domenica 9 agosto 2020

SCENE DI GUERRIGLIA URBANA A BEIRUT DOVE MIGLIAIA DI MANIFESTANTI HANNO PRESO D’ASSALTO I MINISTERI INVOCANDO LE DIMISSIONI DEL GOVERNO: IL BILANCIO È DI 238 FERITI, UN POLIZIOTTO MORTO DOPO ESSERE CADUTO NELLA TROMBA DI UN ASCENSORE

 

L'ESERCITO RESPINGE UN BLITZ DI HEZBOLLAH CHE VOLEVA ATTACCARE I MANIFESTANTI IN PIAZZA 

LA FRANCIA SCEGLIE DI SMENTIRE IL TENTATIVO DEL PRESIDENTE AOUN DI ATTRIBUIRE A INTERFERENZE ESTERNE LA DEVASTAZIONE DI UN TERZO DELLE CASE DELLA CITTÀ…



Marco Ventura per "il Messaggero"

 

proteste a beirut 24PROTESTE A BEIRUT 

La rabbia dei libanesi in Piazza dei Martiri, nel centro di Beirut. Scene di guerriglia urbana. A migliaia invocano le dimissioni dell'intero governo. Nel buio prodotto dal black out dopo l'apocalittica esplosione di martedì, contro i bagliori e i fumi dei mezzi della protezione civile dati alle fiamme spiccano le sagome dei manifestanti che lanciano pietre e sbandierano gli striscioni per la rivoluzione! contro i politici («Andatevene, assassini!»).

 

proteste a beirut 9PROTESTE A BEIRUT 

Ai lanci di pietre, esercito e poliziotti rispondono con appelli alla calma («Anche noi abbiamo avuto i nostri martiri al porto») e con pallottole di gomma e lacrimogeni. In serata 238 i feriti, a decine portati in ospedale. Un poliziotto muore precipitando nel pozzo di un ascensore, inseguito dai rivoltosi. In fiamme la sede dell'Associazione delle banche e l'edificio davanti al ministero degli Esteri, dove un manipolo capeggiato da un ufficiale dell'esercito in pensione irrompe e lo ribattezza sede della Rivoluzione.

proteste a beirut 20PROTESTE A BEIRUT 

 

ASSALTO AI MINISTERI È l'inizio dell'assalto ai ministeri. In fiamme quello dell'Energia. Riecheggiano per le strade i canti del 2011, quelli della Primavera araba: «La gente vuole la caduta del regime». Giovani stanchi della vecchia classe dirigente si uniscono agli sfollati che a Beirut sono ormai centinaia di migliaia. «Non avete coscienza, non avete moralità! Go home! Andatevene. Dimettetevi, quando è troppo è troppo».

 

proteste a beirut 22PROTESTE A BEIRUT 

I cittadini di Beirut protestano non più solo per la crisi economico-finanziaria epocale, ma per la vita e la morte dopo la deflagrazione simbolo dell'incapacità e corruzione del regime. Gli USA appoggiano i rivoltosi e la Francia sceglie di smentire il tentativo del presidente Aoun di attribuire a interferenze esterne (bomba, missile, altro?) la devastazione che ha distrutto un terzo delle case di Beirut e provocato 158 vittime, 21 ancora da identificare, e 25 dispersi. «Ci sono elementi oggettivi a sufficienza per ritenere che l'hangar sia esploso per motivi accidentali», dichiara l'Eliseo.

proteste a beirut 23PROTESTE A BEIRUT 

 

Ieri è morta Hedwig Waltmans-Molier, 55 anni, moglie dell'Ambasciatore d'Olanda, investita dall'esplosione nel suo salotto. E se al ministero degli Esteri i rivoltosi strappano dai muri e frantumano le fotografie del presidente Aoun, in Piazza dei Martiri i manifestanti alzano finte forche, col manichino fra gli altri del leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah. C'è pericolo che si scontrino tra loro le fazioni. Vedendo il fantoccio del leader al capestro, i miliziani sciiti filo-iraniani cercano di raggiungere la piazza, fermati solo dall'esercito sul Ring.

