venerdì 6 marzo 2020

IN LOMBARDIA IL 12% DEI CONTAGIATI DAL CORONAVIRUS SONO INFERMIERI E MEDICI.

MANCANO 250 UNITÀ, GLI OSPEDALI RISCHIANO DI FERMARSI PROPRIO MENTRE DEVONO RISPONDERE A UNA RICHIESTA DI ASSISTENZA SENZA PRECEDENTI 
A ROMA E NEL LAZIO, DOPO I 14 NUOVI POSITIVI DI IERI CHE SONO PASSATI DAL PRONTO SOCCORSO, RISCHIANO DI DOVERSI FERMARE PER RAGIONI PRUDENZIALI CIRCA CENTO UNITÀ DEL PERSONALE MEDICO…
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”

un malato di coronavirus trasportato in ospedaleUN MALATO DI CORONAVIRUS TRASPORTATO IN OSPEDALE
In Lombardia il 12 per cento dei contagiati sono infermieri e medici. Mancano 250 unità, gli ospedali rischiano di fermarsi proprio mentre devono rispondere a una richiesta di assistenza dei pazienti senza precedenti. A Roma e nel Lazio, dopo i 14 nuovi positivi di ieri che sono passati dal pronto soccorso, ospedali come San Giovanni, Policlinico Casilino, Sant'Andrea, San Filippo Neri, Velletri e Latina rischiano di doversi fermare per ragioni prudenziali, circa cento unità del personale medico, anche se secondo la Regione Lazio, alla luce degli ultimi controlli incrociati, quella cifra dovrebbe essere attorno a 40-50.

ASSEDIO
PRONTO SOCCORSO OSPEDALE CODOGNOPRONTO SOCCORSO OSPEDALE CODOGNO
Ma la sintesi è che l'avanzata del coronavirus sta non solo riempiendo i reparti di terapia intensiva, ma svuotando le corsie di personale che, per ragioni di cautela, deve andare in quarantena. Sempre a Roma all'ospedale Bambino Gesù ci sono due medici in isolamento perché hanno avuto contatti con pazienti positivi (dalla struttura precisano che comunque si attende l'esito dei test e i due professionisti non stanno lavorando); all'ospedale San Camillo un medico è positivo, quindi a casa in isolamento, perché è rimasto contagiato mentre era in settimana bianca in Veneto.

Altri esempi: dodici tra infermieri e operatori dell'ospedale Molinette, a Torino, sono stati messi in quarantena precauzionale dopo il caso di un paziente risultato positivo al coronavirus. Di questo passo, tra medici infettati (attorno alla zona rossa di Codogno la situazione è drammatica) e quelli in quarantena, gli ospedali si fermano. Per questo Luca Zaia, il presidente del Veneto, regione a cui mancano 400 tra medici e infermieri a causa del coronavirus, ieri ha attaccato: «Voglio chiedere che si metta mano alla norma e si dia modo ai medici di poter operare anche se presentano dei contatti con persone positive. Non possiamo mettere in isolamento fiduciario i medici per 14 giorni».
INFERMIERI ALL OSPEDALE DI CODOGNO CON MASCHERINE MA SENZA GUANTIINFERMIERI ALL OSPEDALE DI CODOGNO CON MASCHERINE MA SENZA GUANTI

La proposta: effettuare il test ogni giorno, ma se il medico o l'infermiere risulta asintomatico e negativo consentirgli di continuare a lavorare, sia pure con la mascherina. Giulio Gallera, assessore alla Sanità della Lombardia, spiega: «Noi già lo facciamo, altrimenti tutto si ferma.

E poi abbiamo ridotto del 70 per cento gli interventi di elezione, lunedì blocchiamo l'attività ambulatoriale differibile. Abbiamo anticipato le lauree del corso infermieristico previste ad aprile e partiamo con le assunzioni di 315 operatori. Infine, richiamiamo medici e infermieri in pensione. Voglio rassicurare i lombardi sul fatto che tutte le attività urgenti e non differibili, sia per i pazienti cronici che per il resto dei lombardi, verranno assicurate».

