lunedì 2 marzo 2020

LOMBARDIA IN TILT: OSPEDALI VICINI AL COLLASSO

PER L'EMERGENZA CORONAVIRUS, NELLA REGIONE SCARSEGGIANO POSTI SOPRATTUTTO IN TERAPIA INTENSIVA MENTRE SI CERCA PERSONALE DA SUBITO DISPONIBILE. A MILANO SARA' UTILIZZATO UN EX OSPEDALE MILITARE PER OSPITARE LE PERSONE IN QUARANTENA 
IL LAZIO HA GIA' ORDINATO A TUTTI GLI OSPEDALI DI INDIVIDUARE NUOVE ALI DOVE POTER RICAVARE POSTI DI TERAPIA INTENSIVA IN ISOLAMENTO...
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”

lombardia ospedaliLOMBARDIA OSPEDALI
Il piano: aumentare, soprattutto in Lombardia, i posti di terapia intensiva almeno del 50 per cento. Favorire la collaborazione tra le regioni confinanti nelle aree maggiormente colpite dal contagio. E bisogna preparare anche le altre regioni italiane, come il Lazio che ha già ordinato a tutti gli ospedali, con particolare attenzione a Gemelli, San Camillo e Umberto I, di individuare nuove ali dove ricavare posti di terapia intensiva in isolamento. In Lombardia sono state bloccate tutte le attività di elezione, come gli interventi chirurgici che possono essere posticipati.

Su scala nazionale il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, non esclude la riapertura di strutture ospedaliere che erano state soppresse: «L'Italia ha tanti ospedali che hanno piani chiusi, per via di accorpamenti fatti con il ridimensionamento sanitario. Guardiamo prima alle strutture esistenti, sono le cose più semplici da mettere in campo». Esiste però anche uno scenario considerato extrema ratio: la Protezione civile può allestire ospedali provvisori, quelli che tecnicamente si chiamano shelter, unità mobili con apparecchiature elettroniche e medicali.
milano non si ferma lo spot di sala sul coronavirus 1MILANO NON SI FERMA LO SPOT DI SALA SUL CORONAVIRUS 

MILANO
In queste ore la Regione Lombardia ha stanziato «40 milioni di euro per le aziende sanitarie per l'acquisto di materiale e per approntare i posti letto delle malattie infettive e che prevede i primi 10 milioni per l'assunzione del personale». Si attingerà dai medici andati in pensione, ma anche dai giovani. E ci sarà la collaborazione con le strutture private che metteranno a disposizione posti aggiuntivi di terapia intensiva. Ma si farà in tempo a organizzarsi per sopportare l'incremento così rapido dei pazienti?

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Il contatore corre e preoccupa: rispetto a sabato, limitandosi solo a quel 5 per cento dei più gravi, ieri il numero dei contagiati dal coronavirus e ricoverati in terapia intensiva è aumentato dal 40 per cento, un incremento costante che rappresenta il vero buco nero del contrasto al Covid-19. Mettiamo in fila i numeri per capire: venerdì eravamo a quota 64, sabato a 105, ieri a 140. In due giorni, i pazienti gravi sono raddoppiati.

milano non si ferma lo spot di sala sul coronavirus 5MILANO NON SI FERMA LO SPOT DI SALA SUL CORONAVIRUS 
Di questo passo il sistema va in tilt, anche perché, ha spiegato il viceministro della Salute, Pier Paolo Sileri, «i posti negli ospedali destinati alla terapia intensiva sono al 90% oggi già occupati». Purtroppo le emergenze esistevano anche prima del coronavirus. C'è un altro problema: ospedali come quelli di Cremona e Lodi sono sotto assedio per quanto riguarda la rianimazione. Il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha offerto aiuto alla Lombardia: il problema è che il contagio ora si sta allargando a macchia d'olio anche nelle province emiliane più a nord, per cui il supporto a Lodi e Cremona può riguardare solo pazienti non gravi, non quelli che necessitano di terapia intensiva.

