martedì 26 maggio 2020

“LA CRISI FARÀ SCOPPIARE RIVOLTE SOCIALI”


SETTE ITALIANI SU DIECI TEMONO CHE LE RIPERCUSSIONI DEL COVID-19 SULL’ECONOMIA POSSANO ACCENDERE LA RABBIA COLLETTIVA SOPRATTUTTO AL NORD 

ALESSANDRA GHISLERI: “IL TEMA VERO È CHE LA FIDUCIA NEI POLITICI ITALIANI OGGI È AL 4,6%  

SOLO UN PUNTO PIÙ ALTA DI QUEL PERIODO CHE HA PORTATO BEPPE GRILLO AL FAMOSO VDAY 

IL CHE CI SPINGE AD AFFERMARE CON FORZA CHE LA POLITICA OGGI NON DEVE INSEGUIRE IL CONSENSO, MA IL BUON SENSO


Alessandra Ghisleri per “la Stampa”

Dopo 100 giorni di lockdown gli italiani iniziano ad avere paura. Secondo l' ultimo rapporto di Euromedia Research, sette su dieci temono che la crisi economia possa far esplodere le rivolte sociali, soprattutto al Nord. Solo 5 su cento dichiarano di avere ancora fiducia nei politici. È possibile che il suono del silenzio dei quasi 60 giorni di clausura - prima del 4 maggio - ci abbia distolti da quegli importanti stimoli che da sempre hanno regolato la nostra vita sociale, quando ancora era possibile averne una in totale libertà.

E come in tutte le cose c' è una cattiva notizia e una buona. Quella cattiva è che abbiamo vissuto la nostra vita pre-Covid 19 senza pensare troppo e male alle nostre esperienze di vita. Quella buona è che potremo fare tesoro di questa nuova incredibile consapevolezza per avere la capacità di godere appieno le opportunità che la vita ci offre con una maggiore responsabilità.
nuove povertà nuove povertà

I primi squarci di libertà ci hanno offerto uno spettacolo non sempre edificante, come se qualcuno avesse accantonato per un attimo la sofferenza, le difficoltà e i nostri caduti. Il desiderio di una vita normale ci affascina e ci rende preda di nuovi obiettivi, ma non si può pensare di uscire da una situazione così complessa affidandosi solo alla sfida del fato.

COMPORTAMENTI
Da qui si evince che il problema non è di natura informativa, ma comportamentale. Il virus non rispetta i diversi decreti che si succedono nel tempo, viaggia libero di contagiare senza vincoli. Le informazioni per quanto spesso contraddittorie e a volte confuse sui fondamentali, hanno instillato il seme della paura e gli italiani hanno rispettato i limiti imposti.

nuove povertà nuove povertà
Interrogati nel merito dopo 4 giorni di Fase 2, solo l' 1,3% ci ha dichiarato che di essere uscito anche durante il lockdown, il che coincide con quanto dichiarato il 15 aprile sullo stesso tema. Dai numeri ci si rende conto che la responsabilità degli italiani ha risposto positivamente quando ha dovuto rispettare le regole, lo stesso rispetto che ora la gente chiede in cambio alle istituzioni.

Perché, mentre montano le polemiche cercando di far emergere ognuno le proprie opinioni inseguendo chi può aver sbagliato, ci sono famiglie che si scoprono in grandi difficoltà economiche. Oggi gli italiani insieme alla paura scoprono la preoccupazione della mancata ripresa: il 56,8% teme l' aggravamento della situazione economica mentre il 40,1% rimane ancora concentrato sul contagio. Coloro che sono attivi nel mondo del lavoro sono in maggioranza concentrati sul fattore economico insieme alle loro famiglie, chi studia o è impegnato in percorsi di formazione teme il contagio come stop alla conclusione del loro percorso.
BEPPE GRILLO E ROCCO CASALINO BEPPE GRILLO E ROCCO CASALINO

MIGRANTI
Anche la politica dei migranti in rapporto agli stimoli economici portati dal governo si trasforma in una lotta per la sopravvivenza: non stupisce quindi che il giudizio positivo sulla politica migratoria di questo esecutivo riguarda poco più di un italiano su tre.

