sabato 22 febbraio 2020

C’E’ LA SECONDA VITTIMA IN ITALIA DEL CORONAVIRUS: È UNA DONNA RESIDENTE IN LOMBARDIA CHE POTREBBE ESSERE COLLEGATA AI CASI DI CODOGNO. NEL VENETO TERZO CONTAGIO


IL SINDACO DI CREMONA, DOVE SI REGISTRA IL 16° CASO IN LOMBARDIA: "RESTATE IN CASA" 

IL GOVERNATORE ZAIA: LA PROTEZIONE CIVILE DEL VENETO HA MONTATO A SCOPO PRECAUZIONALE 12 TENDE PER MASSIMO 96 POSTI ALL'ESTERNO DELL'OSPEDALE DI SCHIAVONIA (PADOVA)


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Il coronavirus fa un'altra vittima in Italia, dopo l'uomo morto ieri sera in Veneto. Secondo fonti sanitarie citate dall'Ansa  si tratta di una donna residente in Lombardia che potrebbe essere collegata ai casi di Codogno.

Intanto ci sono due nuovi casi nel Nord Italia, uno a Dolo, nel Veneto, e uno a Cremona in Lombardia. In Veneto, dopo i due uomini, tra i quali uno deceduto in nottata di ieri c'è una persona risultata positiva al test a Dolo, nel veneziano, ed è ricoverata in terapia intensiva. Gli accertamenti sono stati fatti dal centro di riferimento regionale di Padova. Come da prassi il campione è stato inviato allo Spallanzani di Roma per la conferma.


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In Lombardia, il sindaco di Sesto Cremonese ha comunicato che c'è un contagiato nel comune, che porta a 16 i casi nella Regione, dove dieci comuni del lodigiano sono isolati e sono in quarantena 250 persone che hanno avuto contatti con i contagiati. Scuole chiuse a Cremona e sospese le manifestazioni pubbliche, il sindaco ha invitato i residenti a restare in casa.

Fonti della Regione Veneto informano intanto che è in condizioni stazionarie l'uomo di 67 anni di Vò Euganeo che fino a ieri era il secondo caso di contagio da coronavirus in Veneto. L'amico con cui, per cause ancora ignote, aveva condiviso il contagio, Adriano Trevisan, 78 anni, è stato il primo deceduto in Italia. Entrambi erano ricoverati nell'ospedale di Schiavonia, in provincia di Padova,

Il presidente della Regione, Zaia, ha scritto sui social che "Nella notte la Protezione civile del Veneto ha montato a scopo precauzionale 12 tende per massimo 96 posti all'esterno dell'ospedale di Schiavonia (Padova), a disposizione degli operatori sanitari e del personale medico". L'intervento rientra nelle operazioni di isolamento dell'area padovana dove si è sviluppato il contagio.

Fonte: qui

EMERGENZA NELL'EMERGENZA! ALL’OSPEDALE DI CODOGNO, ORMAI ISOLATO DOPO I CASI DI CORONAVIRUS, INFERMIERI BLOCCATI: “SIAMO AL TERZO TURNO CONSECUTIVO, NON CI SONO CAMBI E NON ABBIAMO RISULTATI SUI TEST 
LA FIGLIA DI UN'OPERATRICE SANITARIA IN QUARANTENA: "STARLE LONTANO FA MALE. VA RINGRAZIATA OGNI GIORNO"- LA SECONDA VITTIMA SAREBBE LEGATA AL “FOCOLAIO” DI CODOGNO

Cesare Giuzzi per corriere.it
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È l’emergenza nell’emergenza. All’ospedale di Codogno (Lodi), ormai isolato dopo i casi di Coronavirus tra medici e pazienti, ci sono équipe di infermieri e sanitari bloccati da quasi 24 ore nei reparti a rischio. Si tratta del personale ospedaliero che è entrato in contato con i malati risultati positivi al test sul Covid-19 e che ancora attendono, senza risposte, istruzioni sul loro futuro.

«Non abbiamo alcuna informazione, siamo in attesa del risultato sul test a cui siamo stati sottoposti ieri — spiega uno degli infermieri —. Non ce la facciamo più a livello fisico e siamo in crisi a livello psicologico perché nessuno è in grado di darci risposte o permetterci di finire questo infinito turno». In particolare il problema riguarda sei infermieri del reparto di medicina interna, quello dove si sono registrati già due casi di positività tra i degenti.

