comunismo, muore!”.

Il paladino di questa posizione è stato un allievo del Murray, Michael Novak, che sotto il ricatto della paura del Comunismo, ha fortemente spinto non solo l’Europa ma anche l’ambiente ecclesiale verso l’Atlantismo e il Sionismo.

La dottrina cattolica, invece, insegna che il Socialcomunismo è un “effetto collaterale” del Liberalismo filosofico/politico e della sua versione economica (Liberismo).

Infatti, il Socialismo spinge alle conclusioni estreme e radicali ciò che è contenuto potenzialmente, anche se in maniera meno accesa quanto al modo, nel Liberalismo; insomma, tra di loro vi sono le medesime differenze che vi erano tra Rivoluzione britannica e francese, tra Massoneria di destra e di sinistra.

Ancora Marchesini cita – per provare la sostanziale identità (nella accidentale diversità) tra Liberalismo e Comunismo – un interessante libro di Ettore Bernabei (L’Italia del “miracolo” e del futuro, Siena, Cantagalli, 2012), secondo cui gli Usa avrebbero voluto favorire il Marxismo/leninismo per impedire alla Russia, che possedeva le materie prime, di diventare – da Paese agricolo e medievale – una potenza industriale capace di competere con il super/capitalismo atlantico e occidentale, mantenendo le sue radici cristiane, le quali invece furono cancellate dal Bolscevismo.

Divenendo comunista, la Russia avrebbe perso molte delle sue potenzialità di arricchirsi industrialmente e di competere con gli Usa.

Alcuni esempi tratti dalla storia della Rivoluzione bolscevica del 1917 sono abbastanza significativi.

Leon Trotskij, ad esempio, sbarcò con la famiglia a New York il 13 gennaio del 1917, ampiamente foraggiato dal super/capitalismo statunitense. Il 27 marzo del 1917 lasciò l’America diretto in Norvegia, su una nave piena di rivoluzionari comunisti, ma venne intercettato dalla marina britannica ad Halifax e fu arrestato come spia tedesca. Qualcuno telegrafò in sua difesa al Presidente Usa (Woodrow Wilson) che fece arrivare a Trotskij e “compagni” regolari passaporti statunitensi per tornare in Russia (a fare la Rivoluzione). Trotskij arrivò in Russia il 17 maggio 1917[7].

Inoltre la Federal Reserve Bank di New York finanziò i bolscevichi nell’agosto del 1917, mentre nel maggio del 1918 venne fondata – con lo scopo di poter commerciare liberamente con la neonata Urss – la American League to Aid and Cooperate with Russia. Infine, il più grande ente finanziario americano Kuhn Loeb and Company partecipò al finanziamento del primo piano quinquennale ideato e realizzato da Stalin tra il 1928 e il 1933[8].

Perciò il super/capitalismo liberista statunitense fece tutto il possibile per aiutare il Comunismo sovietico a non morire di fame e a portare avanti la Rivoluzione bolscevica.

Ciò non significa che i banchieri statunitensi fossero comunisti, ma solo che la loro ideologia era il mercato, il profitto e il guadagno, insomma il super/liberismo, il quale era dispostissimo a servirsi del Comunismo per arricchirsi maggiormente.

Essi, come avevano fatto i Rothschild nel 1800 finanziando sia Napoleone sia Wellington, aiutavano economicamente sia i bolscevichi sia i “bianchi” rimasti fedeli allo Zar, guadagnando sia con gli uni sia con gli altri.

Tuttavia, in questo campo, non si può considerare unicamente il fattore dello sfruttamento da parte della finanza americana del Bolscevismo sovietico per mantenere la Russia in una posizione di dipendenza economica nei propri confronti; invece, occorre pure studiare il ruolo giocato dal risentimento della finanza ebraica contro lo Zarismo per la sua politica marcatamente antigiudaica (A. Solgenitsin, Due secoli assieme, Napoli, Controcorrente, 2007, 2° vol.).

Tuttavia, è innegabile che uno dei motivi primari che muovevano gli Usa nei confronti della Russia fosse proprio quello di togliere di mezzo un pericoloso concorrente. Infatti, sotto i Soviet la Russia non era in grado neppure di poter pensare di avvicinarsi all’America dal punto di vista economico/commerciale.

