giovedì 23 luglio 2020

LE CONVERSAZIONI DEI CARABINIERI ARRESTATI A PIACENZA

“HO FATTO UN'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE”

IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA DI UNO DEGLI INDAGATI CHE, PER FARSI CONSEGNARE UN'AUTO, ERA ENTRATO IN UNA CONCESSIONARIA PICCHIANDO UNO DEI DIPENDENTI, DOPO AVERE SFASCIATO IL COMPUTER. 

“HAI PRESENTE GOMORRA? È STATO UGUALE E IO CI SGUAZZO IN QUESTE COSE. TU DEVI VEDERE GLI SCHIAFFONI CHE GLI HA DATO!” 

I RICATTI AI PUSHER, LE BOTTE IN CASERMA, FALSE CERTIFICAZIONI, FESTINI CON LE ESCORT NELL'UFFICIO DEL COMANDANTE…




«FACCIAMO COME GOMORRA TANTO SIAMO TROPPO IN ALTO A NOI NON POSSONO ARRIVARE»

Valentina Errante per “il Messaggero”

 

«Ti devo raccontà quello che ho combinato, ho fatto un'associazione a delinquere ragazzi! Che se va bene... ti butto dentro, al livello di guadagno». Sono 75mila le conversazioni intercettate che raccontano il delirio di onnipotenza dei carabinieri finiti in manette. In «poche parole abbiamo fatto una piramide - diceva l'appuntato Giuseppe Montella parlando con i colleghi - sopra ci siamo io, tu e lui, siamo irraggiungibili». I toni delle conversazioni sono quasi surreali, tanto che il gip definisce quella degli indagati una «realtà quasi onirica».

I CARABINIERI DI PIACENZA E LA FOTO CON UNO SPACCIATOREI CARABINIERI DI PIACENZA E LA FOTO CON UNO SPACCIATORE

 

SPACCIO IN LOCKDOWN

 Il 19 marzo, davanti alla caserma, in pieno lockdown, uno dei pusher del gruppo riceve l'autorizzazione a spostarsi con il timbro dei carabinieri. Deve andare a rifornirsi a Milano. «Tu prendi questo, tanto c'ho messo il timbro. Tu lo compili e là sotto scrivete il nome».

 

COME GOMORRA

È uno degli indagati che racconta, in preda a una sorta di esaltazione, come avesse agito per farsi consegnare un'auto all'interno di una concessionaria. Era entrato immobilizzando tutti e aveva picchiato uno dei dipendenti, dopo avere sfasciato il computer. «Hai presente Gomorra? Le scene di Gomorra. È stato uguale e io ci sguazzo in queste cose. Tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato!». Ma una delle immagini più incredibili nelle quali gli inquirenti si sono imbattuti è stata la foto postata sui social network da uno dei presunti spacciatori arrestati: con lui ci sono due carabinieri, finiti ieri in manette, e un'altra persona coinvolta nell'inchiesta: mostrano orgogliosamente delle banconote.

I CARABINIERI DI PIACENZA E LE BOTTE A UN PUSHERI CARABINIERI DI PIACENZA E LE BOTTE A UN PUSHER

 

VENDI QUESTA ROBA

L'organizzazione degli affari passava attraverso i ricatti ai pusher. In una conversazione intercettata, un militare racconta al collega come gestire lo spaccio «Abbiamo trovato un'altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori». E spiega che avvertirà i pusher dicendo: «Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori! La roba gliela diamo noi! Poi loro, a loro volta, avranno i loro spacciatori quindi è una catena che a noi arriveranno mai».

 

LE BOTTE

I pestaggi avvenivano nella caserma. I pusher che non si adeguavano alle regole e a cedere una parte dei proventi o della droga venivano picchiati. «Ragazzi, prendetegli lo scottex che abbiamo nella palestra così si pulisce». I fatti risalgono al 27 marzo 2020. Un uomo è a terra, come mostrano le immagini agli atti dell'inchiesta. Al suo fianco c'è una pozza di sangue. È uno dei tanti episodi che si sarebbero consumati nella caserma Levante. In un altro caso, l'8 aprile scorso, uno dei militari colpisce un presunto pusher, dicendogli che quello sarebbe stato solo il primo schiaffo: «Allora tu non hai capito che qua non comandi un ca..., questo è il primo della giornata, siediti là e non rompere i co..., se trovo qualcosa a casa sono mazzate per te».

