mercoledì 29 luglio 2020

CRONACHE DAGLI SVALVOLATI: CONTE PROROGA LO STATO DI EMERGENZA FINO AL 15 OTTOBRE.

L'INCREDIBILE FAKE NEWS DI GIUSEPPI: “IL VIRUS CIRCOLA ANCORA”. 

IL PREMIER INSISTE NEL SUO DELIRIO:“NON E’ UNA TORSIONE AUTORITARIA, LO STATO DI EMERGENZA NON DÀ POTERE DI EMANARE I DPCM, CHE SOLO UNA NORMA DI RANGO PRIMARIO PUÒ DARE”. 

LE OPPOSIZIONI SULLE BARRICATE. SALVINI CHIAMA MATTARELLA, MELONI: "SCIOCCATA, È UNA DERIVA LIBERTICIDA"

PERCHE' LA PROROGA?
SANNO BENISSIMO CHE L'ITALIA ECONOMICAMENTE PARLANDO E' AL SUO BARATRO.

 

Alessandro Trocino per 

 

conte

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiede alle Camere la proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre, «inevitabile perché il Covid, anche se la pandemia è circoscritta, circola ancora», ma rassicura i parlamentari sull’uso dei dpcm, per i quali è necessario un ulteriore decreto. A tarda sera l’Aula del Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza che dà il via libera alla proroga dello stato di emergenza. I voti a favore sono 157, i contrari 125.

Le conseguenze di un no

conte

Nel suo discorso, il premier ha spiegato di non avere ancora assunto alcuna decisione, ma solo un’informativa, «in rispetto del dibattito» e ha assicurato la «massima disponibilità del governo a interloquire con il Parlamento». Secondo Conte, la eventuale proroga dello stato di emergenza non sarebbe un modo per «drammatizzare» né per «alimentare paure ingiustificate», ma consentirebbe di «mantenere in efficienza il complesso di misure e iniziative organizzative che rendono il Paese più sicuro».

 

E aggiunge: senza il decreto, cesserebbero 38 ordinanze e non ci potrebbe essere più «l’assistenza alle persone risultate positive, il volontariato, il reclutamento e gestione delle task force sanitarie regionali e anche negli istituti penitenziari, il numero verde 1500, il pagamento dilazionato delle pensioni per evitare assembramenti, attribuzione dei poteri all’Istituto superiore di sanità per la sorveglianza epidemiologica, il sistema `Cros´».

conte speranza

 

Con importanti riflessi anche fuori dai confini nazionali: «Sarebbe una scelta non lesiva della nostra immagine all’estero. È vero il contrario, garantirebbe un Paese più sicuro per tutti». Del resto, ha aggiunto, «l’Italia è vista da tutti come un Paese sicuro in grado di garantire, grazie alle misure di monitoraggio e prevenzione, la sicurezza della vita sociale e economica». Sarebbe proprio la «drammatizzazione» di questa proroga a provocare «nocumento» alla nostra immagine.

 

Le misure

L’altro profilo delicato che ha fatto molto discutere negli ultimi mesi, attiene alla titolarità delle decisioni, che finora sono state prese praticamente in solitudine dal premier, con lo strumento emergenziale del dpcm, che non prevede neanche il via libera dell’intero consiglio dei ministri.

salvini meloni

 

Con un complicato passaggio giuridico, ha spiegato: «La proroga dello stato di emergenza non incide sul potere di emanare decreti da parte del presidente del Consiglio». È, di fatto, un presupposto necessario, ma non sufficiente. Serve, per continuare in questa logica, «una fonte di rango primario», ovvero un decreto legge, che prevede un coinvolgimento del Consiglio dei Ministri e poi del Parlamento.

 

Smart working e dipendenti pubblici - Le opposizioni

Conte si è detto fiducioso nel via libera e ha invitato la maggioranza e le opposizioni a evitare «schieramenti precostituiti».