Tutto questo prova che la Rivoluzione comunista e l’alta finanza liberista non solo non sono contrapposte, ma sono in un rapporto di cooperazione per lo stabilimento di un Nuovo Ordine Mondiale, che possa controllare il mercato mondiale e anche la politica dell’universo orbe, in cui il mondo sovietico potrebbe fornire mano d’opera a bassissimo prezzo al mondo occidentale e liberale, per di più senza diritto di sciopero.

Insomma, conclude Marchesini: “Il Comunismo sovietico in Russia è stato tutt’altro che un nemico per il capitalismo occidentale” (cit., p. 144).

Un altro indizio di questa complementarità nella diversità tra Comunismo e Liberismo è il fatto che la principale istituzione del Socialismo mondiale la Fabian Society e la maggiore Istituzione del Liberismo, la London School of Economics, non hanno lottato tra di loro ma si sono correlate…, vediamo come.

La Fabian Society fu fondata nel 1884, essa si proponeva di raggiungere i suoi scopi in maniera graduale ed è per questo che si chiama Fabian da Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, colui che lottò contro Annibale temporeggiando ed evitando lo scontro frontale.

Analogamente la Fabian Society si proponeva di raggiungere i suoi scopi iper/liberisti senza scosse violente, senza lotte frontali, ma gradualmente e dolcemente. Essi erano e sono ancora: 1°) l’eliminazione delle Nazioni e delle Patrie; 2°) la loro sostituzione con un Governo Unico Mondiale, guidato da una élite di ultra/plutocrati che governano su una massa di ultra/poveri; 3°) il controllo poliziesco sulla popolazione mondiale tramite la pratica sanitaria e eugenetica; 4°) l’abolizione della vera religione tramite la cancellazione del culto pubblico reso all’unico Mediatore e Redentore del genere umano, ossia il Sacrificio della Messa di Tradizione apostolica; 5°) l’abolizione della piccola e media proprietà e impresa privata a pro del latifondo e della grande industria.

Ecco perché lo stemma primitivo della Fabian Society era un lupo travestito da pecora, ossia il turbo/capitalismo che si nasconde sotto sembianze di agnello per scannare i popoli e succhiare il loro sangue.

Ma non è tutto, anzi qui viene il bello. Infatti la socialistissima Fabian Society nel 1895 dette nascita alla London School of Economics and Political Science: il tempio del super/liberismo mondiale e mondialista.

Mi sembra, perciò, molto difficile negare che vi sia stata una certa simbiosi tra Socialismo e Liberismo per la futura dominazione universale del mondo intero da parte di una piccola élite; insomma, Liberismo e Socialismo non solo non sono contrapposti, ma sono due facce della stessa medaglia, due rami dello stesso albero e due tentacoli della medesima piovra: un materialismo di “destra” e per ricchi e un materialismo di “sinistra” e per poveri.

La cia, la messa beat (1965/66) e la “Nuova Messa” (1969)

Un’altra ulteriore tappa dell’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale, come trampolino di lancio del Regno dell’Anticristo finale, dopo il Concilio Vaticano II (1962 – 1965) fu la  promulgazione (3 aprile 1969) della Nuova Messa di Paolo VI, ossia il famigerato Novus Ordo Missae.

Questa riforma promulgata nel 1969 fu preceduta dalle orribili Messe beat, la prima delle quali fu celebrata ufficialmente il 27 aprile 1966, ma ufficiosamente già nel 1965.

Verso la metà degli anni Sessanta, il maestro Marcello Giombini (1928 – 2003), autore di colonne sonore di western all’italiana[9], ebbe l’idea di scrivere in collaborazione con il paroliere Giuseppe Scoponi (1925 – 2017), delle canzonette a sfondo vagamente “religioso”, con ritmi beat (cfr. M. Scaringi, La Messa dei giovani di Marcello Giombini all’indomani della Riforma liturgica, Roma, Ufficio Liturgico Nazionale, 1996; T. Tarli, Le messe beat, Roma, Castelvecchi, II ed. 2007; F. Marchignoli, Pop italiano d’ispirazione cristiana, Villa Verrucchio, La Pieve Poligrafica, 2008).

Nel 1965 un complessino yé-yé ascolano “Gli Amici” incise un disco di canzoni “sacre” che avrebbero iniziato ad animare le messe beat ancor prima che venisse promulgata la Nuova Messa Montiniana. Sùbito dopo salì alla ribalta il complesso sardo de “I Barrittas”.

