giovedì 30 luglio 2020

FONTANA: "DA PRIMA GLI ITALIANI A PRIMA LA SVIZZERA"

SI CERCANO LE CHAT TRA IL GOVERNATORE E IL COGNATO ANDREA DINI. CHE FINE HANNO FATTO I 25 MILA KIT SANITARI NON CONSEGNATI? LA BATTUTA DI LA RUSSA (CON RIFERIMENTO ANCHE A FINI): “BISOGNA STARE ATTENTI AI COGNATI”

IL TIMORE DEI LEGHISTI: “ALLA FINE IL CASTELLO DI CARTA CROLLERÀ, MA SI PARLERÀ SEMPRE DI QUEL CONTO...”

Luigi Ferrarella per 

 

andrea dini attilio fontana

Le chat, i messaggi, le mail, insomma le comunicazioni che posso essere intercorse in maggio tra Andrea Dini, titolare della Dama spa e fratello della moglie di Attilio Fontana, e il presidente di Regione Lombardia: è questo ciò che gli inquirenti milanesi hanno voluto acquisire ieri sera mandando il nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza a perquisire Dini e la sua azienda.

 

Iniziativa volta anche ad approfondire 

fontana consiglio regionale

 

Il cambio da «fornitura» in «donazione» 

 

Per quel cambio Fontana afferma di aver voluto «risarcire» il cognato 

fontana consiglio regionale

 

il conto sul quale nel settembre 2015, dopo la morte in giugno della 92enne madre Maria Giovanna Brunella, a titolo di erede l’allora sindaco di Varese «scudò» 5 milioni e 300.000 euro, detenuti in Svizzera da due trust (strumenti giuridici di origine anglosassone per proteggere il patrimonio), creati alle Bahamas nel 2005 (dopo un inizio nel 1997) quando Fontana presiedeva il Consiglio regionale, e nei quali la madre dentista figurava «intestataria», mentre Fontana risultava in uno il «soggetto delegato» e nell’altro il «beneficiario economico».

 

FONTANA - CAMICE DI FORZA

Il presidente leghista della Regione

 

Ma la relazione allegata da Fontana 

 

 

 

PRIMI DUBBI NELLA LEGA E TRA GLI ALLEATI: «ATTILIO AVREBBE DOVUTO SPIEGARE DI PIÙ»

ATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINA

Emilio Pucci per 

 

 «Alla fine il castello di carta crollerà, ma si parlerà sempre di quel conto...». Ecco il timore dei leghisti. Sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto il governatore Fontana c' è il convincimento che tutto verrà chiarito, che non ci saranno conseguenze. Ma il danno è d' immagine, «è quel conto alle Bahamas che rimarrà impresso», ripete un big del partito di via Bellerio. E' una preoccupazione comune tra i lumbard. Ancora più forte di come andrà a finire il caso camici.

 

roberto maroni attilio fontana matteo salvini

Pure tra gli alleati di Salvini comincia a serpeggiare qualche malumore sotto traccia. Dalle parti di Arcore è risaputo quanto Berlusconi stimi il presidente della Lombardia. Non ne apprezza molto l' arte comunicativa e come si presenta davanti alle telecamere ma lo considera un signore prestato alla politica. «Però osserva un big azzurro riportando il pensiero del Cavaliere questa vicenda ha sorpreso un po' tutti.

 

Pensavamo che il suo comportamento fosse irreprensibile». Anche in Fratelli d' Italia la strategia della difesa verrà portata avanti

 

ignazio la russa foto di bacco (1)

«E' tutta una strumentalizzazione», osserva per esempio La Russa. Ma poi il braccio destro della Meloni si concede una battuta: «Diciamo che è stato un po' ingenuo. Bisogna stare attenti dai cognati». Il riferimento è legato a quanto accadde a Fini che fu rinviato a giudizio per riciclaggio per la vendita della casa di Montecarlo, acquistata, secondo l' accusa, da Tulliani, cognato dell' allora presidente della Camera, attraverso società offshore. «Ci cascò pure Craxi», osserva ancora l' esponente di Fdi.

 

Per i leghisti, pero', Fontana rimarrà alla guida della regione.