TENSIONI SOCIALI
Di fronte a questo spaesamento il 64,6% degli italiani si dichiara consapevole del rischio di importanti tensioni sociali soprattutto nelle aree più produttive del paese. Durante il corso di questi incredibili mesi, molto si è scritto e detto sui numeri riguardanti il Pil, l'occupazione, le crisi aziendali...

tuttavia i numeri pur rivelando lo stato dell' arte sono freddi e hanno difficoltà a raccontare il calore generato dalle voci umane che si trasformano in grida di dolore e richieste di aiuto. Forse pur pensandoci o evocandolo, non ci rendiamo davvero conto della devastazione che potrebbe generarsi da questa epidemia che prima ha colpito intere famiglie facendole ammalare e adesso potrebbe colpire intere attività costringendole alla chiusura laddove non l' ha già fatto. Il tema vero è che la fiducia nei politici italiani oggi è al 4,6% - solo un punto percentuale più alta di quel periodo che ha portato Beppe Grillo al famoso Vday- il che ci spinge ad affermare con forza che la politica oggi non deve inseguire il consenso, ma il buon senso. Fonte: qui

CI TROVEREMO PRESTO UN’ITALIA IMPOVERITA E INCATTIVITA 

IL PRESIDENTE DEL BANCO ALIMENTARE GIOVANNI BRUNO: “LE PERSONE IN DIFFICOLTÀ RADDOPPIERANNO RISPETTO AL PRE-COVID. IN 10 MESI CI SARANNO 10MILIONI DI ITALIANI POVERI” 

IL SOCIOLOGO MARZIO BARBAGLI: "TROPPI SVANTAGGIATI, ORA LA COLLERA SOCIALE RISCHIA DI ESPLODERE. TEMO RIVOLTE DI DISPERATI E NON VEDO NESSUN PARTITO CHE POSSA METTERSI ALLA LORO TESTA”

Maria Rosa Tomasello per “la Stampa”

Coronavirus, l'Italia dei nuovi poveri Coronavirus, l'Italia dei nuovi poveri
Con lo sguardo rivolto avanti, divergente rispetto a quelle che chiama «le polemicucce tra forze politiche» (a partire dal baccano sugli assistenti civici chiamati a vigilare sulla movida), Marzio Barbagli pesa le parole: «I problemi veri sono il dramma dell' economia e le conseguenze sociali che ci aspettano. Temo che possano esserci gradi crescenti di frustrazioni e conflitti: finora non ne abbiamo viste, ma temo rivolte di disperati e non vedo nessun partito che possa mettersi alla loro testa». Sociologo, professore emerito dell' Università di Bologna, per cinquant' anni ha studiato e raccontato le trasformazioni del Paese, dalla famiglia all' immigrazione, alla criminalità. Oggi avverte: il fuoco cova sotto la cenere di una crisi senza precedenti.

Professore, l' emergenza coronavirus ha ridotto allo stremo famiglie e imprese.
La ripartenza è lenta, spesso gli aiuti promessi dal governo tardano ad arrivare. E lei si dice preoccupato...

«Il problema è il confronto che la gente fa nel momento in cui vengono dati soldi e vantaggi. Ci sono continui confronti fra gruppi che non si sentono sufficientemente rappresentati: perché a lui sì e a me no? L' insoddisfazione nasce da questo, e da condizioni oggettive. Far fronte ai bisogni della popolazione è complicato, una gran quantità di denaro è stata investita per sostenere gli strati svantaggiati della popolazione nei prossimi mesi, ma c' è sempre il rischio di commettere errori nella distribuzione».

