Riceviamo e pubblichiamo:
MEDICO PAZIENTE
Caro Dago, sono un medico a lavoro in un ospedale del Sud e ti scrivo per condividere alcune riflessioni. Credo che la sensazione delle persone sulla questione infezione sia “dispercettiva” e dunque non corretta. Soprattutto perche' ho l’impressione che gli operatori dell’informazione, i giornali, i tg, mostrino solo una parte della faccenda.
La reale situazione degli ospedali è drammatica. I colleghi del nord mi raccontano di condizioni di lavoro e organizzative al limite del collasso. I cittadini si comportano in modo schizofrenico oscillando tra poli opposti di ragionevolezza: o sono nel panico e assaltano i supermercati, o viaggiano ammassati sui bus senza le minime misure di prevenzione. Ed è questa seconda condizione che apre le porte ai contagi.
Qui siamo a corto di risorse. Nella nostra struttura stiamo decidendo quali reparti devono avere in dotazione le mascherine e quali no, per risparmiare. Mi è capitato di andare in Pronto Soccorso, chiamato per una consulenza, e non era disponibile una mascherina per me. Il triage dei pazienti che tossiscono febbricitanti è lo stesso di quello dei pazienti con altra sintomatologia.
MEDICO PAZIENTE
Credo sia importante che i media facciano capire ai cittadini, senza allarmismo fuori misura, che l’epidemia si controlla e si supera con comportamenti responsabili. E questo vuol dire fare rinunce, fare sacrifici. Vuol dire adattarsi a una situazione che nessuno ha scelto ma tutti subiscono. Ci tengo a precisare, caro Dago, che una diffusione del coronavirus in una regione del Sud, nelle stesse identiche dimensioni di quanto sta avvenendo in Lombardia, provocherebbe il triplo dei danni. Il numero dei posti disponibili in rianimazione è di molto inferiore a quelli lombardi, con una qualità di assistenza probabilmente neanche paragonabile.
Un medico preoccupato
COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DALL'EPIDEMIA NEI PROSSIMI GIORNI? IL PICCO DEVE ANCORA ARRIVARE
IL COVID-19 HA UN INDICE DI PROPAGAZIONE MOLTO PIÙ ALTO RISPETTO AD ALTRI VIRUS. OGNI PERSONA INFETTA RISCHIA DI CONTAGIARNE PIÙ DI 2
WALTER RICCIARDI: “É POSSIBILE UN RALLENTAMENTO DEI CONTAGI NELLE ZONE ROSSE, CHE ALL'INIZIO SARÀ COMPENSATO DA UN AUMENTO IN ALTRE PARTI D'ITALIA..."
WALTER RICCIARDI
In Italia i casi accertati del nuovo coronavirus ora sono 4.636. I morti sono saliti a 197, mentre in 523 sono guariti. Che significa? Secondo gli esperti, il Covid-19 viaggia più veloce della Sars, ma è anche molto meno letale. A livello globale il tasso di decessi, rispetto ai contagiati, è del 3,4%. In Italia ieri è salito al 4,25%, mentre per la sindrome respiratoria acuta che si propagò dall'Asia tra il 2002 e il 2003 il tasso di letalità sfiorava il 10%. Il nostro Paese, per gli esperti dell'Oms, non ha ancora visto il picco, atteso nei prossimi giorni. La curva dei contagiati, quindi, per il momento continua a crescere. Ma si arresterà, a cominciare probabilmente dalla zona rossa.
CORONAVIRUS
Nelle ultime 24 ore, gli ospedali lungo lo Stivale hanno registrato altri 778 pazienti positivi al coronavirus. I malati sono aumentati del 20% in un giorno. Guardando i numeri dall'inizio dell'epidemia, il 56% dei casi è concentrato in Lombardia (2.612 positivi), il 19% in Emilia Romagna (870), il 10% in Veneto (488). I morti, in 24 ore, sono aumentati del 33%: si è passati dai 148 decessi di giovedì ai 197 riportati ieri dalla Protezione civile.
I guariti sono cresciuti del 26%: adesso sono 523 i pazienti dimessi, 109 più di giovedì. Tra i malati, i casi più gravi sono 462, tutti ricoverati in terapia intensiva. Rispetto al bollettino dell'altro ieri, sono 111 in più. Di questi 462, ben 309 sono in Lombardia, che ha avuto un incremento in un giorno di 65 casi. I pazienti affetti dal coronavirus ricoverati in altri reparti sono invece 2.394, mentre in 1.060 sono in isolamento domiciliare.