 

Del resto non ci sono alternative e poco importa che non sia un leghista di provenienza salviniana.

«E' un avvocato, non è certo un politicante. Magari avrebbe dovuto spiegare meglio e di più ma non ha colpe», taglia corto un altro big lumbard.

 

CONTE E FONTANA

I TIMORI Il timore è che il caso Fontana possa portare conseguenze dal punto di vista dei sondaggi, non più lusinghieri come un anno fa.

 

Tuttavia Salvini non farà neanche un passo indietro: «E' in corso un accerchiamento giudiziario. E' la solita sinistra che non riuscendo a vincere con i voti si serve dei magistrati». L' argomento Fontana non è stato certo affrontato da Salvini nella telefonata avuta con il presidente della Repubblica Mattarella ma ai leader alleati il segretario lumbard ha sostenuto la tesi dell' attacco delle toghe.

 

L' obiettivo è non dividersi, schierare un centrodestra compatto sia a Roma che nelle regioni. «Vedrete che finirà tutto in una bolla di sapone», il ragionamento di Salvini che non teme contraccolpi alle prossime elezioni. Il dubbio però che «quel danno d' immagine» di cui parlano diversi deputati e senatori possa tramutarsi in un calo di consenso c' è nella Lega. «Perché confida un altro dirigente del Carroccio è chiaro che Salvini è in questo momento l' unico avversario contro il sistema che tiene in piedi Conte». Colpire Fontana per abbattere il segretario, insomma.

LUIGI DI MAIO

 

E allora anche qui malumori che serpeggiano nel partito di via Bellerio sono destinati a essere messi in secondo piano. La partita della Lombardia è troppo importante, «le crepe non sono ammesse», sibila un deputato. Ma la paura è che arrivino altre novità a livello giudiziario. «Andranno avanti per tentare di abbatterci ma non ci riusciranno», ha spiegato Salvini ai fedelissimi.

Fonte:



COME MAI SE IL CONTO IN SVIZZERA NON ERA OPERATIVO DAGLI ANNI OTTANTA, COME HA DETTO LUI, DAL 2013 AL 2015 SONO ENTRATI PIÙ DI 600MILA EURO? IL SALDO ERA DI 4,7 MILIONI NEL 2013, MA DUE ANNI DOPO FONTANA NE DICHIARA 5,3 NELLA VOLUNTARY DISCLOSURE. SE FOSSERO SUOI GUADAGNI, SI CONFIGUREREBBE IL REATO DI “FALSO IN VOLUNTARY”

L’IPOTESI DIMISSIONI E LA RISPOSTA DI SALVINI: "VAI AVANTI..."


L’IPOTESI DEI PM: DA UN WHATSAPP LA RIPROVA DI UN "ACCORDO PREORDINATO" TRA IL COGNATO DEL GOVERNATORE E LA CENTRALE ACQUISTI DELLA REGIONE LOMBARDIA


TUTTE LE CONTRADDIZIONI DEL GOVERNATORE - SALVINI CHIAMA IL GOVERNATORE, CHE NELLE SCORSE ORE HA PENSATO DI LASCIARE, E PRETENDE UN CHIARIMENTO…


Luigi Ferrarella per corriere.it

 

andrea dini attilio fontanaANDREA DINI ATTILIO FONTANA

















Sono un messaggio whatsapp delle 9 del mattino del 20 maggio, e un anticipo di 2 ore, a fondare la convinzione dei pm di «un preordinato inadempimento» contrattuale «per effetto di un accordo retrostante» tra la Regione Lombardia e l’imprenditore varesino Andrea Dini (fratello della moglie del presidente della giunta regionale Attilio Fontana), che il 16 aprile era stato affidatario diretto con la propria «Dama spa» di una commessa da 513.000 euro per la fornitura di 75.000 camici e 7.000 set sanitari alla centrale acquisti regionale «Aria spa» diretta da Filippo Bongiovanni.

