venerdì 30 ottobre 2020

DA DICEMBRE PARTE LA SPERIMENTAZIONE DEL FARMACO CHE HA CURATO TRUMP

 

QUEGLI ANTICORPI MONOCLONALI CHE ILARIA CAPUA HA DEFINITO POTENTISSIMI. 

NON È L' UNICA A PARLAR BENE DELLA TERAPIA. 

IL PRIMARIO DEL SACCO MASSIMO GALLI HA DETTO DI «CONFIDARE» MOLTO IN QUESTA CURA, COSÌ COME RIPETE BURIONI DA MESI


Alessandro Giorgiutti per “Libero quotidiano

 

Sarà somministrata già a dicembre in Italia, in via sperimentale, la cura contro il Covid a base di anticorpi monoclonali. Quegli stessi anticorpi che hanno guarito il presidente americano Donald Trump e che la virologa Ilaria Capua, in una intervista al Corriere della Sera, ha paragonato a «un guanto da baseball» e a «un missile terra aria».

 

donald trumpDONALD TRUMP

Non è l' unica a parlar bene della terapia. Il primario del Sacco Massimo Galli, in un recente intervento ai microfoni di Radio Radio, ha detto di «confidare» molto in questa cura, pur attendendo le «evidenze scientifiche» sulla sua efficacia: «Potrebbe essere un grande, importantissimo elemento di supporto (nell' azione contro la malattia, ndr.), forse decisivo». E il presidente dell' Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, nella sua audizione di mercoledì scorso alla Commissione Igiene e Sanità del Senato, si è detto convinto che «la disponibilità di anticorpi monoclonali sarà uno strumento molto importante e potente». «Quando saranno disponibili», ha aggiunto, «la possibilità di trattare pazienti con determinati livelli di gravità consentirà di avere delle prognosi molto più favorevoli».

 

anticorpi coronavirusANTICORPI CORONAVIRUS

Tra i pochissimi gruppi al mondo impegnati nella ricerca su questi anticorpi già usati efficacemente contro l' Ebola c' è anche il Monoclonal Antibody Discovery Lab, team di ricerca della Fondazione Toscana Life Sciences, coordinato dallo scienziato Rino Rappuoli, "padre" dagli anni Novanta di molti vaccini innovativi, professore all' Imperial College di Londra e direttore scientifico della GlaxoSmithKline Vaccines.

 

«Stiamo già producendo gli anticorpi monoclonali per le prove cliniche e per la somministrazione ai pazienti. Vorremmo iniziare lo studio sull' uomo nella prima di metà dicembre, per arrivare in primavera all' utilizzo di questi anticorpi», ha detto ieri all' Adnkronos. «In questo momento stiamo disegnando le prove cliniche e i protocolli in collaborazione con lo Spallanzani di Roma». Il suo gruppo di ricerca lavora da mesi sul sangue di pazienti convalescenti o guariti dal coronavirus, isolando anticorpi. Alla fine è stata selezionata una rosa ristretta dei tre anticorpi più promettenti, e uno di questi si è dimostrato il più potente. Dopo l' arruolamento dei pazienti «in un mese-un mese e mezzo contiamo di avere i risultati in base ai quali poter chiedere l' autorizzazione al commercio», ha spiegato Rappuoli.

regeneronREGENERON

 

Gli anticorpi monoclonali possono essere usati anche in via preventiva. «Da una parte sono una terapia che permette di guarire dal virus, dall' altra possono essere dati per prevenire l' infezione. Se si somministrano a una persona sana, questa è protetta per sei mesi». Rappuoli è molto ottimista: questo inverno «sarà duro, ma ormai conosciamo meglio questo virus. E dalla primavera dell' anno prossimo arriveranno rimedi efficaci (riferimento anche al vaccino, ndr.) in modo che il prossimo inverno probabilmente questo virus non ci sarà più».

Fonte: qui

COM’È STATO CURATO TRUMP? 

IN OSPEDALE LA PRIMA NOTTE HA RICEVUTO UNA DOSE DEL COCKTAIL DI ANTICORPI DI “REGENERON”, ANCORA NON VALIDATO UFFICIALMENTE, E LA PRIMA DOSE DI REMDESIVIR. 

