venerdì 25 febbraio 2022

PUTIN aveva programmato tutto. Strategie e tavolo di negoziazione


Ma tu guarda. Noi polli ad aspettare un attacco che non si pensava arrivasse, mentre qualcuno ha preparato l’attacco con una consapevolezza che ha già vinto in partenza.
Nitrato di ammonio: per molti rischia di essere un qualcosa di sconosciuto. In Realtà proprio per noi italiani, il nitrato di ammonio ha un ruolo fondamentale per la nostra economia. E’ il fertilizzante maggiormente utilizzato in Europa, di cui la Russia è assoluto monopolista. Ecco cosa recita l’agenzia TASS qualche giorno fa.

“La Russia ha imposto un divieto di due mesi all’esportazione di nitrato di ammonio“.

Guarda caso prima dell’attacco all’Ucraina. Evidente il rischio concreto di un riverbero sui prezzi dei prodotti del grano con ovvie conseguenze su pane e pasta in primis. Ma per una volta guardiamo il bicchiere mezzo pieno.

“È una misura temporanea. I volumi di prodotto restanti potranno essere esportati dal 2 di aprile, quando le imprese russe avranno ricevuto il nitrato di ammonio nei volumi richiesti” (Source)

Quindi temporanea. Il buon Putin ha probabilmente pianificato tutto in modo molto più disciplinato di quanto pensiamo. E non escluderei che per fine marzo, la Russia punti ad aver raggiunto un compromesso. Con la consapevolezza che tanto Vladimir ha già vinto perché una volta al tavolo, le province di Donbass e magari qualche altro pezzo dell’Ucraina saranno il minimo mezzo di scambio per tornare ad una apparente normalità sul lato commodity, argomento su cui la Russia è molto forte…

Intanto Putin dice: però metto in crisi l’occidente e lo prendo per gli attributi bloccando il fertilizzante più importante, mandandolo in (potenziale) crisi in ottica prospettica e contribuendo a far lievitare il prezzo del bene di consumo più tradizionale, visto che pesa per un 20-25% sul costo di produzione del grano. Da metà novembre ad oggi siamo a +220%. Chiari poi gli effetti sul tasso inflazione.

Tutto questo deve preoccuparci? In realtà ni perché è evidente che nel suddetto tavolo di trattativa, il nitrato di ammonio sarà un oggetto di “scambio”. E i prezzi future scontano infatti in modo evidente un forte e violento raffreddamento dei prezzi nei prossimi semestri.

STAY TUNED!

CRISI: un gioco a saldo zero (o quasi)

L’economia non è poi così incomprensibile. Spesso mi piace pensarla come un “gioco a saldo zero”, un insieme di meccanismi e di eventi correlati che alla fine tendono a compensarsi e quindi con delle logiche che collegano i vari tasselli l’un l’altro.

In questo momento gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla crisi Ucraina. Partono le sanzioni alla Russia da parte di Stati Uniti, Unione Europea, Gran Bretagna, Australia, Canada e Giappone che hanno annunciato piani per colpire banche, mentre la Germania ha fermato un importante progetto di gasdotto dalla Russia, il Nord Stream 2, in una delle peggiori crisi di sicurezza in Europa da decenni.

Tutto questo non può che far salire la tensione e, allo stesso tempo, il prezzo delle materie prime, in particolar modo per noi europei. Discorso a parte ovviamente per noi Italia che dipendiamo dall’estero per l’energia che siamo costretti ad importare. In questa sede non mi interessa parlare direttamente della questione anche perché i giornali e il web sono pieni di informazioni. Andiamo però a ragionare un pochino meglio su cosa tutto questo potrebbe comportare.

BOND in crisi, ma non per la RUSSIA!

Nelle prime settimane di questo 2022, abbiamo assistito a una significativa correzione dei prezzi sui mercati. Sia per i mercati azionari ma anche obbligazionari. E’ ormai palese che la FED soprattutto, sia in drammatico ritardo in ambito di politica monetaria restrittiva, il gap tra inflazione e tassi di riferimento è esageratamente elevato e ad oggi i mercati scontano la bellezza di 6 rialzi da 25 bp per il 2022.

