giovedì 30 settembre 2021

NEL MONDO I MORTI PER CAUSE CARDIOVASCOLARI AUMENTERANNO VERTIGINOSAMENTE RAGGIUNGENDO NEL 2030 I 66MILA DECESSI AL GIORNO.

 

OGGI I MORTI SONO CIRCA 18 MILIONI, MA SI ARRIVERÀ AI 24 MILIONI CON UN INCREMENTO DEL 34% 

COLPA ANCHE DELLA PANDEMIA CHE HA RIDOTTO GLI INTERVENTI CHIRURGICI E LE NUOVE DIAGNOSI, CAPACI DI PREVENIRE LA MORTALITÀ…

Da "Ansa"

 

InfartoINFARTO

Si prevede nel mondo un aumento di morti per cause cardiovascolari che raggiungeranno nel 2030 una cifra pari a circa 66.000 decessi al giorno. È come se quotidianamente scomparisse una città come Massa o Trapani. Un aumento da oggi, in cui i decessi sono circa 18 milioni, al 2030, in cui ne sono attesi 24 milioni, pari al 34%. Un dato che preoccupa gli esperti, in particolare, è che in questo anno e mezzo la pandemia ha ridotto le prestazioni e fatto aumentare la mortalità.

 

Si è assistito infatti ad una riduzione tra il 50 e l’85% dell’attività chirurgica, del 55% degli interventi di cardiochirurgia, del 75% degli elettrocardiogrammi trans esofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica, del 10% di nuove diagnosi di scompenso cardiaco e ad un aumento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella in generale. Anche per questo, in occasione della giornata mondiale del cuore, la priorità è ripensare le strategie di contrasto alle patologie cardiovascolari nel post-Covid, considerando il territorio come attuatore di politiche sanitarie efficaci.

 

È proprio con questo obiettivo che si riuniscono oggi per la prima volta rappresentanti delle società scientifiche, dei pazienti ed esponenti della società civile, insieme ad istituzioni e settore privato, all’evento “Nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia: la sfida parte dal territorio”, organizzato da Novartis Italia e patrocinato da Health City Institute in streaming su ANSA.


Dopo un calo della mortalità negli ultimi decenni, i numeri sono di nuovo in aumento, invertendo anni di progresso, sia sul fronte delle cardiopatie ischemiche sia su quello delle malattie cerebrovascolari. Oggi la prevenzione per gli esperti è fondamentale per recuperare il ritardo e rendere più realistica la riduzione del 25% della mortalità prematura da malattie non trasmissibili, come raccomandato dell’Italian Urban Health Declaration ai Governi dei Paesi del G20.

 

“La pandemia - evidenzia Massimo Volpe, presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec) - ha avuto una serie di effetti importanti. Basti pensare che in un articolo pubblicato su European Heart Journal il numero di infarti arrivati in ospedale nel marzo 2020 sono stati la metà di quelli di marzo 2019. Quindi anche persone con infarto non si sono recate in ospedale, senza contare chi ha una malattia cronica come ad esempio l’ipertensione o lo scompenso cardiaco.

 

I dati sono stati più drammatici ancora. Anche il ministro Speranza ha spiegato che serviranno investimenti importanti di tempo e risorse per recuperare. Questo recupero non è un fatto ‘cosmetico’, ma di straordinaria importanza perché avere più fattori di rischio potrà significare nel prossimi 5-10 anni un numero di infarti, scompenso cardiaco e ospedalizzazioni molto più alto. È un recupero che ha il carattere di un’urgenza”. 


Fonte: qui


DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA, IN ITALIA SONO TRIPLICATI I MORTI D’INFARTO 

IL CTS: “LA SCORSA PRIMAVERA ABBIAMO TOCCATO QUASI IL 50% IN MENO DELLE OSPEDALIZZAZIONI DOVUTE ALL'INFARTO DEL MIOCARDIO” 

LE CAUSE DI QUESTO CALO SONO I LOCKDOWN E LA PAURA DI PRENDERE IL COVID NEGLI OSPEDALI 

INTANTO IL 34,8% DEI DECESSI È LEGATO A UNA MALATTIA CARDIOVASCOLARE

Claudia Osmetti per "Libero quotidiano"

 

Non c'è solo il Covid, ma il Covid (alla fine) incide su tutto. In Italia, da quando è iniziatala pandemia, sono triplicati gli infarti. 