POI I MEDICI GLI HANNO SOMMINISTRATO ANCHE LO STEROIDE DESAMETASONE, DERIVATO DAL CORTISONE, CHE DI SOLITO VIENE UTILIZZATO SOLO NELLE SITUAZIONI PIÙ CRITICHE, PERCHÉ POTREBBE INTERFERIRE CON IL SISTEMA IMMUNITARIO...


MIX DI ANTICORPI ANTIVIRALI E STEROIDI TUTTI I FARMACI USATI PER IL PRESIDENTE

Silvia Turin per il “Corriere della Sera”

Quali sintomi si sono trovati davanti i medici dell'ospedale militare Walter Reed National di Washington e quali terapie stanno aiutando il presidente Usa a rimettersi? Basandosi su quella che sembra la ricostruzione cronologica più veritiera e sulle dichiarazioni dello staff medico, Trump è arrivato in ospedale venerdì. Giovedì, dopo l'esito positivo del tampone, i sintomi erano stati una leggera tosse, congestione nasale e affaticamento. Il primo momento difficile sarebbe subentrato venerdì mattina, con febbre alta e saturazione dell'ossigeno scesa al di sotto del 94 per cento.

 

DONALD TRUMP RESPIRA MALE DOPO LE DIMISSIONI DALL'OSPEDALE 

Il presidente avrebbe avuto bisogno di ossigeno supplementare per circa un'ora, finché in serata si è deciso il ricovero. In ospedale la prima notte Trump ha ricevuto una dose di 8 grammi di un cocktail sperimentale di anticorpi e la prima dose di Remdesivir. Gli sono stati somministrati anche zinco, vitamina D, famotidina, melatonina e aspirina.

 

Il Remdesivir è uno dei tre farmaci al mondo che si sono dimostrati scientificamente utili contro il Covid-19 (insieme a desametasone ed enoxaparina): è un antivirale nato contro Ebola, indicato in pazienti adulti con polmonite che richieda ossigenoterapia supplementare ed è in grado di impedire al virus di penetrare nelle cellule e di replicarsi.

REMDESIVIR

Il cocktail sperimentale di anticorpi Regeneron (REGN-COV2), prodotto di biotecnologie, è anch' esso uno dei candidati più promettenti: agisce attaccando il virus mentre è in circolo ed è indicato in una fase precoce della malattia. Sabato il livello di ossigeno nel sangue del presidente sarebbe sceso per la seconda volta sotto i valori di guardia.

REGENERON

A questo punto, nella giornata forse peggiore per Trump, il presidente avrebbe ricevuto la seconda dose di Remdesivir e lo steroide desametasone. Proprio l'uso dell'ultimo farmaco ha destato qualche preoccupazione: il desametasone viene somministrato solo nelle situazioni più critiche perché il meccanismo di questo derivato del cortisone aiuta a bloccare la risposta abnorme del sistema immunitario nei confronti del SARS-COV-2, risposta che può arrivare a danneggiare i tessuti.

FAN DI TRUMP FUORI DALL OSPEDALE WALTER REED

Se somministrato in fase precoce, però, può interferire con un sistema immunitario ancora reattivo e impegnato a contrastare le prime fasi dell'attacco virale. Dalla serata di sabato le condizioni di Trump sono migliorate: niente febbre né supporto respiratorio e domenica il «blitz» in macchina all'esterno dell'ospedale per salutare i sostenitori. Lunedì il presidente si è svegliato presto e ha inondato Twitter di slogan elettorali con ritrovato vigore: in serata le dimissioni.

DUE STUDI RIABILITANO L’IDROSSICLOROCHINA: RIDUCE I RISCHI DEL 24%

Peter D'Angelo per “Libero quotidiano”

 

IL BOLLETTINO SULLE CONDIZIONI DI TRUMP SEAN CONLEY E GLI ALTRI MEDICI

L'idrossiclorochina è il farmaco più discusso da inizio pandemia. In Italia è vietato da una delibera Aifa di maggio. Ma, a leggere l'ultima pubblicazione di uno dei più autorevoli ricercatori della Yale University Harvey Risch, si arriva a ben altra conclusione. Il Dr. Risch è uno degli autori di una meta-analisi scientifica che ha tenuto conto degli studi "randomizzati" sull'efficacia dell'idrossiclorochina.

