domenica 27 febbraio 2022

La guerra dei sistemi di pagamento

La guerra si combatte sempre più con strumenti e obiettivi economici. In questo scenario, le sanzioni costituiscono un’arma strategica cruciale – meno spettacolare, ma non meno distruttiva dei carri armati o dei bombardieri, come ammise già un secolo fa il presidente americano Woodrow Wilson: “Applicate questo rimedio economico, pacifico, silenzioso e mortale e non ci sarà bisogno della forza”. Gli Stati Uniti hanno minacciato di ricorrervi nell’evenienza in cui la Russia invada l’Ucraina. Oggi l’assedio non si attua più bloccando l’approvvigionamento delle città fortificate con gli eserciti o impedendo l’accesso ai porti coi sottomarini, bensì interrompendo i flussi di denaro in entrata e in uscita dal Paese attraverso il controllo del sistema dei pagamenti. Alle barriere fisiche si preferiscono meno onerose e più efficaci barriere finanziarie.

Ma come funziona il sistema dei pagamenti internazionale? Come può essere utilizzato a scopi bellici? Cosa implica rimanerne esclusi? Quali alternative o contromisure può adottare il Paese colpito? E quali potrebbero essere le implicazioni geopolitiche di un ricorso sistematico a questo strumento, in particolare sull’egemonia monetaria degli Stati Uniti?

 

SWIFT: una vera e propria arma in mano degli USA

I pagamenti transfrontalieri passano per il sistema bancario. Gli ordini di pagamento sono trasmessi tramite SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), un consorzio internazionale di banche con sede in Belgio che collega attraverso una rete informatica circa 11.000 istituzioni finanziarie in tutto il mondo. SWIFT fu costituito nel 1977 per evitare che l’infrastruttura dei pagamenti internazionali fosse monopolizzata dall’americana Citibank. Per una ironia della storia, ha finito per diventare la principale arma degli Stati Uniti nell’esercizio dell’egemonia monetaria globale.

Fino alla fine degli anni '90, SWIFT si è comportato come una società privata e ha protetto la privacy dei suoi clienti negando qualsiasi richiesta di informazioni da parte dei governi. Dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle nel 2001, il Tesoro degli Stati Uniti ha lanciato il Terrorist Finance Tracking Program (TFTP) per rintracciare la rete di finanziamento dei fondamentalisti islamici. In questo quadro, il governo degli Stati Uniti ha richiesto l’accesso ai dati SWIFT. Dal 2001 in poi, è stato in grado di ottenere informazioni che possono essere utilizzate non solo per scopi di sicurezza nazionale, ma anche per fini geopolitici ed economici.

Come abbiamo raccontato più diffusamente altrove, un passo significativo verso l’uso del sistema dei pagamenti a fini militari e strategici è avvenuto nel 2012 quando, sotto la pressione americana, SWIFT ha disconnesso il sistema bancario dell’Iran nel quadro del pacchetto di sanzioni impiegato per fermarne il programma nucleare. Il sistema dei pagamenti si è rivelato immediatamente uno strumento bellico estremamente efficace per garantire l’attuazione delle sanzioni. Infatti, è sufficiente sospendere il codice SWIFT di un individuo, di un’impresa o anche di un intero Paese per impedire a chiunque di effettuare pagamenti verso il beneficiario identificato da quel codice.

Non solo: l’utilizzo di SWIFT consente di bloccare anche gli intermediari che, in violazione delle sanzioni, effettuino transazioni con o per conto dei soggetti colpiti, creando in tal modo un forte incentivo al rispetto delle sanzioni da parte di tutte le controparti. Come mostra il caso di BNP Paribas che, nel 2014, avendo ammesso di aver eseguito migliaia di transazioni che coinvolgevano Paesi inseriti nella lista nera americana, ha accettato di pagare una multa di 8,9 miliardi di dollari ed è stata costretta a sospendere le sue operazioni di clearing in dollari a New York per un anno.

