sabato 24 dicembre 2016

Mps, lo Stato investe fino a 7 miliardi Banche, il fondo vale solo per il 2017


Sì della Ue al decreto. Moody’s: ridotto il rischio di contagio. Stop in Borsa prorogato




Lo Stato garantirà il rafforzamento patrimoniale del Monte dei Paschi con un investimento massimo di circa 7 miliardi di euro, acquisendo la maggioranza assoluta del capitale della Banca. 

A stabilire l’entità esatta della ricapitalizzazione «precauzionale» a carico dello Stato, che materialmente avverrà tra tre o quattro mesi, sarà l’Autorità di vigilanza della Bce, sulla base di un piano di ristrutturazione e di rafforzamento patrimoniale che verrà presentato dalla banca senese. Il piano ridefinirà anche i tempi e le modalità di cessione dei crediti deteriorati. E dovrà passare anche al vaglio di Bruxelles, che ieri ha comunque accolto positivamente il decreto varato l’altra notte dall’esecutivo, per verificarne la rispondenza alle regole sugli aiuti di Stato.
Tutela per i piccoli investitori
La direttiva Brrd, che ammette la ricapitalizzazione precauzionale di una banca, prevede che l’intervento pubblico non possa andare oltre il fabbisogno di capitale emerso dallo scenario negativo degli stress test della Bce. Nel caso del Monte dei Paschi, che dopo il decreto ha subito formalizzato la richiesta dell’intervento, si tratta appunto di circa 7 miliardi di euro. Una somma che sarà usata dal governo per sottoscrivere nuove azioni della banca senese e, come prevede il decreto firmato ieri dal Presidente della Repubblica, per rilevare quelle che saranno date in cambio ai piccoli obbligazionisti subordinati, che saranno pagate con obbligazioni ordinarie (in scadenza nel 2018, come i vecchi titoli). I piccoli obbligazionisti di Monte Paschi, sul presupposto di un raggiro da parte della banca nella vendita dei titoli, dovrebbero così recuperare l’intera somma investita sottratti gli interessi maturati fin qui. Mentre gli investitori istituzionali vedranno le loro subordinate convertite in azioni al 75% del valore nominale defalcato degli interessi. Secondo il principio del burden sharing, cioè della condivisione degli oneri, previsto dalla direttiva Ue ed invocato dal presidente dell’Eurogruppo, Jerome Dijsselbloem. Il valore di mercato delle azioni e delle obbligazioni Mps, in ogni caso, rimarrà congelato, come ha stabilito ieri la Consob, fino alla definizione del piano di ricapitalizzazione.

Garanzia sulla liquidità
L’ombrello dello Stato sugli aumenti di capitale a rischio delle banche previsto dal decreto, che può contare su una dotazione di 20 miliardi, resterà aperto per tutto il 2017. Mentre sarà esteso di sei mesi, fino al prossimo giugno, il meccanismo per assicurare la liquidità con la garanzia pubblica sulle emissioni obbligazionarie delle banche. La Commissione Ue avrebbe già dato un assenso di massima. «L’intervento statale non era sicuramente la nostra prima opzione, ma ci darà la possibilità di procedere allo smaltimento dei crediti deteriorati e di avere una posizione più forte» ha commentato Marco Morelli, amministratore delegato del Monte, che ieri ha chiuso un’intesa con i sindacati per definire 600 esuberi con il prepensionamento. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha deto un giudizio sostanzialmente positivo del decreto. Per l’agenzia di rating Moody’s riduce il rischio di contagio al sistema, ma per Standard and Poor’s non ne risolve i problemi di fondo. 

Mario Sensini

Fonte: qui

Come siamo scaduti così in basso (riflessione su Montepaschi)


Caro contribuente.  Visto che  la cricca che vi governa per conto terzi vi ha accollato  altri  20 miliardi di debito per  salvare la “sua” banca,  ricordatevi almeno questa foto:

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e’ una grande storia d’amore. Lui è  Giuliano Amato, l’immarcescibile e il mai imputabile,  oggi elevato a giudice costituzionale, ossia topo nel formaggio, dal Napolitano.  Quello fra le sue braccia è Giuseppe Mussari, capo di Monte dei Paschi, e messo dalla cricca alla presidenza dell’ABI, Associazione Bancaria Italiana.
Risale al 2010, quando – da intercettazioni di telefonate pubblicate da Corriere e Repubblica – risulta che Giuliano Amato disse  a Mussari: “Io ti aiuto a prendere la presidenza ABI”, poi gli chiese dei fondi per il Tennis Club di Orbetello, di cui l’Intoccabile e Immarcescibile è presidente.
Roba da poco, 150 mila euro.  Però pensate solo quel che succederebbe se una telefonata simile venisse fuori che l’ha fatta Virginia Raggi: apriti cielo,  la magistratura “apre un dossier”, i giornali impazzano, il PD urla:  disonesti, incapaci!
Invece, allora,  niente. Amato era, come sempre, l’Impunibile.  Mussari era dato “vicino a D’Alema”. Che infatti,   sprezzante, sulla donazione al tennis club di Orbetello, sibilò: “Era uno dei compiti istituzionali della Fondazione”.
Provare che è stato Amato a mettere  Mussari al vertice della potentissima Associazione Bancaria è ovviamente impossibile. Fatto sta che è stato a quel vertice  –  la confindustria di tutte le banche italiote, –   finché il bubbone Montepaschi è scoppiato.
E’ un bravo banchiere,  Mussari? Degno della raccomandazione dell’Immarcescibile?  Accettato dagli altri banchieri perché ne aveva conquistato  il rispetto  le sue capacità tecniche e professionali?

Vediamo. A quel tempo era già noto che Mussari, per Montepaschi, aveva acquistato la banca Ambroveneta da Santander, che l’aveva pagata 9 miliardi, per 16,7: un sovrapprezzo clamoroso, incomprensibile, che ha fatto subito pensare  che nascondesse qualche tangente miliardaria…
Forse c’era  anche questa.  

Ma quel che ha scoperto l’indagine, era che Mussari  e il vertice intero di Montepaschi non avevano capito a quanto ammontava  la spesa. 

Ai magistrati, Piero Mantovani che era  capo  di Antonveneta, testimonia che al primo colloquio con Mussari e Vigni (il vice) “Ho colto in costoro uno smarrimento […]  Forse solo in quel momento realizzarono che l’esborso   sarebbe stato ben più  elevato” di 9 miliardi.  Per 9 miliardi   Santander aveva rifilato Antonveneto a Mussari, ma  il gran banchiere senese non s’è accorto che Antonveneto ha un passivo da 7,9 miliardi. Che si somma dunque al  prezzo d’acquisto.
Quando glielo dicono, “ha un momento si smarrimento”.  Montani se ne va chiedendosi – e   lo dirà  ai magistrati: “Ma questi  han capito veramente quel che devono pagare?”.

Mussari, il  gran tecnico, il futuro presidente dell’ABI, apparentemente non sa leggere i bilanci. 

O  almeno così ci hanno fatto credere:  perché  questa è l’estrema linea di difesa, quella cui è  ricordo un altro fallito politico, Gianfranco Fini in Tulliani: “Sono stato coglione, non disonesto(invece è  un disonesto!!!)”. 

Ma io tendo a credere nella incompetenza assoluta. Lo dimostra il fatto che  Mussari e  l’intero vertice della banca chiedono soccorso alle banche d’affari internazionali, Deutsche  Bank, JP Morgan, Nomura  per nascondere il buco, e si mettono nelle  loro mani. Queste capiscono al volo  i gonzi con cui hanno a che fare, e gli propongono dei derivati,  “Alexandria”, “Santorini”, “Fresh”  che produrranno perdite miliardarie a Montepaschi, e lucri miliardari a loro… quelli non sanno leggere un bilancio, figurarsi se sanno come funziona un derivato di DB o Morgan il Pirata.  Sono infatti i derivati di salvataggio che Montepaschi adotta, la causa  a cascata della sua rovina. Incompetenza su incompetenza.
Ricordo questi vecchi fatti – per cui dovrete pagare voi  contribuenti – perché questo è il motivo radicale del degrado italiano: l’accurata e sistematica selezione e promozione di ignoranti nei posti-chiave  che esigono competenza, responsabilità, esperienza.  

Attratti dal fatto che quei posti sono strapagati, la “politica” li ha occupati tutti  –  impedito che ci andassero quelli che sanno il mestiere,  e ci ha messo i suoi – scelti precisamente in quanto incapaci.

Come dimostra Amato con Mussari, ma  il fenomeno è visibilissimo anche nel  privato: Vivendi sta per papparsi Mediaset, e Berlusconi, il grande imprenditore,  è smarrito anche lui, s’è fatto cogliere di sorpresa, non ha capito i giochi del sagace energico Bolloré: in una parola, è un inadeguato al mondo moderno.   Come aveva già dimostrato facendosi ammazzare il suo Gheddafi e poi espeller dal governo italiota da Draghi, Merkel e Sarko,  è sotto il livello intellettuale e culturale che occorre non dico per vincere, ma per sopravvivere. Anche lui s’è scelto solo yes men. Non è un caso.  