CORONAVIRUS CASI IN ITALIA
I TEMPI
Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni? Il Covid-19 ha un indice di propagazione molto più alto rispetto ad altri virus. Ogni persona infetta rischia di contagiarne più di 2. «Per un'influenza normale, l'indice di propagazione è dell'1,2; per la Sars era dell'1,6-1,8», spiega Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità. Ma rispetto alla Sars, «il tasso di letalità stavolta è molto più basso, meno della metà». Come sottolinea Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all'Università di Pisa, «nella Sars era più facile contenere l'epidemia, stavolta invece si sta dimostrando più complicato tenerla confinata in alcune zone. Ma il rapporto tra contagiati e morti è molto meno marcato per il Covid-19».
UN SOLDATO CON LA MASCHERINA IN PIAZZA DUOMO A MILANO
La curva, per ora, non diminuisce: «É possibile un rallentamento nelle zone rosse, che probabilmente all'inizio sarà compensato da un aumento in altre parti d'Italia». Quanto al fatto che nel nostro Paese il tasso di letalità sia più alto che altrove, per l'epidemiologo Lopalco è dovuto al fatto che «da noi i tamponi sono stati fatti principalmente su chi aveva sintomi. Molti altri casi probabilmente sono stati classificati come una semplice influenza».
Il picco, secondo Ricciardi dell'Oms, deve ancora arrivare, nei prossimi giorni. Per Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, «due mesi sono il tempo del contenimento. Spero che con la bella stagione tutto possa smorzarsi, ma non sappiamo ancora se il virus durerà fino all'estate». L' Organizzazione mondiale della sanità intanto ha sottolineato che «l'Italia sta reagendo energicamente all'epidemia e che ha messo in campo misure di contenimento adeguate». Il direttore dell' Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ringraziato il presidente Mattarella per il suo appello alla nazione dell'altro ieri.
IN PIEMONTE L'EPIDEMIA GUADAGNA TERRENO E POTREBBE ADDIRITTURA AVERE UN SUO CEPPO AUTOCTONO, MENTRE TUTTA LA LOMBARDIA RISCHIA DI ESSERE PROCLAMATA "ZONA ROSSA"
IN VENETO PREDISPOSTA UNA "WAR ROOM" PER SPIEGARE ALLE ISTITUZIONI COME GESTIRE L’EMERGENZA: “SERVIRANNO ALMENO DUE SETTIMANE PER CAPIRE QUANDO NE USCIREMO…”
L'INCUBO DI UN FOCOLAIO SPAVENTA IL PIEMONTE PRESTO ALTRE ZONE ROSSE
CORONAVIRUS
Anche in Piemonte l' epidemia guadagna terreno e potrebbe addirittura avere un suo ceppo autoctono, mentre tutta la Lombardia ieri ha rischiato di essere proclamata "zona rossa". Non si fermano i contagi in tutto il Paese e aumentano anche i morti. La notizia per il Piemonte, dove gli infetti sono finora 166 e i decessi sono saliti a 5, è che il ceppo del coronavirus potrebbe essere diventato autoctono. Negli ultimi giorni infatti per una quindicina di tamponi, non si è riusciti a ricondurre il ceppo del virus a quello della Lombardia, come era accaduto finora.
«È come se la catena si fosse spezzata, non siamo più riusciti a risalirla - spiega l' assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi -. Lo abbiamo subito comunicato al governo, in questi casi, può decidere di considerare la Regione "zona focolaio" e dichiararla zona gialla». Un altro allarme in una Regione che si prepara ad assumere di gran carriera medici e specializzandi. […]
CORONAVIRUS
NELLA "WAR ROOM" DEL VENETO CHE SFIDA IL VIRUS "DUE SETTIMANE PER LA VERITÀ, PRONTI AL PEGGIO"
Lo Stato schierato, ad ascoltare due docenti dell' Università di Padova, due specialisti in trincea contro il coronavirus. Lo Stato che vuole arginare gli effetti di Covid 19: non c' è ufficio nel Triveneto che, senza potenti contromisure, non rischi di chiudere i battenti. Emerge senza equivoci nel dialogo seguente alle relazioni di Vincenzo Baldo (docente di Igiene e medicina preventiva) e di Luisa Barzon (docente di Medicina molecolare). E per quanto possa apparire incredibile, i 40 presenti nel salone di palazzo Corner Mocenigo a Venezia hanno trovato una rassicurazione nelle pur nette parole di Baldo e Barzon.