CORSA
coronavirus casi in italiaCORONAVIRUS CASI IN ITALIA
Si tratta di una corsa contro il tempo perché mentre aumenta il numero dei contagiati e diminuisce quello del personale sanitario disponibile, anche nelle regioni senza zona rossa, si stanno esaurendo i posti di terapia intensiva. A Roma ieri solo per il coronavirus sono diventati sette i pazienti in rianimazione. Per ora è un numero sostenibile, ma cosa succederà se il ritmo di crescita dei positivi e della parte che necessita di respirazione assistita dovesse essere in linea con quello di questi giorni o con quello del resto d'Italia?

Nel Lazio ci sono 540 posti di terapia intensiva, ma sono già occupati all'80 per cento, visto che comunque vi sono anche altre patologie che normalmente richiedono questo tipo di assistenza. Per questo si sta correndo ai ripari. «In questo momento - spiega l'assessore alla Salute del Lazio, Alessio D'Amato - la priorità è garantire tutte le procedure di sicurezza, evitare nuove quarantene al personale sanitario e attuare la prima fase del potenziamento delle terapie intensive con 77 nuovi posti».

coronavirus 2CORONAVIRUS 
In totale, i letti aggiuntivi per questo tipo di emergenza dovranno essere almeno 153, anche se in caso di necessità questo numero può essere aumentato. Altro nodo è quello dei test: nel Lazio fino ad oggi 1.175 («molto più della Francia» sottolineano in Regione), ma dopo l'incremento di ieri di nuovi casi si è compreso che centralizzare tutto nel laboratorio dello Spallanzani alla lunga potrebbe diventare insostenibile. Per questo sono stati attivati anche altri quattro laboratori, in modo da velocizzare le verifiche, anche se l'hub di riferimento resterà quello dello Spallanzani.

Fonte: qui


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TRA ROMA E IL RESTO DEL LAZIO CI SONO QUATTORDICI NUOVI CASI POSITIVI, IN TOTALE SIAMO A 44 
UNA PAZIENTE 87ENNE, CON GRAVI PROBLEMI CARDIACI, È DECEDUTA CON IL CORONAVIRUS (MA NON A CAUSA DEL VIRUS) 
UN MEDICO DEL SAN CAMILLO È RISULTATO POSITIVO, DOPO LA SETTIMANA BIANCA IN VENETO E RIMASTO IN ISOLAMENTO A CASA 
DUE NUOVI CASI A POMEZIA: C'È IL SOSPETTO CHE SIANO COLLEGATI CON LA FAMIGLIA DEL POLIZIOTTO DEL COMMISSARIATO DI SPINACETO…

Mauro Evangelisti per “il Messaggero”

coronavirus romaCORONAVIRUS ROMA
Tra Roma e il resto del Lazio quattordici nuovi casi positivi, in totale siamo a quota 44. Una paziente è deceduta con il coronavirus («ma non a causa del coronavirus»), era stata ricoverata mese e mezzo fa all'ospedale San Giovanni, e una domanda drammatica: era già positiva quando è arrivata, è stata contagiata in reparto, è stata infettata da un parente del nord venuto a visitarla? Alcuni grandi ospedali sono stati coinvolti dal passaggio di pazienti infetti (Sant'Andrea, Policlinico Casilino, San Filippo Neri e Santo Spirito).

coronavirus romaCORONAVIRUS ROMA
Un medico del San Camillo è risultato positivo, dopo la settimana bianca in Veneto e rimasto in isolamento a casa. Due nuovi casi, infine, a Pomezia: c'è il sospetto che siano collegati con la famiglia del poliziotto del commissariato di Spinaceto, residente nella cittadina dell'hinterland romano. È stato uno dei giorni più difficili per la Capitale. «Se continua l'aumento dei contagiati con questo ritmo, il sistema andrà in crisi», dice un medico di un pronto soccorso.

