martedì 22 febbraio 2022

Putin: “L’Ucraina è stata creata da Lenin”… è vero

“L’Ucraina è stata creata da Lenin, è stato il suo architetto. Lenin aveva un interesse particolare anche per il Donbass”. Putin ha sottolineato come l’Ucraina moderna sia stata “interamente creata dalla Russia comunista” e come sia stato un errore del leader bolscevico strappare il territorio dalla Russia.

 

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Una mappa storica.

MB:  ‘Ucraina è stata fatta di pezzi territoriali  “regalati” (gift significa regalo) da Lenin, Stalin e  per ultimo da Krushcev: la  Crimea, pregiato territorio russo,  nel 1955. 

Quello che segue è un estratto da una lunga intervista rilasciata nel 2014 dallo storico Georges Sokoloff (scomparso a fine 2015), esperto francese del mondo russo: 

GS: “Va ricordato che un’Ucraina, unita e indipendente, non è praticamente mai esistita prima del 1991. L’unica Ucraina indipendente è quella la cui storia si fonde con quella della Russia: la Rus’ di Kiev (882-1240). Ucraini e russi hanno le stesse origini e la stessa lingua. Anche quando Kievan Rus iniziò a disintegrarsi a metà del XII secolo, Kiev continuò ad essere considerata “la madre di tutte le città russe” – e questo fino all’invasione tataro-mongola a metà del XIII secolo. Le decine di principati che compongono la Rus’ di Kiev vengono bruciati, saccheggiati e sottomessi ai tatari-mongoli (a proposito, i tartari di Crimea sono i diretti discendenti di questi invasori).

Il giogo tataro, che è una delle ragioni dell'”arretratezza russa” di cui parlo nel mio ultimo libro (“L’arretratezza russa”, 2014), è anche all’origine della divisione del popolo russo e dell’aspetto ucraino e popoli bielorussi. Sotto questo giogo, infatti, i principati del Sud-Ovest slavo furono progressivamente annessi al Granducato di Lituania (presto unito al Regno di Polonia per formare la Rzeczpospolita) mentre i principati del Nord-Est si unirono o si unirono forzatamente al Principato di Mosca. Questa divenne la forza trainante della riunificazione delle terre russe e della resistenza ai tartari-mongoli, che sarebbe stata definitivamente respinta solo nel 1480. Quanto agli slavi del sud-ovest, inclusi nel regno polacco, saranno chiamati, a partire dal XVII secolo, gli “ucraini” (krai che in polacco oltre che in russo significa “bordo”, “estremità”), è cioè “coloro che abitano ai confini del regno”.

Domanda: Come si stanno sviluppando i loro rapporti con questa Rzeczpospolita che li ha “inghiottiti”?

Queste non sono relazioni pacifiche, per non dire altro! Se non altro perché gli slavi del sud-ovest conservano la religione ortodossa praticata nella Rus’ di Kiev, che hanno ricevuto da Bisanzio, mentre i polacchi sono cattolici. Le differenze religiose, ma anche sociali, provocano molte rivolte contro i polacchi; tanto che, nel 1648, i cosacchi ucraini di Zaporozhye, guidati dal loro capo Bogdan Khmelnitsky, chiesero la protezione della Russia. Nel 1654, l’Ucraina sulla riva sinistra del Dnepr (più o meno quella che ora è chiamata Ucraina orientale) fu incorporata nella Russia. Quella della riva destra (Ucraina occidentale) è rimasta in Polonia.

Domanda: Quindi il Dnepr forma una specie di confine naturale…

S.: Tutte le successive partizioni di quella che oggi si chiama Ucraina seguirono il corso del Dnepr – Kiev, che è sul Dnepr, trovandosi a volte da una parte, a volte dall’altra. Dopo la spartizione della Polonia alla fine del XVIII secolo, l’Ucraina occidentale tornò in parte in Austria e in parte in Russia (in particolare Kiev). Infine, dopo la prima guerra mondiale, l’Ucraina godette dell’indipendenza per un breve periodo, ma fu presto nuovamente divisa tra URSS e Polonia, fino alla sua totale annessione da parte di Stalin nel 1939 a seguito del patto Molotov-Ribbentrop.

In questo momento, l’URSS si impadronì di territori che non avevano mai fatto parte della Russia sovietica o della Russia zarista (come Leopoli). È così che l’Ucraina occidentale e orientale si uniscono all’interno della Repubblica socialista sovietica ucraina ed è all’interno di questi confini che nel 1991 è emerso lo Stato indipendente dell’Ucraina (arricchito dal 1954 dalla Crimea, dono di Krusciov, ne abbiamo parlato).

