giovedì 7 maggio 2020

TENSIONE A MILANO DURANTE UN FLASH MOB DEI RISTORATORI CHE DENUNCIAVANO LA PESANTE CRISI ECONOMICA PER LA CHIUSURA DELLE LORO ATTIVITÀ

“SIAMO TRATTATI PEGGIO DEI DELINQUENTI” 
LA POLIZIA È INTERVENUTA MULTANDO TITOLARI E DIPENDENTI ED È EPLOSA LA RABBIA… 



flash mob dei ristoratori a milano 10FLASH MOB DEI RISTORATORI A MILANO 
Momenti di tensione mercoledì mattina all'Arco della Pace, a Milano: durante un flash mob dei ristoratori che denunciavano la pesante crisi economica per la chiusura delle loro attività e la poca chiarezza sulla riaperture da parte del governo, la polizia è intervenuta prima identificando e poi denunciando i manifestanti. A quel punto la rabbia è esplosa. Fonte: qui

IL CORONAVIRUS FA I PRIMI MORTI SENZA CONTAGIO: SI SUICIDA UN IMPRENDITORE NAPOLETANO 
ANTONIO NAGARO AVEVA RIAPERTO L'AZIENDA DOPO DUE MESI DI CHIUSURA E NON HA RETTO ALLE PRESSIONI: SCADENZE, FORNITORI DA PAGARE, STIPENDI AGLI OPERAI, BLOCCO TOTALE DEL MERCATO 
SUI SOCIAL ESPLODE LA RABBIA, LA FAMIGLIA RACCONTA CHE ERA DEPRESSO E CHE NEGLI ULTIMI TEMPI…

ANTONIO NAGAROANTONIO NAGARO
Ha riaperto la sua azienda due giorni fa dopo due mesi di chiusura e non ha retto alle pressioni dovute alla crisi economica: le scadenze, i fornitori da pagare, gli stipendi agli operai, il totale blocco del mercato. Così un piccolo imprenditore di 57 anni di Cercola, comune in provincia di Napoli, Antonio Nagaro, si è tolto la vita impiccandosi nei capannoni della sua azienda nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, zona industriale della città. La ditta si occupava di allestimenti di negozi di ogni genere, e fino a quando non c’è stato il blocco imposto dal presidente del Governo per contenere l’emergenza da coronavirus, era in buona salute e impegnata in molti lavori non solo a Napoli, ma in buona parte d’Italia e anche all’esterno.

L’allarme dei familiari
L’allarme ieri sera quando i suoi familiari, preoccupati perché non rientrava a casa, si sono diretti alla ditta. Nel parcheggio c’era la sua auto e la luce del suo ufficio era accesa, ma non rispondeva al cellulare. Così hanno chiamato i vigili del fuoco che hanno forzato la serratura e sono entrati all’interno. L’imprenditore ha lasciato una lettera d’addio, sequestrata dalla Procura di Napoli che ha aperto un’inchiesta. Commozione dei dipendenti e degli amici che hanno scritto messaggi di cordoglio sui social.

Dolore e rabbia sui social
Dolore e rabbia sui social viene espressa dagli amici e dai conoscenti dell'imprenditore. «La tua semplicità, la tua allegria, la tua eleganza, la tua lealtà, il tuo affetto, la tua amicizia, la tua simpatia, la generosità, il sorriso.....troppe cose belle avevi perché io ti possa mai dimenticare» scrive Luigi.
suicidio per impiccagioneSUICIDIO PER IMPICCAGIONE

E Dario aggiunge: «Un grande, Antonio, uno degli ultimi signori veri. Questa notizia dà un dolore a chiunque l'abbia anche solo conosciuto, perché anche in un piccolo scambio di parole ti restava impresso». Ma c'è anche la rabbia, ad esempio di Antonella: «State portando alla disperazione un popolo. Ciao Tonino». E poi i ricordi, come di Maria: «Era una persona meravigliosa, fiera, nella mia casa posso toccare ciò che lui fece con amore. Riposa amico, un altro angelo in cielo, ciao».

I familiari al sindaco: «Era depresso»
Una depressione accentuatasi nell'ultimo periodo: ci sarebbe questo alla base del tragico gesto. Lo fanno sapere i familiari attraverso il sindaco del comune alle porte di Napoli, Vincenzo Fiengo, che li ha contattati per esprimere il proprio cordoglio. «Mi hanno chiesto di far sapere che il suicidio non è legato a motivi economici - ha affermato Fiengo - ma che il loro congiunto soffriva da tempo di una forma depressiva che si è accentuata negli ultimi tempi. Questo non allevia il dolore per la perdita del 58enne, ed alla famiglia va tutta la vicinanza mia e dell'intera cittadinanza di Cercola».

