giovedì 22 dicembre 2016

Poletti, bufera sul figlio: «Lui non emigra perché prende soldi pubblici»

Su Manuel Poletti, 42 anni, giornalista, figlio del ministro del Lavoro Giuliano, ha acceso i riflettori l’ennesima gaffe paterna. Non rientra tra i «cervelli» che sono andati via dall’Italia e che «è bene che stiano dove sono perché questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi», come aveva detto il ministro pochi giorni fa. Lui, in Italia, il lavoro l’ha trovato. Ma se ha vita facile è perché può contare su una generosa mano pubblica: lo hanno «smascherato» i social e subito hanno brandito l’arma per vendicarsi del ministro reo di malignità (o leggerezza?) nei confronti dei giovani italiani che emigrano per cercare lavoro e dignità. «Facile difendere #JobsAct e #voucher quando persino tuo figlio ha azienda che campa grazie a contributi editoria pagati dallo Stato», è uno dei tanti commenti fioccati su Twitter.

Giornali e coop


Questa la ricostruzione del Fatto Quotidiano, che ospita un’intervista a Poletti jr., giornalista da cinque anni, un inizio carriera da cronista a Imola, poi corrispondente dell’Unità, e in seguito alla guida di settimanali controllati da cooperative associate a Legacoop (di cui Poletti senior era presidente nazionale). Attualmente è direttore di SetteSereQui, settimanale da 5mila copie della provincia di Ravenna, di proprietà della cooperativa Media Romagna. Società editrice di cui Manuel Poletti è presidente. Il punto è che la cooperativa, in tre anni, ha ricevuto oltre mezzo milione di euro di contributi pubblici: una base sufficientemente solida per non dover emigrare.

La mozione di fiducia

Forse è a lui che Poletti (Giuliano) pensava quando si è prodigato in video-scuse su Facebook: «Non ho mai pensato che sia un bene per l’Italia il fatto che ci siano giovani che se ne vanno, volevo solo sottolineare che qui ci sono dei giovani bravi, che ci sono giovani competenti, impegnati e che a questi giovani bisogna dare questo riconoscimento».

Laurearsi

Ma c’è di più: Manuel non è laureato. Non ancora, almeno. E non ci sarebbe nulla di male, se non quell’altra incauta affermazione paterna: «Prendere una laurea con 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21». Lo aveva detto, il ministro, a un convegno su scuola e orientamento a Verona. Anche allora, reazioni rabbiose su Twitter: «Il ministro svaluta la lode presa a quasi trent’anni? Lui aveva risolto così il problema: non s’è laureato».

Mozione di sfiducia

Intanto, contro il ministro è partita una mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle che è stata firmata anche da Sinistra Italia, Lega e alcuni senatori del Gruppo Misto. Hanno chiesto al ministro di farsi da parte parlando di un «comportamento inadeguato al ruolo e opinioni del tutto inaccettabili». E in una lettera, sottoscritta da 200 giovani dirigenti del Pd, si legge: «Non bastano le scuse formali, perché quello che per lei potrà rappresentare un piccolo inciampo politico, per la nostra generazione rappresenta invece una dolorosa quotidianità». I giovani democrat definiscono Poletti «l’ennesima persona che ha trattato con leggerezza e superficialità la difficile situazione dell’occupazione giovanile in questo Paese», producendo «per noi sale su una ferita aperta che brucia da impazzire».



Caso Poletti: il figlio non emigra, prende mezzo milione di contributi pubblici

Non si sgonfia la polemica sull'improvvida uscita del ministro sui giovani


“Se centomila giovani all’anno lasciano l’Italia non è che qui restino solo i ‘pistola’. Molti di quei giovani stanno bene dove stanno, meglio non averli fra i piedi“. Ha suscitato un vespaio di polemiche l’improvvida uscita del ministro del Lavoro Giuliano Poletti sui ragazzi che lasciano l’Italia in cerca di opportunità all’estero. Polemiche che non possono che rinfocolarsi nel momento in cui si scopre che il figlio del ministro, 

