lunedì 9 marzo 2020

“COME IN OGNI GUERRA, DOBBIAMO SCEGLIERE CHI CURARE E CHI NO”

 

COME IN OGNI GUERRA, DOBBIAMO SCEGLIERE CHI CURARE E CHI NO” 

FATE LEGGERE A QUEI GENI CHE CONTINUANO A SOTTOVALUTARE GLI EFFETTI DEL CORONAVIRUS L’INTERVISTA ALL’ANESTESISTA RIANIMATORE DI BERGAMO CHRISTIAN SALAROLI: “SE UNA PERSONA TRA GLI 80 E I 95 ANNI HA UNA INSUFFICIENZA MULTI ORGANICA DI PIÙ DI TRE ORGANI VITALI, SIGNIFICA CHE HA UN TASSO DI MORTALITÀ DEL CENTO PER CENTO. ORMAI È ANDATO. NON SIAMO IN CONDIZIONE DI TENTARE QUELLI CHE SI CHIAMANO MIRACOLI. È LA REALTÀ”

Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirusOSPEDALE REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS
«All' interno del Pronto soccorso è stato aperto uno stanzone con venti posti letto, che viene utilizzato solo per eventi di massa. Lo chiamiamo Pemaf, ovvero Piano di emergenza per il maxi-afflusso. È qui che viene fatto il triage, ovvero la scelta».

Non è un colloquio facile, quello con Christian Salaroli, 48 anni, una moglie, due figli, dirigente medico, anestesista rianimatore dell' ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, uno dei più sollecitati di queste settimane, distante appena sette chilometri dal cluster di Alzano Lombardo, uno dei più misteriosi e persistenti di questa epidemia. Non lo è per l' argomento che tratta, non lo è per l' emotività che ci scorre dentro, che abbiamo il dovere di asciugare, anche se pure dice molto di quello che sta avvenendo dove si combatte per davvero. «Si decide per età, e per condizioni di salute. Come in tutte le situazioni di guerra. Non lo dico io, ma i manuali sui quali abbiamo studiato».

Allora è vero?
coronavirus - italiaCORONAVIRUS - ITALIA
«Certo che lo è. In quei letti vengono ammessi solo donne e uomini con la polmonite da Covid-19, affetti da insufficienza respiratoria. Gli altri, a casa».

Poi cosa succede?
«Li mettiamo in ventilazione non invasiva, che si chiama Niv. Il primo passo è quello».
Christian SalaroliCHRISTIAN SALAROLI

E gli altri passi?
«Vengo al più importante. Al mattino presto, con i curanti del Pronto soccorso, passa il rianimatore. Il suo parere è molto importante».

Perché conta così tanto?
«Oltre all' età e al quadro generale, il terzo elemento è la capacità del paziente di guarire da un intervento rianimatorio».

Di cosa stiamo parlando?
«Questa indotta dal Covid-19 è una polmonite interstiziale, una forma molto aggressiva che impatta tanto sull' ossigenazione del sangue. I pazienti più colpiti diventano ipossici, ovvero non hanno più quantità sufficienti di ossigeno nell' organismo».

Quando arriva il momento di scegliere?
ospedale reparto di terapia intensiva coronavirusOSPEDALE REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS
«Subito dopo. Siamo obbligati a farlo. Nel giro di un paio di giorni, al massimo. La ventilazione non invasiva è solo una fase di passaggio. Siccome purtroppo c' è sproporzione tra le risorse ospedaliere, i posti letto in terapia intensiva, e gli ammalati critici, non tutti vengono intubati».

A quel punto cosa succede?
«Diventa necessario ventilarli meccanicamente. Quelli su cui si sceglie di proseguire vengono tutti intubati e pronati, ovvero messi a pancia in giù, perché questa manovra può favorire la ventilazione delle zone basse del polmone».

Esiste una regola scritta?
il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 1IL CENTRO DI MILANO DURANTE L'EMERGENZA CORONAVIRUS 
«Al momento, nonostante quel che leggo, no. Per consuetudine, anche se mi rendo conto che è una brutta parola, si valutano con molta attenzione i pazienti con gravi patologie cardiorespiratorie, e le persone con problemi gravi alle coronarie, perché tollerano male l' ipossia acuta e hanno poche probabilità di sopravvivere alla fase critica».

