lunedì 12 aprile 2021

IN UNA MAIL DEI PRODUTTORI DI RESPIRATORI CINESI PERICOLOSI, SPUNTA IL NOME DI MASSIMO D’ALEMA CHE, STANDO ALLA COMUNICAZIONE INVIATA DAL FORNITORE DI PECHINO, LI AVREBBE RASSICURATI SULL'ACQUISTO

 

TOH, SI PARLA DI "BAFFINO"

NEGLI ALTRI DOCUMENTI IL NOME DI D'ALEMA NON COMPARE PIÙ. 

MA NON È LA PRIMA VOLTA CHE  "BAFFINO" SI AGGIRA ATTORNO ALLE FACCENDE PANDEMICHE GESTITE DA ARCURI & CO…

Fabio Amendolara e François De Tonquedec per “la Verità”

Aeonmed Vg70AEONMED VG70

 

Dopo le mascherine cinesi farlocche, che continuano a essere oggetto di sequestri in giro per l' Italia, dal calderone dell' emergenza Covid spuntano anche i ventilatori per terapia intensiva «non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente».

 

domenico arcuriDOMENICO ARCURI

Un acquisto firmato dall' allora capo della Protezione civile Angelo Borrelli il 13 marzo 2020 (due giorni dopo l' inizio del lockdown), quando la struttura del super commissario non era ancora stata creata ma Domenico Arcuri faceva avanti e indietro dal Dipartimento ministeriale che fa capo alla presidenza del Consiglio dei ministri (verrà formalmente nominato il 18 marzo). E nelle email allegate salta fuori il nome dell' ex premier Massimo D' Alema, che, stando alla comunicazione inviata dal fornitore di Pechino, li avrebbe rassicurati sull' acquisto.

MASSIMO DALEMA SILK ROAD FORUMMASSIMO DALEMA SILK ROAD FORUM

 

La mail, in inglese, la cui traduzione non lascia spazio a equivoci interpretativi, è stata inviata da silkroad_ca@163.com (dell' impresa cinese Silk road global information limited). L' oggetto: «Confirmation contract». Tra gli allegati ci sono le schede tecniche dei ventilatori cinesi denominati Aeonmed Vg70.

 

MASSIMO DALEMA GIUSEPPE CONTEMASSIMO DALEMA GIUSEPPE CONTE

«Carissimi», scrive il fornitore, «abbiamo appena ricevuto informazioni dall' onorevole D' Alema Massimo che il vostro governo acquisterà tutti i ventilatori nella lista che ho allegato a questa e-mail. E accettiamo i termini del pagamento che avete concordato. Quindi acquisteremo tutti i 416 set di ventilatori per voi il prima possibile. Grazie per la vostra fiducia in noi. Faremo del nostro meglio per servire i vostri interessi».

 

MASSIMO DALEMA SILK ROAD FORUMMASSIMO DALEMA SILK ROAD FORUM

I destinatari della missiva, parte integrante del contratto registrato con numero di protocollo «Covid/0013734», sono tra gli altri lo stesso Borrelli, Arcuri, il dirigente di Invitalia Roberto Rizzardo (che verrà cooptato nella struttura commissariale come responsabile degli acquisti) e un' altra dipendente della controllata del Mef, quella Silvia Fabrizi che pochi giorni dopo diventerà la prima referente di Mario Benotti e Andrea Tommasi per la famosa maxi fornitura da 801 milioni di mascherine cinesi costata 1,25 miliardi di euro.

 

VITTORIO FARINAVITTORIO FARINA

In realtà, dalla lettera di commessa, protocollata in uscita il 13 ma datata 14 marzo, emerge che alla fine i ventilatori Aeonmed Vg70 da destinare alle terapie intensive di tutta Italia effettivamente acquistati sono 140. Al loro arrivo il materiale è stato accolto con tanto di inno della Repubblica popolare cinese fatto suonare per l' occasione dal governo italiano.

 

ANGELO BORRELLIANGELO BORRELLI

Negli altri documenti allegati al contratto, come è facile immaginare, il nome di Baffino non compare più. Ma non è la prima volta che la Volpe del Tavoliere si aggira attorno alle faccende pandemiche gestite da Arcuri & Co.