 

Ma le opposizioni non sembrano avere ascoltato l’appello del premier, tanto che Giorgia Meloni, leader di Fdi, replica: «Sono scioccata dalle parole di Conte, è una pericolosissima deriva liberticida, dove vuole arrivare?». Anche Forza Italia, finora morbida sull’attività dell’esecutivo, attacca con Anna Maria Bernini: «Da Conte parole gravissime, no a una politica fondata sui virus».



GODETEVI COME POTETE QUEST'ESTATE, L'AUTUNNO ITALIANO RISCHIA DI ESSERE NON CALDO MA TRAGICO

IL BIVIO DELLA MORTE SUL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI: IL GOVERNO PREFERISCE LICENZIARE 10 PERSONE OGGI O CHIUDERE L'IMPRESA DOMANI, MANDANDONE A SPASSO 100? (CON I DISOCCUPATI IN PIAZZA ALLA VIGILIA DEL VOTO)

LE CASSE SONO VUOTE E I 25 MILIARDI DI SCOSTAMENTO CHE SI VOTANO OGGI SARANNO FINITI PRIMA ANCORA DI ESSERE SPESI

IL RECOVERY FUND ARRIVERÀ TRA LUGLIO E SETTEMBRE SÌ, MA DEL 2021. QUINDI GUALTIERI STA PRATICAMENTE RICATTANDO I GRILLINI A INGOIARE IL MES (MA DI MAIO VUOLE CHE SIA CONTE A METTERCI LA FACCIA)

DAGONEWS

LICENZIAMENTOLICENZIAMENTO

 

L'autunno italiano rischia di essere non caldo ma tragico, se l'attuale crisi economica dovesse confermarsi più lunga e profonda di quanto stimato inizialmente. Ricordate Gualtieri che dice ''non si perderanno posti di lavoro'' e ''si tratta di pochi punti di Pil'' lo scorso marzo/aprile? Ecco, no.

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTEROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

Tra i problemi più urgenti c'è il crollo della domanda, in Italia come all'estero. Per un paese che conta molto sull'export, avere i nostri principali partner commerciali (USA, Cina, Russia, Regno Unito) che arrancano e che non comprano più, è durissima. La domanda americana di beni italiani si è contratta del 15%, cifra che da sola vale circa l'1% del Pil.

CARLO BONOMICARLO BONOMI

 



E poi c'è lo smart working, che ha salvato alcune attività ma ne ha condannate altre. Il 40-50% del giro d'affari collegato a uffici e fabbriche rischia di sparire se le persone continueranno a lavorare da remoto.

 

Certo, Conte può consolarsi col ''mal comune mezzo gaudio'', visto che siamo immersi in una crisi globale senza precedenti, con paesi come la Francia che si trovano nella stessa situazione, essendo dipendenti da export e turismo come noi.

PASQUALE TRIDICO NUNZIA CATALFOPASQUALE TRIDICO NUNZIA CATALFO

 

Il bivio più importante ora è quello del blocco dei licenziamenti. Confindustria ha messo Gualtieri davanti a uno scenario inquietante: preferisci licenziare 10 persone oggi o chiudere l'impresa domani, mandandone a spasso 100? Senza domanda, le aziende possono anche riprendere a lavorare, ma producono beni e servizi per cui non c'è al momento un mercato, e dunque hanno costi troppo alti rispetto a ricavi in netta contrazione.

nunzia catalfoNUNZIA CATALFO

 

La ministra grillina del Lavoro, Nunzia Catalfo, vuole prorogare il divieto di licenziamento fino al 31 dicembre. Ma per farlo il governo deve garantire una cassa integrazione di durata simile, cosa impossibile per come sono messe ora le casse pubbliche.

 

Metà dello scostamento di bilancio che si vota oggi, da 25 miliardi, sarebbe assorbita immediatamente dagli ammortizzatori sociali. Senza contare poi che il gettito fiscale sarà molto inferiore rispetto al 2019, dunque si stanno facendo i conti su basi pericolanti.