I CARABINIERI DI PIACENZA E GLI ORDINI PER LA DROGAI CARABINIERI DI PIACENZA E GLI ORDINI PER LA DROGA

LA GRIGLIATA

Il giorno di Pasqua, mentre l'Italia è blindata, uno dei militari fa un grigliata nella sua villa. Le foto sui social lo immortalano con le bottiglie di champagne in mano. I colleghi della stazione ricevono una segnalazione da una vicina che denuncia l'assembramento. Parte una pattuglia. La conversazione intercettata dopo il controllo è agli atti dell'inchiesta. «La pattuglia te l'ho mandata perché non sapevo che era casa tua», dice il militare che si presenta nella villa di Montella. «Voglio capire un attimo se è la mia vicina, giusto uno sfizio che mi volevo togliere», replica il carabiniere. «Te la faccio sentire abusivamente, non ti preoccupare», la risposta del collega del 112.

 

BOTTE, ESCORT E CHAMPAGNE "A NOI NON ARRIVERANNO MAI"

Fabio Poletti per “la Stampa”

 

Non si può dire che l'appuntato Giuseppe Montella detto Peppe, 37 anni tra 4 giorni, non avesse le idee chiare: «Tu vai sulla grossa quantità, sulla piccola quantità non guadagni un cazzo...». Ci sono 75 mila intercettazioni così, tra gli Scarface dell'Arma dei carabinieri di Piacenza, rasi al suolo dopo 3 anni in un'inchiesta senza precedenti. Si sentivano invincibili, sventolavano banconote e bottiglie di champagne. Il gioco era facile. I pusher avversari venivano illegalmente arrestati, la loro merce «sequestrata» e poi rivenduta dal clan dei Giardino. Peppe il carabiniere spiegava facile il modus operandi della banda: «Se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori! E la roba gliela diamo noi... Quindi è una catena che a noi arriveranno mai!!!».

piacenza carabinieriPIACENZA CARABINIERI

Quanta droga, soprattutto hashish, abbiano smerciato in tre anni, non si sa. In un'altra intercettazione Daniele Giardino, il pusher con cui erano in affari, racconta di una partita sostanziosa: «È micidiale sta roba quando si scalda... minchia però è morbida... Tre chili e quattro...». Il carabiniere Giuseppe Montella è più che soddisfatto: «Una già l'ho venduta e già c'ho pure i soldi...».

La merce rubata ai pusher e da rimettere sul mercato un carabiniere la teneva nel garage di casa. La caserma Levante serviva però a tante cose. Anche per un festino con un paio di escort, addirittura nell'ufficio del comandante Marco Orlando finito agli arresti domiciliari. Certo non è un reato ma come scrive il giudice Luca Milani è un altro significativo elemento della condotta totalmente priva di ogni freno dei carabinieri arrestati: «Traspare ancora una volta il totale disprezzo per i valori della divisa indossata dagli indagati». Fonte: qui

 

piacenza carabinieriPIACENZA CARABINIERI

Reati, e tra i più gravi di quelli contestati, ci sono le percosse e le torture a cui venivano sottoposti i pusher ai quali andava rubata la merce da fare poi avere ai propri referenti. Il 27 marzo avviene un pestaggio particolarmente brutale di un egiziano. Le foto mostrano larghe chiazze di sangue sul selciato, mentre l'uomo è a terra ammanettato. Nelle intercettazioni si sente parlare in napoletano stretto: «Ragazzi prendetegli lo Scottex che abbiamo nella palestra così si pulisce!».

I pestaggi sono così violenti che ogni tanto hanno pure paura di avere esagerato. Dice un carabiniere dopo aver massacrato di botte un nigeriano: «Quando ho visto quel sangue per terra, ho detto: "Mo' l'abbiamo ucciso"...». Non è vero, ma basta questo per parlarne alla fidanzata, come se fosse un lavoro faticoso: «Mamma mia quante mazzate ha pigliato... Colava il sangue, il sangue gli colava da tutte le parti... Sfasciato da tutte le parti, non parlava... Credimi che ne ha prese, ne ha prese...».

 

piacenza carabinieriPIACENZA CARABINIERI

L'8 aprile nelle intercettazioni ambientali si sente un pusher albanese pesantemente percosso. I carabinieri lo minacciano di andare avanti a oltranza a colpirlo con ogni mezzo: «Allora tu non hai capito che qua non comandi un cazzo, non hai capito un cazzo allora... Questo è il primo della giornata ok?».