Un mese fa, come svelato da La Verità, si è scoperto che in Puglia D' Alema aveva partecipato a un pranzo speciale finito sotto i riflettori della Guardia di finanza. I commensali: Vittorio Farina, l' uomo degli elenchi telefonici che aveva provato a infilarsi nell' affare delle mascherine (in quel momento cercava un link per incontrare Arcuri e successivamente, come hanno documentato gli investigatori, ci sarebbe riuscito), Roberto De Santis, co-armatore dell' Ikarus, la prima barca a vela dell' ex premier diessino, e il giornalista Luigi Bisignani.

roberto de santisROBERTO DE SANTIS

Dal contratto di Borrelli, piazzato sul web con tutti i suoi allegati, ora si apprende che i cinesi lo indicano come l' uomo che li avrebbe informati sulla decisione del governo italiano di accettare la proposta commerciale made in China. Il prezzo per i ventilatori spuntato da Borrelli con la cinese Silk road è di 19.000 euro l' uno: complessivamente la commessa è costata ai contribuenti 2,66 milioni di euro più iva.

E se già a novembre scorso sul sito del ministero della Salute era comparsa una nota della Aeonmed relativa a un problema software di una partita di Vg70, emerso da una segnalazione dell' ospedale tedesco Ludwig Maximilians university, ora il nuovo bug dei ventilatori cinesi emerge da una interrogazione presentata al Consiglio regionale del Lazio da Daniele Giannini (Lega).

Nel documento depositato, il leghista riassume il contenuto di un rapporto «trasmesso dalla Beijing Aeonmed Co Ltd al ministero della Salute» dal quale «risulta che i ventilatori per terapia intensiva Aeonmed Vg70» dotati di una precisa versione software che viene indicata, «non posseggono il sensore di pressione atmosferica incorporato e siano stati immessi sul mercato con istruzioni per l' uso errate, in quanto indicano la presenza di un sensore in realtà assente».

 

ANGELO BORRELLI ROBERTO SPERANZA GIUSEPPE CONTEANGELO BORRELLI ROBERTO SPERANZA GIUSEPPE CONTE

Secondo quanto riportato nell' interrogazione, il 7 aprile 2021 la direzione regionale Salute e integrazione sociosanitaria, recependo una nota ministeriale del 31 marzo scorso, ha chiesto ai direttori generali di Asl, policlinici universitari e Istituti di ricerca, nonché ai referenti tecnici aziendali per l' emergenza Covid 19, «nel caso si rilevasse la presenza dei ventilatori per terapia intensiva Aeonmed Vg70», di «sospendere immediatamente l' uso, in quanto privi del marchio Ce e non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente».

 

VITTORIO FARINAVITTORIO FARINA

Proprio come per le mascherine fallate di cui si sta occupando la Procura di Gorizia.

Al momento dell' acquisto dei ventilatori Vg70 nessuno avrebbe accertato l' esistenza della perfetta certificazione del prodotto. E ora bisogna correre ai ripari. Fonte: qui


ARCURI INDAGATO: AVREBBE IGNORATO OFFERTE VANTAGGIOSE PER L’ACQUISTO DI PROTEZIONI E CAMICI 

LE "IENE" SCODELLANO LA VIOLENTISSIMA TELEFONATA TRA FILIPPO MORONI E L’EX COMMISSARIO DURANTE LA QUALE L'IMPRENDITORE CHIEDEVA URLANDO UN INTERVENTO IMMEDIATO, "PERCHÉ LA GENTE STAVA MORENDO". 

NON RICEVERÀ MAI UN ORDINE NÉ UNA RISPOSTA. 

LA SUA OFFERTA AVREBBE CONSENTITO UN RISPARMIO MEDIO DELLA METÀ. MORONI È STATO CONVOCATO IN PROCURA

https://www.iene.mediaset.it/video/mascherine-telefonate-commissario-arcuri_1002269.shtml

 

Valentina Errante per “il Messaggero”

 

ARCURI FILIPPO MORONIARCURI FILIPPO MORONI

 La struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri avrebbe ignorato le offerte vantaggiose di alcuni imprenditori italiani, preferendo rivolgersi all'ex giornalista Mario Benotti per l'acquisto di mascherine e camici. È questa l'ipotesi della procura di Roma, che, come ha anticipato ieri il quotidiano La Verità, ha iscritto sul registro degli indagati con l'ipotesi di peculato i nomi dell'ex commissario e di Antonio Fabbrocini, all'epoca dei fatti, stretto collaboratore di Arcuri.