 

Per questo Gualtieri ha fatto quell'uscita sul ''Sole 24 Ore'' con cui sperava di mettere il M5S nel vicolo cieco del Mes. Molti grillini si sono anche ammorbiditi sul tema, ma nessuno vuole intestarsi l'ennesima promessa rimangiata. Di Maio in particolare vuole che sia Conte a mettere la faccia sull'attivazione del Fondo Salva-Stati davanti alla base grillina.

 

PAOLO GENTILONI VALDIS DOMBROVSKISPAOLO GENTILONI VALDIS DOMBROVSKIS

Da qui alla fine dell'anno, quando dovrà essere presentata la Finanziaria, rischia di aprirsi una voragine sotto i piedi del governo, che è stata allargata dalle ultime dichiarazioni-horror del ministro alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, confermate dal commissario UE Paolo Gentiloni, dove ha affermato che il 70% del Recovery Fund sarà disponibile tra 2021 e 2022, mentre la restante parte sarà allocata nel 2023. Cioè ci vorrà un anno prima di vedere il grosso dei fondi, e quindi l'attuale scostamento di bilancio è acqua fresca.

 

ALESSANDRO RIVERAALESSANDRO RIVERA

Non solo: Gualtieri ha pure fatto capire che il tema della seniority dei bond emessi dal Recovery Fund è identico a quello del Mes, sempre con l'obiettivo di edulcorare l'adozione del secondo. Anche perché visti i tagli alla sanità degli ultimi 20 anni, di investimenti legati a ospedali, assunzione di personale e restauro delle strutture fatiscenti, ce ne sarebbero eccome.

 

L'alternativa al Mes è quella di finanziarsi sul mercato, e per questo Gualtieri e Rivera hanno chiesto in via riservata agli investitori istituzionali che in genere si occupano delle emissioni di debito italiano, cosa sarebbe peggio in termini di tassi: niente Mes e una pioggia di nuovi Btp oppure il Mes con lo stigma che lo accompagna?

 

luciana lamorgeseLUCIANA LAMORGESE

Perché l'Italia non può rischiare di non finanziarsi sul mercato e allo stesso tempo non può stampare moneta, come invece possono fare Stati Uniti e Regno Unito, dove si preannuncia la peggiore recessione in 300 anni ma almeno c'è libertà (quasi) totale nel produrre sterline dal nulla.

 

Mentre i prefetti ogni settimana fanno i loro rapporti alla Lamorgese (e lei li trasferisce a Palazzo Chigi) sul rischio di disordini sociali in caso di perdurare della crisi, l'unico spiraglio viene dalla Germania dove invece la domanda è rimasta sostenuta e permette di lavorare alle molte imprese del Nord Italia che fanno affari coi tedeschi.

licenziamentoLICENZIAMENTO

 

Il nodo si intreccia con le elezioni regionali il 21 settembre: un'ondata di licenziamenti alla vigilia del voto, con milioni di disoccupati in piazza, sarebbe un harakiri.

 

Alla fine c'è sempre un punto, sottolineato anche dai quotidiani tedeschi: l'Italia potrà avere tutti i fondi che vuole, ma senza dei piani per investirli, non andrà da nessuna parte e continuerà a inventarsi mance e mancette come quota 100.

 

Ci sono centinaia di cantieri fermi e opere che darebbero lavoro a decine di migliaia di persone, paralizzate da una folle burocrazia, perché ormai per ogni committenza ci sono dieci avvisi di garanzia pronti a partire.

 

sciopero sociale a roma blitz e scontri milano 17SCIOPERO SOCIALE A ROMA BLITZ E SCONTRI MILANO

L'euforia per il Recovery Fund è aria fritta se non viene investito nell'unica cosa che può far ripartire il paese, cioè il lavoro. Il boom degli anni '60 è stato alimentato dalle grandi opere, dalle grandi fabbriche, a volte finite in rovina ma che almeno in quella stagione hanno permesso al paese di fare un salto in avanti che non ha più saputo ripetere. Finché non ci sarà un grande piano infrastrutturale, il resto dell'economia reale non potrà che affogare.