turiste con la mascherina a milanoTURISTE CON LA MASCHERINA A MILANO
Altro guaio, i pazienti più gravi sono concentrati in Lombardia (106 su 140): serve a poco che sistema paese abbia a disposizione oltre 5.000 posti, perché un malato grave difficilmente potrà essere trasferito in Abruzzo o in Toscana. Racconta il viceministro Sileri: «L'obiettivo è aumentare del 50 per cento i posti di terapia intensiva e sub intensiva, si possono ricavare nelle strutture ospedaliere esistenti». A Milano sarà utilizzato un ex ospedale militare per ospitare le persone in quarantena.

Ieri, durante la conferenza stampa, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che è anche commissario per l'emergenza coronavirus, ha spiegato che tutti gli scenari vengono presi in considerazione, anche quello della realizzazione di nuovi ospedali nelle strutture mobili, come si fa nelle zone terremotate. Però ha anche precisato con fermezza: non sarà necessario, ma in protezione civile bisogna avere pronti sempre tutti gli scenari. «Un dato importante è relativo alle strutture di pre-triage, fuori dagli ospedali, che sono 283» ha aggiunto Borrelli.

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ROMA
A Roma e nel Lazio, ad esempio, in 31 ospedali c'è ormai una presenza visibile dell'emergenza coronavirus: sono le tende allestite davanti ai grandi ospedali perché ci sia un percorso di triage separato per i sospetti casi di Covid-19. Il precedente dell'ospedale di Codogno, dove si è alimentato il contagio a causa della presenza del paziente 1, è un monito molto presente in tutte le strutture sanitarie, tanto che ai medici la Regione Lazio ha ordinato di svolgere tutti i colloqui con i pazienti mantenendo sempre un metro di distanza.

NELLE TERAPIE INTENSIVE SERVONO PIÙ POSTI IN LOMBARDIA 
Sara Bettoni per il “Corriere della Sera”
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Ospedali pubblici e privati collaborano per affrontare l' emergenza coronavirus in Lombardia. Servono spazi per curare i malati, soprattutto quelli gravi, e le terapie intensive delle strutture pubbliche sono sotto stress. Oggi su 900 letti disponibili, circa 120 sono dedicati ai contagiati. Ma il numero di casi cresce e di pari passo la necessità di reparti adeguatamente attrezzati.

Per questo la Regione coinvolge i privati «in maniera strutturale». Di ieri l' incontro tra i vertici del Pirellone e i responsabili dei poli che sono dotati di Dea (dipartimento d' emergenza e accettazione) o di Pronto soccorso. Spiega l' assessore lombardo alla Sanità Giulio Gallera: «Abbiamo chiesto e raccolto completa disponibilità sia per i posti letto in terapia intensiva sia per la gestione dell' emergenza. Abbiamo sempre detto che la sanità lombarda si basa su due gambe, il pubblico e il privato accreditato».

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Già nella scorsa settimana alcune strutture hanno iniziato a collaborare. «Da adesso tutte entrano in un percorso - continua l' assessore -. A oggi i posti letto ci sono, ma vanno ampliati», anche perché nel frattempo gli ospedali devono continuare a gestire le situazioni ordinarie. I gruppi privati lombardi hanno un «tesoretto» di 380 letti in rianimazione: di concerto con la Regione si studierà quanti e quali usare per i malati di coronavirus. I reparti dedicati infatti devono poter essere separati dagli altri spazi.

I dettagli verranno discussi oggi, in una riunione operativa con i direttori sanitari dei presidi. Per fare spazio ai contagiati il Pirellone ha chiesto ai gruppi di «ridurre del 70% l' attività d' elezione», ovvero i ricoveri programmati. Dario Beretta, alla guida della sezione lombarda dell' Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), sottolinea: «Da sabato scorso stiamo seguendo le indicazioni della Regione. Ora siamo pronti a combattere.
Capiremo dove è possibile "contingentare" i posti».