Questi veri e propri scempi, precursori della Nuova Messa Montiniana, furono sùbito elogiati dal Generale dei Gesuiti di allora, padre Pedro Arrupe (1907 – 1991). Il gesuita Arrupe fu affiancato dal padre domenicano Gabriele Sinaldi della Università “Pro Deo”, consigliere di Giuseppe Scoponi, che incoraggiò Marcello Giombini a comporre la cosiddetta “Messa dei giovani”, ossia la quasi ufficializzazione della Messa beat in attesa della promulgazione del Novus Ordo Missae.

Questa “Messa beat ufficiosa” e non ancora ufficiale fu eseguita (più che celebrata) la prima volta nella chiesa di San Filippo Neri alla Vallicella, il 27 aprile del 1966, alla presenza di migliaia di persona, della TV e di molti giornalisti.

La Messa beat non deve essere considerata una scappatella effimera di qualche giovane o prete scapestrato, ma ha segnato in maniera molto seria la Liturgia cattolica, che già da allora iniziò a essere luteranamente riformata.

Purtroppo dall’Italia la “Messa beat” si trasferì anche all’estero e persino oltre/oceano.

Ebbene, non mi sembra eccessivo dire che il “Sessantotto studentesco” fu ampiamente anticipato dal “Sessantacinque clericale”.

Venne così introdotto (1965/66), già prima della promulgazione della Nuova Messa (1969), un nuovo rito della Messa, molto più simile alla “Cena luterana” (forse trattandosi di Messe beat sarebbe più opportuno dire “Baldoria luterana”) che al rinnovamento incruento del Sacrificio del Calvario, con la lingua volgare, il tavolino al posto dell’altare, la comunione in piedi e persino sulle mani, il celebrante che officia rivolto al popolo e non a Dio.

Padre Morlion, la “Pro Deo” e la “Luiss”

Attenzione! Il domenicano padre Gabriele Sinaldi, come abbiamo visto, insegnava alla Università “Pro Deo”, che fu fondata esattamente nel fatidico 1966 dal padre domenicano Felix Morlion (1904 – 1987). Roberto Marchesini (cit., p. 155) ci spiega che essa era “l’ennesimo progetto della Cia gestito da Henry Luce”, cara amica di padre Murray.

Padre Morlion nacque a Dixmude in Belgio il 16 maggio del 1904 e arrivò, con l’Esercito Usa, in Sicilia e poi a Roma nel 1944 – accompagnato da una lettera di presentazione di Alcide De Gasperi firmata da don Sturzo – con alcuni compiti di carattere politico affidatigli dal fondatore del Partito Popolare Italiano, esule negli Usa (1924/1940).

Ora, Morlion era un esperto di tecniche della guerra psicologica e di propaganda di massa, lavorava per i servizi segreti americani (Oss e poi Cia).

Egli fondò a Roma, con il nulla osta di monsignor Montini, nel 1946, la Università Internazionale degli Studi Sociali (UISS) “Pro Deo” della quale divenne il Presidente nel medesimo anno, con a capo il Presidente (dal 1921 al 1966) della Fiat Vittorio Valletta[10] e con la protezione dei ministri democristiani Scelba, Gonella e Andreotti.

Attualmente la “Pro Deo” si chiama Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) “Guido Carli” fondata a Roma nel 1974 da Umberto Agnelli, che rilevò la “Pro Deo”, ma che ne cambiò nome solo nel 1977.

Padre Morlion ne restò Presidente sino al 31 ottobre 1975, fu rimpiazzato da Carlo Ferrero sino al 1978, poi dal Governatore della Banca d’Italia (1960/1975) e, quindi, Ministro del Tesoro (1989/1992) Guido Carli dal 1978 al 1993, in séguito da Luigi Abete (1993/2001), quindi da Antonio D’Amato, Luca Cordero di Montezemolo (2004/2010), Luisa Marcegaglia (2010/2019) e da Vincenzo Boccia nel 2019.