EMERGENZA
coronavirus romaCORONAVIRUS ROMA
All'Ospedale San Giovanni di Roma una paziente, una donna di 87 anni ricoverata dal 17 gennaio prima in medicina, poi in terapia intensiva cardiologica, è morta ed è risultata positiva al Coronavirus. Secondo le prime verifiche, la donna aveva dei parenti del nord Italia che le avevano fatto visita. Si tratta del primo decesso nella Capitale, ma dalla Regione Lazio precisano: «Era cardiopatica, ha avuto una severa endocardite, in quanto portatrice di protesi valvolare, seguita da una problematica respiratoria. È quindi possibile affermare, stante il complesso quadro clinico, che la donna sia deceduta con il Covid-19 e non a causa dello stesso».

Questo però non è sufficiente a garantire che non ci sia un problema di diffusione del coronavirus nella struttura, anche perché per un paziente di un altro reparto un primo tampone ha dato esito positivo (ma serve la conferma). «Sono stati individuati i contatti all'interno dell'ospedale, tutti asintomatici, ed è in corso la verifica da parte della Asl Roma 1 sulle visite e i contatti esterni per il completamento dell'indagine epidemiologica».
coronavirus romaCORONAVIRUS ROMA

All'ospedale San Giovanni è stato individuato un altro paziente positivo, in questo caso trasferito dal Policlinico Tor Vergata, anche lui con patologie differenti, ricoverato in Pneumologia. Secondo i primi riscontri, non c'è alcuna relazione con la donna deceduta. C'è il rischio che sia necessario chiudere qualche reparto?

In Regione lo escludono, tra l'altro c'è da attendere la conferma dell'Istituto superiore della sanità, perché, a causa del decesso della donna - che era passata in pronto soccorso, in medicina d'urgenza, in terapia intensiva coronarica - le verifiche si sono fermate dopo il primo tampone. Ma oltre al decesso di ieri, Roma e il Lazio devono fare i conti con una impennata dei casi, anche se l'assessore regionale alla Salute, Alessio D'Amato, invita a non fare allarmismo: «Siamo comunque sempre a isolare i vari casi, per ora sono numeri che possiamo gestire».

coronavirus romaCORONAVIRUS ROMA
Il totale dei contagiati è passato da 30 a 44: 7 sono in terapia intensiva, 20 ricoverati in altri reparti, 14 in isolamento domiciliare, 3 i guariti. Al San Filippo Neri è scattato l'allarme perché il 3 marzo un uomo, già in cura per una patologia oncologica, è andato in pronto soccorso: aveva avuto un infarto, dunque per i medici nulla che facesse pensare al Coronavirus. Successivamente, a causa di una crisi respiratoria, è stato effettuato il tampone ed è emersa la positività al Covid-19. Medici e infermieri sono state messi sotto sorveglianza, mentre si sta indagando per capire come l'uomo sia stato contagiato.

Secondo i primi riscontri, la moglie, anch'ella malata, è ricoverata in Veneto, ma ci sono approfondimenti in corso. A Pomezia, sono positivi una donna di 91 anni e un uomo di 51: le indagini in corso servono a capire se vi sia un collegamento con la famiglia del poliziotto. In realtà, a preoccupare è soprattutto la storia di Cisterna di Latina, con il paziente passato dal pronto soccorso di Velletri e ora grave allo Spallanzani.

roma deserta per il coronavirus 3ROMA DESERTA PER IL CORONAVIRUS 
Si tratta di un bracciante agricolo di origini indiane e, vista la precarietà della sua attività, appare molto complicato ricostruire la rete dei contatti dell'uomo nella provincia di Latina. In totale, i contagiati in quella zona sono otto. Infine, allarme anche al Policlinico Casilino, ieri mattina, dove per il passaggio di un paziente poi rivelatosi positivo, si è temuta la chiusura del pronto soccorso. Sarà sufficiente, invece, isolare parte del personale. «Il problema - racconta chi vive in prima linea questa battaglia - è capire cosa accadrà. Ci sentiamo come chi aspetta lo tsunami».

Fonte: qui

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