mercoledì 29 luglio 2020

LA GUARDIA DI FINANZA HA SCOPERTO CHE IL CARABINIERE PUSHER MONTELLA SI RIFORNIVA DAI CLAN DELLA ‘NDRANGHETA! LA PROCURA HA TRASMESSO GLI ATTI ALLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA

TUTTO PARTE DA UN VIAGGIO A SAN VALENTINO: L’APPUNTATO E DANIELE GIARDINO VANNO A MILANO PER COMPRARE LA DROGA. È IL PRIMO DI UNA SERIE DI VIAGGI “DI RIFORNIMENTO” 

ERANO ANCHE “FURBETTI DEL CARTELLINO” E FINGEVANO DI ESSERE AL LAVORO, TANTO NESSUNO CONTROLLAVA

Luca Fazzo per 

giuseppe montella

 

Gli affari di droga dell'appuntato Peppe Montella e dei suoi amici pusher andavano ben al di là dello smercio su una piazza di provincia. Spuntano ora i contatti e i traffici con la 'ndrangheta che domina a Milano, snodo fondamentale per l'approvvigionamento di stupefacente al Nord. Gli investigatori della Gdf di Piacenza hanno scoperto che il Montella narcos si riforniva dai clan originari della Locride di stanza in Lombardia.

carabinieri piacenza e pusher

 

Per questo la Procura di Piacenza ha trasmesso gli atti dell'inchiesta alla Dda di Milano. Tutto parte da un viaggio in auto a San Valentino di quest' anno. Montella è sulla sua Audi A4 con Daniele Giardino. I due vanno a Milano per comprare la droga e trasportarla a Piacenza. Seguiranno altre trasferte, anche con l'amico spacciatore Tiziano Gherardi, per rifornirsi dai calabresi di hashish e marijuana a chili.

 

Le indagini hanno poi scoperto diversi episodi tipici dei «furbetti del cartellino». Tra le loro abitudini, i militari della Stazione Levante avevano quella di fingere di essere al lavoro quando in realtà erano a farsi i fatti propri, magari con l'auto di servizio. Un peccato quasi veniale, rispetto alle accuse più gravi che li hanno fatti finire nei guai: ma che la dice lunga sul clima di illegalità che si respirava all'interno della caserma.

 

stefano bezzeccheri 1

 Il 5 marzo, per esempio, Montella e altri tre della Levante saltano sulla Punto di servizio e escono, in teoria di pattuglia: invece piazzano le gambe sotto il tavolo alla «Taverna del Castello» di Grazzano Visconti, mangiano e bevono per due ore, tornano in caserma alle 16: ma subito dopo ne escono di nuovo, sempre con la Punto, e invece di lavorare si imboscano al bar di piazza Cavalli e ne sbucano solo alle sei di sera.

Scena simile il 12 marzo, Montella e altri due prendono la Punto, vanno al Leroy Merlin, ripassano in caserma a prendere un collega e poi via, tutti a bisbocciare nella villa di Montella sul Trebbia. Sempre in orario di servizio. Colpisce la libertà d'azione che a Montella e soci veniva lasciata dai capi.

 

MARESCIALLO MARCO ORLANDO

Non c'è traccia di controlli sui loro spostamenti né da parte del comandante della stazione, Marco Orlando, né del maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante della compagnia di Piacenza. La Procura ha scelto di non accusare l'ufficiale per tali omissioni, mentre lo chiama a rispondere del suo comportamento in almeno due interventi anomali contro lo spaccio. Bezzeccheri viene interrogato ieri per tre ore dal gip Luca Milani, che lo ha sottoposto all'obbligo di presentazione. Misura più blanda di quella che ha spedito in carcere Montella e altri quattro della Levante, perché Bezzeccheri non è coinvolto nei pestaggi e nei traffici di droga.

CARABINIERI PIACENZA

 

Ma per due volte, per l'accusa, ha approvato il trucco-chiave della squadra di Montella. La prima il 27 marzo quando autorizza a non denunciare il confidente Ghormi El Mehdy, che ha comprato droga da uno spacciatore: perché El Mehdy viene usato come agente provocatore fuori da ogni regola, è lui a contattare gli spacciatori per poi farli arrestare dagli amici carabinieri. Ma se il suo ruolo di acquirente venisse messo a verbale, El Mehdy si vedrebbe revocare il permesso di soggiorno, così, con la benedizione di Bezzeccheri, Montella e gli altri falsificano il verbale.