Nel 2015, firmando l’accordo JCPOA, l’Iran si è impegnato a fermare lo sviluppo di armi nucleari in cambio della fine delle sanzioni economiche. Quando Trump ha rotto l’accordo e riattivato le sanzioni, l’Unione Europea ha deciso di dotarsi di un sistema che facilitasse i pagamenti all'Iran evitando l’uso di SWIFT. Questo sistema è operativo da giugno 2019 col nome di INSTEX (Instrument in Support of Trade Exchanges), ma le aziende private evitano di utilizzarlo per il timore di incappare nelle sanzioni americane, mostrando quanto la dipendenza dagli Stati Uniti sia ancora elevata in un mondo in cui il dollaro è moneta internazionale.

Il sistema dei pagamenti è diventata ormai l’arma economica più potente che gli Stati Uniti possano impiegare contro un nemico. Dati questi precedenti, la possibilità che il sistema di pagamento non sia più uno strumento neutrale ma possa diventare un’arma usata dal governo USA e dai suoi alleati ha allarmato i loro principali antagonisti come Venezuela, Cuba, Corea del Nord, Iran, Cina e naturalmente Russia

 

Escludere Mosca da SWIFT sarebbe efficace?

Il caso russo è emblematico da questo punto di vista. A seguito delle sanzioni del 2014, alcune banche russe sono state inserite dagli Stati Uniti nella lista neraVisa e MasterCard hanno subito sospeso i servizi verso tali banche. In risposta, la banca centrale russa ha sviluppato un proprio sistema di pagamento, Mir, che intermedia circa il 25% di tutte le transazioni nazionali con carta. Tale risultato è stato possibile grazie agli interventi governativi che hanno imposto il pagamento di pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici con carte Mir. Nonostante la rapida diffusione all’interno dei confini nazionali, Mir è difficilmente utilizzabile all’estero se non in Armenia, Ossezia meridionale e Abkhazia. Recentemente, però, grazie alla cooperazione con il sistema Maestro e la cinese Unionpay, gli utenti di Mir hanno la possibilità di eseguire transazioni in contesti più ampi.

Inoltre, nel 2014, in risposta alla minacciata esclusione dal sistema SWIFT e al precedente iraniano, il governo russo ha sviluppato il System for Transfer of Financial Messages (SPFS) che nel 2021 ha intermediato circa 13 milioni di messaggi tra i più di 400 intermediari finanziari aderenti al sistema (tra cui Unicredit e Deutsche Bank) per un totale pari al 20% dei trasferimenti nazionali. Denis Baryshkov, capo del dipartimento per lo sviluppo e la regolamentazione del sistema di pagamento nazionale della Banca di Russia, ha affermato che dal 2022 le banche bielorusse, nel quadro dell’Unione economica euroasiatica, passeranno al sistema di pagamenti russo SPFS. Tale decisione avrebbe anche l’effetto di togliere al blocco occidentale l’arma SWIFT come possibile deterrente alle politiche bielorusse non gradite a Bruxelles e Washington.

Nel caso in cui le banche russe fossero disconnesse da SWIFT, il sistema finanziario russo potrebbe appoggiarsi, poi, al sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (CIPS). Pur non essendo un perfetto sostituto del sistema SWIFT, CIPS ha utenti in oltre cento Paesi. Al contrario di SWIFT, CIPS è gestito dalla People's Bank of China che potrebbe sfruttare questa leva all’interno di un progetto più ampio di de-dollarizzazione  del sistema finanziario globale. Realisticamente, il CIPS al momento potrebbe diventare un'alternativa al massimo regionale a SWIFT.

Recentemente la banca centrale russa ha proposto di bandire le criptovalute dal sistema finanziario russo. L'uso e il mining di criptovalute private sul territorio russo è visto come un pericolo al benessere dei cittadini, alla stabilità finanziaria e alla sovranità monetaria. Al contrario, pare che l’utilizzo di stablecoin garantite da oro possa incontrare il beneplacito del governo, come afferma il presidente della Commissione per l'industria e il commercio della Duma di Stato, Vladimir Gutenev. E la loro funzione potrebbe essere proprio quella di agevolare i pagamenti transfrontalieri aggirando SWIFT.

Una strategia complementare al fine di de-dollarizzare il sistema finanziario russo è quella di sviluppare una moneta digitale di banca centrale (CBDC, central bank digital currency). La banca centrale russa ha infatti dichiarato di voler accelerare sulla creazione di un rublo digitale che bypassi il sistema SWIFT, che offra i vantaggi delle criptovalute private ma con un maggiore controllo sulla politica monetaria. Tuttavia, è assai dubbio che un rublo digitale possa essere accettato diffusamente fuori dalla Russia.