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Non è l' unica strada che il Pirellone sta percorrendo per trovare altri spazi. Oltre alle terapie intensive, le persone vengono ricoverate nelle sub-intensive e nei reparti di malattie infettive. Si starebbe pensando all' uso delle pneumologie, se adeguatamente attrezzate. Sabato inoltre Gallera ha parlato della possibilità di creare «ospedali dedicati» all' emergenza, totalmente o in gran parte. Si stanno valutando le strutture nella «zona rossa» e il Sacco di Milano, specializzato nelle malattie infettive. Qui ieri sono stati in visita i referenti dell' Organizzazione mondiale della sanità, «dando giudizi positivi per il modello messo in campo da Regione Lombardia - dice Gallera - e ci hanno detto che intendono prenderlo come esempio per altri Paesi».
CONFERENZA STAMPA REGIONE LOMBARDIACONFERENZA STAMPA REGIONE LOMBARDIA

Da domani, poi, i pazienti in buone condizioni ma ancora positivi ai test potranno essere trasferiti all' ospedale militare di Baggio. Servono rinforzi anche per il personale sanitario. I privati faranno la loro parte. «Già da domani (oggi, ndr ) alcuni medici entreranno direttamente nel nostro sistema per collaborare» dice il governatore Attilio Fontana. Si tratta in particolare di 15 specialisti del Gruppo San Donato che andranno a Crema, Cremona e Lodi (in questi ultimi rimangono chiusi i Pronto soccorso), mentre altri cinque sono a disposizione per la «zona rossa». La Regione è poi pronta ad assumere medici in pensione o specializzandi. Per quanto riguarda gli infermieri, si stanno scorrendo le graduatorie e verranno anticipate a marzo le lauree di aprile.

Fonte: qui

“L’ITALIA PAGA UNA PESSIMA PROGRAMMAZIONE SANITARIA” 
ALESSANDRO VERGALLO, PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE ANESTESISTI E RIANIMATORI OSPEDALIERI: “ABBIAMO SUBITO UN TAGLIO DEL 10% DEI POSTI LETTO IN RIANIMAZIONE NEGLI ULTIMI DIECI ANNI. I POSTI LETTO IN RIANIMAZIONE RICHIEDONO PERSONALE ALTAMENTE QUALIFICATO E MACCHINARI AD ALTISSIMA TECNOLOGIA, CHE, UNA VOLTA TAGLIATI, SONO IMPOSSIBILI DA ALLESTIRE RAPIDAMENTE NEL MOMENTO DI UN'EMERGENZA…”
(ANSA) - "Un taglio del 10% dei posti letto in rianimazione negli ultimi dieci anni" e una "altrettanto alta diminuzione dei medici specialisti in quest'area". L'Italia all'epoca del coronavirus "paga lo scotto di una pessima programmazione sanitaria". Lo spiega all'Ansa Alessandro Vergallo, presidente dell'Associazione anestesisti e rianimatori ospedalieri (Aaroi-Emac).

REPARTO DI RIANIMAZIONEREPARTO DI RIANIMAZIONE
"La nostra disciplina - precisa - è stata particolarmente penalizzata dai tagli. I posti letto in rianimazione, infatti, richiedono personale altamente qualificato e macchinari ad altissima tecnologia, che, una volta tagliati, sono impossibili da allestire rapidamente nel momento di un'emergenza, come quella che viviamo ora". C'è poi il problema della carenza di medici in quest'area, le cui funzioni non possono essere sostituite da nessun'altra figura professionale. "I posti nelle scuole di specializzazione in anestesia e rianimazione nell'ultimo anno sono aumentati a 926 ma sono ancora insufficienti a coprire il turn over". "Spero ce ne ricorderemo, passata l'emergenza - conclude Vergallo - per fare una programmazione seria dei fabbisogni di personale medico e posti letto".
Fonte: qui

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