A rovinare gli affari ci può essere solo il lockdown dovuto alla pandemia. Lodi è tra le province più colpite. Codogno è a pochi chilometri. Gli spacciatori non sanno come far arrivare la merce a Milano. I carabinieri preparano false certificazioni per consentire ai galoppini di muoversi liberamente: «Vabbò senti a me ascolta me, tu prendi questo tanto ho messo il timbro. Tu te lo compili e lo sottoscrivete...».

 

Soldi, sempre più soldi. Quanti ne siano transitati sui 23 conti correnti ora sotto sequestro bisogna ancora capirlo. In compenso c'è una lista lunga così di Bmw, Porsche e moto Yamaha e di altre marche prestigiose, che il clan dei carabinieri comperava e rivendeva. Siccome i soldi non bastavano mai avevano trovato il modo di fare «pressione» su un concessionario di auto del trevigiano per ottenere un'Audi a prezzo stracciato, un terzo di quello di listino. Si vanta un carabiniere del brutale pestaggio: «Sono entrato attrezzato (con la pistola di ordinanza, ndr)... Uno si è pisciato addosso, nel senso proprio pisciato addosso... L'ho fracassato... Aveva un Mac e gliel'ho distrutto... E sai cosa ha fatto? Ha messo la targa di prova e ci siamo portati l'auto a Piacenza... Tu devi vedere gli schiaffoni che gli ho dato». Fonte: qui

DROGA, TORTURE E FORSE ANCHE UN'ORGIA NELLA CASERMA DI PIACENZA 

DALLE CONVERSAZIONI TRA I CARABINIERI ARRESTATI EMERGE CHE CI SAREBBERO DEI "RAPPORTI SESSUALI" NELL’UFFICIO DEL COMANDANTE CON “DUE DONNE, FORSE DUE ESCORT” 

LA PISTA CALABRESE PER IL FIUME DI DROGA E SOLDI  DI CUI SI PARLA NELLE INTERCETTAZIONI - L’AUDIO CHE SVELA TORTURE E VIOLENZE DEI MILITARI CONTRO UN UOMO: “COSA RIDI? CREDI CHE SIAMO QUI PER DIVERTIRCI?”

Da leggo.it

 

I CARABINIERI DI PIACENZA E LA FOTO CON UNO SPACCIATOREI CARABINIERI DI PIACENZA E LA FOTO CON UNO SPACCIATORE

Nella caserma 'Levante' dei carabinieri di Piacenza, chiusa per effetto delle indagini su alcuni militari, ci sarebbe stata anche un'orgia, consumatasi nell'ufficio del Comandante della stazione, Marco Orlando. È quanto risulta da alcune intercettazioni, rivelate dal gip di Piacenza.

 

Nella caserma dove lavoravano i carabinieri accusati, a vario titolo, di spaccio, estorsione e tortura, ci sarebbe stata anche un'orgia con due donne, probabilmente due escort. A smascherare il fatto è un'intercettazione tra due arrestati, Giuseppe Montella e Salvatore Cappellano, che parlavano di un episodio in particolare, come riferiscono gli inquirenti: «I due carabinieri parlavano di un collega in onore del quale, forse in concomitanza con una ricorrenza, era stata organizzata una serata all’interno della caserma alla presenza di due donne, presumibilmente escort, con le quali erano stati consumati rapporti sessuali».

 

carabinieri arrestatiCARABINIERI ARRESTATI

 

Quanto rivelato dal gip è quasi altrettanto sconcertante di quanto emerso finora dalle indagini: «Nelle intercettazioni Giuseppe Montella parlava di un'orgia nell'ufficio del Comandante, dove si era creato un tale scompiglio che le pratiche erano state sparpagliate a terra. Non sono ravvisabili reati in condotte simili, ma dalla descrizione traspare ancora una volta il totale disprezzo per i valori della divisa indossata dagli indagati, metaforicamente gettata a terra e calpestata, come quella del loro Comandante durante il festino appena rievocato».

piacenza carabinieriPIACENZA CARABINIERI

 

piacenza carabinieriPIACENZA CARABINIERI

 

 

CARABINIERI PIACENZA, SPUNTA L'ORGIA NELL'UFFICIO DEL COMANDANTE

Valentina Errante per il Messaggero

 