 

Un’arma a doppio taglio

Il Defending Ukraine Sovereignty Act 2022, che i Democratici hanno presentato questo mese al Senato americano, autorizzerebbe sanzioni su “fornitori di servizi specializzati di messaggistica finanziaria” (sez. 305). Nella RSP  2021/2642 anche il Parlamento europeo ha stabilito che in caso di invasione dell’Ucraina la Russia potrebbe essere disconnessa dal sistema SWIFT.

Quali sarebbero le conseguenze? Quando nel 2014, dopo l’invasione della Crimea, l’Europa chiese che la Russia fosse sconnessa da SWIFT, il presidente di allora, Dimitri Medvedev, disse che si trattava di “una dichiarazione di guerra”. In effetti, le autorità russe stimarono che il provvedimento avrebbe comportato una riduzione del Pil del 5%. Oggi il quadro è diverso. Grazie a Mir, i pagamenti interni al Paese non sarebbero colpiti. E anche gli effetti sulle relazioni esterne sarebbero parzialmente attenuati dal ricorso a SPFS e CIPS. Tanto che lo stesso Medvedev, che nel frattempo è diventato vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, ha dichiarato che le transazioni finanziarie “diventeranno più difficili, ma non sarà una catastrofe”.

In compenso, l’esclusione di un Paese da SWIFT avrebbe ripercussioni sugli Stati che comminano le sanzioni. Il blocco dei pagamenti in entrata e in uscita imporrebbe un’interruzione non soltanto dei traffici commerciali, ma anche delle transazioni finanziarie. Perciò l’ipotesi di un’esclusione della Russia ha suscitato la preoccupazione delle banche europee, in particolare di quelle francesi e italiane, che sono esposte complessivamente per circa 50 miliardi di dollari ugualmente ripartiti fra i due Paesi e che, nell’evenienza di un blocco, non potrebbero ottenere il pagamento di quei crediti. Un blocco indiscriminato rischierebbe di tradursi in una moratoria sui debiti esteri della Russia. Non è un caso che l’escalation abbia indotto UniCredit a rinunciare all’acquisizione della banca Otkritie dallo Stato russo.

Alla lunga, l’utilizzo del sistema dei pagamenti come arma rischia di essere costoso per i Paesi che la utilizzano assai più che per quelli che la subiscono: il ricorso sistematico a questo strumento, non solo colpisce tanto gli uni quanto gli altri, ma incentiva la ricerca di alternative e finisce per minare alla radice l’utilizzo del dollaro come moneta internazionale e l’assetto geopolitico che su tale egemonia monetaria si regge. Chi di moneta ferisce, di moneta perisce. Fonte: qui


L’USD È Ancora La “Valuta Di Riserva Globale” Dominante, Ma Sotto Biden Raggiunge Il Minimo Di 25 Anni

C’è pressione sul dollaro USA da parte di entità come il FMI e nazioni come l’Arabia Saudita. Ma quanto è grave?

In precedenza abbiamo riferito che la Russia e i sauditi hanno firmato un accordo che alcuni ritenevano sarebbe stato la fine del dollaro statunitense “benzina”. L’USD era la valuta utilizzata negli scambi petroliferi e questa sarebbe stata probabilmente sostituita in un accordo tra Russia e Arabia Saudita.

Mentre l’inflazione sale alle stelle negli Stati Uniti, Russia e Arabia Saudita firmano un accordo per porre fine al “dollaro petrolifero”, mettendo il dollaro USA e l’economia a rischio ancora maggiore

Già nel 2011, il FMI pensato che sarebbe stata una buona idea sostituire l’USD come valuta di riserva mondiale.

Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato giovedì un rapporto su una possibile sostituzione del dollaro come valuta di riserva mondiale.

Il FMI ha affermato che i diritti speciali di prelievo, o DSP, potrebbero aiutare a stabilizzare il sistema finanziario globale. I DSP rappresentano potenziali crediti sulle valute dei membri del FMI. Sono stati creati dal FMI nel 1969 e possono essere convertiti in qualsiasi valuta richiesta da un mutuatario a tassi di cambio basati su un paniere ponderato di valute internazionali. Il FMI in genere presta ai paesi fondi denominati in DSP

Un rapporto di Wolfstreet discute l’attuale situazione del dollaro USA come valuta di riserva mondiale.