E’ quel che han fatto Amato e D’Alema mettendo Mussari dove non doveva. 

Il risultato è il conto che siete chiamati a pagare voi, mica loro.

E’ così che l’apparato pubblico, anche e soprattutto quello tecnico – la “macchina amministrativa” –  non risponde nemmeno più alle direttive del  governante.  E la sua sola occupazione è farsi  strapagare, specie a livello dirigenziale.

Potreste credere che “lo Stato” sia sempre stato così. Non è del tutto vero.  Io che sono vecchio, ricordo anni in cui la dirigenza pubblica era alquanto competente, sapeva progettare il futuro collettivo, e aveva stipendi più bassi.  La “politica” ha eroso queste competenze, le ha sostituite con i suoi scherani con la tessera del partito. Ma lo scadimento decisivo è avvenuto in tempi abbastanza recenti,  diciamo una ventina di anni fa.
Una foto emblematica del livello della politica
La storica  foto, emblematica del livello della politica.  Poletti oggi è il noto ministro.
Quando cioè, l’Occidente decreta la globalizzazione. Gli intoccabili e immarcescibili come Giuliano Amato o Napolitano, capiscono benissimo cosa questo significa:  che il sistema Italia,  da loro reso poco efficiente per mangiarne il grasso che cola, sarà investito dai venti tempestosi della concorrenza globale; il lavoratore tessile   da 1,7 milioni di lire al mese sarà  messo in  concorrenza col messicano a 450 mila, col pakistano a 150 mila; la Fiat crollerà perché arrivano le auto giapponesi, che sono – semplicemente – di qualità migliore e più  economiche.  Insomma l’intera industria italiana, anzi l’intero settore produttivo viene esposto alla competizione globale; molti  cadranno, alcuni lotteranno  per sopravvivere, nel tremendo darwinismo tecnologico e sociale che sta per profilarsi. Ci saranno estinzioni di massa, riduzioni di paghe e di posti  nel crudele clima di darwinismo sociale che sta per abbattersi sul sonnacchioso paese.

Con una sola eccezione: l’impiego pubblico. 

Quelli che gli economisti chiamano “servizi non vendibili” all’estero.  

Puoi importare un computer cinese, ma non un impiegato cinese da mettere al posto dell’impiegato comunale,  del tranviere dell’ATAC, un messicano al posto dell’impiegato della Regione Sicilia o Calabria.  Non puoi  comprare un servizio pubblico dall’estero anche se costa un decimo.

Lorsignori l’han capito benissimo, ed è stato – ne sono convinto – in quel  preciso momento che   han deciso di farsi un ricco riparo  di privilegi intangibili,  mentre gettavano noi nella tormenta   della competizione globale. Si son costruiti l’Isola Meravigliosa, il Castello di Cristallo  delle Istituzioni:  si sono decretati paghe altissime,  si sono scritti loro le leggi che eterizzano il loro potere e privilegio, hanno imbarcato qualche milione di complici con paghe più alte che nel privato;  sono saliti nella  Arca di Noè  dorata fra le nuvole, ed hanno tirato su la scala.

Il nostro destino non li riguarda,  ormai hanno separato il loro dal nostro.  Il calo del nostro prodotto interno lordo non li allarma, dato che loro aumentano l’esazione fiscale e si prescrivono gli aumenti.  

Sempre più ignoranti, sempre più incompetenti,  sempre più inadeguati anche intellettualmente  al mondo moderno –  non fanno che ricevere ordini dalla  centrali del pensiero unico anglo-americano –  e sempre più ricchi.  Nomina dopo nomina,  scadimento dopo scadimento, siamo alla ministra della Pubblica Istruzione   che ha fatto le elementari, al ministro del Lavoro che sputa sui giovani disoccupati e mostra il suo odio per gli  intelligenti: “Vadano all’estero, così non rompono i coglioni qui”. 

Il  che significa: non abbiamo bisogno di culture, esperienze, professionalità, perché al vostro posto abbiamo già messo nostri figli scemi, e i nostri Mussari.  

E sono stati loro, direttamente loro, a lasciare che l’Italia abbia perso il 25% della sua produzione industriale – negli stessi anni in cui i loro emolumenti e privilegi crescevano.

E avete visto  come reagiscono appena si profila un pericolo dal basso, dal popolo, al loro potere inadempiente e indebito. Il Comune di Roma ha accumulato 13 miliardi di debito sotto i loro  compari e scherani; non si sono mai nemmeno occupati di riscuotere gli affitti dell’immenso patrimonio immobiliare, tanto lo Stato ripaga da sempre  tutti i loro buchi e furti...


Fonte: qui

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