Egli era stato incaricato di ridurre l’influenza comunista in Italia, anche attraverso la propaganda, il cinema e la cultura. Collaborò con Roberto Rossellini alla produzione di due film: Stromboli Francesco giullare di Dio entrambi del 1950 (cfr. F. Scottoni, Il pio frate che lavorava per la Cia, in la Repubblica, 27 novembre 1991; N. Tranfaglia, Come nasce la repubblica, Milano, Bompiani, 2004) 

Don Curzio Nitoglia

[1] Che è anche abortiva e non solo anticoncezionale.

[2] N. Goldmann, Staatmann ohne Staat. Autobiographie, Koln–Berlin, 1970, pp. 378 ss.

[3] J. Madiran, L’accord secret de Rome avec les dirigeants juifs, in «Itineraires», n. III, settembre 1990, p. 3, nota 2.

[4] C. Schmidt, Il cardinal Agostino Bea, Roma, Città Nuova, 1987 , p. 612, nota 179.

[5] J. Madiran, in «Itinéraires», autunno 1990, n. III, pp. 1–20.

[6] Cfr. T. Federici, Israele nella storia della salvezza, in «Humanitas», n. 22/1–2, (anno 1967), pp. 75–109.

[7] Cfr. Antony Cyril Sutton, Wall Street And The Bolshevik Revolution, Cutchogue / New York, Buccaneer Books, 1974.

[8] Charles Levinson, Vodka Cola, Firenze, Vallecchi, 1978, p. 257.

[9] Inoltre ha musicato anche film horror e scabrosi. Si è occupato anche di “numerologia” (ossia di cabala) e di fantascienza

[10] Valletta fu iniziato alla Massoneria il 24 novembre 1917, nella Loggia XX settembre di Roma e il 20 giugno del 1919 raggiunse il 32° grado del Rito scozzese antico e accettato. Cfr. P. Bairati, Valletta, Torino, Utet, 1983.

Perché i globalisti odiano il populismo?

Come membro dell'apparato di sicurezza del governo degli Stati Uniti, ho assistito a un livello di pensiero di gruppo che avrebbe scioccato anche gli accademici più accreditati associati ai principali think tank internazionalisti.   Mentre la classe professionale dei pensatori delle relazioni internazionali e i loro elitari venditori ambulanti di dopamina nei media mainstream continuano a lanciare la loro crociata contro la cosiddetta minaccia del populismo, le persone vengono di nuovo attivamente espulse dalla politica estera e interna. 

La versione boogieman del populismo che viene spinta ai telespettatori dei telegiornali non è del tutto accurata. Questa definizione errata nel lessico americano moderno afferma che il populismo è sinonimo di uomini forti autoritari che intendono promuovere politiche nativiste intrinsecamente denominate razziste. 

Ma al suo interno, il populismo si occupa delle persone  e si occupa  dei normali cittadini di una nazione, indipendentemente dalla razza e dall'etnia, dando loro voce nelle rispettive società. Il contesto autoritario è stato sposato al termine attraverso una serie di demagoghi stranieri che hanno utilizzato la facciata delle politiche populiste per ottenere slancio per i propri guadagni politici. Non mancano i nomi nell'elenco dei delinquenti, e non c'è un vero scopo per esaminarli se non per evidenziare che questo concetto è stato dirottato dalla classe internazionalista globale come una finestra per ottenere il proprio guadagno personale. Ironia della sorte, la sinistra ha deciso di etichettare il conservatorismo moderno come un terreno fertile per le idee populiste; e credo che questo sia un distintivo d'onore che i conservatori devono portare con orgoglio. Chiaramente, le élite di sinistra credono ancora che le loro politiche incentrate sul globalismo abbiano creato un cambiamento positivo cercando di rifare il mondo a loro immagine.

Dal momento unipolare degli Stati Uniti negli anni '90 fino ad oggi, l'idea di globalizzazione e di dominio economico e militaristico degli Stati Uniti sono diventati sinonimi e termini intercambiabili. Gli elitari speravano di creare diversità nella catena di approvvigionamento e mercati liberi che, a loro volta, costringessero le società a vivere in modo più armonioso poiché erano tutte interconnesse. Possiamo vedere che l'unico vero cambiamento positivo alla fine ha beneficiato la classe corporativa che ora aveva campo libero nel plasmare le regole della strada e giocare secondo le proprie regole. La gente comune è stata lasciata indietro, non essendo riuscita ad adattarsi all'integrazione verticale della società che è arrivata con la globalizzazione. I Democratici non erano più preoccupati di proiettare l'idea che stavano combattendo per conto della classe operaia. Non erano più preoccupati per i problemi del Primo Emendamento. Infatti, i Democratici, che pretendevano di essere il partito dell'antitrust, aveva alla fine facilitato la crescita delle oligarchie tecnologiche in imperi monopolistici inimmaginabili che censuravano il discorso protetto dal Primo Emendamento a causa dei loro incessanti desideri di ottenere capitali per le loro campagne di rielezione. Ancora una volta, le persone sono state completamente escluse da queste conversazioni.