 

proteste a beirut 21PROTESTE A BEIRUT 

Sotto attacco, in serata, i ministeri dell'Economia, del Commercio e dell'Ambiente. Si sentono spari. In un estremo tentativo di mitigare la rabbia della gente, il premier Hassan Diab in un discorso alla nazione assicura che «la strage del porto non resterà impunita» e dà un ultimatum di due mesi ai partiti politici per trovare una soluzione, altrimenti si andrà a elezioni anticipate. Promessa che non basta a una popolazione inferocita, che non ha visto un solo leader confrontarsi direttamente nelle strade o visitare i luoghi della sofferenza per dare risposte. Solo sermoni alla Tv e dichiarazioni rilanciate dalle agenzie.

proteste a beirut 2PROTESTE A BEIRUT 

 

BLACKOUT INTERNET Intanto cede la rete Internet, forse come conseguenza dell'esplosione, o forse per decisione delle autorità, per sabotare le comunicazioni tra i rivoltosi. Altri gruppi cercano di travolgere le barriere in cemento che chiudono la strada verso il Parlamento. Altri edifici in fiamme. Nelle mani di chi protesta c'è la foto di Alexandra, 4 anni, che regge una minuscola bandiera del Paese dei Cedri in uno dei cortei dello scorso ottobre.

 

proteste a beirut 19PROTESTE A BEIRUT 

Ma Alexandra è tra i morti dell'esplosione. «L'hanno uccisa! Protestate per lei», incita un internauta. Intanto è volato ieri a Beirut il presidente della UE, il belga Charles Michel. E oggi si terrà la conferenza dei donatori organizzata da Francia e Onu, parteciperà via web Trump ma non l'Iran. E cresce l'attivismo della Turchia che si offre per la ricostruzione del porto di Beirut, mette a disposizione quello di Mersina nell'Anatolia Orientale, e promette aiuti alimentari e finanziari.

Fonte: qui

Che fretta Macron di eseguire la direttiva Carnagie

“Distruggere il Libano per salvarlo” (Destroying Lebanon to save it) è il titolo dello studio che il think tank americano Carnegie Middle East Center ha emanato il 10 giugno 2020, solo due mesi fa.

La tesi è semplice ed efficace: Beirut è oggi in realtà un avamposto dell’Iran in Medio Oriente, in quanto è controllato da Hezbollah [l’uno e l’altro dichiarati da Israele Amalek]; per distruggere Hezbollah bisogna distruggere il Libano, e poi dopo il cambio di regime, ricostruirlo con i finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale.

Lo studio del Carnegie detta quanto segue: il Congresso deve approvare una legge che “proibisce a tutti i contribuenti al Fondo monetario internazionale di andare in un soccorso del Libano” ché “ricompenserebbe solo Hezbollah, in un momento [in cui] i manifestanti in Libano chiedono la fine della corruzione e si oppongono al dominio di Hezbollah “.

La distruzione economico finanziaria del Libano era notoriamente già in corso, ed ora capiamo meglio perché e da chi è stata provocata.

Ma c’è fretta: ed ecco che dopo l’esplosione che ha raso al suolo Beirut, vi atterra Emmanuel Macron e che fa? Si fa ricevere da una piccola folla che lo acclama e lo implora di liberare il paese dalla “corruzione”, e lui annuncia. sarà “l’inizio di una nuova era”, “sento la vostra rabbia”, “proporrò un nuovo patto politico per il Libano.

Macron dice che i capi libanesi devono ascoltare certe verità , da lui.

Poco dopo, appare alla TV e – indovinate? – Attacca Hezbollah. E proclama: “I fondi per il Libano ci sono, mhe fretta, Macron di eseguire la direttiva Carnegie

“Distruggere il Libano per salvarlo” (Destroying Lebanon to save it) è il titolo dello studio che il think tank americano Carnegie Middle East Center ha emanato il 10 giugno 2020, solo due mesi fa.