Vede segnali che potrebbero indicare questa deriva?
«Finora pochi per fortuna, ma fino a pochi giorni fa era impossibile anche protestare. Tutti siamo stati chiusi in casa, basta pensare alla drastica diminuzione dei reati. Ma le prime manifestazioni fanno pensare a un' insoddisfazione crescente. Questa idea che i sociologi hanno ripreso più volte era chiara anche ad Aristotele, che parlava di invidia: si invidiano le persone vicine nel tempo e nello spazio, per età e reputazione. I confronti che creano insoddisfazione non sono fra strati medio-bassi e strati alti: nessuno si confronta coi super-ricchi, ma tra gradi diversi di svantaggio. E sono inevitabili».

Perché inevitabili?
Coronavirus, l'Italia dei nuovi poveri Coronavirus, l'Italia dei nuovi poveri
«Perché l' emergenza ha introdotto forme nuove di disuguaglianze: non rispetto al grado e alla distribuzione di reddito e ricchezza, ma anche all' interno della stessa popolazione occupata. Servizi e terziario sono stati particolarmente svantaggiati. Pensiamo a chi lavora nel turismo: cosa succederà alle centinaia di migliaia di persone che lavorano in questo settore?

Oggi non lo sanno. I ristoratori per esempio: alcuni sono ancora chiusi, altri hanno riaperto e stanno cercando una soluzione. Ma quando si accorgeranno che queste soluzioni sono insoddisfacenti e faranno il confronto con altri settori che sono stati meno svantaggiati senza avere meriti - penso per esempio al pubblico impiego, a persone che hanno il lavoro fisso e non rischiano di essere licenziati - cosa succederà? Questo dramma può provocare nuove forme di frammentazione e di proteste difficili da controllare».

Il governo ha detto che nessuno sarebbe rimasto indietro, ma alcuni sono stati dimenticati, altri stanno ancora aspettando gli aiuti, come la cassa integrazione in deroga. È stato sbagliato fare quella promessa?
Coronavirus, l'Italia dei nuovi poveri Coronavirus, l'Italia dei nuovi poveri
«Non ho particolare simpatia per il premier, ma credo che il governo abbia un compito difficile tenendo conto dei problemi ben noti che ha l' apparato del Paese: burocrazia, banche che non si fidano delle assicurazioni dello Stato, non credo che altri avrebbero fatto meglio. Il debito pubblico italiano va verso il 160%, un problema enorme per il futuro. Eppure il governo ha fatto tutto quello che poteva: immettere denaro per dare sostegno agli strati in maggiore difficoltà. E poi non basta fare decreti perché poi quelle regole siano attuate».

Avrebbero dovuto usare strumenti diversi?
«Le banche avrebbero potuto essere bypassate, ma è più facile a dirsi che a farsi. Diverso è il caso delle risorse per la disoccupazione: è noto che servono mesi prima che la cassa integrazione sia erogata, quindi abbiamo scoperto cose che si sapevano già. Poteva il governo rendere le procedure più rapide? Forse sì, ma sono scelte fatte in una situazione di concitazione, tipico di una emergenza. Il dilemma fin dall' inizio è stato tra salute e lavoro, ma nessuno sapeva bene cosa fare, non solo in Italia».

coronavirus poverta' 18 coronavirus poverta'
In questo quadro i partiti continuano a litigare
«Credono di parlare al loro elettorato, ma io penso che i cittadini lo vivano con fastidio. Dovrebbero considerare che nel dramma che abbiamo vissuto il dibattito politico è diventato sempre più irrilevante: i cittadini erano attenti alle decisioni, ma il dibattito a cui siamo abituati - inteso come contrasto tra le forze politiche - è considerato sempre più fastidioso».

Come le polemiche sugli assistenti civici?
«Polemiche sul nulla, nessun timore di autoritarismo. Se queste persone non possono fare multe, ma si limitano a dire a un giovane quali rischi corre o di mettersi la mascherina, mi pare che questo rientri in quel controllo sociale che avviene normalmente dentro una comunità».
coronavirus poverta' 9 coronavirus poverta' 

"IN POCHI MESI CI SARANNO 10 MILIONI DI ITALIANI POVERI"
Maurizio Tropeano per “la Stampa”

«I poveri della porta accanto». Così Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare, definisce la ferita nella società italiana aperta dalla nuova crisi economica. Quanti sono? Il Banco Alimentare ha visto aumentare del 40% in tutta Italia le richieste, e quindi gli interventi, per la consegna di pacchi di cibo per chi ha perso tutto con picchi del 70% nelle regioni del Sud.