GRANA INCOSTITUZIONALE PER IL CONTE-CASALINO

IL DECRETO RILANCIO CHE OBBLIGA LE IMPRESE A RINNOVARE I RAPPORTI LAVORATIVI A TEMPO DETERMINATO IN SCADENZA, VIOLA LA COSTITUZIONE. PERCHE' CALPESTA L'ARTICOLO 41, QUELLO CHE TUTELA IL PRINCIPIO DI LIBERA INIZIATIVA ECONOMICA

UNIMPRESA: LO STATO DIVENTA SOCIO OCCULTO DELLE AZIENDE ITALIANE E PRETENDE DI DETERMINARE LE STRATEGIE IMPRENDITORIALI


(AGI) - «La proroga dei contratti di lavoro a tempo determinato, anche in regime di somministrazione, disposta dal governo con il decreto rilancio, è incostituzionale. La norma calpesta con evidenza il principio della libera iniziativa economica garantito dall’articolo 41 della Costituzione: il governo con le sue imposizioni entra "in società " con le nostre imprese imponendo loro le strategie».

 

LAVOROLAVORO

È quanto sostiene il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi, secondo il quale «le aziende e la Legge fondamentale dello Stato sono ancora una volta violentate. Anziché intervenire a supporto delle aziende, ci si sostituisce alle stesse imponendo loro scelte aziendali che dovrebbero essere frutto di strategie che competono (o dovrebbero competere) solo a chi si assume il rischio di impresa ovvero ci mette a repentaglio la sua azienda e la sua stessa famiglia. il governo con le sue imposizioni entra “in società” con le nostre imprese imponendo loro le strategie».

cercare lavoroCERCARE LAVORO

 

Secondo Assi «in sede di conversione del decreto rilancio, all'articolo 93 si impone di prorogare la scadenza di un contratto non curante delle necessità aziendali e della libera volontà dello stesso lavoratore.

 

Tale norma stabilisce che i contratti di lavoro a tempo determinato, anche in regime di somministrazione, sono prorogati di una durata pari al periodo di sospensione dell’attività lavorativa, prestata in forza dei medesimi contratti, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da Covid-19.

unimpresaUNIMPRESA

 

Questa disposizione, tuttavia, così come formulata, viola in modo lapalissiano i principi costituzionali in materia di libertà dell'autonomia dell'iniziativa imprenditoriale. In particolare, la Corte costituzionale ha già posto l'accento sulla legittimità di norme congegnate in modo da interferire nell'attività economica dei singoli operatori , turbando e comprimendo quell'iniziativa economica  che è garantita dal primo comma dell'art.41 della Costituzione, pertanto, l'obbligo così come delineato,  a mantenere prestatori d'opera contro le valutazioni fatte dall'imprenditore della propria organizzazione aziendale addossandosi  un costo che non aveva valutato resta estranea  al disposto del dettato costituzionale anche del terzo comma del medesimo».

giovani lavoro 1GIOVANI LAVORO

 

A giudizio del consigliere nazionale di Unimpresa «questo palese esempio di incostituzionalità di norme, rappresenta solo l'ultimo atto di una recente tendenza del legislatore a porre in essere provvedimenti normativi border line, ovvero “invasivi” della sfera di libertà e di organizzazione delle imprese.

Gualtieri ConteGUALTIERI CONTE

 

Difatti  sebbene nella norma che prevede un divieto di porre in essere licenziamenti per giustificato motivo oggetto e procedure di licenziamento collettivo finalizzate alla cessazione dell’attività aziendale nella sua prima formulazione apparentemente non sussisterebbero  ragioni di contrasto tra l'articolo 46 del decreto rilancio e l'articolo 41 della Costituzione , in realtà la proroga posta in essere sino al 17 agosto 2020 (e la probabile estensione ulteriore fino al 31 dicembre) è  esposta a profili di illegittimità costituzionale, in considerazione del disallineamento posto in essere dal legislatore tra la durata dell'obbligo e la copertura offerta dagli ammortizzatori sociali, in quanto ad oggi di fatto la stragrande maggioranza delle aziende italiane ha esaurito lo strumento della cassa integrazione per Covid ma continua ad avere il divieto di licenziamento.