Domanda: Anche al tempo dell’URSS, l’Ucraina occidentale e l’Ucraina orientale hanno avuto destini molto diversi: sappiamo che sequenze storiche come la grande carestia ucraina degli anni ’30 o l’epopea del leader ultranazionalista ucraino Stepan Bandera, che per un tempo collaborato con i nazisti contro l’Armata Rossa, sono stati vissuti in modo molto diverso su entrambi i lati del Dnepr… 

S.: Bandera è un eroe per gli estremisti di Pravyi Sektor e Svoboda, ma anche per persone come Viktor Yushchenko o Arséni Yatseniouk. Tuttavia, quando esaminiamo le fonti storiche su Bandera (ce ne sono un gran numero), vediamo che lui e il suo esercito di ribelli ucraino erano banditi politici e assassini di massa che massacrarono popolazioni civili, sia sovietiche che ebree o polacche. . Non è affatto una persona che dovrebbe essere elevata al rango di eroe nazionale!

Le nuove autorità di Kiev dovrebbero smettere di glorificare questo passato non affatto glorioso.

Quanto all’Holodomor (letteralmente “sterminio per fame”), la grande carestia organizzata da Stalin in Ucraina negli anni ’30 che costò la vita a quasi 4 milioni di persone, fu denunciato dal governo come un “genocidio del popolo ucraino” che emerse dalla rivoluzione arancione. Ma né in Ucraina, né in Russia, né tra gli esperti c’è consenso su questo argomento estremamente doloroso.

Domanda: Anche il rapporto con la Russia è sempre stato a dir poco complesso, alcuni ucraini vogliono emanciparsi il più rapidamente possibile mentre altri preferiscono mantenere “relazioni fraterne” con Mosca…

S.: Identici processi di tiro alla fune hanno avuto luogo nella maggior parte dei paesi dell’ex URSS. Quando l’Unione Sovietica si sciolse nel 1991, nacquero quindici nuovi paesi. A parte gli Stati baltici, che molto rapidamente si allontanarono dalla Russia, praticamente tutti i paesi del “vicino estero” originari dell’URSS furono teatro di accesi dibattiti tra cittadini legati alla presenza russa (per storia, cultura, affari, ecc.) e altri che erano più indipendentisti o attirati “all’esterno” da potenze vicine o più lontane. Ciò è stato osservato in particolare in Georgia, Moldova, Kirghizistan e, naturalmente, in Ucraina. Dovrebbe essere chiaro che, di tutte le ex repubbliche sovietiche, l’Ucraina è di gran lunga la più vicina alla Russia. Ci sono milioni di famiglie miste in Russia e Ucraina i cui membri non sanno se sono più ucraini o più russi! » 

 

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Il risultato delle elezioni del 2010 che hanno  opposto Timoshenko (in giallo le regioni in cui era davanti al suo avversario) a Yanukovich (in blu quelle dove quest’ultimo ha vinto), il che consente la localizzazione dei russofoni/russofili. Va notato soprattutto che i russofoni occupano l’intera costa del Mar Nero e del Mar d’Azov, e quindi che una partizione etnica dell’Ucraina avrebbe la conseguenza che l’Ucraina “stricto sensu” non avrebbe più accesso al  mare…

 

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La mappa della Grande Romania (periodo 1920-1940) dove  si vede  che la Romania all’epoca aveva la Cecoslovacchia nell’estremo nord-ovest e la Polonia nel nord-ovest come paesi vicini! Possiamo anche notare che in questo periodo faceva parte di questa Grande Romania quella che viene chiamata Bucovina Settentrionale, fortemente di lingua rumena, così come l’attuale Repubblica di Moldavia allora chiamata Bessarabia, e anche l’intera area confinante con il Mar Nero. a sud di Odessa, allora chiamata Dobrogea.

Qui sotto: Putin sui responsabili del massacro di Odessa: “Li conosciamo per nome e faremo di tutto per punirli”

 

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Fonte: qui

La UE metterà le sanzioni …. Che danneggeranno noi 

Putin non ha da temere di non trovare più compratori per il suo gas e greggio: a prezzi altissimi, la domanda è parimenti alta, insaziabile. Siamo noi che dobbiamo temere di non trovare venditori a buon prezzo, come ci voleva fornire Gazprom con contratti a lungo termine  esenti dalle speculazioni del mercato   spot. Ma dice che così “ci ricattava”.