Giuseppe Montella con la fidanzata Mery Cattaneo

 

Stessa operazione, il 2 maggio, con un altro confidente, Jaime Vargas Viafara. All'ufficiale viene contestato l'abuso d'ufficio. «Si evidenzia - scrivono i pm - che allo stato ancora non è compiutamente definito il ruolo del maggiore Stefano Bezzeccheri, il quale pur se consapevole del ricorso a fonti confidenziali» da parte dei sottoposti «non pare abbia mai chiesto contezza delle modalità con cui venivano gestiti i rapporti con le stesse». Fonte: 

“SONO TUTTI GAY PERCHÉ SUCCHIANO CAZZI. SCOPA FICA, SCOPA CULO, SUCCHIA CAZZO...” 

L’INTERVISTA DI “RADIO CAPITAL” A FRANCESCA, UNA DELLE TRANS DEI FESTINI IN CASERMA: “FACEVANO SESSO VIOLENTO, SESSO ANIMALE. VOLEVANO FARE TUTTO SENZA PROTEZIONE, ERO IO CHE FRENAVO PERCHÉ SONO SIEROPOSITIVA.

SONO MANIACI DEL SESSO, SONO MAIALI. ERA SESSO A GO-GO, DROGA A GO-GO. IL RESPONSABILE È IL MARESCIALLO ORLANDO. SE NON LAVORAVO PER LUI FACEVA IN MODO DI INCULARMI. QUELLA CASERMA ERA UN PUTTANAIO"

INFINE LA TRANS LANCIA LA BOMBA SULLA POLIZIA: "SONO FATTI CHE SONO SUCCESSI DA TEMPO A PIACENZA, NON SOLO CON LA CASERMA DEI CARABINIERI, MA ANCHE LA QUESTURA"

Da “Radio Capital”

 

INTERVISTA DI ERNESTO MANFRÈ

 

 

Francesca, chi è il responsabile dei Festini in Caserma?

Il responsabile è il maresciallo Orlando, della caserma di via Caccialupo. Quella caserma era un puttanaio, almeno quattro volte abbiamo fatto feste con sesso e droga.

 

Il Comandante Orlando le chiedeva di lavorare per lui?

Di lavorare per lui e se non lavoravo per lui faceva in modo di incularmi, di mandarmi in Brasile.

 

Ti faceva vendere droga?

No, questo non me lo ha mai proposto.

MARESCIALLO MARCO ORLANDOMARESCIALLO MARCO ORLANDO

 

Ti hanno mai picchiato?

Un po’ di botte le ho prese, ma erano aggressioni sessuali, sono i maniaci del sesso, perchè loro sono maiali era sesso a go-go, droga a go-go.

 

Lei è sieropositiva?

Io sono sieropositiva, ma uso sempre il preservativo.

 

Ti hanno mai chiesto di farlo senza protezione?

Certo, loro volevano fare tutto senza protezione ero io che frenavo. Le altre lo facevano senza, ma io no. Loro facevano sesso violento, sesso animale.

 

Ma le chiedevano anche sesso passivo, senza protezione?

Certo, sono tutti gay perché succhiano cazzi.

 

giuseppe montellaGIUSEPPE MONTELLA

La Polizia sapeva di quanto accadeva in caserma?

Sapeva che uno di loro veniva a casa mia e una volta sono andata a sporgere denuncia. Sono fatti che sono successi da tanto tempo a Piacenza, non solo con la caserma dei Carabinieri, ma anche la Questura. Adesso si sono calmati ma anche loro ne hanno combinate di tutti i colori.

 

Cosa devo fare? Mi devo ammazzare, mi suicido? E’ ora che mi sfogo e tiro fuori la lingua, è arrivato il momento.