DI MAIO AL LAVORODI MAIO AL LAVORO

 

Tale circostanza appare aggravata dal fatto che tali scelte hanno de facto comportato un danno anche per gli stessi lavoratori i quali, in costanza di licenziamento avrebbero potuto accedere a misure di sostegno al reddito più cospicue rispetto a quelle che sono state le misure offerte per l'emergenza Covid-19 (in media al di sotto del 50% del reddito perso dal lavoratore) ed in molti ancora ad oggi non erogate dall'Inps.

 

Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul DefROBERTO GUALTIERI E GIUSEPPE CONTE AL LAVORO SUL DEF

Pertanto, anche tale obbligo, laddove non coperto da misure adeguate di sostegno al reddito, rappresenta una misura invasiva in dispregio del dettato costituzionale  dell’articolo 41 della Costituzione comportando  di fatto per  l'imprenditore, con particolare riferimento alla circostanza di cessazione dell'attività aziendale  ad addossarsi un costo che non aveva preventivato al quale difficilmente potrà far fronte stante l’esiguità di misure in supporto delle aziende per far fronte ad uno stato di emergenza nazionale senza precedenti nell'era moderna».



HA RAGIONE RUTTE E PERSINO KURZ: SIAMO UN PAESE GESTITO DA MERDE

SAREBBE IMPOSSIBILE SPIEGARGLI CHE TUTTO È FERMO, PARALIZZATO TRA MILLE POLEMICHE,

CHI MAGNA!

Marcello Sorgi per “la Stampa”

 

conte rutte merkel ursulaCONTE RUTTE MERKEL URSULA

Una prova di irresponsabilità

 

ursula von der leyen sergio mattarellaURSULA VON DER LEYEN SERGIO MATTARELLA












In un Paese normale, dopo legittime manifestazioni di soddisfazione e doverose congratulazioni al premier per il successo nei negoziati, ci si sarebbe messi subito al lavoro per concordare progetti e riforme per i prossimi anni.

 

URSULA VON DER LEYEN ANGELA MERKELURSULA VON DER LEYEN ANGELA MERKEL

Invece, dal giorno dopo, è avvenuto esattamente il contrario.

 

Polemiche sulla riapertura della scuola, a tutt' oggi assolutamente incerta.

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO ANGELA MERKEL BY OSHOGIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO ANGELA MERKEL BY OSHO

Polemiche sulla riforma della legge elettorale, che Renzi ha fatto saltare. Polemiche sul ritorno (assolutamente prevedibile) degli sbarchi di immigrati, e sull' esecuzione sommaria, da parte della guardia costiera libica, di due di loro, con una visita dell' ultimo minuto della ministra dell' Interno Lamorgese a Tunisi, perché è di lì che parte in questo momento il maggior numero di carrette del mare, con il loro carico di disperati. Polemiche sull' ulteriore indebitamento di 25 miliardi, ma non sulla decisione in sé, piuttosto sulla destinazione dei fondi.

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIOZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Bersaglio di tutti questi attacchi è ovviamente il premier Conte. Lo si accusa di qualsiasi cosa, ma soprattutto di essere indeciso e di non riuscire a mediare tra le forze della sua maggioranza e tra la maggioranza e l' opposizione.