Nient' altro?
«Se una persona tra gli 80 e i 95 anni ha una grave insufficienza respiratoria, verosimilmente non procedi. Se ha una insufficienza multi organica di più di tre organi vitali, significa che ha un tasso di mortalità del cento per cento. Ormai è andato».

Lo lasciate andare?
reparto di terapia intensiva all'ospedale di wuhanREPARTO DI TERAPIA INTENSIVA ALL'OSPEDALE DI WUHAN
«Anche questa è una frase terribile. Ma purtroppo è vera.
Non siamo in condizione di tentare quelli che si chiamano miracoli. È la realtà».

Non è sempre così?
«No. Certo, anche in tempi normali si valuta caso per caso, nei reparti si cerca di capire se il paziente può recuperare da qualunque intervento.
Adesso questa discrezionalità la stiamo applicando su larga scala».

Chi viene lasciato andare muore di Covid-19 o di patologie pregresse?
coronavirus sudCORONAVIRUS SUD
«Questa che non muoiono di coronavirus è una bugia che mi amareggia. Non è neppure rispettosa nei confronti di chi ci lascia. Muoiono di Covid-19, perché nella sua forma critica la polmonite interstiziale incide su problemi respiratori pregressi, e il malato non riesce più a sopportare questa situazione. Il decesso è causato dal virus, non da altro».
roma deserta per il coronavirus 3ROMA DESERTA PER IL CORONAVIRUS 

E voi medici, riuscite a sopportare questa situazione?
«Alcuni ne escono stritolati. Capita al primario, e al ragazzino appena arrivato che si trova di prima mattina a dover decidere della sorte di un essere umano. Su larga scala, lo ripeto».

il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 25IL CENTRO DI MILANO DURANTE L'EMERGENZA CORONAVIRUS 
A lei non pesa essere arbitro della vita e della morte di un essere umano?
«Io per ora dormo la notte. Perché so che la scelta è basata sul presupposto che qualcuno, quasi sempre più giovane, ha più probabilità di sopravvivere dell' altro. Almeno, è una consolazione».

Cosa ne pensa degli ultimi provvedimenti del governo?
«Forse sono un po' generici. Il concetto di chiudere il virus in certe zone è giusto, ma arriva con almeno una settimana di ritardo. Quello che conta davvero è un' altra cosa».

Quale?
«State a casa. State a casa.
RESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVARESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVA
Non mi stanco di ripeterlo. Vedo troppa gente per strada. La miglior risposta a questo virus è non andare in giro. Voi non immaginate cosa succede qui dentro. State a casa».

C' è carenza di personale?
«Tutti stiamo facendo tutto. Noi anestesisti facciamo turni di supporto nella nostra sala operativa, che gestisce Bergamo, Brescia e Sondrio.
Altri medici di ambulanza finiscono in corsia, oggi toccherà a me».

Nello stanzone?
coronavirusCORONAVIRUS
«Esatto. Tanti miei colleghi stanno accusando questa situazione. Non è solo il carico di lavoro, ma quello emotivo, che è devastante. Ho visto piangere infermieri con trent' anni di esperienza alle spalle, Gente che ha crisi di nervi e all' improvviso trema.
Voi non sapete cosa sta succedendo negli ospedali, per questo ho deciso di parlare con lei».

Esiste ancora il diritto alla cura?
«In questo momento è minacciato dal fatto che il sistema non è in grado di farsi carico dell' ordinario e dello straordinario al tempo stesso. Così le cure standard possono avere ritardi anche gravi».
terapia intensiva 1TERAPIA INTENSIVA 

Mi fa un esempio?
«Normalmente la chiamata per un infarto viene processata in pochi minuti. Ora può capitare che si aspetti anche per un' ora o più».

Trova una spiegazione a tutto questo?
«Non la cerco. Mi dico che è come per la chirurgia di guerra. Si cerca di salvare la pelle solo a chi ce la può fare. È quel che sta succedendo».

