domenica 23 febbraio 2020

OLTRE 100 INFETTATI IN ITALIA, IN LOMBARDIA SONO 89. OLTRE 50 MILA PERSONE IN QUARANTENA IN 11 COMUNI. IL SINDACO DI MILANO SALA: SCUOLE CHIUSE PER UNA SETTIMANA


SONO 132 AL MOMENTO I CONTAGIATI DA COVID-19 IN ITALIA

IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE: STOP ALLE GITE SCOLASTICHE 
DOMENICA SENZA SPORT IN LOMBARDIA E VENETO (L’INTER GIOCHERA’ A PORTE CHIUSE IN EUROPA LEAGUE?)
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Nuovi casi di positività al coronavirus. In Italia si supera quota 100. Le stime sono del presidente della Lombardia Attilio Fontana che, parlando a SkyTg24, ha detto che le persone contagiate nella sola regione lombarda sono al momento 89. Aggiungendo i sedici casi in Veneto, in 2 in Emilia Romagna, 1 nel Lazio (la moglie del cinese ancora ricoverato e il ricercatore italiano sono stati curati e dimessi) e 3 in Piemonte, si sfonda quota 100. Due le persone decedute finora, l'ultima ieri.

E il sindaco di Milano Giuseppe Sala annuncia che chiederà a Fontana di chiudere le scuole. "Anche a livello prudenziale penso che le scuole vadano chiuse a Milano e proporrò al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, di allargare l'intervento a livello di Città metropolitana", ha detto il sindaco al termine del tavolo in Prefettura per fare il punto sull'emergenza di Coronavirus in Lombardia. "È un intervento prudenziale - ha concluso Sala -. Ad oggi vediamo di farlo per una settimana e ritengo che sarà sufficiente".
conte emergenza coronavirusCONTE EMERGENZA CORONAVIRUS
 Si mettono in pratica, intanto, le misure di contenimento. Oggi sarà una domenica diversa oggi in Lombardia e Veneto. Annullate le manifestazioni sportive nelle due regioni colpite da coronavirus comprese le tre gare di serie A Inter-Sampdoria, Atalanta-Sassuolo e Verona-Cagliari.

Una task force dei medici della federazione per analizzare la situazione dell'emergenza Coronavirus e dare indicazioni precise sull'attività delle squadre nazionali: è questa la decisione del presidente della Figc, Gabriele Gravina, che dopo aver ufficializzato il rinvio delle gare in Lombardia e Veneto ha convocato la riunione per domani mattina alle 10 in via Allegri. Intanto sono stati rinviati gli stage delle nazionali Under 19 maschi e femminile.

E da domani chiuse le università per una settimana. Sono undici i comuni del lodigiano e del Veneto in quarantena, interessati dall'emergenza coronavirus e dai relativi provvedimenti delle autorità per impedire la diffusione del virus. Sono Vò Euganeo, Codogno, Castiglione d'Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano.
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Territori dove vivono oltre 50 mila persone, trasformati in zone rosse a tutti gli effetti: non si entra e non si esce. Non solo: all'interno delle zone focolaio "l'accesso ai servizi pubblici essenziali e agli esercizi commerciali per l'acquisto di beni di prima necessità è condizionato all'utilizzo di dispositivi di protezione individuale". E a tutti coloro che hanno avuto "contatti stretti con casi confermati" dovrà essere applicata la "misura della quarantena con sorveglianza attiva".


Sempre in applicazione delle direttive del governo, il Ministero dell'Istruzione informa che, "in attesa dell'adozione formale dell'ordinanza prevista dal decreto approvato in Consiglio dei Ministri, per motivi precauzionali i viaggi di istruzione vanno comunque sospesi a partire già da oggi domenica 23 febbraio 2020". Lo stop alle uscite didattiche e ai viaggi di istruzione, sottolinea il Miur, riguarda sia le mete in Italia sia all'estero.

