giovedì 21 maggio 2020

DIECI ARRESTI A PALERMO PER CORRUZIONE NELLA SANITÀ: TRA QUESTI ANCHE IL COORDINATORE PER L’EMERGENZA CORONAVIRUS ANTONINO CANDELA, CHE PER ANNI HA VISSUTO SOTTO SCORTA PER AVER DENUNCIATO AFFARI E MAZZETTE





ORA SAREBBE LUI AD AVER INCASSATO UNA TANGENTE DA 260 MILA EURO PER UN APPALTO

Salvo Palazzolo per www.repubblica.it

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Per anni ha vissuto sotto scorta, dopo aver denunciato affari e tangenti nella sanità siciliana, adesso è lui accusato di corruzione e stamattina è finito agli arresti domiciliari. Antonino Candela, l'ex manager dell'Asp 6 di Palermo e attuale coordinatore per l'emergenza coronavirus in Sicilia, è uno dei dieci arrestati di una maxi inchiesta della procura e del comando provinciale della Guardia di finanza di Palermo che ha svelato un sistema di mazzette attorno a quattro appalti della sanità siciliana.

Gare, per un valore di 600 milioni di euro, che sono state aggiudicate dal 2016 in poi dalla "Centrale unica di committenza della Regione" e dall'Asp 6, per la fornitura e la manutenzione di apparecchiature elettromedicali e per servizi di pulizia. Candela è accusato di avere intascato in più trance una mazzetta da 260 mila euro dagli imprenditori che hanno gestito uno di quegli appalti. Sono intercettazioni choc quelle che lo hanno portato in manette. Diceva: "Ricordati che la sanità è un condominio, io sempre capo condominio rimango". Il gip ricorda: "Si atteggiava a strenuo paladino della legalità", ma quello che è emerso invece dall'indagine è una "pessima personalità".

Un vero e proprio terremoto giudiziario, che secondo l'accusa avrebbe avuto due centri di potere: uno legato a Candela e all'imprenditore Giuseppe Taibbi, anche lui ai domiciliari per aver fatto da tramite con gli imprenditori per la consegna del denaro; l'altro, gestito da Fabio Damiani, ex responsabile della Centrale unica di committenza della Regione, oggi dirigente generale dell'Asp 9 di Trapani, che è invece finito in carcere, come il suo faccendiere di riferimento, l'imprenditore Salvatore Manganaro.
Palermo, la mazzetta del 5% sugli appalti della sanità: "Abbiamo cambiato la busta"

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L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e condotta dal nucleo di polizia economico finanziaria guidato dal colonnello Gianluca Angelini, coinvolge anche manager di aziende molto note del settore delle forniture sanitarie. Indagato a piede libero il deputato regionale Carmelo Pullara, eletto nella lista "Idea Sicilia popolari Musumeci presidente", oggi è componente della commissione regionale antimafia e vice presidente della commissione sanità: è accusato di turbativa d'asta, avrebbe sollecitato Damiani ad aiutare una ditta, in cambio il manager gli avrebbe chiesto aiuto per la sua nomina.

TANGENTI SANITA' SICILIANA TANGENTI SANITA' SICILIANA
Ai domiciliari sono andati invece Francesco Zanzi, amministratore delegato di "Tecnologie sanitarie spa"; Roberto Satta, responsabile operativo della società; Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia di "Siram spa"; Crescenzo De Stasio, direttore Unità business centro sud di Siram; poi Salvatore Navarra, presidente del consiglio di amministrazione di "Pfe spa"; e il faccendiere Ivan Turola.

Il gip Claudia Rosini ha invece imposto il divieto di "esercitare attività professionali e imprenditoriali" a Giovanni Tranquillo, ritenuto referente occulto di alcune società e a Giuseppe Di Martino, componente di una commissione di gara.
Le accuse

L'inchiesta dei sostituti procuratori Giacomo Brandini e Giovanni Antoci contesta a vario titolo le accuse di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. Le intercettazioni hanno sorpreso passaggi di denaro in contante, ma le mazzette sarebbero state mimetizzate anche attraverso complesse operazioni contabili instaurate fra le società aggiudicatarie degli appalti e una galassia di imprese riconducibili ai faccendieri ritenuti legati ai manager.

Dice il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale della Guardia di finanza di Palermo: "Le spregiudicate condotte illecite garantivano l'applicazione di un tariffario che si aggirava intorno al 5 per cento del valore della commessa aggiudicata". Probabilmente, l'inchiesta ha scoperchiato solo la punta di un iceberg: "Il quadro emerso è a dir poco allarmante - spiega il colonnello Angelini - la gestione degli appalti pubblici della sanità siciliana appare affetta da una corruzione sistemica con il coinvolgimento, con compiti e ruoli diversi di funzionari e dirigenti pubblici infedeli, faccendieri e imprenditori senza scrupoli disposti a tutto pur di aggiudicarsi appalti milionari".
Il sistema della spartizione
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Per gli specialisti anticorruzione del Gruppo Tutela spesa pubblica del nucleo di polizia economico finanziaria, "gli operatori economici vincitori delle gare, importanti società a livello nazionale, erano consapevoli e partecipi alle dinamiche criminali, dalle quali traevano un vantaggio che avrebbe remunerato nel tempo il pagamento delle tangenti".