 

Intendiamoci, Conte ha i suoi limiti: da avvocato, è più abile nelle trattative, come s' è visto al vertice europeo, che non a dirimere controversie di potere. Ha la debolezza di chi ama apparire e non lo nasconde. Ha il vizio di legarsela al dito. Ma accusarlo di non saper governare un tutti contro tutti come quello in corso sul palcoscenico della politica italiana, onestamente, non si può. Conte, infatti, non ha un partito.

conte di maioCONTE DI MAIO

 

È stato scelto dai 5 Stelle, ai tempi ormai lontani in cui Di Maio ne era il capo; e fin dall' inizio, figuriamoci adesso che il Movimento è in preda all' anarchia, ha ricevuto un appoggio intermittente da quelli che teoricamente dovrebbero sostenerlo di più.

 

Del Pd ha rifiutato il corteggiamento insistente, ora di Zingaretti, ora del suo consigliere Bettini, proprio per non accendere sospetti tra i grillini. Con Renzi va a corrente alternata, ma a stringere, come sta accadendo proprio in questi giorni, c' è sempre una questione di posti. Con LeU le cose andavano meglio, ma in mezzo ci s' è messa la controversia sul Mes, a cui Speranza, da ministro della Sanità, non intende rinunciare. Con le opposizioni, manco a parlarne: se Conte prova a stabilire un' intesa con Berlusconi, Salvini e Meloni gli saltano addosso.

 

CONTE E RUTTECONTE E RUTTE

È quasi miracoloso, in un quadro come l' attuale, che il premier riesca ancora a stare in piedi. Un inviato della Commissione europea, se Ursula von der Leyen avesse voglia di mandarlo qui, per rendersi conto meglio di ciò che sta accadendo a Roma, farebbe davvero fatica a capire perché, dopo esser stato gratificato da tanta attenzione dall' Europa,

 

conte rutteCONTE RUTTE

Sarebbe impossibile spiegargli che tutto è fermo, paralizzato, in realtà, perché i partiti non riescono ad accordarsi sulle presidenze delle commissioni parlamentari. Chissà cosa penserebbero, al proposito, i leader "frugali" nord-europei, che ce l' avevano messa tutta per dimostrare che l' Italia, anche dopo l' emergenza, è rimasta inaffidabile.





IL RECOVERY FUND È UNA FREGATURA 


I CONTI DELL’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO: DEI 209 MILIARDI SBANDIERATI DA CONTE, LA DISPONIBILITÀ REALE PER L’ITALIA SARÀ DI 46 FINO AL 2027. CIOÈ MENO DI 7 ALL’ANNO

TRA NUOVE TASSE E INTERESSI IL CONTRIBUTO A NOSTRO CARICO SARÀ DI 41 MILIARDI

INTANTO GUALTIERI IN COMMISSIONE PARLA CON SCIOLTEZZA DI UNA “SENIORITY” SUI PRESTITI NON SCRITTA NEL DOCUMENTO DEL CONSIGLIO EUROPEO.

IN PRATICA, È QUASI MEGLIO IL MES

LA FREGATURA DEL RECOVERY FUND

Paola Tommasi

 

rutte merkel ursula conte by osho

Giuseppe Conte cerca di evitare in tutti i modi il Parlamento, proclamando lo stato d'emergenza anche quando non c'è,

CONTE E MERKEL

Che, a riprova, è proprio la cifra che arriverebbe nel 2021. Un'altra delle grandi conquiste di "Giuseppi" si rivela dunque una fregatura e ancora una volta nessuno vedrà la pioggia di euro promessa.

INTANTO PAGHIAMO

Ma come si arriva da 209 a 46 miliardi? Intanto perché dei 209 solo 87 sono trasferimenti a fondo perduto mentre i restanti 122 sono prestiti che dovremo restituire con gli interessi.

GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN

Il Consiglio Ue non ha, volutamente, fatto una stima certa sull'ammontare del contributo a nostro carico, ma per l'Ufficio Parlamentare di Bilancio saranno circa 41 miliardi di euro.

Al danno la beffa: se in termini nominali tale beneficio netto resterebbe comunque il più alto tra i Paesi Ue, in rapporto al Pil è pari al 2,6%. Mentre per la Spagna ammonta al 3,7%, per il Portogallo al 5,3% e per la Grecia all'8,4%, per non parlare dei Paesi del centro Europa che avranno un beneficio netto fino al 9,18% del Pil o della Croazia che arriva al 10,83%.