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"Siamo in attesa di ulteriori disposizioni da parte della Prefettura di Lodi che pubblicheremo appena possibile", si legge sul sito del Comune di Codogno, uno dei principali centri del lodigiano, diventato una città fantasma dopo le disposizioni del governo prese ieri sera per contenere la diffusione del virus. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, oggi non sarà oggi a Bari alla giornata conclusiva dell'incontro 'Mediterraneo frontiera di pace' organizzato dalla Cei, per seguire l’emergenza che vede l’Italia prima tra i paesi europei per numero di contagi. Sono 79 in totale, due le vittime.
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Il premier Giuseppe Conte, che nella serata di sabato ha illustrato il decreto legge con le misure per contenere l'emergenza dell'epidemia, ma ha escluso al momento la sospensione di Schengen ("Non trasformeremo l'Italia in un lazzaretto", ha detto), ha anche annunciato che nei prossimi giorni il governo varerà un altro decreto contenente le misure economiche e di ristoro che dovranno essere messe in campo per far fronte alla sospensione di tutte le attività nelle aree focolaio. Si calcola che le imprese di Codogno e Casalpusterlengo, due dei Comuni finiti in quarantena in Lombardia, fatturano da sole 1,5 miliardi l’anno. E ogni giorno di stop, pallottoliere alla mano, rischia di mandare in fumo 4 milioni di entrate. Il conto salirebbe a 18 milioni al giorno se la serrata fosse estesa a tutta la provincia di Lodi.

Con il provvedimento straordinario di ieri, è stato deciso il divieto di allontanamento e di ingresso nelle aree focolaio del virus, che saranno presidiate dalle forze di polizia e, in caso di necessità, anche dai militari, con sanzioni penali per chi viola le prescrizioni. Scatta il divieto per gite scolastiche in Italia e all'estero ma anche per le manifestazioni pubbliche. Saranno chiuse scuole, negozi e musei, stop a concorsi, attività lavorative private e degli uffici pubblici, fatti salvi i servizi essenziali, limitazione per la circolazione di merci e persone. "Abbiamo adottato un decreto per tutelare la salute degli italiani, che è quella che ci sta più a cuore e che nella gerarchia dei valori costituzionali è al primo posto" ha spiegato il premier ripetendo più volte che gli italiani "devono avere fiducia" della politica e delle istituzioni scientifiche, che stanno facendo tutto il possibile. Fonte: qui

IN LOMBARDIA E VENETO RESTA IL MISTERO SUI PRIMI "DIFFUSORI" DEL VIRUS 
IL FAMIGERATO "PAZIENTE ZERO" NON È IL 41 ENNE DI RITORNO DA SHANGHAI 
LA PISTA DEGLI 8 CINESI AL BAR DI VO’EUGANEO, DUE RIENTRATI DI RECENTE DALLA CINA E TUTTI ORA SOTTOPOSTI AL TEST DEL TAMPONE. 
E' CON LORO CHE HA VISTO LA PARTITA ADRIANO TREVISAN, PRIMO MORTO ITALIANO DA CORONAVIRUS
Simona Ravizza per il Corriere della Sera

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Nella mappa dei 47 contagi in Lombardia, con i numeri ormai sorpassati dai nuovi aggiornamenti, c' è un prima e un dopo. Sono le 18.30 di ieri sera quando crolla ogni certezza. E dalla Lombardia al Veneto il mistero si infittisce perché in entrambe le regioni si apre la caccia ai «Pazienti zero» fondamentale per arginare i focolai. Fino alle 18.30 l' espansione del coronavirus in Lombardia, anche se con una velocità di diffusione che sorprende gli esperti stessi, è limitata a un raggio di 30 chilometri intorno a Codogno e al suo ospedale. Medici, infermieri, familiari e amici, tutti gli ammalati insomma, sono collegati tra loro.

È nella cittadina da 16 mila abitanti nel Lodigiano in cui il «Paziente uno» va a cena con l' amico manager di ritorno da Shanghai il primo febbraio, beve una birra al pub di Casalpusterlengo il 4, si fa visitare dal medico di famiglia il 17 e soprattutto entra in pronto soccorso per ben due volte il 18 e il 19.

coronavirus contagiatiCORONAVIRUS CONTAGIATI
Dopo le 18.30 lo scenario cambia drammaticamente. Il coronavirus arriva al San Raffaele di Milano, capitale della sanità italiana, mille posti letto per 15 mila persone ogni giorno che transitano compresi i cinquemila lavoratori.

Qui è ricoverato da una settimana un uomo di Sesto San Giovanni. Per gli epidemiologi dell' Asl di Milano e dell' assessorato alla Sanità guidato da Giulio Gallera adesso la nuova sfida è capire l' evolversi della catena dei contagi, fondamentale per adottare le misure di contenimento del virus: «Non si trova alcun collegamento.

