INTERE AZIENDE VENGONO RICONVERTITE PER PRODURLE
MACRON LE HA SEQUESTRATE PER DISTRIBUIRLE AL PERSONALE SANITARIO, E HA RESO LA VENDITA SOGGETTA A RICETTA MEDICA
Francesco Malfetano per “il Messaggero”
Farmacie, siti internet, negozi all'ingrosso e al dettaglio, ma anche ospedali e presidi medici. In Italia e nel mondo le mascherine anti-contagio da coronavirus sono ormai introvabili. Non solo le Ffp3, vale a dire quelle con dei sistemi di filtraggio, ma anche le mascherine chirurgiche e cioè i dispositivi utilizzati dal personale sanitario per proteggere se stessi e gli altri dalle infezioni. Una carenza a cui, secondo l'Oms, le aziende potrebbero supplire solo aumentando la produzione del 40%, portandola a circa 90 milioni di unità ogni mese. Per questo è scoppiata una vera guerra mondiale delle mascherine. L'Italia come altri 8 Paesi ha bloccato le esportazioni.
DECISIONI
I problemi di approvvigionamento e le limitazioni rispetto alle mascherine infatti non interessano solo il nostro Paese. In Francia ad esempio, dopo aver sequestrato «tutti gli stock e la produzione di maschere di protezione» (circa 10 milioni di unità) per distribuirle «agli operatori sanitari nonché ai francesi infettati dal coronavirus», Emmanuel Macron ieri ha reso la loro vendita soggetta a prescrizione medica. Il ministro tedesco della salute Jens Spahn invece, proprio come fatto dall'Italia nei giorni scorsi, ha vietato l'esportazione all'estero di questi dispositivi e di guanti. Ma misure analoghe sono state adottate anche in Russia, Marocco, Turchia, Kenya, Kazakistan, Thailandia e Taiwan.
L'Italia ha intanto acquistato 400mila con filtri (Ffp2 e Ffp3) dal Sudafrica. Tuttavia non sono sufficienti né il nuovo stock né le risicate quantità presenti nei depositi e a volte donate alle città italiane dall'estero, come Shanghai che ieri ne ha inviate 5mila a Milano. Così, come annunciato da Angelo Borrelli, nei prossimi giorni ne verranno acquistate altre 5 milioni di unità.
PRIORITÀ
Intanto alle aziende di tutta la penisola che si occupano di dispositivi di protezione ne sarebbero state commissionate altre 200mila Ffp3 stabilendo, come si legge in gazzetta ufficiale, che «hanno la priorità assoluta rispetto a ogni altro ordine». Non solo, per fronteggiare alla carenza di mascherine chirurgiche - composte da veli di cellulosa e utili a contenere i germi emanati nel campo operatorio - nel dpcm del 2 marzo è stato definito come siano «utilizzabili anche mascherine prive del marchio CE previa valutazione dell'istituto superiore di sanità».
Per lo stesso motivo alcune aziende hanno iniziato a riconvertire gli impianti per produrre mascherine sanitarie. In toscana al presidente della regione Enrico Rossi «è venuta l'idea che il tessuto non tessuto' può trattenere l'aerosol» così, dopo la certificazione delle università, ora diverse aziende ne stanno producendo tra le 20mila e le 30mila al giorno da distribuire alle strutture sanitarie del territorio. In Brianza invece, l'azienda tessile Montrasio Italia, ha iniziato la riconversione già da fine gennaio e ora riesce a produrre oltre un milione di mascherine con filtraggio al mese.
PROBLEMI
Un cambio di prospettiva aziendale reso necessario non solo dalla situazione allarmante ma anche dai frequenti episodi di sciacallaggio. Lunedì, ad esempio, in Liguria all'ospedale di Imperia sconosciuti hanno sottratto uno stock di mascherine protettive dalle sale operatorie, probabilmente per alimentare il mercato nero delle compravendita online. Ormai da settimane venditori abusivi, su internet come agli angoli delle strade, smerciano mascherine a prezzi esorbitanti (addirittura fino a 5mila euro).
Rincari fino al 400% che hanno spinto la Guardia di Finanza ad intervenire effettuando decine di sequestri e denunciando già 9 persone per il reato di «manovre speculative su merci». Fonte: qui
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