Porta a una pista calabrese il fiume di droga e soldi di cui si parla nelle intercettazioni dell’inchiesta di Piacenza che ha portato all’arresto di sei carabinieri e alla chiusura della caserma Levante. Mentre gli inquirenti e il Comando Generale dell'Arma lavorano per stabilire se ci siano state connivenze, rispetto alle condotte degli indagati, dalle conversazioni emerge che gli spacciatori che rifornivano l’appuntato Giuseppe Montella erano calabresi.

carabinieri arrestatiCARABINIERI ARRESTATI

 

È il 25 febbraio quando Daniele Giardino, uno dei pusher arrestati ieri insieme ai militari, cede all’appuntato Montella tre chili di hashish. «Io meno di 45mila euro di droga alla volta non prendo», dice lo spacciatore al carabiniere. Parla della sua preoccupazione per via di un debito di 35mila euro ed è lo stesso militare che, in una conversazione con la sua compagna, spiega che si tratta di «calabresi, pezzi grossi».

 

Del festino in caserma Montella parla con uno dei colleghi arrestati. «Lo scenario rappresentato da Montella – scrive il gip – è quello di un’orgia tenutasi addirittura all’interno dell’ufficio del Comandante Marco Orlando (ai domiciliari) dove si era creato un tale scompiglio che le pratiche erano state sparpagliate a terra». Il giudice sottolinea: «Non sono forse ravvisabili reati in simili condotte, ma dalla descrizione traspare ancora una volta il totale disprezzo per i valori della divisa indossata dagli indagati, metaforicamente gettata a terra e calpestata, come quella del loro Comandante durante il festino appena rievocato».

piacenza carabinieriPIACENZA CARABINIERI

 

Sapevano di essere intercettati. Sempre dagli atti emerge che il primo maggio l’appuntato porta la sua macchina in officina per uno strano rumore che continua a sentire. E il carrozziere (che tra l’altro è anche uno degli spacciatori arrestati) trova una cimice e subito gli manda le foto. Il militare sospetta di un meccanico che ha l’officina davanti casa sua. «Allora io acchiappo Davide per il collo e Claudio li attacco al muro e gli dico: È entrato qualcuno qui dentro? Adesso me lo dici, se no ti spacco tutti i denti».

Fonte: qui


''URLAVA COME UNA DANNATA. ERA UN BORDELLO''. 

IL CARABINIERE  FESTEGGIATO CON DUE ESCORT IN CASERMA, MA ANCHE LA RAGAZZA TOSSICA DELL'EST CHE QUANDO È IN ASTINENZA SI RIVOLGE A UNO DEI MILITARI CHE LE DÀ LA DROGA IN CAMBIO DI SESSO. 

E POI LA TRANS BRASILIANA: IL SESSO NELLA CASERMA DI PIACENZA ERA UN'OSSESSIONE, E SI RIPAGAVA CON LA DROGA SEQUESTRATA AI PUSHER E RIVENDUTA  

IL GRUPPO FACEVA VITE DA SOGNO TRA CASE E BARCHE, BEN AL DI SOPRA DELLO STIPENDIO DA APPUNTATO… 

AI DOMICILIARI ANCHE UNA DELLE MOGLI

Cesare Giuzzi e Giuseppe Guastella per il ''Corriere della Sera''

 

giuseppe montellaGIUSEPPE MONTELLA

Un «modus operandi criminale» diventato «modalità ordinaria di gestione, quanto meno, di parte della quotidianità lavorativa». Con un’unica esigenza: «aumentare la produttività, intesa come numero di arresti, senza correlativamente sostenere il peso di indagini articolate e complesse». Un «atteggiamento criminale», secondo i magistrati, «vieppiù esecrabile se solo si pensa che è riconducibile a soggetti che per dovere istituzionale debbono perseguire fini leciti e garantire l’osservanza delle leggi». Nelle parole dei pm Matteo Centini e Antonio Colonna, c’è la descrizione di un sistema che «per anni» avrebbe caratterizzato la caserma Levante di via Caccialupo.