La tesi è semplice ed efficace: Beirut è oggi in realtà un avamposto dell’Iran in Medio Oriente, in quanto è controllato da Hezbollah [l’uno e l’altro dichiarati da Israele Amalek]; per distruggere Hezbollah bisogna distruggere il Libano, e poi dopo il cambio di regime, ricostruirlo con i finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale.


Lo studio del Carnegie detta quanto segue: il Congresso deve approvare una legge che “proibisce a tutti i contribuenti al Fondo monetario internazionale di andare in un soccorso del Libano” ché “ricompenserebbe solo Hezbollah, in un momento [in cui] i manifestanti in Libano chiedono la fine della corruzione e si oppongono al dominio di Hezbollah “.


La distruzione economico finanziaria del Libano era notoriamente già in corso, ed ora capiamo ti perché e da chi è stata provocata.


Ma c’è fretta: ed ecco che dopo l’esplosione che ha raso al suolo Beirut, vi atterra Emmanuel Macron e che fa? Si fa ricevere da una piccola folla che lo acclama e lo implora di liberare il paese dalla “corruzione”, e lui annuncia. sarà “l’inizio di una nuova era”, “sento la vostra rabbia”, “proporrò un nuovo patto politico per il Libano.a aspettano che vengano fatte le riforme. Non ci sarà un assegno in bianco per il Libano”. Non escludere sanzioni “contro coloro che bloccano le riforme in Libano”; e “ho detto al presidente Aoun che è importante cambiare il sistema in Libano”.

Insomma è andato a eseguire a puntino il dettato del progetto Carnegie. Trovando pure il tono dell’europeista, ossia quell’aria di degnazione e superiorità minacciosa che usa Dombrovski, o Mark Rutte, quando si rivolgono al governo italiano: fate le riforme, nessun assegno in bianco…

E’ arrivato a dire:

“Proporrò un nuovo patto politico in Libano e tornerò il 1 ° settembre, e se non lo fanno, mi prenderò la mia responsabilità politica”…

Quindi è il caso di tornare a scorrere rapidamente il progetto Destroying Lebanon to save it”. Vi si legge che “la prevenzione di un salvataggio del FMI comporterà nient’altro che la distruzione sociale ed economica del Libano, poiché il paese potrebbe presto esaurire la moneta forte per importare necessità vitali come cibo, medicine e carburante. Le cose saranno peggiorate dall’attuazione da parte di Washington del Caesar Act, legislazione per sanzionare il regime di Assad a Damasco, che chiuderà una valvola di sicurezza che consentiva al Libano di condurre transazioni attraverso la Siria. Il Libano potrebbe presto scoprire di essere diventato un Venezuela in steroidi”. Insomma poprio quello che già subiva il Libano prima dell’esplosione devastatrice.

Quanto al Carnegie per il Medio Oriente, è una emanazione del Carnegie Endowment for International Peace, fondato nel 1910 dal miliardario Carnegie per diffondere il verbo americano nel mondo; ritenuto il terzo think tank più influente al mondo, dopo Brookings Institution e Chatham House , ha sedi a Washington DC , Mosca , Beirut , Pechino , Bruxelles e Nuova Delhi . [1]

Per Amalek, s’intende il popolo nemico mitico di Israele, di cui Deuteronomio 25: 17–18, Esodo 17:14 e 1 Samuele 15: 3 prescrive lo sterminio totale. “Dall’uomo alla donna, dal bambino al lattante, dal bue alle pecore, in modo che il nome di Amalek non venga menzionato nemmeno con riferimento a un animale dicendo “Questo animale apparteneva ad Amalek”.

Per Hezbollah è effettivamente finita, credo. Che fretta però.

Fonte: qui

Escobar: chi trae profitto dall'esplosione di Beirut?

La narrativa che l'esplosione di Beirut sia stata una conseguenza esclusiva della negligenza e della corruzione dell'attuale governo libanese è ora scolpita, almeno nella sfera atlantista.

Eppure, scavando più a fondo, scopriamo che la negligenza e la corruzione potrebbero essere state sfruttate appieno, tramite sabotaggio, per ingegnerizzarle.