 

Al centro dell'inchiesta l'acquisto di 801 milioni di mascherine avvenuto in pieno lockdown da tre diversi consorzi cinesi e mediato da Benotti, che con Arcuri aveva un rapporto diretto. Una commessa da 1,25 miliardi che ha garantito agli intermediari, indagati per traffico illecito di influenze, di incassare dai cinesi almeno 72 milioni di provvigioni, soldi sequestrati dai pm Fabrizio Tucci e Gennaro Varone. Non solo, le mascherine non sarebbero neppure state certificate. Una vicenda che lo scorso 24 febbraio ha portato a un arresto e quattro misure interdittive.

 

ARCURI FILIPPO MORONIARCURI FILIPPO MORONI

Da qui l'ipotesi di peculato: Arcuri avrebbe avvantaggiato terzi, sprecando soldi pubblici. L'ad di Invitalia ha diffuso una nota per chiarire «di non avere alcuna notizia di indagini sul suo conto e che continua a collaborare con le autorità inquirenti e a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini». Intanto le verifiche sulla qualità di quelle mascherine, mai controllate, non sono ancora concluse: un lotto potrebbe fare parte dei dispositivi sequestrati un mese fa dalla Guardia di Finanza di Gorizia, che ha anche acquisito documentazione a Invitalia.

 

telefonata tra filippo moroni e domenico arcuri 2TELEFONATA TRA FILIPPO MORONI E DOMENICO ARCURI 

Filippo Moroni, che vive Cina, è uno degli imprenditori che, nel marzo 2020, quando l'Italia è alla ricerca disperata di dispositivi di sicurezza, contatta la struttura commissariale. La prima volta il 10 marzo: è pronto a fornire in 24 ore due milioni di mascherine e in cinque giorni dieci milioni, senza commissioni e al prezzo di fabbrica. Insiste, manda email, telefona: ha la fabbrica a Shnzhèn, dove vengono prodotte le mascherine. Parla personalmente con Arcuri.

 

Le Iene hanno anche diffuso una violentissima telefonata tra Moroni e Arcuri, durante la quale l'imprenditore chiedeva urlando un intervento immediato, «perché la gente stava morendo».

telefonata tra filippo moroni e domenico arcuri 1TELEFONATA TRA FILIPPO MORONI E DOMENICO ARCURI 

 

Non riceverà mai un ordine né una risposta. La sua offerta avrebbe consentito un risparmio medio della metà. Moroni è stato convocato in procura, ha prodotto una montagna di documenti e le registrazione delle conversazioni, che adesso sono agli atti dell'inchiesta. Ma non è il solo. C'è anche Pier Luigi Stefani, un altro imprenditore che ha proposto alla struttura di acquistare mascherine Ffp2 dalla Corea a 70 centesimi ciascuna. Ma anche la sua offerta è caduta nel vuoto.

 

telefonata tra filippo moroni e domenico arcuri 6TELEFONATA TRA FILIPPO MORONI E DOMENICO ARCURI 

 

L'indagine del nucleo di polizia Valutaria Finanza ha ricostruito il percorso della commessa avvenuta con la mediazione - non contrattualizzata dal commissario - di alcune imprese italiane,: la Sunsky srl di Milano, la Partecipazioni spa, la Microproducts IT srl e la Guernica srl di Roma. È emerso che la somma di 1,25 miliardi è stata così impiegata: 590 milioni di euro alla Wenshou light per mascherine ffp2 e p3, alla Luokay, costituita cinque giorni prima di firmare il contratto, la cifra più cospicua: 633 milioni di euro, per mascherine chirurgiche e ffp3. Il sospetto è che la provvigione ricevuta dagli intermediari superi i 72 milioni. A incassare i soldi, oltre a Benotti, sono stati l'ingegnere milanese Andrea Tommasi, il finanziere sammarinese Daniele Guidi e il trader ecuadoriano Jorge Solis (accusato anche di riciclaggio). Ma i pm hanno avviato una rogatoria a San Marino alla ricerca di altri soldi: le provvigioni destinate al cosiddetto «gruppo Daniele» e citate in alcune email agli atti dell'inchiesta. Fonte: qui

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