venerdì 30 ottobre 2020

GLI ANTICORPI AL COVID NON DURANO: DOPO POCHI MESI IL LORO LIVELLO DIMINUISCE

 

UN TEAM DELL'IMPERIAL COLLEGE DI LONDRA HA SCOPERTO CHE IL LIVELLO DI ANTICORPI RAGGIUNGE IL SUO PICCO DOPO CIRCA TRE SETTIMANE DALLA COMPARSA DEI SINTOMI PER POI GRADUALMENTE DIMINUIRE. 

TRE MESI DOPO L'INFEZIONE SOLO IL 17% DI CHI AVEVA CONTRATTO IL VIRUS MANTIENE LA STESSA POTENZA DI RISPOSTA IMMUNITARIA 

MA PER IL VACCINO DOVREBBE ESSERE DIVERSO PERCHÉ ...

Silvia Turin per il “Corriere della Sera”

 

anticorpi coronavirusANTICORPI CORONAVIRUS

Un team dell' Imperial College di Londra ha scoperto che il numero di persone risultate positive agli anticorpi è diminuito del 26% tra giugno e settembre. Nel primo ciclo di test - a fine giugno - circa 60 persone su 1.000 avevano anticorpi rilevabili. Ma nell' ultima serie di test, a settembre, solo 44 persone su 1.000 erano positive. La caduta è stata maggiore negli over 65, rispetto ai gruppi di età più giovane, e in persone senza sintomi, rispetto a chi aveva avuto una malattia sintomatica.

 

Il numero di operatori sanitari con anticorpi è rimasto relativamente alto, il che, secondo i ricercatori, potrebbe essere dovuto alla regolare esposizione al virus. Alcuni studiosi commentano con allarme i risultati paventando un' immunità di breve durata che esporrebbe al rischio di contrarre il virus più volte.

 

coronavirus anticorpiCORONAVIRUS ANTICORPI

Non è la prima volta che uno studio ha rilevato questo dato: ne aveva scritto una ricerca del King' s College di Londra in cui si era visto che il livello di anticorpi raggiunge il suo picco dopo circa tre settimane dalla comparsa dei sintomi per poi gradualmente diminuire. Lo studio aveva monitorato come, tre mesi dopo l' infezione, solo il 17% di chi aveva contratto il virus mantenesse la stessa potenza di risposta immunitaria, destinata a ridursi in certi casi fino a non essere più rilevabile.

Gli studiosi non hanno ancora certezze su quanto gli anticorpi ci proteggeranno da nuove infezioni, ma non tutti sono pessimisti riguardo ai risultati di questi studi perché, in certa misura, è normale che gli anticorpi diminuiscano dopo la guarigione da un' infezione. Gli anticorpi scendono a livelli base non rilevabili dai test sierologici comunemente usati.

vaccinoVACCINO

Ad esempio, le persone con sintomi lievi o nulli possono aver prodotto meno anticorpi rispetto a quelle con malattia grave, ma anche una piccola diminuzione della quantità di anticorpi può far scendere i loro livelli al di sotto del limite di rilevamento. Se è normale che gli anticorpi diminuiscano, lo è anche che bassi livelli di anticorpi possano produrre ugualmente una risposta del sistema immunitario in caso di riesposizione al virus.

Per quanto riguarda i possibili vaccini le preoccupazioni sono limitate: «Un vaccino genera cellule che possono fornire una protezione duratura - hanno scritto sul New York Times Akiko Iwasaki e Ruslan Medzhitov, professori di immunobiologia all' Università di Yale -. Uno dei vantaggi rispetto alla reazione naturale è che gli antigeni del vaccino possono essere progettati per focalizzare la risposta immunitaria sul tallone d' Achille di un virus».

Fonte: qui


LA SCOPERTA A TOR VERGATA DELLA RICERCATRICE ELENA CAMPIONE CHE HA STUDIATO GLI EFFETTI BENEFICI DELLA LATTOFERRINA SUI MALATI COVID-19: “SI NUTRE DEL FERRO DEL VIRUS E HA DUE EFFETTI FONDAMENTALI. IL PRIMO IN CHIAVE DI PREVENZIONE, RENDENDOCI PIÙ FORTI E IL SECONDO IN CHIAVE DI CURA, PERCHÉ I PAZIENTI AI QUALI VIENE SOMMINISTRATA ANCHE LA LATTOFERRINA SI NEGATIVIZZANO DOPO 12 GIORNI…”

Daniele Autieri per "www.repubblica.it"

 

covidCOVID

"A guardarla oggi questa scoperta sembra nata da una coincidenza". Se si volta indietro la professoressa Elena Campione, ricercatrice e ordinaria di dermatologia all'università Tor Vergata, ricostruisce così l'intuizione che ha portato allo studio sugli effetti benefici della lattoferrina nei confronti dei malati di Covid-19.

 

"Era marzo - racconta - all'inizio del lockdown quando abbiamo cominciato a ragionare sul perché ci fosse questa enorme differenza di esposizione al virus che esiste tra gli anziani e i bambini".

 

elena campione 1ELENA CAMPIONE 

Tre brevetti alle spalle, diversi riconoscimenti internazionali, una sfilza di lavori pubblicati su riviste scientifiche e una formazione iniziata a Tor Vergata e perfezionata alla Mount Sinai School of Medicine di New York, la professoressa Campione ha iniziato il suo lavoro partendo dai bambini.

 

"Tutti noi - spiega - veniamo al mondo con una immunità innata. E prima di compiere il terzo mese, i bambini non ricevono altra protezione che il latte della mamma. E proprio la lattoferrina è una proteina contenuta anche all'interno del latte materno".

 

Come interviene contro il Covid-19?

"Sappiamo che il virus Sars-Cov-2 si alimenta del ferro presente nell'organismo umano. La lattoferrina riduce il ferro e quindi mette il virus in una posizione di svantaggio. Di fatto va a potenziare una immunità innata nel nostro organismo. Consideri che questa proteina, prodotta dall'organismo stesso, è studiata dal 1939 e i ricercatori cinesi ne hanno analizzato gli effetti già durante la prima Sars".

lattoferrina covidLATTOFERRINA COVID

 

Quali sono le sue reali capacità rispetto alla diffusione del virus?

"Innanzitutto c'è da fare una premessa. Usciremo da questo incubo solo con il vaccino e il vaccino è la strada maestra per sconfiggere il Covid-19. Tuttavia l'utilizzo di lattoferrina - secondo quanto confermato dallo studio che abbiamo portato a termine - ha due effetti: il primo in chiave di prevenzione, rendendoci molto più forti e quindi meno vulnerabili al contagio; il secondo in chiave di cura, perché abbiamo dimostrato che rispetto ai tempi medi di guarigione che arrivano anche a 30, 32 giorni, i pazienti ai quali viene somministrata anche la lattoferrina si negativizzano dopo 12 giorni".

 

coronavirusCORONAVIRUS

In che modo avete condotto questo studio?

"Siamo partiti da un campione di circa cento positivi con sintomi lievi o asintomatici che sono stati curati solo con lattoferrina. È stata l'equipe stessa di ricercatori ad andare casa per casa per somministrare la proteina".

 

Lo studio è stato pubblicato sull'International Journal of Molecular Sciences. Quali saranno i prossimi passi della ricerca?

"Lo studio pubblicato è solo una prima parte della nostra ricerca. Adesso stiamo mettendo a punto la seconda parte del lavoro che è in procinto di essere pubblicata con nuovi e importanti risultati".

Fonte: qui


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