Il Libano è il primo territorio di John Le Carré. Un covo multinazionale di spie di tutte le sfumature - agenti della Camera dei Saud, agenti sionisti, armatori "ribelli moderati", intellettuali di Hezbollah, "reali" arabi dissoluti, contrabbandieri auto-glorificati - in un contesto di disastro economico a tutto campo che affligge un membro del Asse della Resistenza, obiettivo perenne di Israele insieme a Siria e Iran.

Come se questo non fosse abbastanza vulcanico, nella tragedia è intervenuto il presidente Trump per infangare le acque del Mediterraneo orientale, già contaminate. Incaricato dai "nostri grandi generali",  Trump ha detto martedì:

"Secondo loro - lo saprebbero meglio di me - ma sembrano pensare che sia stato un attacco".

Trump ha aggiunto: "era una bomba di qualche tipo".

Questa osservazione incandescente stava facendo uscire il gatto dalla borsa rivelando informazioni riservate? O il presidente stava lanciando un altro non sequitur?

Trump alla fine ha restituito i suoi commenti dopo che il Pentagono ha rifiutato di confermare la sua affermazione su ciò che i "generali" avevano detto e il suo segretario alla difesa, Mark Esper, ha sostenuto la spiegazione dell'incidente per l'esplosione.

È ancora un'altra illustrazione grafica della guerra che inghiottì la Beltway. Trump: attacco. Pentagono: incidente.

"Non credo che nessuno possa dirlo in questo momento", ha detto Trump mercoledì. "L'ho sentito in entrambi i modi."

Tuttavia, vale la pena notare un rapporto dell'agenzia di stampa iraniana Mehr secondo cui  quattro aerei da ricognizione della Marina statunitense sono  stati avvistati vicino a Beirut al momento delle esplosioni.

L'intelligence statunitense è a conoscenza di ciò che è realmente accaduto in tutto lo spettro di possibilità?

Quel nitrato di ammonio

La sicurezza al porto di Beirut - il principale hub economico della nazione - dovrebbe essere considerata una priorità assoluta. Ma per adattare una frase dalla Chinatown di Roman Polanski: “Lascia perdere, Jake. È Beirut. "

Quelle ormai iconiche 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio sono arrivate a Beirut nel settembre 2013 a bordo della Rhosus, una nave battente bandiera moldava che naviga da Batumi in Georgia al Mozambico. Rhosus finì per essere sequestrato dal Controllo dello Stato di approdo di Beirut.

Successivamente la nave fu de facto abbandonata dal suo armatore, losco uomo d'affari Igor Grechushkin, nato in Russia e residente a Cipro, che sospettosamente “perse interesse” per il suo carico relativamente prezioso, non provando nemmeno a venderlo, scaricando stile, per ripagare i suoi debiti.

Grechushkin non ha mai pagato il suo equipaggio, che è sopravvissuto a malapena per diversi mesi prima di essere rimpatriato per motivi umanitari. Il governo cipriota ha confermato che non c'era alcuna richiesta all'Interpol dal Libano di arrestarlo. L'intera operazione sembra una copertura - con i veri destinatari del nitrato di ammonio che potrebbero essere "ribelli moderati" in Siria che lo usano per fare IED ed equipaggiare camion suicidi, come quello che ha demolito l'ospedale Al Kindi di Aleppo.

Le 2.750 tonnellate - imballate in sacchi da 1 tonnellata etichettati “Nitroprill HD” - sono state trasferite al magazzino Hangar 12 in banchina. Quello che seguì fu un caso sorprendente di negligenza seriale.

Dal 2014 al 2017 le lettere dei funzionari doganali - una serie di esse - così come le opzioni proposte per sbarazzarsi del carico pericoloso, esportarlo o venderlo in altro modo, sono state  semplicemente ignorate . Ogni volta che hanno cercato di ottenere una decisione legale per smaltire il carico, non hanno ottenuto risposta dalla magistratura libanese.

Quando il primo ministro libanese Hassan Diab ora proclama: "I responsabili ne pagheranno il prezzo", il contesto è assolutamente essenziale.