In parallelo con un recente risveglio pubblico sui perni della politica interna americana, stiamo assistendo a un cambiamento sismico nel sentimento pubblico verso le visioni internazionaliste e globaliste di come l'America dovrebbe agire all'estero.  Sentiamo costantemente dalla classe del gruppo di esperti che la politica interna è politica estera e viceversa. Se ciò fosse vero, allora vedremmo una politica estera americana focalizzata sugli interessi dei cittadini americani. Ci viene costantemente ricordato che è nell'interesse dell'America essere coinvolta nei conflitti mediorientali e nei giochi di potere in Eurasia con un potere in declino che non ha alcun valore sociale ed economico per il cittadino americano medio. Sappiamo che queste sono dichiarazioni vuote, e persino menzogne ​​​​aperte, poiché i prestatori globali e il complesso militare-industriale sono diventati i principali benefattori di questi coinvolgimenti. Allora, cosa si può fare?

Parte della risposta sta nel fatto che il pubblico non può, e non sarà, in grado di rimanere in silenzio sulle proprie convinzioni politiche molto più a lungo con l'avvento dei nuovi media che superano i media tradizionali. Il pubblico è affamato di giornalisti onesti, vere iniziative interne che diano potere e impieghino la popolazione con un potenziale di crescita e una politica estera focalizzata sugli interessi della cittadinanza. 

Una soluzione logica per attuare un cambiamento positivo è incoraggiare le prossime generazioni a candidarsi per posizioni di governo. La burocrazia permanente del governo è probabilmente la struttura di potere più influente che domina il nostro modo di vivere.  La burocrazia è incaricata di riscuotere le tasse, proteggerti dalla criminalità, fornire benefici per la salute e così via. Inoltre, questi individui non sono eletti da te. Vengono assunti come te all'interno delle rispettive linee di lavoro. Sono pensati per essere responsabili nei tuoi confronti come dipendenti pubblici. Tuttavia, questa classe gonfia di burocrati è diventata l'entità più sclerotica, ma autorevole, che serve gli obiettivi obsoleti degli internazionalisti. Spesso eleggiamo nuovi leader che promettono il cambiamento e poi si entusiasmano alla prospettiva di un cambiamento di politica con una nuova amministrazione in arrivo. Questa storia secolare viene raccontata, in forme diverse, ogni quattro anni senza un reale cambiamento nelle politiche ai livelli di governo che contano. Possiamo ringraziare la burocrazia permanente non eletta per questa continua inerzia,  

Se vogliamo cambiare il modo in cui il governo lavora per le persone, dobbiamo incoraggiare il futuro a investire nel servizio pubblico.

Il governo degli Stati Uniti ha uno strano modo di ascoltare i consigli esterni: non è così.   La burocrazia è bloccata nelle sue valutazioni del mondo nel contesto del suo senso di idealismo degli anni '90. I quadri analitici che circondano la politica estera e le priorità di sicurezza nazionale spesso non tengono conto del beneficio della gente. Se i pensatori avessero ragione sulla sinergia tra politica estera e interna, allora vedremmo una politica estera che avvantaggia le persone della classe operaia di tutti i colori e credo. 

  • Il GOP deve rompere con le sue idee reazionarie di aggrapparsi singolarmente a questioni di guerra culturale e perseguire una strategia per garantire al pubblico americano che il partito sostenga i suoi migliori interessi, economicamente e socialmente. 

  • D'altro canto, i Democratici hanno completamente abbandonato l'idea di considerare anche l'elettore della classe operaia nell'attuazione delle politiche, il che presenta un vantaggio ancora maggiore per gli strateghi del GOP nel mostrare agli elettori l'evidente negligenza dello stato. 