Fonte: qui

IL GENERALE RAPETTO SVELA LA FARSA DEI RICONOSCIMENTI AI CARABINIERI, TALMENTE FARSA CHE ANCHE LA GANG DI PIACENZA NE HA RICEVUTO UNO SOLENNE PER LA LOTTA ALLO SPACCIO: “I COMUNI MORTALI NON SEMPRE RIESCONO AD OTTENERE L’ENCOMIO NEMMENO DOPO BLITZ SPERICOLATI. ALTRI INVECE LO OTTENGONO PER INIZIATIVE NON COSÌ STRAORDINARIE. DOVREBBERO ESSERE ATTRIBUITI SOLO A CHI HA EFFETTIVAMENTE CONTRIBUITO AD UNA CERTA OPERAZIONE, MA PER PRASSI…”


Umberto Rapetto per www.infosec.news

 

Chi non è del mestiere si sarà chiesto – magari senza farsi sentire per evitare critiche da parte dei “so-tutto-io” – cosa mai siano questi benedetti encomi.

ENCOMIO SOLENNE AI CARABINIERI DI PIACENZAENCOMIO SOLENNE AI CARABINIERI DI PIACENZA

 

Per introdurre il tema faccio appello all’animo bambino di chi legge queste pagine e domando di fare uno sforzo di memoria per ricordare “Muttley”, il cane che sembra asmatico ogni volta che scoppia a ridere per le disavventure di Dick Dastardly nei celebri cartoni di Hanna & Barbera.

 

Il buffo quadrupede ripete con grande frequenza – ma solo nella versione italiana – la celebre frase “Medaglia, medaglia” e somiglia un pochettino a chi nelle Forze Armate o di Polizia spera con il suo operato di ottenere uno dei previsti “riconoscimenti di ordine morale”.

 

GIUSEPPE MONTELLAGIUSEPPE MONTELLA

Non parliamo di medaglie al valore, al merito, di benemerenza o commemorative (su queste ultime basti ricordare quella assegnata a migliaia e migliaia di persone che hanno partecipato – garantendo la sicurezza e l’ordine pubblico – alle solenni esequie di Papa Wojtila, all’elezione del Pontefice Benedetto XVI o all’Incontro  nazionale  dell’Azione cattolica italiana nella regione Marche come si legge ai punti 18, 19 e 20 di una curiosa pagina della Gazzetta Ufficiale), ma di diplomi che attestano la stimabile opera dell’interessato in una certa attività di servizio.

 

CARABINIERI PIACENZACARABINIERI PIACENZA

Ne esistono di tre specie che – in progressione crescente

 

Chi ottiene un buon risultato, che sia effettivamente degno di menzione, spera nella formalizzazione dei propri meriti, vuoi per soddisfazione personale, vuoi per trarre beneficio nelle successive valutazioni per un avanzamento di grado.

 

MARESCIALLO MARCO ORLANDOMARESCIALLO MARCO ORLANDO

Gli encomi dovrebbero essere attribuiti solo a chi ha effettivamente contribuito ad una certa operazione, ma per prassi abbastanza diffusa danno luogo ad una contaminazione gerarchica andando a premiare anche “chi stava sopra” a chi davvero ha lavorato.

 

Al “superiore” improvvisamente vengono riconosciute qualità e virtù di “coordinamento” e addirittura di “ispirazione” di certe attività, pregi che si traducono in roboanti celebrazioni che farebbero impallidire i più indomiti eroi di ogni tempo.

 

carabinieri piacenza e pusherCARABINIERI PIACENZA E PUSHER









L’iter per la concessione dell’encomio prevede una serie di passaggi: la pratica parte dal reparto protagonista del servizio meritevole di riconoscimento e arriva all’organo preposto alla valutazione e all’eventuale rilascio. I superiori, nel trasmettere la pratica a chi sopra di loro decide, non di rado chiedono che si consideri il proprio determinante ruolo in mancanza del quale il risultato non sarebbe stato mai conseguito.

 

E’ capitato che soggetti distanti chilometri e spesso assenti vengano premiati grazie ad un effetto alone che si riverbera positivamente su tutta la catena gerarchica, persino quando quegli stessi superiori hanno ostacolato lo svolgimento di una certa attività…

 

Quei pezzi di carta

 

UMBERTO RAPETTOUMBERTO RAPETTO

Sulle promozioni, però, si apre un ulteriore scenario. Se a collezionare “encomi” è qualcuno che – magari guadagnandoseli con fatica sul campo – non è quello che deve passare di grado, in quella tornata di valutazioni gli encomi conteranno poco oppure se l’involontario avvantaggiato ne ha presi troppi vorrà dire che se ne prenderanno in considerazione un massimo di “tre”.