Né il primo ministro né il presidente né alcuno dei ministri del governo sapevano che il nitrato di ammonio era immagazzinato nell'Hangar 12, conferma l'ex diplomatico iraniano Amir Mousavi, direttore del Centro per gli studi strategici e le relazioni internazionali di Teheran. Stiamo parlando di un enorme IED, posizionato a metà città.

La burocrazia del porto di Beirut e le mafie attualmente in carica sono strettamente legate, tra le altre, alla fazione di al-Mostaqbal, guidata dall'ex primo ministro Saad al-Hariri, lui stesso pienamente sostenuto dalla Casa di Saud.

L'immensamente corrotto Hariri è stato rimosso dal potere nell'ottobre 2019 in mezzo a gravi proteste. I suoi amici "sono scomparsi" per almeno 20 miliardi di dollari dal tesoro libanese, il che ha seriamente aggravato la crisi valutaria della nazione.

Non c'è da stupirsi che l'attuale governo - dove abbiamo il primo ministro Diab sostenuto da Hezbollah - non fosse stato informato del nitrato di ammonio.

Il nitrato di ammonio è abbastanza stabile, rendendolo uno degli esplosivi più sicuri utilizzati nelle miniere. Il fuoco normalmente non lo innescherà. Diventa altamente esplosivo solo se contaminato - ad esempio dall'olio - o riscaldato al punto da subire mutamenti chimici che producono attorno ad esso una sorta di bozzolo impermeabile in cui l'ossigeno può accumularsi a un livello pericoloso dove un'accensione può provocare un'esplosione.

Perché, dopo aver dormito nell'Hangar 12 per sette anni, questo mucchio ha improvvisamente sentito la voglia di esplodere?

Finora, la prima  spiegazione dritta al punto , dell'esperto di Medio Oriente Elijah Magnier, indica che la tragedia è stata "scatenata" - letteralmente - da un fabbro incapace con una fiamma ossidrica che funziona abbastanza vicino al nitrato di ammonio non protetto. Non garantiti a causa, ancora una volta, di negligenza e corruzione - o come parte di un "errore" intenzionale che anticipa la possibilità di un'esplosione futura.

Questo scenario, tuttavia, non spiega l'esplosione iniziale dei "fuochi d'artificio". E di certo non spiega quello di cui nessuno - almeno in Occidente - parla: gli incendi intenzionali appiccati a un mercato iraniano ad Ajam negli Emirati Arabi Uniti, e anche a una serie di magazzini alimentari / agricoli a Najaf, in Iraq, subito dopo. la tragedia di Beirut.

Segui i soldi

Il Libano - che vanta beni e proprietà immobiliari per un valore di trilioni di dollari - è una pesca succosa per gli amanti della finanza globale. Afferrare questi beni a prezzi stracciati, nel bel mezzo della Nuova Grande Depressione, è semplicemente irresistibile. Parallelamente, l'avvoltoio del FMI si imbarcherebbe in una modalità di shakedown totale e alla fine "perdonerebbe" alcuni dei debiti di Beirut fintanto che verrà imposta una dura variazione di "aggiustamento strutturale".

A trarre profitto, in questo caso, sono gli interessi geopolitici e geoeconomici di USA, Arabia Saudita e Francia. Non è un caso che il presidente Macron, un rispettoso servitore dei Rothschild , sia arrivato giovedì a Beirut per garantire il "sostegno" neocoloniale di Parigi e quasi imporre, come un viceré, una serie completa di "riforme". Un dialogo infuso di Monty Python, completo di un forte accento francese, potrebbe essere seguito in questo modo: "Vogliamo acquistare il tuo porting". "Non è in vendita." "Oh, che peccato, è appena successo un incidente."

Già un mese fa il FMI stava  "avvertendo"  che "l'implosione" in Libano stava "accelerando". Il primo ministro Diab ha dovuto accettare la proverbiale "offerta che non puoi rifiutare" e quindi "sbloccare miliardi di dollari in fondi dei donatori". O altro. La corsa ininterrotta alla valuta libanese, da più di un anno a questa parte, è stata solo un avvertimento, relativamente educato.