Fonte: qui

"QUELLI CHE PRIMA SALVAVAMO ORA MUOIONO" 
GLI OSPEDALI LOMBARDI VERSO IL COLLASSO 
TURNI MASSACRANTI PER CURARE UN NUMERO CRESCENTE DI PAZIENTI: “NELLE ULTIME 48 ORE NE HO DORMITE TRE” 
L'ALLARME A CREMONA: " DOVE SONO FINITI I MEDICI NEL LIMBO TRA LAUREA E SPECIALITÀ? 
SERVONO PROFESSIONISTI ANCHE CON MENO ESPERIENZA MA NON LI TROVIAMO”
Chiara Baldi per “la Stampa”

«Persone che fino a tre settimane fa avremmo salvato ora muoiono. È una guerra». La cronaca spicciola è di uno specializzando dell' ospedale di Bergamo che chiede di rimanere anonimo. «Nelle ultime 48 ore ne ho dormite tre», dice, perché da 17 giorni è finito nell' emergenza da coronavirus in cui è sprofondata la Lombardia.
CORONAVIRUS - CARABINIERI IN OSPEDALECORONAVIRUS - CARABINIERI IN OSPEDALE

«C' è anche l' ondata di colleghi contagiati», racconta, «e fa impressione ricoverare chi fino a un giorno prima era con te dall' altra parte della linea rossa». I medici non sono immuni al virus e fino a qualche giorno fa erano il 12 per cento del totale. Poi, si è perso il conto. Negli ospedali in prima linea - Lodi, Crema, Cremona, ma anche il Papa Giovanni XXIII di Bergamo - si attendono da giorni medici e infermieri in soccorso di chi da settimane lavora anche 15 ore di fila. In particolare, tra domani e mercoledì sono stati annunciati 250 infermieri. Ma oggi sono pochissimi.

ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirusOSPEDALE REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS
Al nosocomio di Bergamo «i pochi arrivati sono insufficienti al bisogno». Idem all' ospedale di Cremona dove, a parte il medico della Ong, di rinforzi non se ne sono visti. «Abbiamo fatto un bando per medici e uno per infermieri ma non è andato un granché», commenta Rosario Canino, direttore sanitario dell' Asst di Cremona. Che si rivolge al Governo: «Dove sono finiti i medici nel limbo tra laurea e specialità? Servono professionisti anche con meno esperienza. Ma ci servono. Visitare un paziente Covid19 è impegnativo: devi mettere lo scafandro, entrare nella stanza, visitarlo, uscire e spogliarti e per eseguire tutta questa procedura abbiamo bisogno di tanta gente, perché è molto faticoso».

un malato di coronavirus trasportato in ospedaleUN MALATO DI CORONAVIRUS TRASPORTATO IN OSPEDALE
A Milano, dove i contagi sono 171, in crescita, la situazione non è migliore. Spiega Antonio Pesenti, direttore dell' Unità operativa complessa Anestesia e Rianimazione adulti del Policlinico: «Abbiamo parlato molto della necessità di ampliare i posti letto nelle terapie intensive ed è chiaro che questo bisogno resta. Ma dobbiamo anche renderci conto che, per ogni posto letto in più in questo reparto, servono professionisti in grado di svolgere quel lavoro. Al momento non ne abbiamo». Pesenti sottolinea in particolare l' importanza degli infermieri: «Il dottore visita e prescrive la terapia ma poi è l' infermiere che sta accanto al letto del paziente».

MEDICI E CORONAVIRUSMEDICI E CORONAVIRUS
Quello del personale sanitario è un problema che si aggiunge al già drammatico stato delle terapie intensive. «Abbiamo ricavato 457 posti letto», ha assicurato l' assessore al Welfare Giulio Gallera, snocciolando i numeri: 399 i pazienti Covid19 in terapia intensiva, 40 in più rispetto al giorno precedente.

Per questo, la Regione ha rimodulato la sua strategia, individuando 18 hub dedicati alla gestione dei grandi traumi, delle urgenze neurochirugiche, neurologiche e cardiovascolari lasciando altri 90 ospedali "a prevalenza Covid19". «L' obiettivo», ha detto, «è creare maggiore disponibilità negli altri ospedali per i pazienti con coronavirus». Gli hub ospiteranno pazienti con infarti, ictus e patologie non riconducibili al virus e dovranno, nel contempo, creare un «percorso separato per i pazienti Covid19».

MEDICI E CORONAVIRUSMEDICI E CORONAVIRUS
Intanto ieri in Lombardia c'è stato il dato più alto di decessi in un giorno: 113, per un totale di 267 dal 21 febbraio. Gli ospedalizzati, senza la terapia intensiva, sono 2217. Sabato erano 1661. Ma per Gallera c' è un solo modo per sconfiggere il virus: «Ridurre drasticamente le attività sociali, rimanere a casa e avere una distanza adeguata dagli altri. Non ci sono vaccini e farmaci».

Fonte: qui

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