Manuel Poletti
, non è affatto un ‘pistola’, e non emigra perchè negli ultimi tre anni ha incassato quasi mezzo milione di euro in contributi pubblici editoriali.
Manuel Poletti, infatti, si è inserito bene nel mondo del lavoro, traducendo la sua passione per il giornalismo in una brillante carriera; è già direttore poco più che trentenne. Dopo un’esperienza a come corrispondente, Manuel Poletti è passato a guidare alcuni settimanali locali controllati da cooperative associate a Legacoop, la potente associazione che proprio suo padre ha presieduto per più di dieci anni, dal 2002 al 2014, prima di essere chiamato a Roma dal premier Renzi.
Attualmente Poletti jr è presidente di Media Romagna soc.coop., una cooperativa che fa parte di LegaCoop Romagna. La coop del figlio del ministro si occupa di comunicazione, ed edita un giornale di cui è direttore lo stesso Manuel Poletti, SetteSereQui, nato dalla fusione di tre precedenti testate della provincia di Ravenna. Come cooperativa editoriale, il gironale di Poletti jr ha ottenuto i contributi pubblici all’editoria. Parecchi: 191mila euro nel 2015, 197mila nel 2014, e 133mila nel 2013. Più di mezzo milione di euro in tre anni.
Elenora Padoan assunta
grazie al padre  alla CDP
QUI SE MAGNA!!!
“In questa veste di imprenditore-cooperatore, oltre che di socio e lavoratore della sua cooperativa, Manuel Poletti sta seguendo in parte le orme del padre muovendo passi importanti all’interno di Legacoop Romagna – scriveva Italia Oggi -. È lui infatti a guidare il neonato network ribattezzato Treseiuno, una rete di cooperative romagnole attive nei settori della comunicazione e dell’informatica nata con lo scopo di fare massa critica e intercettare nuovi mercati e possibilità di sviluppo”

Insomma, come nel caso della figlia del ministro Padoan assunta da cassa Depositi e Prestiti, il Jobs act vale per noi, mentre in politica continua a piacere il posto fisso, magari pubblico.

Fonte: qui

Manuel Poletti, figlio di Giuliano, "copia e incolla": ampi stralci di articoli di colleghi (e di Ezio Mauro) riportati integralmente nei suoi pezzi


Un settimanale "che sappia creare quella chimica arcana con cui il giornale dà quotidianamente forma a se stesso, dal primo abbozzo del mattino all'urto pieno e aperto con i fatti". Così il 10 gennaio 2009 Manuel Poletti, figlio del ministro del Lavoro Giuliano, presentava ai lettori del settimanale Sette Sere il grande cambiamento in atto. Nel suo editoriale da direttore Poletti jr annunciava la fusione tra due giornali locali che sarebbe avvenuta di lì a un mese: dal 7 febbraio successivo Sette Sere si sarebbe fuso con un altro settimanale, Sabato Sera Bassa Romagna, esperimento editoriale poco fortunato nato qualche anno prima.
Parole che però suonano come già sentite. Perché identiche a quelle usate dall'ex direttore di Repubblica Ezio Mauro nel suo articolo del 16 dicembre 2008 sulla morte dell'imprenditore Carlo Caracciolo, fondatore della Società Editoriale La Repubblica che ha dato il via alle pubblicazioni del quotidiano di Largo Fochetti. Scriveva Ezio Mauro:
Perché (Carlo Caracciolo, ndr) conosceva [...] quella chimica arcana con cui il giornale dà quotidianamente forma a se stesso, dal primo abbozzo del mattino all'urto pieno e aperto con i fatti, infine al momento in cui gli avvenimenti esterni e la cultura interna si fondono in una selezione, creano una gerarchia, diventano un disegno, formano un'idea: e danno vita non a un fascio di notizie stampate, ma ad una ricostruzione organizzata e a una reinterpretazione appassionata della giornata che abbiamo attraversato, della fase che stiamo vivendo.
ezio mauro
Nel suo articolo Manuel Poletti copia l'intero passaggio, riferendolo non a Caracciolo (morto il mese prima) ma alla sua nuova esperienza editoriale. E infatti l'unica differenza sta in "giornata" che nell'editoriale del figlio dell'attuale ministro del Lavoro si trasforma in "settimana" (dal momento che si tratta di un settimanale).
poletti
È solo uno dei casi che avrebbero fatto guadagnare, secondo chi ha avuto modo di lavorare con lui, la fama di "Mr Copia e Incolla" a Manuel Poletti, figlio del ministro finito nell'occhio del ciclone per le sue frasi su quei giovani andati all'estero alla ricerca di opportunità che a volte "è meglio togliersi dai piedi" . Frase poi definita "infelice" dallo stesso ministro che si è scusato per aver usato quell'espressione.
Poletti jr, prima di diventare direttore dei settimanali delle Coop, ha fatto la "gavetta" come tanti altri giornalisti. Nel 2004 era in forze alla redazione di Bologna dell'Unità. Il 22 ottobre di quell'anno al suo caporedattore arrivò una lettera (di cui l'Huffington Post è in possesso) in cui veniva segnalato un plagio a firma Manuel Poletti. La segnalazione era stata inviata da un giornalista di un settimanale locale e denunciava un copia e incolla pressoché integrale di un suo articolo pubblicato il 16 ottobre 2004 e apparso quasi identico su L'Unità tre giorni dopo, il 19 ottobre. Non solo: veniva fatto notare come lo spiacevole inconveniente si fosse ripetuto più volte in passato.
È accaduto a Massimiliano Boschi, per esempio. Anche lui, giornalista nel 2004 per il settimanale legato al mondo rosso delle coop Sabato Sera, ha pubblicato un articolo il 14 febbraio 2004 quasi integralmente "ricopiato" su L'Unità di Bologna quattro giorni dopo, il 18 febbraio. E anche questo portava la firma di Manuel Poletti. Contattato dall'Huffington Post, Boschi ha confermato la paternità dell'articolo e i "copia e incolla" operati dal figlio dell'attuale ministro.
Nel 2009 Manuel Poletti è diventato direttore del nuovo SetteSere, nato dalla fusione con Sabato Sera Bassa Romagna che pure aveva guidato fino a quel giorno. La decisione dell'editore, la cooperativa Bacchilega, di designare il figlio dell'attuale ministro e all'epoca presidente nazionale di LegaCoop, indusse una decina di giornalisti a fare armi e bagagli e a lasciare il settimanale nel quale avevano lavorato molti anni.
Andarono via dal giornale il direttore, quattro caporedattori e diversi collaboratori, sbattendo la porta. Nella lettera di commiato ai lettori scrissero:
"La fusione è stata decisa senza neppure presentare un progetto editoriale e un piano di fattibilità economica, forzando il voto dell'assemblea dei soci con tempi, modalità e scenari propri più di un blitz che non di una discussione serena. È stata una decisione presa rifiutando a priori, e spesso irridendo, qualsiasi tentativo della redazione faentina di formulare eventuali controproposte che salvaguardassero la qualità e la territorialità del giornale".
ARTICOLO DI MANUEL POLETTI DEL 18 FEBBRAIO 2004
poletti
Articolo di Massimiliano Boschi
Imola. Il restauro delle pellicole dei film che verranno proiettati il prossimo 19 febbraio al Teatro dell’Osservanza, “I solenni funerali dell’Onorevole Andrea Costa” ed “Il convegno dei ciclisti rossi a Imola”, è stato curato da Fausto Pullano, del laboratorio Home Movies, che già si era occupato delle videocassette pubblicate dalla Coop Bacchilega riguardanti la storia della Cogne e della Camera del Lavoro.