Questo sta accadendo in mezzo a una massiccia acquisizione di asset globali caratterizzata nel contesto più ampio dal PIL americano in calo di quasi il 40%, serie di fallimenti, una manciata di miliardari che accumulano profitti incredibili e megabanche troppo grandi per fallire debitamente salvate con uno tsunami di soldi GRATIS.

Dag Detter, un finanziere svedese, e Nasser Saidi, ex ministro libanese e vice governatore della banca centrale,  suggeriscono  che i beni della nazione siano collocati in un fondo di ricchezza nazionale. Le attività comprendono Juicy Electricité du Liban (EDL), servizi idrici, aeroporti, la compagnia aerea MEA  ,  società di telecomunicazioni OGERO, il Casino du Liban.

L'EDL, ad esempio, è responsabile del 30% del deficit di bilancio di Beirut.

Non è abbastanza per il FMI e le mega banche occidentali. Vogliono divorare l'intera faccenda, oltre a un sacco di proprietà immobiliari.

"Il valore economico degli immobili pubblici può valere almeno quanto il PIL e spesso molte volte il valore della parte operativa di qualsiasi portafoglio", affermano Detter e Saidi.

Chi sente le onde d'urto?

Ancora una volta, Israele è il proverbiale elefante in una stanza ora ampiamente descritta dai media aziendali occidentali come "la Chernobyl del Libano".

Uno scenario come la catastrofe di Beirut  è stato collegato ai piani israeliani dal febbraio 2016.

Israele ha ammesso che l'Hangar 12 non era un'unità di deposito di armi di Hezbollah. Eppure, in modo cruciale, lo stesso giorno dell'esplosione di Beirut, e a seguito di una serie di sospette esplosioni in Iran e di alta tensione al confine tra Siria e Israele, il primo ministro Netanyahu ha  twittato  , al presente:

“Abbiamo colpito una cella e ora abbiamo colpito i centralini. Faremo ciò che è necessario per difenderci. Suggerisco a tutti loro, incluso Hezbollah, di considerare questo ".

Ciò si ricollega all'intento, apertamente proclamato alla fine della scorsa settimana,  di bombardare le infrastrutture libanesi  se Hezbollah danneggia i soldati delle forze di difesa israeliane o i civili israeliani.

Un  titolo  - "Le onde d'urto dell'esplosione di Beirut saranno sentite a lungo da Hezbollah" - conferma che l'unica cosa che conta per Tel Aviv è trarre profitto dalla tragedia per demonizzare Hezbollah e, ​​per associazione, l'Iran. Ciò si collega al Congresso degli Stati Uniti "Countering Hezbollah in Lebanon's Military Act of 2019" {S.1886}, che ordina a Beirut di espellere Hezbollah dal Libano.

Eppure Israele è stato stranamente sottomesso.

Infangando ancora di più le acque, l'intelligence saudita - che ha accesso al Mossad e demonizza Hezbollah molto più di Israele - interviene. Tutte le informazioni di cui ho parlato si rifiutano di andare a verbale, considerata l'estrema sensibilità dell'argomento.

Tuttavia, va sottolineato che una fonte di intelligence saudita la cui azione commerciale è costituita da frequenti scambi di informazioni con il Mossad, afferma che l'obiettivo originale erano i missili Hezbollah immagazzinati nel porto di Beirut. La sua storia è che il primo ministro Netanyahu stava per prendersi il merito di quella terribile esplosione, in seguito al suo tweet. Ma poi il Mossad si rese conto che l'operazione era diventata terribilmente sbagliata e si trasformò in una grande catastrofe.

Il problema inizia con il fatto che questo non era un deposito di armi di Hezbollah - come ha ammesso persino Israele. Quando i depositi di armi vengono fatti saltare in aria, c'è un'esplosione primaria seguita da diverse esplosioni più piccole, qualcosa che potrebbe durare per giorni. Non è quello che è successo a Beirut. L'esplosione iniziale fu seguita da una seconda imponente esplosione - quasi certamente una grande esplosione chimica - e poi ci fu il silenzio.