 

La «fornitura» cambia il 20 maggio

La convinzione è che il suo improvviso tramutare il 20 maggio la «fornitura» in «donazione» — limitata però ai 49.000 camici e 7.000 set sanitari sino allora già forniti, e senza più ulteriore consegna alla Regione dei restanti 25.000 camici pur pattuiti all’inizio dal contratto — sia stata non una sua scelta generosa (per quanto magari affannata dopo la richiesta di Fontana il 17 maggio di soprassedere ai pagamenti per non alimentare polemiche su conflitto di interessi), ma un trucco pianificato sulla scorta di «una rassicurazione ottenuta per il tramite di un accordo stabilito altrove».

 

fontana consiglio regionaleFONTANA CONSIGLIO REGIONALE

Sinora, infatti, si credeva che l’ipotesi di reato di «frode in pubbliche forniture» (contestata ai tre) valorizzasse il fatto che, dopo la donazione, Dini avesse cercato di rivendere i 25.000 camici per rientrare in parte del mancato profitto al quale aveva rinunciato con la mail delle ore 11.07 del 20 maggio ad «Aria spa»: «Come anticipato per le vie brevi, la presente per comunicare che abbiamo deciso di trasformare il contratto di fornitura in donazione. Certi che apprezzerete la nostra decisione, vi informiamo che consideriamo conclusa la nostra fornitura».

 

 

fontana consiglio regionaleFONTANA CONSIGLIO REGIONALE










Ma ora in mano ai pm c’è un whatsapp di Dini («Ciao, abbiamo ricevuto una bella partita di tessuto per camici. Li vendiamo a 9 euro, e poi ogni 1000 venduti ne posso donare 100») nel quale alle ore 8.58 di quel 20 maggio, due ore prima di formulare per la prima volta l’offerta alla Regione di trasformare la fornitura in parziale donazione e contestuale riduzione della restante fornitura, Dini già «offriva in vendita» alla interlocutrice commerciale E.R. «i camici non consegnati ad Aria spa, a riprova di una rassicurazione ottenuta per il tramite di un accordo divisatosi aliunde».

 

Il sequestro dei 25mila camici

Il giuridichese è orribile, ma vuol dire che, se Dini cercava di vendere i 25.000 camici già due ore prima di proporre alla Regione la donazione, e dunque a maggior ragione senza nemmeno sapere se la Regione l’avrebbe poi accettata (cosa che formalmente non accadrà mai), era perché Dini era già sicuro, per sottostanti accordi con qualcuno in Regione, di poter contare sul fatto che la Regione non pretendesse più i 25.000 camici restanti.

 

FONTANA - CAMICE DI FORZAFONTANA - CAMICE DI FORZA

Ovvio che il whatsapp avrebbe questo valore solo se offerti fossero davvero stati quei camici della fornitura regionale, e non altri: ascoltata come teste, il 18 giugno la donna ha rafforzato questa interpretazione dei pm, aggiungendo che invece in aprile Dini le aveva detto «di dover vendere alla Regione» in forza di «un contratto in via esclusiva». Il sequestro probatorio in «Dama spa» dei 25.000 camici «corpo del reato» (proprio quelli del lotto regionale) non impensierisce il legale di Dini, Giuseppe Iannaccone, anzi «contento che i pm abbiano fatto queste verifiche» perché «dimostrano che i camici sono sempre stati in magazzino e mai c’è stata alcuna rivendita. Confido che questi accertamenti possano accelerare le indagini e chiarire ciò che io so molto bene, e cioé che Dini è una persona specchiata».

 

Il bonifico mancato

Sul tentativo di Fontana di «risarcire» il cognato il 19 maggio con un bonifico di 250.000 euro, la newsletter Domani inquadra la tecnica dell’operazione «segnalata sospetta» da Unione Fiduciaria e bloccata: dal conto svizzero Ubs «a nome della fiduciaria italiana» a «un conto omnibus intestato alla fiduciaria presso la Banca Popolare di Sondrio», e da qui alla società di Dini. Senza mai che Fontana comparisse in «un trasferimento formalmente disposto da una società fiduciaria (ma di fatto da Fontana) tramite un’operazione domestica (ma di fatto proveniente da un conto estero)».