Subirà un certo   raffreddamento   rispetto  alla Cina, che è per il “rispetto dell’integrità territoriale degli Stati” (Quando non si tratta di Taiwan) .  Evidentemente è un prezzo che Putin è disposto a pagare, piuttosto che subire il logoramento che era già cominciato con  il missile ucraino contro il posto di blocco russo a Rostov., e la penetrazione di “sabotatori” , cinque dei quali sono stati uccisi, e  l’eliminazione di due corazzati ucraini che erano sconfinati in Russia per qualche provocazione-. .  Invece di attendere il false flag, ha prevenuto le mosse anglo:

Le prime unità delle forze armate russe entrano in Donbass https://t.me/kremlinprachka/17241

entrano

Кремлёвская прачка
⚡️Первые подразделения российских вооружённых сил заходят в ДНР и ЛНР!

 

L’Europa comminerà ovviamente sanzioni, anche magari la  separazione da Swift? Danneggerà soprattutto noi e la Germania. Pochi sanno che l’intero comparto calzaturiero del centro Italia  prosperava  con l’export in Russia, ed è stato rovinato dalle sanzioni precedenti.

La NATO ammetterà immediatamente l’Ucraina, forse la armerà spostando lì le atomiche americane che sono in Germania avvicinerà i missili a Mosca? Lo sapremo domani.

Fonte: qui

Putin riconosce in diretta tv il Donbass: “Ucraina non è un Paese, ma parte della nostra storia”. 

E manda l’esercito “per operazioni di peacekeeping”


Putin riconosce in diretta tv il Donbass: “Ucraina non è un Paese, ma parte della nostra storia”.  E manda l’esercito “per operazioni di peacekeeping”

Il discorso alla nazione del capo del Cremlino: "Kiev deve fermare immediatamente le operazioni militari". 

Poi accusa la Nato: "L'obiettivo dei loro missili è la Russia". 

Poco dopo diffusi sui social alcuni video che mostrano l'ingresso di blindati nei territori. 

Un nuovo passo che rischia di far scivolare la crisi verso una possibile guerra. I presidenti di Usa, Francia e Germania: "Questa mossa non resterà senza risposta". 

Una riunione del consiglio di Sicurezza dell'Onu è stata convocata per la notte, alle 3, ora italiana

Vladimir Putin ha riconosciuto le Repubbliche separatiste del Donbass. Il capo del Cremlino ha anticipato la decisione in una telefonata con Olaf Scholz e Emmanuel Macron comunicando di voler “firmare a breve” un decreto. Cosa che poi ha fatto in diretta televisiva, dopo un lungo discorso alla nazione. Quindi ha ordinato alle forze russe di svolgere un ruolo di peacekeeping nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Un ordine immediatamente operativo: poco dopo sui social sono stati diffusi alcuni video che mostrano l’ingresso di una colonna di blindati nella Repubblica di Donetsk.

Il Cremlino, insomma, compie un nuovo passo che rischia di far scivolare la crisi verso una possibile guerra. “L’Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia, cultura, spazio spirituale. È stata creata da Lenin”, ha detto Putin nel suo discorso alla nazione, accusando anche l’ambasciata statunitense di “controllare direttamente alcuni giudici” e affermando che “l’Ucraina ha già perso la sua sovranità”, definendola serva dei “padroni occidentali”. Poi ha intimato a Kiev “fermare immediatamente le operazioni militari“. Altro che incontro imminente tra Joe Biden e il presidente russo, la tensione nell’est Europa vive un’altra giornata di fibrillazioni, iniziata con l’annuncio di un “imminente” bilaterale Usa-Russia, secondo l’Eliseo, e trasformatasi nel nuovo punto più basso della crisi con il Cremlino che ha riconosciuto gli indipendentisti del Donbass.

I vertici d’urgenza – L’annuncio ha scatenato la reazione immediata dell’occidente. Una riunione del consiglio di Sicurezza dell’Onu è stata convocata per la notte, alle 3, ora italiana. Oltre agli Usa a chiedere l’incontro sono Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Norvegia e Albania. Olaf ScholzEmmanuel Macron e Joe Biden – dopo un colloquio a tre – hanno affermato che la mossa di Putin “non resterà senza risposta“. La Casa Bianca, dove Biden ha riunito il Consiglio di sicurezza nazionale, ribadisce che un attacco “estremamente violento contro l’Ucraina è possibile nei prossimi giorni o ore”. Poi ha fatto sapere che il presidente “firmerà presto un ordine esecutivo che proibisce nuovi investimenti, attività commerciali e finanziarie da parte degli americani per, da o nelle cosiddette regioni separatiste dell’Ucraina”. Dopo il discorso di Putin, Biden si è intrattenuto in una telefonata lunga 35 minuti col presidente ucraino Zelensky, che ha annunciato una risposta in diretta tv a Putin. Kiev, da parte sua, chiede una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu. Una richiesta accolta nelle ore successive.