I gruppi di potere erano due, ma avrebbero avuto lo stesso schema illecito: era l'imprenditore interessato all'appalto ad avvicinare il faccendiere che faceva da interfaccia con i due manager; raggiunto l'accordo, la società faceva la sua offerta pilotata. Le intercettazioni raccontano di buste sostituite durante le gare, di punteggi attribuiti illegittimamente, di informazioni riservate che circolavano con troppa facilità.

Fonte: qui

UN'ALTRA ICONA ANTIMAFIA SICILIANA FINISCE MALE 

L'ARRESTO DI ANTONIO CANDELA, RAMPANTE MANAGER ANTIRACKET E PER 5 ANNI SOTTO SCORTA, DA DUE MESI ALLA GUIDA DELLA TASK FORCE ANTI-COVID, ACCUSATO DI CHIEDERE IL PIZZO SUGLI APPALTI DELLA SANITÀ 

UN POZZO NERO DA 600 MILIONI DI EURO PER FORNITURE E SERVIZI, COME SINTETIZZANO GLI INQUIRENTI CHE HANNO ARRESTATO ANCHE ALTRI NOVE PERSONAGGI TRA PRESUNTI FAMELICI SUPERBUROCRATI, FACCENDIERI E IMPRENDITORI DEL SETTORE

Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera

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Alla vigilia dell' anniversario di Capaci, mentre tutti parlano di legalità, l' ennesima inchiesta sulla corruzione pubblica scuote il mondo politico e la Regione Siciliana. Ma stavolta finisce agli arresti anche il paladino della trasparenza, Antonio Candela, un rampante manager antiracket per cinque anni sotto scorta come presidente dell' Azienda sanitaria di Palermo e da due mesi alla guida della task force chiamata a combattere il Covid nell' isola. Con acquisti e appalti adesso passati ai raggi X. Come ha fatto la Guardia di Finanza per gli affari di questa operazione avviata da due anni e chiamata con un pizzico di perfida ironia «Sorella Sanità».

Un pozzo nero da 600 milioni di euro per forniture e servizi, come sintetizzano gli inquirenti che hanno arrestato anche altri nove personaggi tra presunti famelici superburocrati, faccendieri e imprenditori del settore, tutti indicati come «la cricca del cinque per cento».
A Trapani è finito in carcere anche l' attuale manager dell' Azienda sanitaria provinciale Fabio Damiani, fino a non molto tempo fa responsabile della Centrale unica delle gare di appalto a livello regionale.

Indagine estesa a Milano con sette società sequestrate fra Sicilia e Lombardia, tangenti intascate da 160 mila euro, acconto di promesse fino a un milione e 800 mila euro, secondo l' accusa del procuratore Franco Lo Voi, dell' aggiunto Sergio Demontis e dei sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini. Mazzette consegnate a volte anche su borse griffate. Come si addice al look di Candela, sempre elegante, fiero della medaglia d' argento «al merito della Sanità pubblica», promossa dal ministero della Salute e consegnata al Quirinale. Ottenuta «per le circostanziate denunzie presentate alla Procura...».

D' altronde, nel paradosso di una storia che sembra ormai macchiata dall' impostura, Candela è stato considerato un esempio anche dalla magistratura contabile. Nel 2017 il procuratore generale della Corte dei conti lo ringraziò infatti pubblicamente «per avere segnalato diverse anomalie agli organi competenti». Encomi legati ai risparmi ottenuti nella gestione dell' azienda sanitaria dove era subentrato a un magistrato, Salvatore Cirignotta, a sua volta arrestato.

antonio candela l inchiesta in sicilia antonio candela l inchiesta in sicilia
Qualcosa di buono deve aver fatto, ma adesso campeggiano le intercettazioni diffuse dalle Fiamme Gialle con funzionari ignari delle microspie, come lo stesso Candela che si presentava così: «Sono il capocondomino della sanità». C' è anche la sua voce fra quelle impigliate nella rete delle cimici, parlando di gare truccate. «Una volta che poi l' hai vinta non ci vediamo più e mi mandi a dire Roberto "mi inizi a mandare i soldi, così mi tappi la bocca, mi compri con i soldi", facendomi vedere che rispetti gli impegni...Salvo fammi dire però che è il cinque netti dei contratti dei grandi impianti...».

antonio candela con mattarella e lorenzin antonio candela con mattarella e lorenzin
La scossa per il mondo politico è devastante, non solo perché fra i denunciati figura anche un deputato regionale, Carmelo Pullara, eletto nella lista «Autonomisti Musumeci presidente», ma perché lo stesso governatore e l' assessore alla Salute Ruggero Razza avevano presentato Candela come il fiore all' occhiello della battaglia anticovid. Adesso Razza parla di «quadro impietoso» e si dice «deluso per la condotta morale dei personaggi».

Turbato però anche dal presidente dell' Assemblea regionale siciliana Gianfranco Micciché, infuriato quando qualcuno mette in relazione il suo nome con quello di Fabio Damiani, il manager arrestato a Trapani, pronto al contrattacco: «Millantatori. Avvertii invece Musumeci su chi fosse Antonio Candela, nel giro di Montante-Lumia e Crocetta.

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Lo sapevano tutti. Non mi diede ascolto». Sua la richiesta di una inchiesta parlamentare sulla sanità da avviare in commissione antimafia. Quella presieduta da Claudio Fava, disponibile: «Sanità, tragico bancomat a servizio della politica».
Base di partenza resterebbe la cricca descritta dal generale Antonio Nicola Quintavalle Cecere e dal colonnello Gianluca Angelini come «un centro di potere». Lo stesso che Candela definiva il suo condominio.

Fonte: qui

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