Thierry Meyssan , molto vicino alle informazioni siriane, avanza la possibilità che l '"attacco" sia stato effettuato con un'arma sconosciuta, un missile - e non una bomba nucleare - testato in Siria nel gennaio 2020 (il test è mostrato in un allegato video.) Né la Siria né l'Iran hanno mai fatto riferimento a quest'arma sconosciuta, e non ho avuto conferma della sua esistenza.

Supponendo che il porto di Beirut sia stato colpito da "un'arma sconosciuta", il presidente Trump potrebbe aver detto la verità: è stato un "attacco". E questo spiegherebbe perché Netanyahu, contemplando la devastazione di Beirut, ha deciso che Israele avrebbe bisogno di mantenere un profilo molto basso.

Guarda quel cammello in movimento

L'esplosione di Beirut a prima vista potrebbe essere vista come un colpo mortale contro la Belt and Road Initiative, considerando che la Cina considera la connettività tra Iran, Iraq, Siria e Libano come la pietra angolare del corridoio Southwest Asia Belt and Road.

Eppure questo potrebbe ritorcersi contro - male. La Cina e l'Iran si stanno già posizionando come gli investitori di riferimento dopo l'esplosione, in netto contrasto con i sicari del FMI, e come consigliato dal segretario generale di Hezbollah Nasrallah solo poche settimane fa.

Siria e Iran sono in prima linea nel fornire aiuti al Libano. Teheran sta inviando un ospedale di emergenza, pacchi di cibo, medicine e attrezzature mediche. La Siria ha aperto le frontiere con il Libano, ha inviato squadre mediche e riceve pazienti dagli ospedali di Beirut.

È sempre importante tenere a mente che l '"attacco" (Trump) al porto di Beirut ha distrutto il principale silos di grano del Libano, oltre a progettare la distruzione totale del porto, la chiave di salvezza commerciale della nazione.

Ciò rientrerebbe in una strategia per far morire di fame il Libano. Lo stesso giorno in cui il Libano è diventato in gran parte dipendente dalla Siria per il cibo - poiché ora trasporta solo un mese di scorte di grano - gli Stati Uniti hanno attaccato i silos in Siria.

La Siria è un enorme esportatore di grano biologico. Ed è per questo che gli Stati Uniti prendono regolarmente di mira i silos siriani e bruciano i raccolti, tentando anche di far morire di fame la Siria e costringere Damasco, già soggetta a severe sanzioni, a spendere i fondi necessari per acquistare cibo.

In netto contrasto con gli interessi dell'asse USA / Francia / Arabia Saudita, il Piano A per il Libano sarebbe quello di abbandonare progressivamente la morsa degli Stati Uniti-Francia e dirigersi direttamente in Belt and Road, nonché nell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Vai ad est, la via eurasiatica. Il porto e anche gran parte della città devastata, a medio termine, possono essere ricostruiti rapidamente e professionalmente con investimenti cinesi. I cinesi sono specialisti nella costruzione e gestione di porti.

Questo scenario dichiaratamente ottimistico implicherebbe un'epurazione degli iper-ricchi e corrotti furfanti di armi / droga / immobiliare della plutocrazia libanese - che in ogni caso si precipitano nei loro appartamenti di Parigi al primo segno di guai.

Unisci questo al sistema di assistenza sociale di grande successo di Hezbollah - che ho visto di persona al lavoro l'anno scorso - che ha avuto la possibilità di conquistare la fiducia delle classi medie impoverite e diventare così il fulcro della ricostruzione.

Sarà una lotta di Sisifo. Ma confronta questa situazione con l'Impero del Caos, che ha bisogno del caos ovunque, specialmente in tutta l'Eurasia, per coprire l'imminente caos di Mad Max negli Stati Uniti.

Mi tornano in mente i famigerati 7 paesi del generale Wesley Clark  in 5 anni, e il Libano rimane uno di quei 7 paesi. La lira libanese potrebbe essere crollata; la maggior parte dei libanesi potrebbe essere completamente al verde; e ora Beirut è semi-devastata. Questa potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso: liberare il cammello dalla libertà di tornare finalmente in Asia lungo le Nuove Vie della Seta.

Scritto da Pepe Escobar tramite The Asia Times

 

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