L’Ue verso nuove sanzioni – Poi anticipata a Scholz, con il cancelliere tedesco che ha “condannato i piani per riconoscere le cosiddette Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk come Stati indipendenti”. Un passo in palese contraddizione con gli accordi di Minsk sulla composizione pacifica del conflitto nell’Ucraina orientale e costituirebbe una violazione unilaterale di tali accordi da parte della Russia, ha spiegato Scholz. “L’Unione ribadisce il suo incrollabile supporto all’indipendenza, alla integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina nell’ambito dei confini internazionalmente riconosciuti. L’Ue reagirà con sanzioni dirette nei confronti di chi è coinvolto in quest’azione illegale”, si legge in una dichiarazione congiunta della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e del presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Il tweet con cui Michel ha espresso la prima reazione Ue al riconoscimento del Donbass da parte di Mosca è condiviso dall’alto rappresentare Ue Josep Borrell e dalla presidente del Pe, Roberta Metsola. Di fronte ai repentini sviluppi Borrell ha annunciato: “Se c’è un’annessione, se c’è un riconoscimento, ci sono le sanzioni, tenendo presente della procedura” necessaria. “Io presenterò un pacchetto di misure, che vanno approvate dal Consiglio Affari Esteri Ue all’unanimità”, ha chiarito. Quindi ha aggiunto: “In Ucraina la Russia ha creato la più grande minaccia alla pace e alla stabilità in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”. Per Borrell, “siamo ad un bivio critico: tutto quello in cui crediamo, le regole internazionali, i principi di progresso raggiunti dopo la fine della Guerra Fredda, tutto questo viene messo in discussione”. Se un attacco dovesse essere condotto attraverso la Bielorussia, lo stesso discorso legato alle sanzioni varrà anche per Minsk, ha chiarito: “È stata trascinata in questa crisi: sta perdendo la sua sovranità, con un dispiegamento non trasparente delle forze russe. La Bielorussia sta perdendo la sua neutralità nucleare, con un processo di ‘satellitizzazione’ rispetto alla Russia”.

Il discorso di Putin: “Adesione Ucraina alla Nato è minaccia contro di noi” – Lo situazione della crisi ucraina, dunque, rischia di precipitare. Il discorso dell’inquilino del Cremlino alla nazione, infatti, potrebbe rappresentare un punto di non ritorno. Non solo per le parole usate da Putin per descrivere l’Ucraina, ma anche per le accuse all’Occidente. “L’adesione dell’Ucraina alla Nato – ha detto – porrebbe una minaccia diretta per la sicurezza della Russia. In Ucraina le armi occidentali sono arrivate con un flusso continuo, ci sono esercitazioni militari regolari nell’ovest dell’Ucraina, l’obiettivo è colpire la Russia“. Il presidente russo ha accusato l’Occidente di voler attaccare il suo Paese: “Se questo è il modo in cui Nato e Usa vogliono comportarsi anche in territorio ucraino, l’obiettivo siamo noi. I missili Tomahawk possono raggiungere facilmente Mosca, in poco più di 30 secondi. Proprio come hanno fatto negli anni, dispiegando armamenti sempre più vicini alla frontiera e ignorando le nostre preoccupazioni. Non hanno fatto che fare ciò che volevano e presumo continueranno. Non sono d’accordo con questo e mai lo sarò”. Putin ha definito gli impegni presi dalla Nato nel corso degli anni come “parole vuote”. “Sull’espansione a Est della Nato – ha detto – ci hanno ingannato, parole vuote, hanno detto che non lo avrebbero fatto e invece è quello che è successo. Queste infrastrutture militari sono arrivate alle porte della Russia, sui nostri confini”.