E questa cosa accomuna la FED anche alle altre banche centrali. La necessità di tenere alto il tenore della crescita economica ha frenato qualsiasi forma di restrizione, nella speranza che lo spauracchio numero UNO di qualsiasi banca centrale, ovvero il TASSO INFLAZIONE, fosse un evento temporaneo. Il risultato è il seguente: il confronto tra inflazione e tasso di riferimento delle banche centrali ha generato GAP irragionevoli.

TASSI REALI: gap tra tasso inflazione e tasso di riferimento

Quindi è evidente che ormai i tempi sono maturi, Già la curva dei tassi di interesse è in movimento da tempo e quindi il “giro di boa” è ormai vicino. Inoltre, tornando alla crisi Ucraina, c’è un’altra ovvietà da ricordare. Come ben sapete, in ambito intermarket la chiave è l’inflazione ed uno dei motori che la alimenta sono proprio le materie prime.

Vero, oggi abbiamo anche tensioni geopolitiche e soprattutto inflazione da OFFERTA che condizionano le cose, intanto però è indiscutibile il ruolo centrale dei paesi sovietici come fornitori di materie prime su scala globale. Rinfrescatevi la memoria cliccando QUI  per capire il ruolo centrale dell’Ucraina. E qui sotto invece, eccovi la Russia.

Russia e le materie prime

Se permane la tensione, diventa difficile pensare ad un’inflazione che scemerà in tempi brevi, proprio perché le commodity resteranno a pressi sostenuti.
Andiamo di ragionamenti logici e riprendiamo il concetto di “saldo zero”.

  • Tensione su materie prime ➡
  • Inflazione che resta elevata ➡
  • Effetti sui consumi e sul potere di acquisto dei cittadini ➡
  • Minor spesa e minori introiti per le aziende ➡
  • Rallentamento economico ➡
  • Raffreddamento prospettive di crescita economica ➡
  • Bye Bye reflazione, rischio recessione (e spauracchio stagflazione) ➡
  • Revisione multipli aziendali ➡
  • REPRICING in borsa ➡

Siamo di nuovo qui, a parlare quindi, alla fine, di rischio repricing, un fenomeno che spesso non si capisce perché la gente dice

”Ma perché scende? Ha già perso tanto e non può che risalire!”

Bella affermazione, molto simile alla famosa frase “dopo una correzione, arriva la ripartenza” e di coltivano vane speranze. Peccato che poi la borsa continua a scendere e la situazione si complica, proprio perchè non è facile stabilire a priori quanto può essere profonda la correzione, sia dal punto di vista del drawdown ma anche su scala temporale.

Se poi torniamo a parlare di RECESSIONE, vi ripresento un mio vecchio indicatore, creato in passato per cercare di “intercettare” quella che dovrebbe essere l’arrivo di una recessione. L’indicatore è parametrato con dati USA, e credo che resti a prescindere il mercato più importante da monitorare.

US RECESSION INDICATOR

Ci stiamo dirigendo verso l’area di rischio, in caso di raggiungimento potrebbe concretizzarsi, nel successivo semestre, un momento di recessione. Situazione già possiamo vedere (il che conferma il mio US RECESSION INDICATOR) analizzando la curva dei tassi.

Tanto per cominciare le curve prospettiche dei rendimenti stanno subendo un’inversione, lasciando intendere che la stretta potrebbe causare una recessione negli anni a venire. Infatti la curva dei tassi attuale (qui parlo sempre di USA) si è ritrovata con un appiattimento a causa delle importanti aspettative di inasprimento monetario.

US YIELD CHART a confronto

E questo movimento è dovuto non a una flessione dei tassi di breve, ma in seguito a un aumento. A memoria mi risulta che l’appiattimento della curva in concomitanza con un aumento dei tassi da parte della Fed si è visto prima della crisi finanziaria del 2008. Momenti di mercato non paragonabili, ma statisticamente con delle somiglianze.

OK, il post sembra il canto del cigno (nero) dei mercati. Ma è per forza così? La risposta è DIPENDE. Perché, riprendendo il ragionamento del “gioco a saldi zero” tutto potrebbe cambiare se…frena l’inflazione. Ci sarebbe meno tensione anche delle banche centrali e quindi anche minore dinamicità in ambito di rialzi. Impossibile, oggi prevedere dove andremo a parare.

Motivo? Rileggetevi la tabella del “saldo zero” e capirete che le variabili in gioco sono tante e in buona parte NON controllabili dal sistema. E questo è il grande problema.

STAY TUNED!

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