È un anziano che non è mai stato a Codogno», è la voce che rimbalza a tarda sera dall' Unità di crisi in Regione dove praticamente nessuno sta dormendo da 36 ore. E spunta anche un contagio a Mediglia, alle porte sud di Milano: un 71enne i cui contatti sono ancora tutti da ricostruire.
Ancora le 18.30 di ieri.

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È sempre intorno a quell' ora che crolla definitivamente anche la speranza di avere individuato il «Paziente zero», il 41 enne di ritorno da Shanghai: le analisi dell' Istituto superiore di sanità non riscontrano nessun anticorpo che possa lasciare pensare che l' uomo abbia contratto il virus anche senza nessuna manifestazione influenzale. Il mistero si infittisce. Sono passate solo poche ore dalla conferenza stampa con il governatore Attilio Fontana quando la ricostruzione della catena dei contagi appare chiara, eppure sembra un' epoca fa. S' interrompe la sequenza di casi collegati.

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La pensionata di Casalpusterlengo, 76 anni, morta il 20 febbraio, risultata positiva al test post mortem, è andata al pronto soccorso di Codogno per una crisi respiratoria, proprio nei giorni in cui si è fatto visitare anche il «Paziente uno», il 38 enne trovato per primo positivo al virus. Un incrocio con ogni probabilità risultato fatale alla pensionata. I due ricoverati all' ospedale di Cremona: la donna di 38 anni residente a Sesto ed Uniti frequenta un infermiere di Codogno. Lei, a sua volta, infetta un amico di Pizzighettone, sempre nel Cremonese, a 10 chilometri di distanza.

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La coppia di medici infettata di Pieve Porto Morone: lei pediatra, lui medico di famiglia con ambulatori a Guardamiglio e San Rocco al Porto tra il Basso Lodigiano e il Pavese. La donna va a fare una lastra all' ospedale di Codogno il 18 febbraio. Poi contagia il partner. Entrambi sono ricoverati nel reparto di Malattie infettive del San Matteo. Poi c' è il gruppo di giovani bloccato in Valtellina, un ragazzo risulta positivo al coronavirus: ma tutti provengono sempre da Codogno. Insomma per 45 contagiati - ribadiscono in Regione - il legame con il Lodigiano è accertato. Tra cui il cognato del «Paziente zero», anche lui comunque della zona.

Ma, con il malato del San Raffaele, quello di Mediglia e l' improvvisa nuova caccia al «Paziente zero», la catena si interrompe. E torniamo alle 18.30 di ieri sera.
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Dalla Lombardia ai 17 casi del Veneto, la ricostruzione della catena dei contagi è sempre al centro del lavoro degli esperti e anche lì gli interrogativi sono molti. Chi ha contagiato Adriano Trevisan, il 78 enne di Mira, primo morto italiano da coronavirus?

Il 9 febbraio l' uomo guarda il derby Inter-Milan alla Nuova locanda al sole di Vo' Euganeo insieme con 8 cinesi, due rientrati di recente dalla Cina e tutti ora sottoposti al test del tampone. E il 68enne di Mira, in rianimazione, nessun contatto con cinesi e mai stato a Vo' cosa c' entra? Ovvio, che senza l' origine dei contagi è anche più difficile decidere il da farsi per contenere il virus.

Fonte: qui

“IN ITALIA I CONTAGI SONO UN MISTERO" 

IL DIRETTORE PER L'EUROPA DELL'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ, HANS KLUGE: "NON TUTTI I CASI DI CORONAVIRUS SEMBRANO AVERE UN LEGAME CON I VIAGGI IN CINA O CON PERSONE GIA’ MALATE. IL CONTENIMENTO È ANCORA POSSIBILE. A PATTO CHE..."

LUCA FRAIOLI per repubblica.it

"Quello che preoccupa della situazione italiana è che non tutti i casi registrati sembrano avere una chiara storia epidemiologica, cioè un legame con viaggi in Cina o contatti con altri casi già confermati".
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Hans Kluge, direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità in Europa, sta seguendo minuto per minuto l'evoluzione della crisi da coronavirus in Lombardia e Veneto. Ieri ha parlato con il ministro Roberto Speranza e con il direttore generale della Sanità del Veneto Domenico Mantoan. Inoltre l'Oms ha organizzato una teleconferenza con gli esperti del ministero della Salute e della Regione Lombardia. "Gli sforzi delle autorità italiane sono ammirevoli", dice il numero uno dell'Oms nel continente. "Noi ci siamo offerti di lavorare insieme per dare il nostro supporto, per il bene dei cittadini italiani e della comunità internazionale".