Quale altra scelta abbiamo come popolo se non quella di cambiare dall'interno dell'apparato? Incoraggiare i giovani a intraprendere una vita al servizio del governo potrebbe non essere facile, poiché la paga non attira l'attenzione che potrebbe offrire un gigante della tecnologia della Silicon Valley. Tuttavia, l'adesione a questo sistema può produrre il beneficio più consequenziale per la società: una vera rappresentanza all'interno del nostro governo.

 Scritto da M.Roberts tramite AmericanThinker.com

* * *

M. Roberts è un funzionario della sicurezza del governo che desidera rimanere anonimo per ovvie ragioni.

Una volpe a guardia del pollaio? Si Certamente!

L'impulso a scoprire se l'influenza Wu è iniziata nel laboratorio di Wuhan, e per volere di chi è stata condotta la ricerca, è stata forte quasi quanto la spinta disperata a impedire a chiunque di trovare la risposta.   Su  Sunday Morning Futures , Maria Bartiromo ne ha discusso con Devin Nunes, desiderando una risposta. Contemporaneamente alla visione dello spettacolo, ho aperto la mia e-mail e ho trovato un collegamento di Alex Berenson al documento del 24 marzo 2018  che delineava il guadagno della ricerca funzionale .

Il documento è una descrizione dettagliata della ricerca proposta, completa di un grafico delle tappe attese (pagina 31).  

Pagina 10 ha un grafico semplice e colorato (a differenza della densità della verbosità) che mostra a noi laici cosa intendono. 

La pagina 22 mostra un piano di gestione, suddiviso in  Previsione ospite-patogeno  e   Fasi di sviluppo dell'intervento .  Questo documento è il "santo merda!" prova dell'origine.

Nota che Peter Daszak l'ha scritto.  

Oltre ad essere il capo dell'EcoHealth Alliance, che ha  proposto  e organizzato  la ricerca a Wuhan, era l'unico rappresentante degli Stati Uniti nell'indagine dell'OMS sulle... origini del COVID - lo stesso uomo spesso citato per aver affermato che "NESSUNA prova" la teoria delle perdite di laboratorio è vera.

Daszak ha legami con Fauci.  

Prima che questa ricerca iniziasse, Fauci ha fornito $ 600.000 al laboratorio di Wuhan che la supportava. Queste informazioni sono state offuscate e le e-mail tra i due sono state oscurate ma alla fine  rilasciate a luglio .

Penso che se dovessi mettere insieme un diagramma di Venn di COVID, il connettore centrale sarebbe un dottor Fauci.  Ha finanziato EcoHealth Alliance, che ha finanziato e amministrato la ricerca Wuhan. Fauci ha anche stretti legami con Moderna, incluso il fatto che il NIAID (National Institute of Allergy and Infectious Diseases), che presiede dal 1984, ha finanziato il processo Moderna. Ha  spinto Remdesivir , un farmaco costoso che non ha funzionato per curare i pazienti COVID. Ed è stato un attore chiave nel denigrare e vietare l'idrossiclorochina, il primo farmaco economico e facilmente ottenibile che ha funzionato per fermare il progresso del COVID.

Fauci ci lavora da molto tempo, e c'è un mondo di storia da seguire, se vuoi. Sua moglie, Christine Grady, dirige il dipartimento di bioetica del NIH (National Institutes of Health). Sai, l'organismo che  presiede alle questioni etiche dei test sui vaccini .

Potrei continuare, ma voglio arrivare alla mia "parte due".  

Dopo aver spulciato il documento di Daszak (ammetto di avere una malsana incapacità di rimanere sveglio quando leggo articoli scientifici, ma ne ho abbastanza per sapere che è reale), ho ascoltato il Dr. Scott Atlas in una  lunga intervista  sponsorizzata da Epoch Times. È un'ora di cui non ti pentirai se hai tempo.

Atlas, che forse ricorderete ha fatto parte del comitato consultivo di Trump sul COVID, ha un libro,  A Plague upon Our House , in uscita a novembre.  È una voce misurata e ragionata. Non sono d'accordo con tutto ciò che dice, ma parla dell'etica della vaccinazione dei bambini e degli effetti a lungo termine sconosciuti dei vaccini.