CORONAVIRUS
Perché hanno avuto informazioni operative, anche se appare chiaro che il rientro alla normalità non avverrà prima di Pasqua. «La modellistica matematica indica che a Wuhan il contagio va a scendere. Premesso che la nostra curva dei contagi sta salendo circa la metà delle attese, ritengo serviranno almeno due settimane per capire quando ne usciremo» dice Baldo. E Barzon aggiunge: «Le informazioni che provengono dalla Cina sono molto confortanti, grazie a misure di contenimento severe. Ci aspettiamo che vada allo stesso modo anche per noi».
QUARANTENA E POSTI DI BLOCCO A VO' EUGANEO
I generali della Guardia di finanza Giovanni Mainolfi (comandante del Veneto) e Bruno Buratti (comandante del Triveneto) hanno preso una iniziativa senza eguali per capire come gestire le migliaia di militari di cui sono responsabili. Una «war room», i nemici sono il virus e il panico che ha fin qui scatenato. E hanno accolto alla caserma Piave ieri i massimi dirigenti di Comune, prefettura, procura della Repubblica, tribunale, Corte d' appello, Corte dei conti, Avvocatura dello Stato, Tar, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane, Agenzia del demanio, Marina militare, Carabinieri, Questura, Vigili del fuoco, Inps, Inail. Le articolazioni dello Stato.
In collegamento streaming duemila militari nel Triveneto, anch' essi preoccupati del virus. Tutti ansiosi di conoscere l' efficacia delle strategie di prevenzione, i tempi di evoluzione dell' epidemia, le ragioni per cui l' Italia è in testa alla triste classifica, se ci sono precedenti storici cui rifarci. E i due medici spiegano con pazienza per un paio d' ore e rispondono a un torrente di domande.
QUARANTENA E POSTI DI BLOCCO A VO' EUGANEO
Barzon lavora in un team all' opera 24 ore al giorno dal 21 febbraio, capace di sviluppare un migliaio di tamponi al dì. Lo stesso team che indagherà per la seconda volta gli abitanti di Vo' Euganeo; gli esiti verranno confrontati con i tamponi effettuati all' apparire della malattia sui 3.500 residenti del piccolo centro padovano. Da questo raffronto, voluto dalla Regione Veneto, l' ateneo patavino ritieni di poter trarre informazioni inedite sul piano globale, da offrire alle autorità sanitarie per controllare l' epidemia.
Ma nel frattempo che accade e quale evoluzione è attesa? «Il picco in Cina è avvenuto a metà gennaio - risponde Barzon - ora il trend è in netta diminuzione. Noi siamo ancora in fase di crescita. Ma se in Italia il numero dei contagiati è attorno a 4mila persone, che sono il 73% dei casi europei, dipende solo dal fatto che siamo stati più bravi a rilevare il virus per primi. Gli altri Paesi seguiranno e dovranno percorrere la strada che noi abbiamo intrapreso». Aggiunge Baldo: «Niente panico, sapremo gestire anche questa emergenza.
Stiamo preparando le strutture ospedaliere ovviamente allo scenario peggiore. E saremo preparati». Fa riferimento, per esempio, al sostanziale raddoppio dei posti letto in terapia intensiva che il Veneto sta attrezzando.
QUARANTENA E POSTI DI BLOCCO A VO' EUGANEO
Le domande che piovono sono delle più disparate. Gli ascensori vanno chiusi, date le loro ristrette misure? La richiesta dei sindacati di far accedere al tribunale il pubblico solo dopo la misurazione della temperatura è accoglibile? E le domande del personale che vuole lavorare da casa? E quelle dei dipendenti che non vogliono più andare alla sede centrale, ma chiedono di operare dalla sede più vicina al loro domicilio, per non usare i mezzi pubblici? La sanificazione dei locali va fatta ogni quanto tempo? Le risposte di Barzon e Baldo rimandano sempre al decalogo, senza eccessi.
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