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

Se ciò non bastasse, per ottenere questi fondi l'Italia dovrà presentare un dettagliato piano di investimenti da realizzare entro 7 anni e di riforme da implementare entro 4 anni, indicando un preciso calendario di attuazione, le modalità e i costi di esecuzione, gli obiettivi intermedi e finali previsti, gli effetti sulla crescita e l'occupazione.

Con controlli stringenti della Commissione europea che potrà sindacare anche sul merito delle proposte se non contribuiscono alla transizione verde e digitale e, soprattutto, non rimborserà il governo se, come spesso accaduto in passato, le stime saranno irrealistiche e gli impegni presi irrealizzabili.

i premier e capi di stato arrivano a bruxelles da soli solo giuseppe conte con rocco casalino

Sono tutti fondi, infatti, che l'Italia dovrà anticipare e che l'Europa darà indietro solo dopo aver certificato la perfetta aderenza di ciò che sarà fatto al piano presentato, con il rischio che da 46 miliardi in 7 anni si finisca addirittura a zero per il nostro Paese, mentre i 41 dovranno essere versati comunque.

Vale allora la pena di partecipare a quest' avventura o forse meglio fare in casa e destinare i 41 miliardi, piuttosto che all'Ue, al taglio delle tasse, con un'aliquota unica uguale per tutti e più bassa delle attuali, cosa che con i fondi europei non si può fare?

Una cosa è certa: il debito pubblico italiano supererà il 160% del Pil, nonostante il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, anche di fronte all'evidenza che rappresenta tutt' altro, sostenga che dall'anno prossimo tornerà a scendere.

RUTTE KURZ MERKEL

 

«IL RECOVERY FUND? È COME IL MES» GUALTIERI APRE UN ALTRO EUROMISTERO

Giuseppe Liturri

Al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri si può rimproverare tutto, tranne la mancanza di chiarezza. Ieri in audizione davanti alle commissioni Bilancio e Finanze riunite, non ha mancato di sorprendere i parlamentari presenti.

conte ursula

Il casus belli è stato scatenato dalla domanda del senatore Alberto Bagnai, finalizzata a sapere se fossero vere le voci riportare dal Sole 24 Ore circa tensioni di cassa a settembre, nel caso di mancato ricorso al Mes. Inoltre il senatore chiedeva anche di conoscere se fosse stata esplorata dal Mef l'eventualità di emettere debito con privilegio nel pagamento del creditore, ottenendo così condizioni migliori rispetto ai Btp che sono «pari passu», i cui detentori concorrono cioè alla pari con gli altri creditori dello Stato nel soddisfacimento del loro credito.

ROBERTO GUALTIERI AKA MAO TSE TUNG

Riguardo al primo punto, il ministro ha testualmente affermato che «il tema non esiste», con ciò derubricando a retroscena senza alcun fondamento il titolo di prima pagina del principale quotidiano economico-finanziario italiano. Non a caso, i mercati non avevano fatto una piega.

Sul secondo tema, Gualtieri ha affermato, in scioltezza, che un eventuale privilegio non consentirebbe tassi più bassi rispetto a quelli già attualmente praticati da creditori privilegiati come Mes, Recovery fund e fondo Sure. Quando l'onorevole Claudio Borghi ha subito rimarcato l'importanza e la novità di questa affermazione, il ministro ha ribadito che si tratta di «normalità».