 

I comuni mortali non sempre riescono ad ottenere l’encomio nemmeno dopo blitz spericolati e investigazioni da sceneggiatura cinematografica. Altri invece portano a casa riconoscimenti di quel tipo per iniziative non così straordinarie, svalutando uno strumento che invece ha una sua valenza psicologica e incentiva l’impegno dei più bravi e volenterosi.

I CARABINIERI DI PIACENZA E LE BOTTE A UN PUSHERI CARABINIERI DI PIACENZA E LE BOTTE A UN PUSHER

 

Non si pensi alla favola della volpe e l’uva.

 

Nella mia ultradecennale esperienza di comando, il GAT (Gruppo Anticrimine Tecnologico, poi divenuto Nucleo Speciale Frodi Telematiche) ha totalizzato un numero di riconoscimenti “bestiale”. Quella trentina di ragazzi in competizione con gli oltre tremila uomini e donne della Polizia Postale si è conquistata quei premi, come la cronaca di quell’incredibile dozzina d’anni può ampiamente testimoniare.

 

In quel periodo io stesso ho totalizzato 18 encomi solenni e 14 semplici per operazioni che ho vissuto in prima persona non dalla scrivania ma rimbalzando giorno e notte da un angolo all’altro dell’Italia, partecipando direttamente a perquisizioni e sequestri, studiando e approfondendo ogni caso, procedendo ad analisi tecniche e facendo indagini come qualunque altro “gattino”.

piacenza carabinieriPIACENZA CARABINIERI

 

Uno degli “encomi” è quello per lo scandalo delle “slot machine” su cui abbiamo lavorato – contro tutti e contro tutto – per alcuni anni. Solo dopo i miei ragazzi ed io abbiamo scoperto che bastava organizzare una Santa Messa per ottenere un riconoscimento simile. La lettura delle motivazioni ripaga ogni amarezza di chicchessia e regala un sorriso in un periodo in cui se ne sente particolarmente il bisogno.

Fonte: qui


“UN GIORNO MI CHIAMA MONTELLA E DICE: VIENI QUI, STO SCOPANDO. E MI FA VEDERE UNA RAGAZZA TOSSICA CHE FACEVA...”

IL RACCONTO DI HAMZA LYAMANI, CHE HA FATTO PARTIRE L’INDAGINE SULLA CASERMA DI PIACENZA: “MONTELLA È UN PORCO, GLI PIACEVA DOMINARE GLI ALTRI, AVEVA AMICIZIE IMPORTANTI”

“QUANDO VOLEVO SMETTERE DI COLLABORARE HANNO INIZIATO A PICCHIARMI. CALCI, PUGNI, MI HA ROTTO IL NASO DUE VOLTE.

NON VIVO PIÙ, TEMO CHE MI UCCIDANO.

MI FIDAVO SOLO DI PAPALEO, CHE AVEVA ARRESTATO I POLIZIOTTI ANNI PRIMA..."

Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”

 

Hamza LyamaniHAMZA LYAMANI

«Lo vedi il naso? Me l' hanno spaccato due volte. Mi hanno pestato, riempito di botte».

Adesso però sono tutti in carcere. «Ma io non vivo più. Bevo e non dormo la notte. Ho fatto bene? Con la paura che mi uccidano». Hamza Lyamani ha 26 anni.

 

È nato in Marocco ma, dice in perfetto dialetto, «sum piaseintein», sono piacentino, «ho fatto le scuole qui». Hamza è il grande accusatore di Peppe Montella e dei carabinieri della caserma Levante. È al tavolino di un bar di Fiorenzuola d' Arda. Pantaloni corti, maglietta grigia sgualcita.

 

Nelle mani un vecchio cellulare che accende infilando un pezzo di stuzzicadenti in una fessura. Accetta che la conversazione venga registrata. Si guarda intorno, le mani e la voce tremano.

 

Cominciamo dall' inizio.

«Montella l' ho conosciuto da ragazzino, faceva il preparatore atletico a calcio. Non sapevo fosse carabiniere».