La quota globale delle riserve di cambio denominate in dollari USA è scesa al 59,15% nel terzo trimestre, dal 59,23% nel secondo trimestre, zoppicando lungo un minimo di 26 anni negli ultimi quattro trimestri, secondo i dati COFER del FMI pubblicati oggi. Le riserve valutarie denominate in dollari sono titoli del Tesoro, obbligazioni societarie statunitensi, titoli garantiti da ipoteca statunitense e altre attività denominate in USD detenuti da banche centrali estere.

Nel 2001 – il momento appena prima che l’euro arrivasse ufficialmente come banconote e monete – la quota del dollaro era del 71,5%. Da allora, è sceso di 12,3 punti percentuali.

Nel 1977, quando l’inflazione imperversava negli Stati Uniti, la quota del dollaro era dell’85%. E quando sembrava che la Fed non stesse facendo nulla contro l’inflazione che minacciava di sfuggire al controllo, le banche centrali estere hanno iniziato a scaricare asset denominati in USD e la quota del dollaro è crollata.

Il crollo della quota del dollaro ha toccato il fondo nel 1991, dopo che la repressione dell’inflazione nei primi anni ’80 ha causato un calo dell’inflazione. Man mano che cresceva la fiducia che la Fed avrebbe tenuto l’inflazione più o meno sotto controllo, la quota del dollaro è poi aumentata di 25 punti percentuali fino al 2000, quando è arrivato l’euro.

Da allora, nel corso di questi 20 anni, le altre banche centrali si sono gradualmente diversificate dalle posizioni in dollari USA.

Sotto Biden sembra che tutto stia andando nella direzione sbagliata.

Fonte: qui

Shellenberger: le élite occidentali sono gli "utili idioti" di Putin

foto di Tyler Durden
DI TYLER DURDEN
SABATO 26 FEBBRAIO 2022 - 21:00

"La gente pensa che non si sarebbe potuto fare nulla per impedire alla Russia di invadere l'Ucraina, ma è assurdo ", scrive coraggiosamente il realista schietto Michael Shellenberger in un thread di Twitter che è destinato a farlo accusare di essere "traditore" o di promuovere la "propaganda russa", invece di aprire semplicemente il forum per la discussione di opinioni diverse da quella portata nei cittadini dell'Occidente da un mezzo di stampa dell'establishment pronto per ogni cosa.

Come fa notare Shellenberger (ovviamente a molti), " se Putin avesse pensato che i costi dell'invasione fossero superiori ai benefici, non l'avrebbe fatto. È un attore razionale, non un pazzo. E oggi è chiaro che Putin ha calcolato correttamente " .

Dopo l'invasione della Russia, alcune persone hanno chiesto all'Europa di smettere di acquistare il suo gas naturale, ma le utility europee hanno strappato contratti russi a lungo termine...

... e la Casa Bianca ha dichiarato: "Le nostre sanzioni non sono progettate per causare alcuna interruzione al flusso di energia dalla Russia al mondo".

Le persone che credono che non si sarebbe potuto fare nulla per impedire alla Russia di invadere l'Ucraina implicano quindi che il controllo della Russia sulle forniture energetiche europee fosse inevitabile, ma non lo era. L'Europa avrebbe potuto facilmente aumentare, anziché chiudere, centrali nucleari e gas naturale.

La Gran Bretagna avrebbe potuto aumentare il fracking per il gas naturale, ma non l'ha fatto. Come mai?

Perché la Russia ha investito 95 milioni di dollari nella difesa del fracking.

Ha osservato il capo della NATO, la Russia "si è impegnata attivamente con le organizzazioni ambientaliste... per mantenere la dipendenza dell'Europa dal gas russo"


L'Europa avrebbe potuto continuare a funzionare e ampliare le sue centrali nucleari, ma invece, sotto la pressione degli attivisti per il clima, tra cui Greta Thunberg, le ha chiuse...