L’appello

ospedale di codognoOSPEDALE DI CODOGNO
Il personale ospedaliero ha scritto una lettera urgente al direttore sanitario dell’ospedale di Codogno: «Segnaliamo il nostro avvenuto contatto diretto in questi giorni con i medici risultati positivi ai test effettuati per la ricerca del coronavirus. Dopo aver saputo che per i medici di reparto è stata predisposta la misura cautelare della quarantena. Segnaliamo inoltre che la quasi totalità dei nostri colleghi infermieri ha telefonato per segnalare l’indisponibilità ad essere presente nel reparto nelle prossime giornate, aprendo così ovvi problemi di continuità assistenziale».
Gli infermieri, infatti, non hanno ricevuto il cambio ieri sera dopo il turno dalle 14 alle 22. In questo momento le équipe, coordinate da un medico di reparto, sono al terzo turno di lavoro ininterrotto. «Già stanotte non si è presentato nessuno a darci il cambio e noi saremo costretti ad un turno di 16 ore. E stamattina idem. Noi siamo qui da ieri alle 14 senza avere risposte certe e dovendo provvedere ancora alle necessità assistenziali del reparto». Medici e infermieri stanno garantendo terapie e assistenza ei malati ricoverati ma si trovano in stato di isolamento assoluto: «Non possiamo lasciare l’ospedale, servono squadre di infermieri che garantiscano la possibilità di cura per i pazienti ricoverati. I risultati dei nostri test ancora non ci sono. È una situazione di emergenza».

OSPEDALE CODOGNO LODIOSPEDALE CODOGNO LODI
CORONAVIRUS, LA FIGLIA DI UN'OPERATRICE SANITARIA

LUCIA LANDONI per repubblica.it
Uno sfogo affidato a Twitter per condividere l'esperienza che sta direttamente toccando la sua famiglia a causa dell’emergenza Coronavirus: l'ha postato Elena, figlia di una donna che lavora all'ospedale di Codogno (nel Lodigiano), ricevendo centinaia di reazioni e commenti di sostegno e affetto. "Mia mamma lavora nel pronto soccorso di Codogno dove è stato questo signore – ha scritto, riferendosi al paziente uno, il 38enne ricoverato – Non sapete quanto fa male sapere che lei e tutti i suoi colleghi dovranno stare in isolamento per 15 giorni. Chi fa questo lavoro va ringraziato ogni giorno per ciò che fa".

PRONTO SOCCORSO OSPEDALE CODOGNOPRONTO SOCCORSO OSPEDALE CODOGNO
E i ringraziamenti stanno arrivando: "Coraggio alla tua mamma, a tutto il personale sanitario e agli altri pazienti che erano lì", scrive qualcuno, mentre altri esprimono la propria gratitudine "al personale medico e paramedico che affronta il serio problema del Coronavirus e a tutti gli scienziati che in ogni parte del mondo lo stanno studiando".
C'è chi ammette di essere "assalito dall’ansia" e chi offre il proprio sostegno alla ragazza sottolineando che "la misura presa, difficile e dolorosa, serve a proteggere lei e i suoi cari". Quella di Elena è una testimonianza diretta di quello che in un commento viene definito "l'effetto a cascata che si genera" a causa delle misure di prevenzione adottate per arginare la diffusione del virus.
Fonte: qui

IL CORONAVIRUS ARRIVA A TORINO: SI TRATTA DI UN 40ENNE CHE AVEVA CORSO LA MARATONA CON IL CONTAGIATO DI CODOGNO. NON È GRAVE  

L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA': "L’80% SONO MALATI LIEVI

LA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA DECRETA LO STATO D'EMERGENZA


coronavirusCORONAVIRUS
Il coronavirus arriva in Piemonte. Un caso di contagio è stato registrato oggi, sabato 22, all’ospedale Amedeo di Savoia di Torino. Si tratta di un uomo di 40 anni che ha avuto contatti con alcune delle persone contagiate in Lombardia. Il 40enne al momento, ha un po’ di febbre, ma non sarebbe grave. Lo ha confermato la Regione Piemonte nel corso di una conferenza stampa organizzata nella sede della protezione civile di Torino, in corso Marche.

Unità di crisi permanente
«Alle 18 avremo un confronto con il governo - ha detto il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio - Da ieri, venerdì 21 febbraio, abbiamo una situazione che stiamo gestendo, il livello di attenzione è altissimo e ora di contenimento. Con prefetto e sindaca abbiamo ritenuto opportuno riunire l’Unità di crisi permanente. Quindici i casi in corso di accertamento al momento.

il contagiato di codogno - coronavirusIL CONTAGIATO DI CODOGNO - CORONAVIRUS
RITA DALLA CHIESA
Il coronavirus tiene banco in queste ore. Dopo i primi contagi e i primi due decessi, anche Rita Dalla Chiesa commenta la tragica situazione. "Io capisco il diritto alla privacy - esordisce su Twitter -. Ma se tengono nascosti i nomi delle persone 'sospette', il contagio si allarga come un cerchio nell'acqua....Chi è entrato in contatto con quelli ricoverati, ha il diritto di saperlo, per potersi far controllare". In effetti, a parte l'identità del 77enne, Adriano Trevisan, morto a causa dell'epidemia cinese, nessuno è a conoscenza di chi sono gli altri 32 infetti in Lombardia, i 7 in Veneto e la donna deceduta a Casalpusterlengo. 

Fonte: qui

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