FRANCO LOCATELLI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITÀ: “IL CONTESTO DI TRASMISSIONE PRINCIPALE IN ITALIA RIMANE QUELLO FAMILIARE/DOMICILIARE, POI QUELLI SANITARIO-ASSISTENZIALE E LAVORATIVO.
SEBBENE SI SIANO REGISTRATI CASI IN AUMENTO DALLA LORO RIAPERTURA, LE SCUOLE NON SONO TRA I PRINCIPALI RESPONSABILI. LA MASCHERINA VA USATA CORRETTAMENTE E POI SOSTITUITA DOPO 4 ORE”
Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
L'epidemia non è più governabile?
«Non è così, non siamo vicini alla perdita di controllo( in realtà il controllo già è perso e c'è di peggio siamo solo a metà dell'autunno e c'è tutto l'inverno da passare ...). C'è stata una marcata accelerazione di casi. Però l'impatto in termini di ricoveri nelle terapie intensive e di numeri di persone che perdono la vita non è certamente paragonabile a quello osservato nei mesi di marzo-aprile. Evitiamo, quindi, di farci prendere dal panico», cerca di metter freno alle nostre paure Franco Locatelli, componente del Comitato tecnico scientifico e presidente del Consiglio superiore di sanità.
«È tempo di mantenere i nervi saldi ed evitate divisioni e polemiche. Il Paese è molto più preparato in termini di disponibilità di mascherine, tamponi, posti letto attivati o attivabili nelle unità di terapia intensiva e sub-intensiva».
L'Italia ce la può fare?
«I respiratori distribuiti dal commissario straordinario per l'emergenza alle Regioni sono un'ulteriore evidenza che la situazione, per quanto meritevole di massima attenzione e richiamo a comportamenti responsabili, non è vicina alla perdita di controllo. E non dimentichiamo che solo un terzo dei soggetti infettati ha sintomatologia, in larga parte di limitata severità».
Si confidava di poter contenere l'epidemia che invece ora è cresciuta allo scenario tre, col rischio di tenuta del sistema sanitario. Cosa è successo?
«La diffusione, a differenza della scorsa primavera, ha interessato tutte le Regioni del Paese, andando a coinvolgere anche realtà a elevata densità abitativa come, per esempio, Milano o Napoli, due città dove la diffusione del virus si è dimostrata negli ultimi giorni particolarmente elevata, risparmiate nella scorsa primavera. È importante che ognuno contribuisca in questa fase così delicata limitando al massimo gli spostamenti, rimanendo a casa e mantenendo con maggior rigore comportamenti responsabili».
Errori? Bisognava stringere di più e subito?
«Premesso che nella vita di tutti e particolarmente di chi si occupa di scienza e medicina, il porsi domande e considerare con senso critico le proprie scelte è una sorta di comandamento a cui sempre ispirarsi, credo che nell'adozione di misure con indubbi impatti sulla vita sociale ed economica del Paese debba essere sempre adottato il criterio della proporzionalità e della ragionevolezza più volte richiamati dal presidente del Consiglio. I numeri attuali non sono certo quelli di qualche settimana fa, lo ripeto. Le misure ulteriori del governo, partono dall'osservazione di un'accelerazione nel numero dei contagi che richiedono provvedimenti più stringenti».
I servizi di tracciamento si sono lasciati cogliere impreparati?
«Quando il numero di casi diventa troppo elevato, vi è l'impossibilità di poter garantire compiutamente il tracciamento dei contatti e delle catene di trasmissione da parte dei servizi sanitari territoriali. E questo si verifica a dispetto dell'attivazione dei meccanismi di sorveglianza».
C'è un continuo richiamo all'uso coretto della mascherina. Viene usata male?
«L'uso della mascherina contribuisce in maniera determinante alla riduzione della circolazione di Sars-CoV-2. Indossarla correttamente coprendo sia naso che bocca è fondamentale. È poi importante sostituirla dopo un certo numero di ore (4 ore). Oltre che indossarla ogni volta che è necessario, ognuno di noi ha il dovere di richiamare l'importanza al suo uso quando ci troviamo di fronte a qualcuno che questo dovere lo dimentica».
Quali sono i luoghi dove si generano il maggior numero di casi?
«Il contesto di trasmissione principale in Italia rimane quello familiare/domiciliare, poi quelli sanitario-assistenziale e lavorativo. Sebbene si siano registrati casi in aumento dalla loro riapertura, le scuole non sono tra i principali responsabili. La scuola e l'attività didattica frontale devono restare prioritariamente attive, semmai considerando d'implementare una quota di didattica a distanza per le superiori, anche per alleggerire il carico sul trasporto».
E i tempi per il vaccino?
«Una volta disponibili i vaccini approvati, bisognerà distribuirli e programmare articolate campagne di vaccinazione. Vi sarà un numero consistente di vaccinati solo all'inizio della primavera del 2021. Rimangono aperte le domande cruciali sul numero di dosi necessarie per i differenti vaccini e sulla durata della protezione immunitaria». Fonte: qui
C’è un disegno planetario: imporranno un nuovo lockdown, ma non per ragioni virologiche” ► Meluzzi
Scongiurando un secondo lockdown, il 18 ottobre veniva illustrato il penultimo Dpcm dal Premier Conte: “L’Italia non può permettersi una battuta di arresto”. Con queste parole il Presidente del Consiglio ha infatti escluso – per ora – l’ipotesi di un seconda interruzione forzata. In altri Paesi europei invece sono già arrivate misure più stringenti per arginare il virus che, secondo i dati, sembra essere in aumento.
In Irlanda, ad esempio, c’è già un secondo lockdown partito dal 21 ottobre e durerà per settimane. Nonostante le parole del Premier, l’Italia seguirà le orme degli altri paesi? Secondo lo psichiatra Alessandro Meluzzi sì. A suo avviso però il nostro paese dovrebbe far riferimento a modelli diversi come quello tedesco e svedese, che mirano all’ immunità naturale e alla salvaguardia degli anziani piuttosto che a imporre altre estrazioni sociali ed economiche.
Ecco il suo intervento a “Lavori in corso”.
“Al lockdown si arriverà inevitabilmente come accadrà in tutta Europa e non solo per ragioni virologiche. Credo che, al di là delle vicissitudini di questo Governo, ci sia un quadro planetario, soprattutto europeo, che esige un lockdown sostanziale in cui uno dei ricercatori della Oxford University, che è quella che sta preparando il vaccino, ha parlato addirittura di un regime di chiusura sostanziale fino al mese di luglio del prossimo anno.
Questa è una malattia che produce lo 0,3% della mortalità, includendo l’80% di quelli che ne rischiano che sono gli ultrasettantenni. Se di fronte a questo rischio di mortalità abbiamo accettato già di distruggere l’economia, evidentemente c’è qualcosa che riguarda non soltanto la difesa della vita. Ci troviamo di fronte a un virus RNA, cioè che muta continuamente come quello dell’influenza. Non sarebbe meglio proteggere i vecchietti e lasciare i giovani liberi di vivere? Bisogna vedere le cose come stanno.
Uno delle ragioni per cui in Germania ci sono stati meno morti è perché gli anziani si proteggono di più. In Svezia anche. Ne potrei citare altri mille di modelli. Hanno lavorato sull’immunità naturale, sulla diffusione del virus, sull’aumento dell’immunità di gregge e sulla protezione degli anziani. Non è diverso anche perché Stoccolma è una metropoli come Milano”. Fonte: qui
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