Gli attivisti per il clima hanno persino costretto la Francia pesantemente nucleare a limitare le sue centrali nucleari in modo da utilizzare più energia eolica industriale. Il risultato sono state interruzioni significative nelle ultime settimane, in un momento in cui le centrali nucleari francesi erano maggiormente necessarie.


Gli sforzi per rendere l'Europa meno indipendente dal punto di vista energetico, e quindi più dipendente dalle importazioni di gas russe, sono stati guidati da potenti interessi bancari in coordinamento con attivisti per il clima e partiti di centro-sinistra in tutto il mondo .

Fonte: Substack di Michael Shellenbergers

Non soddisfatte dei loro sforzi riusciti per rendere l'Europa dipendente dalla Russia, le élite globali hanno cercato di negare alle nazioni povere africane energia abbondante.

Tutto questo è avvenuto in bella vista alle conferenze di Davos, della Commissione Europea e delle Nazioni Unite

La giustificazione ideologica della scarsità di energia precede da tempo il cambiamento climatico. Negli anni '60, attivisti della sinistra radicale abusando della loro autorità in quanto scienziati affermavano che il mondo stava finendo l'energia, nonostante il nucleare dimostrasse che le forniture di energia sono infinite.

Il motivo per cui i "verdi" favorevoli alla scarsità hanno attaccato il nucleare era perché ha smentito l'idea che dovevamo affrontare la scarsità di risorse e il degrado ambientale dovuto alla sovrappopolazione.

Energia nucleare infinita significava fertilizzanti, acqua dolce e cibo infiniti.

Fonte: Forbes

I verdi a favore della scarsità di energia hanno nascosto le loro motivazioni.

Quando gli è stato chiesto se fosse preoccupato per gli incidenti nucleari, un attivista anti-nucleare del Sierra Club ha detto: "No, non mi importava davvero perché ci sono troppe persone comunque ... Penso che giocare sporco se hai un fine nobile vada bene " 

I banchieri e le società di energia rinnovabile promuovono la scarsità di energia. Tre dei maggiori donatori di cause climatiche sono i titani finanziari miliardari Michael Bloomberg, George Soros e Tom Steyer, che hanno tutti grandi investimenti in energie rinnovabili e combustibili fossili.

La banca ombra BlackRock promuove da tempo le energie rinnovabili. Il suo alto funzionario per il clima  @BrianDeeseNEC è a  capo del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca

I punti di discussione di Biden su "Build Back Better" hanno fatto eco al discorso di BlackRock per un'infrastruttura "resiliente al clima"

Fonte: Forbes.com

Biden e Democratici vorrebbero vedere tutti gli Stati Uniti seguire il modello della California

La California ha visto i prezzi dell'elettricità aumentare di 7 volte in più rispetto al resto degli Stati Uniti nell'ultimo decennio, sta attraversando blackout e intende chiudere la sua ultima centrale nucleare

L'obiettivo delle élite occidentali è la scarsità di energia

Il costo di quella scarsità è dare potere al nuovo Zar Putin che possono invadere nazioni come l'Ucraina con poco costo

Le élite occidentali sono quindi gli utili idioti di Putin

Sono loro che ora dicono che nulla avrebbe potuto impedire l'invasione

Quello che Stati Uniti, Canada, Europa, Giappone, Corea del Sud, Australia e altri alleati occidentali devono fare è ovvio e urgente: dobbiamo espandere massicciamente l'energia nucleare e la produzione di petrolio e gas. Ciò abbasserà i prezzi dell'energia e ridurrà l'esposizione all'uso russo dell'energia come arma di guerra.

Il pubblico deve capire che la Russia non avrebbe potuto prendere l'Ucraina se l'Occidente avesse ampliato la produzione di energia piuttosto che limitarla chiudendo gli impianti nucleari e riducendo la produzione di petrolio e gas.

Fonte Michael Shellenberger Substack

Abbiamo bisogno  che @JoeBiden  @SpeakerPelosi  @GOPLeader  @SenSchumer  @LeaderMcConnell  intraprenda un'azione bipartisan immediata per mantenere in funzione le centrali nucleari ed espandere la produzione di petrolio e gas per uso interno ed esportare verso i nostri alleati in Europa e Asia.

Tramite Threadreaderapp.com 

Nessun commento:

Posta un commento