Come valuta l'esplosione di casi di Covid-19 nel Nord Italia?
"Non è una sorpresa. Lo abbiamo già osservato in altri paesi diversi dalla Cina. Però ora è molto importante capire come si sono svolti gli eventi, identificare e tracciare i contagi: occorre che le autorità sanitarie italiane si focalizzino su questo aspetto".


hans klugeHANS KLUGE
Pensa che qualcosa sia andato storto nelle misure adottate finora per limitare la diffusione del coronavirus dalla Cina all'Europa e in particolare all'Italia?
"La Cina ha adottato una strategia di contenimento nell'epicentro dell'epidemia, inclusa una grande enfasi sui controlli di chi esce dall'area. Il risultato è impressionante: solo il 2% dei casi totali è stato registrato fuori dalla Cina.

Tuttavia gli spostamenti globali delle persone sono ormai tali che c'era da aspettarsi casi anche in altre aree del pianeta, Europa compresa. Ora dobbiamo limitare la trasmissione da persona a persona, attraverso misure di mitigazione. Il che significa una maggiore igiene delle mani e delle vie respiratorie".

Cosa si sente di raccomandare agli italiani?
"Capisco la loro preoccupazione. È la stessa di mia moglie e delle mie figlie. Per questo invito tutti a documentarsi sul Covid-19 su canali informativi affidabili, quelli del Ministero della Salute, dell'Istituto superiore di sanità, dell'Organizzazione mondiale della Sanità. Sicuramente non ci proteggerà dal contagio la discriminazione di chi ha un'origine diversa dalla nostra.
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È il tempo della solidarietà e della cooperazione. E poi non dobbiamo mai dimenticare il contesto: il 98% dei casi sono in Cina, in più dell'80% dei casi le persone infettate hanno avuto sintomi lievi, mentre meno del 15% sono in condizione serie e solo nel 5% dei casi si registra una patologia grave. Al momento osserviamo una mortalità di poco sopra il 2%, la maggior parte persone anziane con patologie pregresse. Detto questo, nelle aree italiane colpite il rischio di infezione può essere alto e per questo i residenti devono seguire le raccomandazioni delle autorità, compreso il non frequentare luoghi affollati".
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Ci si può mettere in viaggio, per esempio su un treno affollato?
"Nei luoghi affollati, oltre all'igiene delle mani, è sempre bene tenere una distanza di uno o due metri tra gli individui per evitare il contagio".

L'influenza fa centinaia o migliaia di morti ogni anno in Italia. Perché allora il Coronavirus preoccupa così tanto gli esperti che oggi lo considerano il nemico pubblico numero uno?
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"Lo prendiamo molto sul serio perché è un virus nuovo: questo significa che nessuno di noi è immune. L'influenza invece è una malattia stagionale per la quale le persone a più rischio posso essere protette adeguatamente. Eppure fa 50mila morti ogni anno in Europa.

Tuttavia il vaccino esiste e funziona, e noi lo raccomandiamo agli anziani, alle donne in gravidanza, ai malati cronici e al personale sanitario. Covid-19 è un virus nuovo e noi stiamo facendo ricerca per arrivare a una cura e per predisporre un vaccino. Che però richiederà del tempo. Dunque dobbiamo puntare su misure di salute pubblica che possono essere adottate già oggi per salvare delle vite".

Cosa intendeva dire il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus quando ha dichiarato: "Si sta chiudendo la finestra che avevamo per contenere i focolai"? Stiamo perdendo la battaglia col coronavirus?
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"Intendeva dire che il basso numero di casi al di fuori della Cina ci ha finora offerto l'opportunità di contenere la diffusione internazionale. Ora, anche se i casi in altri paesi restano relativamente bassi, cominciamo a essere preoccupati per il numero di contagi che non hanno un chiaro legame con viaggi dalla Cina o con persone già malate.

Questo sta restringendo la finestra. Il contenimento però è ancora possibile. A patto che ci si prepari adeguatamente, soprattutto nei paesi con sistemi sanitari vulnerabili. Ma la comunità internazionale non sta ancora agendo in questa direzione".

Fonte: qui

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