L’UOMO NON DENUNCIÒ PER AMORE DEI DUE FIGLI AVUTI CON LA DONNA
A NOVEMBRE E’ STATO RAGGIRATO CON L’INVITO A UNA GITA IN MONTAGNA: ARRIVATI A DESTINAZIONE…
VINCENZO CORDI' E SUSANNA BRESCIA
Per uccidere e bruciare, quando ancora era vivo, il suo convivente Vincenzo Cordì, cameriere in un ristorante di Marina di Gioiosa Ionica, aveva scelto una giornata piovosa. Susanna Brescia, 43 anni, anche lei di Marina di Gioiosa Ionica, casalinga con precedenti per reati contro il patrimonio, pensava che l'acqua potesse cancellare ogni traccia, allontanando da sé i sospetti sull' omicidio del compagno.
La donna, già sposata e separata, avrebbe avuto due complici: il figlio Francesco Sfara, 22 anni, avuto dal precedente matrimonio, e l' amante Giuseppe Menniti, 41 anni. I tre sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Roccella con l' accusa di omicidio preterintenzionale. I tre si sono lasciati dietro una serie di tracce che hanno permesso agli inquirenti di risalire agli autori del brutale assassinio, avvenuto la notte dell' 11 novembre del 2019, in località «Scialata» del Comune di San Giovanni di Gerace.
VINCENZO CORDI' E SUSANNA BRESCIA
Quel giorno, nella Locride, imperversava un violento temporale. Susanna Brescia avrà pensato che quella sarebbe stata la serata buona per uccidere il convivente. Aveva già tentato di farlo due anni prima, mischiando alla minestra un flacone di barbiturici.
Vincenzo Cordì all' epoca si salvò per miracolo, ma non denunciò il tentativo di omicidio. Non l'avrebbe fatto per amore dei due figli gemelli, nati dalla sua relazione con Susanna Brescia.
L'11 novembre scorso, però, quando la donna gli prospettò l'idea di fare un giro in montagna, non immaginava che quella gita, con la pioggia che impediva anche la visibilità, fosse una trappola. Il cameriere e la convivente arrivarono nella località di montagna a bordo dell' auto dell' uomo, Una Fiat 16, intorno alle 10 di sera. Dietro di loro, a bordo di una Punto, li seguivano il figlio della donna e l' amante.
Arrivati nella radura Vincenzo Cordì venne fatto scendere dall' auto: prima di rendersi conto di ciò che gli stava accadendo, l' uomo venne colpito con un corpo contundente, forse un grosso legno, che gli fece perdere i sensi. Venne poi caricato nella sua auto dove erano stati abbassati entrambi i sedili, messo a pancia in su. Subito dopo il corpo fu cosparso di benzina e poi appiccato il fuoco con un accendino, ritrovato dagli inquirenti a poca distanza dall' auto. Proprio dall' accendino il Ris di Messina e il Racis dei carabinieri di Roma hanno estrapolato l' impronta digitale di Susanna Brescia.
LA MORTE DI VINCENZO CORDÌ
Un aiuto determinante al lavoro dei carabinieri è arrivato dal cielo, grazie al bagliore di un fulmine, che la sera del delitto illuminò l' autovettura Fiat Punto del Menniti, nel momento in cui lasciava la propria abitazione per andare a prelevare con la tanica di benzina servita per dar fuoco a Cordì. Per non dare sospetti, infatti, l' uomo nell' avviare il motore non accese i fari, ma proprio in quel momento la luce del fulmine illuminò la targa della sua auto.
Un flash di pochi secondi che è stato immortalato dalla telecamera di un privato che abita nei pressi della casa dell' arrestato. L' immagine dell' auto di Menniti, che presentava delle macchie bianche sul tettuccio, ha poi permesso agli inquirenti di ricostruire l' itinerario fatto quella sera, sino a individuarla nei pressi della radura dove venne commesso l' omicidio Cordì.
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