Un luogo dello Stato profanato dalla squadra dell’appuntato Peppe Montella che faceva sparire parte della droga sequestrata per rivenderla con una rete di pusher, teneva i soldi dello spaccio nascosti nella cassaforte comune e, addirittura, organizzava festini hard. «Un’orgia», ricostruiscono i magistrati grazie alle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, alla quale hanno partecipato «due escort» e che si svolge (mentre lui non è presente) nell’ufficio del comandante Marco Orlando. È l’appuntato Montella a raccontarlo a un collega.

giuseppe montellaGIUSEPPE MONTELLA

 La serata è organizzata per festeggiare un collega, l’appuntato lo accompagna nell’ufficio del comandante dove lo aspettano due prostitute: «Urlava come una dannata. Il cappello di Orlando, la giacca, ha buttato tutte le pratiche per terra. Era un bordello». Il sesso è un’ossessione. Nel racconto che dà il via alle indagini, un ex informatore della squadra parla di «una ragazza ucraina o russa tossica che quando è in astinenza si rivolge a Montella che la fa andare in caserma e gli dà la droga dietro prestazioni sessuali». L’informatore racconta ai magistrati di festini con una transessuale brasiliana.

In via Caccialupo, secondo gli inquirenti coordinati dal procuratore di Piacenza Grazia Pradella, sono avvenuti ripetuti abusi e pestaggi di pusher che venivano così costretti a rilasciare «false dichiarazioni spontanee», ammissioni di reati di spaccio mai commessi. Per questo nella caserma Levante ancora sotto sequestro nelle prossime ore saranno eseguiti esami con il luminol alla ricerca di tracce ematiche. Una caserma dei carabinieri diventata «scena del crimine».

carabinieri piacenzaCARABINIERI PIACENZA

Da ieri davanti all’edificio di via Caccialupo c’è una stazione mobile dell’Arma «per garantire il presidio sul territorio», spiega il comandante provinciale Massimo Savo. Alla guida della compagnia è stato nominato un nuovo capitano ricevuto ieri dal sindaco di Piacenza. I sei militari arrestati e i 4 destinatari di obbligo di firma su ordinanza del gip Luca Milani sono stati sospesi dal Comando generale dell’Arma. «È molto provato, non è uno spaccone», dice l’avvocato di uno di loro.

Negli atti della Procura c’è «l’incredulità» degli investigatori davanti a reati che le indagini dei finanzieri, guidati dal colonnello Sergio Vinciguerra, trasmettono in diretta grazie a un trojan (un virus che trasforma il telefono in una cimice) inoculato sul cellulare dell’appuntato Montella. Registrano, ad esempio, il carabiniere mentre «spartisce» otto chili di marijuana con uno dei fratelli pusher Giardino: «Oltre mezzo per me, mezzo per te». Lo intercettano mentre racconta a un collega dei soldi tenuti nella cassaforte della caserma: «Volevo prendere una cassetta in banca, ma costa. Ho paura che a casa me li rubino».

carabinieri piacenza e pusherCARABINIERI PIACENZA E PUSHER

Alla moglie Maria Luisa (ai domiciliari), fa ottenere un pass per circolare nelle Ztl di Piacenza riservato a chi svolge «funzione di ordine pubblico». La richiesta è firmata dal comandante Orlando con la dicitura «moglie del signor Montella». La squadra di via Caccialupo va al ristorante in orario di lavoro. Montella fa selfie a tavola con i colleghi. «Abbiamo bevuto 4 bottiglie» e pagato «in nero».

L’appuntato ha un tenore di vita ben superiore ai redditi dichiarati. Per questo la sua villetta con piccola piscina di Gragnano Trebbiense è finita sotto sequestro. È la stessa dove a Pasqua organizza una grigliata con amici e parenti nonostante le norme Covid. Agli ospiti dà consigli su come evitare i controlli lungo le strade. Sul telefonino vengono captate le foto in giardino con brindisi a base del costoso champagne Dom Perignon.

I CARABINIERI DI PIACENZA E GLI ORDINI PER LA DROGAI CARABINIERI DI PIACENZA E GLI ORDINI PER LA DROGA

Quando una vicina chiama il 112 per protestare, i colleghi fanno sparire traccia dell’intervento e forniscono l’audio della chiamata (anonima) per riconoscere la voce. Nei pochi mesi d’indagine - quasi tutta durante il lockdown - emerge anche un traffico di anabolizzanti: «Stanno andando a prendere le punture, le bombe». In caserma Montella è l’appuntato violento da «film poliziesco anni 70», fuori è un trafficante di droga che fa la scorta ai fratelli Giardino per ritirare i carichi a Milano. Quando il «socio» inizia ad avere debiti con i calabresi, lui ne parla con la compagna: «Si fa male con questa gente qua. Amore, ti ammazzano».