Atlas fa molti buoni punti. Parla della politicizzazione di virus e vaccini come un errore . A partire dal minuto 23 circa, parla dei problemi di infiammazione del cuore nei giovani maschi. Parla della censura e di come ha distrutto la nostra fiducia nei professori e nei medici. Se non riesci ad ascoltare tutto, ti consiglio di riprendere al minuto 23 e di ascoltare per i prossimi 10 minuti circa. Le sue domande etiche sull'uso dei nostri figli come scudi per la nostra salute sono logiche e di impatto. Potresti ritrovarti a tornare indietro e ad ascoltare dall'inizio.

Ora sappiamo al di là di ogni dubbio che l'intera pandemia è stata gestita male, e continua a esserlo, negli Stati Uniti e altrove.  Possiamo anche vedere approcci alternativi: la  Norvegia , ad esempio, ha appena decretato che la vita normale dovrebbe riprendere, declassando la pandemia a un problema endemico, ovvero qualcosa che sarà sempre con noi, come l'influenza.

È tempo di dare uno sguardo critico alla nostra risposta al COVID e poi di cambiarla drasticamente. Senza una leadership dall'alto, questo potrebbe essere impossibile.

Il dottor Fauci è ancora la voce di COVID USA.  Ha messo le mani in ogni aspetto del virus, dalla sua creazione al mascheramento, alla chiusura della società e alla resistenza alle cure precoci, portando a centinaia di migliaia di morti. La sua posizione attuale, secondo cui tutti dovrebbero essere vaccinati indipendentemente dall'età, dallo stato di salute o dalla precedente infezione da COVID, è distruttiva per le nostre vite e la nostra economia.

Lungi dall'essere il volto della nostra salute pubblica, Fauci è il volto della distruzione . È ora che venga incriminato, non esaltato . È anche ora che ci alziamo in piedi e diciamo "no" il più forte possibile: no alla vaccinazione dei nostri figli, no ai mandati, no alle mascherine e no a tutte le regole che ci impediscono di vivere una vita libera. Più lo facciamo, più velocemente finirà.

Scritto da Terry Paulding tramite AmericanThinker.com


Una coppia del Michigan muore di COVID a pochi minuti l'una dall'altra nonostante fosse completamente vaccinata

"Hanno fatto tutto bene, hanno fatto di tutto per protocollare il modo in cui dovrebbe essere fatto."

Queste sono le parole della figlia di una coppia del Michigan che è morta tenendosi per mano, a pochi minuti di distanza, dopo che i due erano stati entrambi contagiati dal COVID nonostante fossero completamente vaccinati.

I residenti di Grand Rapids Cal Dunham, 59 anni, e sua moglie Linda, 66 anni, sono morti lunedì dopo una breve lotta con il COVID. I due avevano condizioni di salute preesistenti, ma erano stati entrambi completamente vaccinati. Hanno iniziato a sentirsi male durante un campeggio in famiglia, che è stato interrotto con il progredire della malattia della coppia, secondo una stazione televisiva locale.

"[Mio padre] mi ha chiamato prima del nostro viaggio in campeggio con la famiglia e ha detto che non si sentiva bene, ma pensa che sia proprio come il seno, e [Linda] l'ha preso e lei è tipo, 'Mi ha dato il raffreddore'", la loro figlia Sarah Dunham ha detto a una stazione affiliata Fox locale.

"Il terzo giorno mi hanno svegliato e mi hanno detto: 'Dobbiamo andare perché non ci sentiamo bene.' Quindi li ho impacchettati tutti e se ne sono andati", ha detto.

Le loro condizioni sono peggiorate in pochi giorni e sono finiti con i ventilatori. Sono morti lunedì dopo essere stati tolti dal supporto vitale, permettendo loro di tenersi per mano mentre passavano in tandem.

"Ha sempre scherzato e ha detto: 'Beh, te ne andrai prima di me, sarò proprio lì dietro di te, te lo prometto.' E lo era davvero, come se fosse davvero lì dietro di lui", ha detto Sarah a Fox 17. "L'amore che hanno trovato insieme dopo un precedente matrimonio è fantastico", ha detto. "Erano le persone che hai appena guardato e tu eri tipo, 'Voglio essere vecchio così, voglio quell'amore quando avrò quell'età.'"

Ufficialmente, il CDC sostiene che i vaccini sono praticamente efficaci al 100% nel prevenire le morti, anche se con il passare del tempo il numero di esempi di americani vaccinati che soccombono al virus, sia esso delta o un altro ceppo, è cresciuto. Fonte: qui