 

E quando lo scopre?

carabinieri piacenza e pusherCARABINIERI PIACENZA E PUSHER

«Nel 2016 mi arrestano con un po' di hashish preso con gli amici. Carabinieri, ma di via Beverora, del provinciale».

 

Cosa succede dopo?

«Mi affidano in prova con obbligo di firma alla Levante. Entro e trovo Montella: "Se mi dici chi spaccia ti faccio venire a firmare quando vuoi"».

 

A quel punto lei collabora.

«Non subito. Non toccavo cocaina, lui inizia a pagarmi con fumo e bamba . Chi doveva aiutarmi mi ha fatto precipitare ancora di più...».

 

Quanti arresti ha fatto fare alla squadra di Montella?

«Almeno trenta. Me ne vergogno. Perché poi venivano pestati a sangue e incastrati».

 

CARABINIERI PIACENZACARABINIERI PIACENZA

Come?

«Si spezzava la droga, l' accusa diventava spaccio. Li ho aiutati anche io, in caserma».

 

Lei frequentava la Levante?

«Praticamente tutti i giorni. Li conosco uno a uno».

 

Ha assistito a pestaggi?

«Ricordo le urla disumane di un poveretto che era nella "stanza della terapia", dove tenevano la droga sequestrata. Lo stavano picchiando. E in ufficio si sentiva benissimo. C' era anche il comandante».

MARESCIALLO MARCO ORLANDOMARESCIALLO MARCO ORLANDO

 

Poi toccò a lei.

«Avevo una brava ragazza, per questo volevo smettere. Montella ha iniziato a pedinarmi all' associazione dove facevo l' affido, al Sert. Mi impediva di entrare».

 

Poi cosa è accaduto?

«Hanno iniziato a picchiarmi. Mi chiudevano nello stanzino, due mi colpivano e due fingevano di volermi aiutare».

 

Perché non ha denunciato con il suo avvocato?

«Era lo stesso che difende Montella, un suo caro amico».

 

Glielo aveva indicato lui?

GIUSEPPE MONTELLAGIUSEPPE MONTELLA




«No, era il legale di un mio conoscente. L' ho scelto per quello».

 

Cosa le hanno fatto?

«Hai presente le torture? Calci, pugni. Mi ha rotto il naso due volte. Ricordo che un giorno ho preso un pezzo dell' accendino e mi sono tagliato le braccia (mostra i segni, ndr) sperando che mi facessero andare in ospedale».

 

È mai stato al pronto soccorso?

«Sì, ma non dicevo la verità. Chi mi avrebbe creduto?».

 

il maggiore rocco papaleoIL MAGGIORE ROCCO PAPALEO

Poi decide di confidarsi con il maggiore Papaleo.

«Gli ho raccontato e mi ha detto: "scappa o ti ammazzano, ti buttano nel Po". Era già a Cremona, ma mi fidavo solo di lui. Aveva arrestato i poliziotti anni prima».

 

Ai magistrati ha parlato anche di festini.

«Sì, in caserma. Un giorno mi chiama Montella e dice. vieni qui, sto sco.... E mi fa vedere una ragazza tossica che faceva sesso con lui in cambio di droga».

 

Montella le ha anche pagato prostitute?

«Andavamo in un centro massaggi cinese».

stefano bezzeccheri 2STEFANO BEZZECCHERI

 

Perché secondo lei un carabiniere ha fatto tutto questo?

«Per i soldi. Il potere. Non l' ho mai visto drogarsi. Ma così era considerato un bravo carabiniere, aveva amicizie importanti. Con le ragazze si spacciava per politico».

 

E di quale partito?

«Nessuno, era per darsi delle arie qui a Piacenza».

 

ENCOMIO SOLENNE AI CARABINIERI DI PIACENZAENCOMIO SOLENNE AI CARABINIERI DI PIACENZA

Cosa pensa di lui?

«Che è un porco, gli piaceva dominare gli altri. Mi ha rovinato».

 

Adesso vuole scappare? .

«Sì, i proprietari di casa mi vogliono cacciare perché hanno paura che vengano qui a picchiarmi. Temo che mi uccidano davvero adesso».


Fonte: qui



Nessun commento:

Posta un commento