Fonte: qui


11 AUTO E 16 MOTO CON 30MILA EURO LORDI L'ANNO: BELLA LA VITA DA CARABINIERE CORROTTO E VIOLENTO  

PEPPE MONTELLA IN 15 ANNI HA COLLEZIONATO PORSCHE CAYENNE, 4 BMW E 2 MERCEDES 

AL FIGLIO DI 11 ANNI RACCONTA: '' IERI MI SONO FATTO UN MALE. 

HO PRESO UN PICCOLO STRAPPO, PERCHÉ HO CORSO DIETRO A UN NEGRO''. E LUI: ''L'HAI PRESO POI? GLIEL'AVETE DATE? CHI ERAVATE? CHI L'HA PICCHIATO?''. '

" UN PO' TUTTI''

PIACENZA, IL MAXI GARAGE DELL'APPUNTATO MONTELLA: 11 AUTO E 16 MOTO

Da www.huffingtonpost.it

L’appuntato Giuseppe Montella, uno dei carabinieri indagati nell’inchiesta sugli abusi alla caserma di Piacenza, tra il 2005 e il 2020 ha collezionato un maxi garage personale da fare invidia. Si parla di undici auto e 16 moto, tra cui una Porsche Cayenne, quattro Bmw e due Mercedes. Lo riporta un articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica.

 

giuseppe montella maria luisa cattaneoGIUSEPPE MONTELLA MARIA LUISA CATTANEO

Insomma, viene da chiedersi come ci sia riuscito Montella, con uno stipendio di poco più di 30mila euro lordi all’anno. Senza contare poi le rate dei due mutui a lui intestati, in aggiunta alle somme liquide sborsate a saldo per l’acquisto della villa di Gragnano. Tutte spese che lo hanno portato ad avere il conto in rosso.

 

Nel garage del carabiniere ci sono state, tra le auto: una Bmw X5, una Bmw 320D, una Mercedes Classe A, una Smart City Coupé, una Bmw 520D, Un Audi, un’altra Bmw 320D, una Porsche Cayenne, un’altra Mercedes Classe A, una Renault Espace e una Fiat Punto.

Per quanto riguarda le moto: 2 Yamaha T-Max 500, una Yamaha BT, Una Yamaha FZS, due Piaggio Beverly, un Polaris Blazer, una Yamaha XVS 600 Dragstar, una Kawasaki Z 1000, una Bmw GS, una Kawasaki ZX, una Ducati 998, un Kymco, una Ducati Hypermotard e un’Aprilia RSV 1000.

 

DALL'HASHISH AL PESTAGGIO ECCO I DIALOGHI INTERCETTATI

F.Pol. per ''La Stampa''

 

i carabinieri di piacenzaI CARABINIERI DI PIACENZA

Adesso che sono finiti in carcere è tutta un'altra storia. L'avvocato Daniele Mancini che difende uno dei carabinieri della caserma Levante di Piacenza giura: «Il mio assistito è molto provato, non ha l'atteggiamento baldanzoso e da spaccone che emerge dalle carte del giudice». Anche l'avvocato Mariapaola Marro spiega che il suo cliente non si capacita: «L'arresto per lui è stato come un fulmine a ciel sereno, lui è estraneo ai fatti». Cosa diranno oggi e domani davanti al giudice negli interrogatori di convalida i carabinieri della caserma Levante si vedrà.

 

Due di loro al momento dell'arresto sono scoppiati in lacrime. Gli altri non hanno spiaccicato parola. Tutti sono in isolamento nel carcere di Piacenza, raggio protetto per evitare episodi spiacevoli con altri detenuti. Gli interrogatori sono solo una parte dell'inchiesta che si muove veloce su più fronti. Una parte nemmeno decisiva, molti degli imputati potrebbero decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nell'inchiesta, oltre 75 mila intercettazioni in sei mesi, è stata monitorata solo l'ultima parte del clan dei carabinieri in stile Gomorra in attività da almeno tre anni.