Un lavoro di restauro particolarmente complesso. “Il restauro di questo tipo di pellicole, risalenti ad inizio novecento – spiega Pullano – deve essere, per ovvie ragioni, sempre molto accurato. Le pellicole originali, consegnateci dal Cidra, erano su nitrato e quindi deteriorabili e particolarmente infiammabili.
Per il restauro ci siamo, quindi, affidati al laboratorio “immagine ritrovata” che si occupa anche dei restauri per conto della cineteca di Bologna. La pellicola originale è stata controllata fotogramma per fotogramma e quindi copiata su pellicola a 35 mm. Successivamente siamo passati dalla pellicola al digitale con la procedura definita telecinema. Con questa tecnica abbiamo uniformato le luci e restaurato nel miglior modo possibile le pellicole originali che, ricordiamolo, risalgono al 1910 e al 1913”. Al di là del valore storico delle pellicola, il film “I solenni funerali dell’Onorevole Andrea Costa” sembra essere un’opera pregevole anche dal punto di vista cinematografico. “Sì, dalle riprese è facile intuire che il film è opera di un professionista, lo si capisce dal tipo di inquadrature scelte e dall’uso delle cinepresa. D’altra parte è stato girato da Luca Comerio, padre del cinema documentario italiano, fotografo della Real Casa Sono immagini eccezionali che potrebbero essere anche le prime girate a Bologna giunte fino a noi. Non siamo sicuri, ma secondo i testi più attendibili e rigorosi sono sicuramente le prime girate a Imola”.
Alla pellicola originale è stato aggiunto qualcosa?
“Noi abbiamo restaurato la pellicola originale, ora a disposizione del Cidra, ma per la proiezione del 19 febbraio e per la vendita in videocassetta, abbiamo aggiunto un commento audio, utilizzando i giornali dell’epoca e le musiche del gruppo “Terre di mezzo”, che sembrano prodotte apposta per il film. In coda abbiamo aggiunto 5 minuti di immagini selezionate da noi, che abbiamo chiamato “sguardi svelati”. L’idea ci è venuta dall’osservazione di un quadro di Bruegel “giornata buia” che mostrava la simultaneità d’azione in una giornata. Allo stesso modo nelle due pellicole vi sono tante situazioni simultanee che sfuggono al telespettatore. Così abbiamo selezionato alcune di quelle azioni, svelando gli sguardi delle persone riprese e, allo stesso tempo, le abbiamo svelate allo spettatore. Azioni banali che, decontestualizzate, si sono dimostrate molto divertenti e originali. D’altra parte i due film sono pieni di “sguardi in macchina”, le persone riprese non erano certo abituate alla cinepresa. Il risultato ci sembra molto buono, sono state restaurate delle pellicole, di grande valore storico e cinematografico, che rischiavano il deterioramento”.
Fonte: qui


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