giovedì 27 febbraio 2020

COS'È SUCCESSO A CODOGNO?

MATTIA, IL 38ENNE "PAZIENTE 1" (ORA RICOVERATO A PAVIA IN CONDIZIONI STABILI), SI ERA PRESENTATO AL PRONTO SOCCORSO IL 18 FEBBRAIO MA SENZA RIVELARE DI AVERE AVUTO CONTATTI SOSPETTI E VOLLE TORNARE A CASA "NONOSTANTE LA PROPOSTA PRUDENZIALE DI RICOVERO", PER POI RIPRESENTARSI IL GIORNO DOPO CON UN PEGGIORAMENTO DEI SINTOMI 

SOLO LA MATTINA DEL 20 FEBBRAIO, PARLANDO CON LA MOGLIE, MATTIA HA INFORMATO I MEDICI DI UNA CENA CON UN AMICO RIENTRATO DALLA CINA SVOLTASI A FINE GENNAIO, MA POI L'AMICO E' RISULTATO NEGATIVO AL TEST. 

CHI HA FREQUENTATO MATTIA...?


Mentre l’Italia si trova ad affrontare la situazione di emergenza dettata dalla diffusione del Coronavirus, si chiariscono sempre più le circostanze che avrebbero portato alla diffusione di uno dei focolai più importanti, quello del Lodigiano. Secondo quanto dichiarato da Massimo Lombardo, direttore dell’Azienda sanitaria di Lodi, il paziente «caso 1» — il 38enne ancora ricoverato, in condizioni stabili, all’ospedale di Pavia — quando si è presentato per la prima volta al pronto soccorso di Codogno, «si è presentato al pronto soccorso dell’Ospedale di Codogno una prima volta il giorno 18 febbraio senza presentare alcun criterio che avrebbe potuto indentificarlo come “caso sospetto” o “caso probabile” di infezione da Coronavirus secondo le indicazioni della circolare ministeriale del 27 gennaio 2020». «Durante l’accesso», scrive ancora Lombardo, «è stato sottoposto agli accertamenti necessari e a terapia; tuttavia decideva di tornare a casa nonostante la proposta prudenziale di ricovero».
PRONTO SOCCORSO OSPEDALE CODOGNOPRONTO SOCCORSO OSPEDALE CODOGNO

ospedale di codognoOSPEDALE DI CODOGNO
«Nella notte tra i giorni 18 e 19 febbraio», il «paziente 1» si è poi ripresentato «al pronto soccorso dello stesso ospedale per un peggioramento dei sintomi: viene quindi ricoverato nel reparto di medicina dove il peggioramento delle condizioni cliniche ha determinato l’intervento del rianimatore la mattina del 20 febbraio e il contestuale ricovero in rianimazione».

Ed è solo a questo punto — dopo che il giovane è stato visitato, in reparto di Medicina, da parenti, amici e molti medici — che «parlando con la moglie, il rianimatore viene informato di una cena, svoltasi a fine gennaio, alla quale avrebbe partecipato il “Caso 1” e dove era presente un amico rientrato dalla Cina». «Ma anche quest’ultimo fatto, secondo i protocolli del ministero» — chiarisce Lombardo — «non classificava il “Caso 1” come “caso sospetto” o “caso probabile”».
psicosi coronavirus strade deserte a codognoPSICOSI CORONAVIRUS STRADE DESERTE A CODOGNO

CONTROLLI DI POLIZIA A CODOGNOCONTROLLI DI POLIZIA A CODOGNO
Secondo quanto ricostruito dal Corriere qui, tra il momento in cui il «paziente 1» entra per la seconda volta in Pronto soccorso (le 3.12 del 19 febbraio) e il momento in cui gli viene effettuato il tampone (intorno alle 16 del 20 febbraio) sono trascorse 36 ore. In realtà, le linee guida del ministero della Salute del 22 gennaio su chi va sottoposto al tampone, dicono che è da trattare come caso sospetto anche «una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato». E una polmonite per un 38enne sano e sportivo, in realtà, lo può essere. Ma la nuova versione delle linee guida ministeriali del 27 gennaio aveva cancellato quella frase e prevedeva controlli solo per chi avesse avuto legami con la Cina.
OSPEDALE CODOGNO LODIOSPEDALE CODOGNO LODI

INFERMIERI ALL OSPEDALE DI CODOGNO CON MASCHERINE MA SENZA GUANTIINFERMIERI ALL OSPEDALE DI CODOGNO CON MASCHERINE MA SENZA GUANTI
Le cartelle cliniche del paziente 1 — secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa — sono state oggi sequestrate dai carabinieri del Nas di Piacenza. La Procura di Lodi ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti.

Fonte: qui

“POTREI INFETTARE TUTTE LE PERSONE CHE INCROCIO” 
LA TESTIMONIANZA DI UN MANAGER DI BRESCIA CHE LAVORA VICINO A WUHAN A “LA ZANZARA”: “SONO TORNATO IN ITALIA TRANQUILLAMENTE FACENDO SCALO A MOSCA. IERI, NON UN MESE FA. A MALPENSA NESSUN CONTROLLO, ZERO” 
“A MALPENSA NESSUNO MI HA CHIESTO NIENTE. HO CHIESTO SE È POSSIBILE FARE UN TAMPONE E HANNO DETTO DI NO. NON GLIENE FREGA UN CAZZO…”

termoscanner aeroporto 4TERMOSCANNER AEROPORTO 
Sono Andrea e chiamo da Brescia, ho preso un volo dalla Cina a Mosca e poi Milano Malpensa. Nessun controllo, zero. Sul volo dalla Cina alla Russia c’era una donna che si è sentita male, aveva la febbre, sono arrivate persone con le mascherine, ci hanno fatto scendere. Poi arrivato in Italia nessun controllo, potrei spargere il virus ovunque”. Così un ascoltatore a La Zanzara su Radio 24. Dov’eri in Cina?: “Non lontanissimo dalla zona di Wuhan”.

reparto di terapia intensiva all'ospedale di wuhan 1REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA ALL'OSPEDALE DI WUHAN coppia con mascherina in metro a milanoCOPPIA CON MASCHERINA IN METRO A MILANO
Che è successo a Mosca?: “Ci hanno controllato la temperatura, una ragazza aveva la febbre, l’hanno isolata e noi siamo scesi”. Poi?: “Ho preso un volo da Mosca a Milano. A Malpensa ho preso la mia valigia e sono uscito. Nessuno mi ha detto nulla, nessuno mi ha chiesto da dove venivo. Nulla, zero. Una cosa che mi ha stupito moltissimo”. “Dopo aver fatto i miei bisogni in un autogrill – racconta – ho chiamato tutti i numeri, ma dopo ore di attesa ho lasciato perdere. Poi questa mattina ho richiamato e mi hanno chiesto se avevo la febbre: ho detto di no, e mi hanno detto di richiamare solo se ho la febbre. Ho chiesto se è possibile fare un tampone, e hanno detto di no. Non gliene frega un cazzo”. “In teoria ci vogliono alcuni giorni di incubazione – dice Andrea – e dunque potrei infettare tutte le persone che incrocio. E’ normale tutto questo?” 

Fonte: qui

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