La giornata  Le tensioni sul campo intanto continuano: a Donetsk è stato proclamato lo stato d’emergenza, a Lugansk è stato firmato un decreto che indice la mobilitazione volontaria degli uomini di oltre i 55 anni. L’agenzia russa Tass scrive che “cinque sabotatori” ucraini che avevano violato il confine con la Russia sono stati “eliminati”. Kiev smentisce. Nel pomeriggio (ora italiana) è inoltre entrata in vigore una no-fly zone dichiarata dalla Russia sul Mar d’Azov, ovvero una sezione settentrionale del Mar Nero. Dura insomma solo poche ore l’entusiasmo delle diplomazie internazionali per un incontro imminente tra Biden Putin. In mattinata, l’Eliseo aveva annunciato che i due leader avevano dato l’ok all’organizzazione di un summit bilaterale, grazie alla mediazione del presidente Macron, che sarebbe poi stato esteso a “tutte le parti in causa”. Ma dal Cremlino arriva una secca smentita: “Un incontro è al momento prematuro”, fanno sapere. Parole che riportano gli osservatori internazionali a preoccuparsi per l’aumento della tensione tra le parti, con l’esercito ucraino e i ribelli filo-russi del Donbass che sono tornati a scontrarsi con un’intensità simile a quella del conflitto del 2014, nel corso del quale persero la vita 14mila persone. Mosca comunque non chiude la porta ai colloqui tra le parti ma afferma che al momento non ci sono piani in tal senso. “Naturalmente noi non escludiamo” la possibilità di tenere dei colloqui, “se necessario certamente i presidenti di Russia e Usa in ogni momento possono prendere la decisione di avere dei contatti per telefono o di persona. Questa sarà una loro decisione”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “L’incontro – ha aggiunto – è possibile se i leader dei due Paesi lo riterranno opportuno, al momento vi è chiara comprensione sulla necessità di continuare il dialogo a livello di ministri”. Intanto giovedì il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov incontrerà il segretario di Stato americano Antony Blinken a Ginevra.

Fonte: qui

Ancora tensioni – E nel frattempo la tensione non si spegne: nelle ultime ore i servizi di sicurezza di Mosca hanno accusato Kiev di aver distrutto, con una granata, un valico di frontiera. L’agenzia Tass cita una nota del Servizio federale per la sicurezza russa, secondo la quale un proiettile sparato dal territorio ucraino ha colpito un avamposto delle guardie di frontiera russa nella regione di Rostov: “Il 21 febbraio alle 09:50, un proiettile di un campione non identificato sparato dal territorio dell’Ucraina ha completamente distrutto un posto di controllo delle guardie di frontiera dell’Fsb della Russia nella regione di Rostov, situato a una distanza di circa 150 metri dal confine russo-ucraino”, si legge nella nota. Il segretario del Consiglio di sicurezza dell’Ucraina ha respinto le accuse. Nel Donbass, dove si trovano le autoproclamate repubbliche separatiste filorusse, 266 lavoratori di una miniera di Donetsk sono stati evacuati dopo che l’impianto di aerazione era stato danneggiato da un bombardamento delle forze armate ucraine. Nessun minatore risulta ferito.

Lo stato di emergenza – Sempre a Donetsk è stato proclamato lo stato d’emergenza: oltre 21mila persone sono rimaste senz’acqua a causa di un altro bombardamento, che ha colpito un impianto idrico. Anche l’ospedale della città sarebbe stato danneggiato da colpi di mortaio sparati dall’esercito di Kiev. Situazione complicata anche nella zona intorno a Mariupol, sempre sul confine: “I militanti della 36a brigata hanno attaccato le postazioni delle unità della Milizia popolare (di Donetsk) nell’area di Kominternovo. C’è una battaglia vicino al confine con la Federazione Russa”, riferisce su Telegram il leader dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk Denis Pushilin. “A seguito di colpi di mortaio e artiglieria, un militare della Milizia popolare è stato ucciso, diverse persone sono rimaste ferite”, ha aggiunto Pushilin. E proprio da loro parte l’agenzia locale Tass, secondo la quale cinque “membri di un gruppo di sabotatori” ucraini che avevano violato il confine con la Russia sono stati “eliminati”. L’agenzia Ria Novosti aveva detto che due veicoli della fanteria ucraina – entrati in territorio russo per evacuare il gruppo di sabotatori – sono stati distrutti. Kiev smentisce tutto tramite il portavoce della Guardia di frontiera ucraina, Andriy Demchenko. Mentre l’esercito ucraino ha accusato i separatisti filo russi di aver compiuto 80 violazioni del cessate il fuoco. La compagnia aerea Air France ha fatto sapere di aver annullato i suoi voli previsti per il 22 febbraio fra la capitale francese e quella ucraina. La decisione francese segue quella – uguale – della tedesca Lufthansa e dell’associata Swissair, oltre a quella del vettore austriaco Austrian Airlines.

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