Fonte: qui

LA GARANZIA DELLO STATO SI STA RIVELANDO UN OSTACOLO” 
L'AZIENDA DI DANIELE GUERZONI HA UN FATTURATO IN CRESCITA E UN OTTIMO MERITO DI CREDITO, EPPURE LE BANCHE SI RIFIUTANO DI DARGLI UN FINANZIAMENTO DA 500MILA EURO: “NON OSO PENSARE COSA SUCCEDE AD AZIENDE MENO FORTUNATE DI NOI. LE BANCHE NON SANNO COME FARE. TUTTI MI DICONO DI ASPETTARE. MA COSÌ PERDIAMO QUOTA DI MERCATO CON I TEDESCHI E…”
Fabio Savelli per il “Corriere della Sera”

Un finanziamento da 500 mila euro - necessario per l' ampliamento della sede produttiva a Misano di Gera d' Adda, provincia di Bergamo - diventato impossibile. Nonostante un ottimo merito di credito, un fatturato che cresce da sei anni consecutivi e un settore, quello dell' elettromeccanica, considerato essenziale per la fornitura di motori e trasformatori elettrici. Neanche un giorno di stop con il Covid che mieteva vittime e «noi con la paura negli occhi ma consapevoli della responsabilità che avevamo per salvare l' azienda, noi stessi e i clienti per cui lavoriamo».
prestiti alle impresePRESTITI ALLE IMPRESE

guerzoni srlGUERZONI SRL
Daniele Guerzoni, 44 anni, da sei al timone dell' azienda di famiglia dopo la morte del papà, una figlia piccola e un fratello di 34 anni al suo fianco, pensa che così il sistema delle piccole imprese italiano salti per aria. Per una questione di tempo. «La verità è che le banche non sanno come comportarsi. Ho girato tutti gli istituti di credito della mia zona. Mi dicono, attenda. Non sanno come fare, quanto finanziare e con quale tasso e la garanzia dello Stato si sta rivelando un ostacolo».
Gualtieri ConteGUALTIERI CONTE

PRESTITOPRESTITO
Daniele è un entusiasta, prima di Natale aveva convenuto con il fratello che bisognava rischiare perché «la tecnologia avanza dirompente e abbiamo bisogno di macchinari avanzati con tutti i crismi di Industria 4.0. Ci siamo guardati e abbiamo deciso: raddoppiamo la sede. Oltre 3 mila quadrati. Non ci ferma nessuno, neanche se il mondo si capovolta». Ed ecco che il mondo è finito sottosopra per davvero, con una pandemia dura, impronosticabile solo pochi mesi fa. Ma ora sarebbe il momento di investire.
daniele guerzoniDANIELE GUERZONI

conte memeCONTE MEME
Il decreto dei primi di aprile sembra dare loro la spinta decisiva. «Ci siamo detti: ora o mai più. Tasso garantito al 2%, copertura dello Stato, una famiglia di 14 collaboratori».
Quello che è successo ai primi di marzo ci tiene a raccontarlo. «Ammetto che eravamo terrorizzati, ma ci siamo adoperati subito - racconta - Mascherine a prezzi esorbitanti, distanziamento immediato, grandissimo senso di responsabilità da parte di tutti, neanche un giorno di cassa integrazione».
 
Ora Daniele vorrebbe anticipare il futuro «altrimenti perdiamo quote di mercato con i tedeschi. Sull' elettromeccanica competiamo con loro tutti i giorni, non possiamo frenare ma se le banche non ci aiutano anche quando sanno che l' azienda è sostenuta da adeguati flussi di cassa, non oso pensare che cosa stia accadendo ad aziende meno fortunate di noi, in settori finiti sul lastrico». È un duro atto d' accusa, impostazione che condivide con l' Api di Confartigianato. Soprattutto anche Daniele rileva la necessità di finanziamenti a fondo perduto. «La gran parte delle piccole imprese non è capace di rientrare del debito nel giro di due anni - attacca Daniele -. Non si possono prendere prestiti per pagare le tasse perché di questo parliamo quando si pensa a che cosa fare con 25 mila euro».

Fonte: qui

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