VERTICE EUROPEO CONTE MERKEL MACRON SANCHEZ VON DER LEYEN

E, in effetti, non ha tutti i torti. I prestiti di soggetti sovranazionali, come ad esempio il Fondo monetario internazionale, sono generalmente dotati di privilegio rispetto agli altri creditori. Ciò che sorprende, e rende clamorosa l'ammissione di Gualtieri, è che nelle 67 pagine fitte di condizioni e tabelle che costituiscono l'accordo politico raggiunto il 21 luglio dal Consiglio europeo, non c'è una sola parola a questo riguardo.

conte casalino

A Bruxelles avevano forse paura di rivelare all'opinione pubblica che quei prestiti erano equivalenti, se non peggio, a quelli erogati dall'impopolare Meccanismo europeo di stabilità? Gioverà ricordare che, in base a quell'accordo politico, l'Italia potrebbe accedere - solo dopo aver esaurito il tetto massimo di sussidi, provvisoriamente stimato intorno a 75 miliardi - ai prestiti per finanziare riforme e investimenti ammessi dal Next gen Eu, per un ammontare massimo del 6,8% del Reddito nazionale lordo (circa 127 miliardi).

CONTE LAGARDE

Quello che l'accordo politico non dice, e non poteva dire non essendo un atto avente forza di legge (che solo il Consiglio Ue può adottare), sarà decisivo per comprendere l'effettiva convenienza per il nostro Paese del Recovery fund.

Da settembre a dicembre saranno almeno una decina i regolamenti da adottare con tutti i dettagli. Ed è proprio leggendo le bozze dei regolamenti preparati dopo la proposta della Commissione del 27 maggio che abbiamo trovato spiegato il tema della consequenzialità dei prestiti rispetto ai sussidi. C'è ancora un'altra incognita che pende su tutto il complesso meccanismo di obbligazioni emesse dalla Ue e dei conseguenti prestiti e sussidi agli Stati.

ROBERTO GUALTIERI ENZO AMENDOLA

A questo proposito Domenico Lombardi, già in Banca d'Italia e al Fmi stesso, ha dichiarato al nostro giornale che «è difficile ipotizzare un effetto di spiazzamento dei titoli europei che serviranno a finanziare il Recovery fund a danno dei titoli italiani. I primi avranno presumibilmente rating altissimo, per cui non sono in concorrenza diretta con i titoli governativi italiani che godono, invece, di un rating assai basso sia pure sempre nella classe alta del mercato (investment grade).

DOMENICO LOMBARDI

Nell'attuale congiuntura di mercato sostenuta in modo determinante dagli acquisti della Bce, poi, il rendimento offerto dai titoli italiani rispetto ad altri emittenti sovrani con rating più elevato ma rendimento corrispondentemente più basso risulta molto appetibile per gli investitori, determinando nel complesso un mix di condizioni favorevoli al loro collocamento».

Quindi non si attendono perturbazioni sui titoli di Stato, considerata la presenza dominante della Bce. Ma sempre Lombardi, a proposito del tema di un eventuale privilegio dei prestiti dell'Ue, afferma che «sulle garanzie di rimborso, credo che nei vari regolamenti attuativi avremo modo di valutare meglio questo aspetto. In ogni caso, trattandosi di interventi a lungo termine, è più difficile per uno Stato membro non adempiere ai propri obblighi di rimborso, pena il blocco dei fondi o anche delle allocazioni che comunque promaneranno dagli interventi ordinari dell'Ue».

angela merkel e giuseppe conte by osho

Con ciò aprendo un fronte vastissimo su tutti i complessi strumenti di cui l'Ue sicuramente si munirà per minimizzare il rischio che qualche Stato non contribuisca al bilancio nei termini necessari per rimborsare i bond o, peggio, non restituisca puntualmente le rate dei prestiti. A questo fine, si deve ricordare che è il Consiglio adotterà una «decisione sulle risorse proprie» che costituirà la garanzia per i mercati.

Le entrate dell'Ue, oltre a essere state stabilmente elevate all'1,4% del Reddito nazionale lordo (circa 190 miliardi), sono state ulteriormente aumentare di un altro 0,6% (circa 81 miliardi) proprio per garantire, in ogni caso e anche nel peggiore scenario, il rimborso ai detentori di obbligazioni. E questi miliardi saranno tutte tasse e contributi per i cittadini italiani ed europei, senza che sia nota la loro ripartizione.

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