«Prima ne distribuivano 1,5 milioni, adesso almeno 800 mila in più». Ma il peggio deve ancora venire: «Dal 2008 al 2016 il numero dei poveri è raddoppiato per poi assestarsi intorno ai cinque milioni adesso con la pandemia potrebbero raddoppiare nel giro di sette mesi».

E l' allarme non lo lanciano solo le ong. Ma anche i banchieri, tra questi Carlo Messina, ad di Intesa Sanpaolo, che ha annunciato un piano di interventi da 50 miliardi.
Ma chi sono i nuovi? «Persone che fino a febbraio pensavano di non avere bisogno di aiuto - spiega Bruno - e che poi si sono ritrovati in coda al banco dei pegni. E lì abbiamo capito le dimensioni di questa crisi».

Secondo Oxfam Italia, già prima dell' emergenza Covid-19, il 25% dei cittadini riteneva di non poter affrontare una spesa imprevista di 800 euro senza indebitarsi, e un terzo delle famiglie non possedeva la liquidità necessaria per vivere più di tre mesi senza cadere in povertà. Adesso la situazione è precipitata e ha travolto «collaboratori domestici, migliaia di stagionali, che non avevano ancora lavorato e che dovranno fare i conti con una stagione turistica mai avviata. E poi ci sono gli impiegati che hanno perso il posto e gli autonomi senza partita Iva. E che dire dei 3 milioni di lavoratori con contratti in nero?», si chiede l' Oxfam. A questo esercito di «nuovi poveri» si potrebbero aggiungere almeno 75 mila piccoli commercianti, la metà dei 150 mila che secondo i dati della Confesercenti non ha riaperto.

coronavirus poverta' 8 coronavirus poverta' 
La Caritas ad aprile ha realizzato la prima indagine nazionale sulle nuove povertà a cui hanno risposto 101 associazioni diocesana, il 46% del totale.

Il risultato? Il numero delle persone che si è rivolto a quelle strutture è più che raddoppiato e il 98% di chi ha chiesto informazioni lo ha fatto perché «sta vivendo problemi di lavoro e occupazione», il 69,3% ha problemi familiari mentre il 65,3% segnala criticità legate all' istruzione.

Sei su 10 ha problemi di affitto e il 58% di salute. Il 100% ha poi chiesto aiuti alimentari.
«Chi riceve cibo gratis - spiega Bruno - può usare i risparmi per pagare le bollette e altre spese, ma non tutti hanno messo da parte dei soldi e la crisi si aggraverà dopo l' estate visto che la maggior parte delle vittime sono persone anziane che spesso contribuivano al sostegno di figli e nipoti». Anche per Ernesto Ramojno, presidente della fondazione antiusura la Scialuppa di Torino «i problemi maggiori arriveranno a settembre quando finiranno risparmi e l' effetto del sostegno pubblico sarà esaurito».

coronavirus poverta' 2 coronavirus poverta' 
Che fare, allora? Mario Calderini, professore di Innovazione sociale al Politecnico di Milano, immagina «misure mirate di stimolo all' economia, in particolare sull' edilizia civile, dove si possono facilmente ricollocare le persone cadute in povertà che hanno perso il lavoro». Un grande piano di investimenti di ingegneria delle costruzioni e Impiantistica che dovrebbe «partire dall' edilizia scolastica e della valorizzazione delle strutture ricettive per il turismo».

E nella terza fase «servirebbe investire nell' economia sociale che potrebbe essere la risposta alla rottura di alcuni modelli economici come il turismo di prossimità, la filiera del cibo e quella della cura che potrebbe permettere di evitare la crisi del Terzo settore che dà occupazione e nello stesso tempo ha sulle spalle anche una parte importante del welfare italiano che toccherrbbe allo Stato».

Fonte: qui

Nessun commento:

Posta un commento