 

le auto e le moto di proprieta' del carabiniere giuseppe montellaLE AUTO E LE MOTO DI PROPRIETA' DEL CARABINIERE GIUSEPPE MONTELLA

In quei sei mesi è venuto fuori di tutto, lo spaccio e i festini in caserma con le escort, le estorsioni e lo champagne millesimato, gli arresti illegali e le auto di grossa cilindrata, le torture e i soldi da sventolare nlle foto. Dall'esame dei 23 conti correnti intestati all'appuntato Giuseppe Montella detto Peppe, il vero motore criminale di tutta la storia secondo i magistrati, potrebbe uscire il quadro degli ingenti guadagni del gruppo che trafficava soprattutto in hashish anche se nelle intercettazioni si parla di cocaina, che potrebbe dimostrare un più alto livello di organizzazione. Seguendo i soldi si potrebbe ricostruire anche la quantità di droga movimentata, in una intercettazione si parla di 3 chili e 2 etti.

 

I magistrati vogliono anche ricostruire gli arresti illegali di pusher, per poter meglio controllare la piazza. Arresti falsamente definiti in flagrante. Quattro, quelli non convalidati negli ultimi mesi dalla magistratura che già sapeva. Teme il peggio un investigatore: «Dobbiamo verificare che non siano finite ingiustamente in carcere altre persone». L'ultimo livello, il più delicato, è quello relativo alle possibili coperture avute dal clan dei carabinieri. Va accertato se davvero nessuno sapeva di quello che avveniva nella caserma Levante, nota soprattutto per le «brillati operazioni» antispaccio.

 

 La Procura militare anche per questo ha già aperto un'inchiesta interna. Dai vertici dell'Arma è arrivata la nomina del nuovo comandante della compagnia di Piacenza, Giancarmine Carusone, catapultato in città da Messina in meno di 24 ore. E come ulteriore segnale che lo Stato c'è ancora, davanti alla caserma Levante c'è una nuova postazione mobile con otto carabinieri, impegnati pure ricostruire l'immagine dell'Arma in una città ancora sotto choc.

             

Montella «L'hashish lo mettiamo un attimo in lavanderia, no?»

La fidanzata «Se lo metti sul balcone?»

giuseppe montellaGIUSEPPE MONTELLA

Montella «No, allora lo metto nel garage. Dai, c 'ho le chiavi qua»

La fidanzata «Lo metto sul balcone, se vuoi. In un barattolo»

Montella «No, fuori si indurisce, amore, non si deve mai indurire»

Montella «Ieri mi sono fatto un male. Ho preso un piccolo strappo, perché ho corso dietro a un negro»

Il figlio di 11 anni «L'hai preso poi? Gliel'avete date? Chi eravate? Chi l'ha picchiato?»

Montella «Eh, un po' tutti»

 

NEI GIARDINI DELLA CITTÀ DOVE TUTTI SAPEVANO "O LI AIUTAVI O BOTTE"

Da ''la Repubblica''

 

(…) Ismael ha bene in mente la regola del 10 per cento. «Se aiutavi quei carabinieri a sequestrare la roba, una parte era per te. Ma io non faccio l'infame». (…) «Loro venivano, ti prendevano, se ti andava bene ti prendevano la roba», prosegue nel racconto Ismail, «se ti andava male ti menavano». (…) La caserma Levante era diventata un bancomat della droga. Lo sapeva Nikita, il trans di via Torta. Un paio di pippate, in cambio partecipava alle feste di Montella e dei suoi amici. (…) Lyamani, l'informatore, quando ha deciso che non era più il caso di collaborare è stato convocato alla Levante. Ed è stato pestato davanti ad altri due egiziani, anche loro spie di Montella. «Era un messaggio per tutti ».

carabinieri piacenzaCARABINIERI PIACENZA

 

I carabinieri menavano anche senza motivo. Lo sa un ragazzo egiziano fermato l'8 aprile in via Pennazzi. La gente che abita racconta di non aver visto e sentito. Ma le telecamere hanno ripreso tutto. Il ragazzo è stato fermato perché pensavano avesse comprato droga. Sbagliavano. Non aveva nemmeno un grammo di roba. Prima di lasciarlo andare, però, l'hanno picchiato e gli hanno rubato il portafogli. In via Colombo, accanto a un negozio di telefoni, hanno acciuffato un ragazzo nigeriano, Anyanku Ugochukwu, piccolo spacciatore. Era fine marzo. Malmenato selvaggiamente. «Quando ho visto quel sangue per terra, ho detto: "Mo l 'abbiamo ucciso''», racconta Montella a un collega. (…)

Fonte: qui

piacenza carabinieriPIACENZA CARABINIERI

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