 

La "meta-analisi" ha un valore superiore rispetto a una singola ricerca perché riunisce più pubblicazioni scientifiche su un certo argomento e ne fa una "sintesi" ponderata. Ecco, combinando i dati di una serie di studi "randomizzati", i ricercatori hanno scoperto che l'uso "precoce" del farmaco da parte di persone non ospedalizzate ha prodotto una riduzione statisticamente significativa del 24% del rischio di infezione, ricovero o morte.

Joseph Ladapo (School of Medicine della California, Los Angeles) è il coautore del rapporto che ha mostrato che ci sono «rischi ridotti con l'uso precoce di idrossiclorochina, questa è una prova estremamente importante».

Il presidente Trump è stato curato con "anticorpi monoclonali, trattamento in fase sperimentale. Questi anticorpi non entreranno in produzione prima di 4-6 mesi, e difficilmente saranno servibili su larga scala. Al trattamento è stato aggiunto l'antivirale remdesivir e il desametasone, che si somministrano dopo la ospedalizzazione, in fase avanzata della malattia.

 

IL MEDICO DI TRUMP SEAN CONLEY

Chi dovesse risultare positivo al Covid non potrà contare sul trattamento riservato al presidente Usa. Escludendo la pressoché totalità della popolazione dall'accesso immediato agli anticorpi monoclonali, è necessario puntare su strategie solide e fare i conti con farmaci precoci, come l'idrossiclorochina, che possono potenzialmente impedire il ricovero.

 Il presidente della commissione tecnico scientifica di Aifa, la Dr.ssa Patrizia Popoli, intervistata da SanitaInformazione.it sull'efficacia dell'idrossiclorochina aveva replicato che «per poter rispondere in maniera adeguata alla domanda se questo farmaco è efficace nel trattamento di questa malattia servono studi clinici controllati (nei quali cioè gli effetti del farmaco vengano confrontati con quelli di un trattamento di controllo) e randomizzati (nei quali cioè l'allocazione dei pazienti nei due gruppi, farmaco sperimentale o controllo, avvenga in maniera casuale).

Nel caso dell'idrossiclorochina nessuno dei pochi studi randomizzati fin qui condotti ha mostrato un beneficio del farmaco, mentre in alcuni casi è emersa addirittura un'evidenza di maggiore rischio».

DONALD TRUMP ARRIVA AL WALTER REED MEDICAL CENTER

Ora la pubblicazione di questa meta-analisi può rappresentare un punto di svolta dal momento che si è tenuto conto di 5 studi clinici "randomizzati", con 5.577 pazienti coinvolti. Il Dr. Risch è chiaro: «Abbiamo scoperto che l'uso ambulatoriale dell'idrossiclorochina per la profilassi o il trattamento precoce di Cocid-19 ha ridotto significativamente il composto di infezione. La nostra meta-analisi ha rilevato un beneficio dal trattamento precoce. Il trattamento è più efficace se il decorso della malattia è appena agli inizi». Inoltre, una seconda meta-analisi è stata pubblicata su MedRxiv sempre su studi "randomizzati", questa volta sull'effetto "preventivo-profilattico" dell'idrossiclorochina.

 

CORONAVIRUS ANTICORPI

Il capo autore è Miguel A. Hernan della Harvard School of Public Health e arriva alla conclusione che «non si può escludere una moderata riduzione del rischio di Covid-19», insomma l'idrossiclorochina aiuterebbe nella profilassi anche perché potrebbe rendere asintomatica l'infezione acquisita. Questa conclusione ricalca quella di uno dei ricercatori più autorevoli dell'Istituto Superiore di Sanità, Andrea Savarino, che in tempi non sospetti aveva teorizzato attraverso un modello matematico che il farmaco, assunto in profilassi o precocemente, potesse attenuare l'infezione contratta.

Fonte: qui

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