 

Lo dice il coordinatore del Cts, il Comitato tecnico scientifico che da un anno e mezzo snocciola i numeri e le statistiche dell'emergenza sanitaria: purtroppo abbiamo registrato una «riduzione delle ospedalizzazioni dovute all'infarto del miocardio. La scorsa primavera abbiamo toccato quasi il 50% in meno, con un numero triplo di morti associati a questa patologia miocardica infartuale acuta».

INFARTOINFARTO

 

Non è una bella notizia, per niente. Perché significa che sì, adesso cominciamo a vedere la luce in fondo al tunnel grazie alla vaccinazione di massa che sta dando i suoi (sperati) frutti, ma allo stesso tempo no, non abbiamo finito di combattere (specie se in maniera indiretta) con il Coronavirus. C'è l'arretrato da recuperare, ci sono le cure mancate o ridotte con cui fare i conti. Non finirà tanto presto. 

MAMMOGRAFIAMAMMOGRAFIA

 

RIDUZIONE

«Abbiamo osservato», continua Locatelli, «una riduzione superiore del 50% sia per le mammografie che per la ricerca del sangue occulto nelle feci e negli screening del cancro della cervice uterina». Colpa della pandemia, dei lockdown, di quando stavamo tappati in casa (ma d'altronde non potevamo fare altro) perché uscire anche solo a fare la spesa era un rischio che nessuno di noi voleva correre.

 

Ce li ricordiamo tutti, quei mesi: le visite saltate, le operazioni rinviate, i pronto soccorso trasformati in reparti Covid. «Negli Stati Uniti», specifica il Cts e sarà pure una magra consolazione ma vuol dire che è così in mezzo mondo, «si stima che nei prossimi dieci anni ci saranno 10mila morti addizionali per carcinoma mammario o del colon retto dovute a diagnosi tardive». 

 

Da noi è anche un fatto di cuore, letteralmente. Il 34,8% dei decessi italiani è legato a una malattia cardiovascolare e gli esperti lo dicono chiaro: c'è stato, ultimamente un parziale recupero dei ritardi diagnostici causati dal Coronavirus, ma non basta. Tocca fare di più. 

ospedale covidOSPEDALE COVID



LA RICERCA 

Sono stati 3.212 i nuovi casi di Covid registrati nelle ultime 24 ore in Italia. Sempre nelle ultime 24 ore, i morti sono stati 63 (due in meno di martedì), per un totale di 130.870 dall'inizio della pandemia. I ricoveri ordinari sono 3.317, con una calo di 101 unità rispetto ai 3.418 di martedì, mentre le terapie intensive sono 450 (nove in meno, con ventitrè ingressi del giorno). 

 

problemi cardiovascolariPROBLEMI CARDIOVASCOLARI

Secondo una ricerca del gruppo farmaceutico Sanofi, a giugno del 2021 le diagnosi e i trattamenti di soggetti a rischio cardiovascolare sono aumentati rispettivamente del 3 e del 10% in relazione allo stesso periodo del 2019. Tuttavia, le statistiche degli ultimi anni parlano di circa 120mila persone coinvolte da infarto ogni dodici mesi, da Nord a Sud dello stivale, 25mila delle quali muoiono prima ancora che arrivi l'ambulanza a sirene spiegate. 

 

Morti CovidMORTI COVID



Triplicare il numero (seppure solo il primo e anche mentalmente) fa rabbrividire. «Il Covid-19 è diventata la quarta causa di morte nel nostro Paese», spiega Locatelli. Punto primo, se lo segnino i negazionisti che ancora non ci credono e, di contro, abboccano a qualsiasi panzana complottaste si pari loro davanti. 

 

Lo dicono i numeri, lo dice la scienza: non si scherza. Punto secondo: seppure faccia paura, dobbiamo tenere a mente che, purtroppo, si continua a morire anche d'altro. «Negli Stati Uniti», chiosa il coordinatore del Cts che è anche presidente del Consiglio superiore di Sanità (il Css), «la mortalità da covid-19 rappresenta addirittura la terza causa di morte nel 2020. 

infartoINFARTO

 

Ma oltre a questo carico di dolore, c'è la chiara evidenza che la pandemia ha portato a un'alterazione o addirittura a un'interruzione dei servizi nelle prestazioni sanitarie offerte. Il 94% dei Paesi che hanno risposto all'Oms (ossia all'Organizzazione mondiale della sanità, ndr) ha riportato un'alterazione dei servizi sanitari offerti». È meglio correre ai ripari, finché siamo in tempo.

Fonte: qui

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