 

ATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINAATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINA

 
















LE CONTRADDIZIONI

GIUSEPPE SCARPA per il Messaggero

 

IL FOCUS ROMA Contraddizioni. Mezze verità. Inesattezze. Insomma bugie. Se la somma delle incongruenze raccontate dal governatore della Lombardia Attilio Fontana avrà come risultato definitivo l'incriminazione da parte della procura di Milano, lo si vedrà nelle prossime settimane. Ad oggi, infatti, il numero uno del Pirellone sconta un'indagine per frode in pubbliche forniture. Tuttavia ciò che adesso rileva è il qui ed ora. Se le menzogne non sono sempre sanzionate dal codice penale hanno invece un peso politico.

 

ATTILIO FONTANAATTILIO FONTANA

C'è in ballo la credibilità dell'uomo al vertice della più produttiva e ricca regione d'Italia. Le affermazioni di Fontana vacillano paurosamente, smentite dai fatti o dallo stesso governatore nel giro di poche ore o di qualche giorno al massimo. Ecco, perciò, un riassunto delle principali contraddizioni in cui è incappato l'esponente delle Lega sul caso dei camici anti-covid ceduti da Dama, la società del cognato, Andrea Dini, alla Lombardia.

 

LE CONTRADDIZIONI L'8 giugno Fontana afferma: «Nel caso dell'azienda di mio cognato i camici sono stati donati». È una mezza verità. Il governatore, infatti, messo alle strette dopo l'indagine giornalistica di Report impone il dietrofront al parente che inizialmente quei camici li stava vendendo alla Regione. Tre episodi smentiscono la versione di Fontana, il primo: Dini aveva inviato una mail ad Aria, la centrale d'acquisti della Lombardia, con le tariffe proposte, 6 euro a camice. La seconda, lo stesso governatore il 19 maggio bonifica 250 mila euro al cognato, forse per i sensi di colpa dovuti alla mancata vendita trasformata in donazione forzata.

 

inchiesta di report su camici alla regione lombardiaINCHIESTA DI REPORT SU CAMICI ALLA REGIONE LOMBARDIA

Inoltre ad indebolire il concetto che si tratti di un autentico regalo c'è un altro aspetto: i camici da consegnare erano 75 mila, ma Dama ne conferisce 50mila alla Regione, gli altri 25mila cerca di venderli a 9 euro a pezzo ad una Rsa. Sempre i primi di giugno, il 7, Fontana mette in fila una serie di affermazioni che poi vengono sconfessate: «Non sapevo nulla della procedura attivata da Aria spa e non sono mai intervenuto in alcun modo». Invece non è così e il governatore il 27 luglio afferma:

 

«Dei rapporti negoziali a titolo oneroso tra Dama (società del cognato, ndr) e Aria non ho saputo fino al 12 maggio scorso». Insomma confuta sé stesso. Ma c'è di più, perché anche quest' ultima versione ha degli elementi, per così dire, di debolezza. A contestare la data del 12 maggio, giorno in cui Fontana ritiene di essere stato informato dell'affaire che riguardava l'azienda di Dini, è lo stesso ex numero uno di Aria, Filippo Bongiovanni: il dg ha spiegato ai pm di aver comunicato dell'intera faccenda la segreteria del governatore il 10 maggio. Perciò due giorni prima rispetto a quanto sostenuto dal numero uno del Pirellone.

 

inchiesta di report su camici alla regione lombardiaINCHIESTA DI REPORT SU CAMICI ALLA REGIONE LOMBARDIA

CONTO IN SVIZZERA I guai però per Fontana non finiscono qui. Il bonifico da 250 mila euro al cognato (mai perfezionato per un allert dell'antiriciclaggio) ha scoperchiato la storia del tesoretto del governatore in Svizzera nella banca Ubs. Denari scudati nel 2015 che oggi ammontano a 4,4 milioni di euro. Cinque anni fa il conto superava i 5 milioni di euro. Ebbene il governatore sostiene si tratti dell'eredità lasciata dai genitori. Per Fontana non ci sono dubbi, non sono riserve frutto di evasione fiscale da parte del padre o della madre. Ma allora per quale motivo questi soldi sono stati schermati per anni con un trust alle Bahamas? Una domanda a cui il governatore ha risposto sostenendo che si tratta di «un conto che avevano i miei genitori, una cosa purtroppo (portare i soldi all'estero, ndr) di moda a quei tempi». E sempre su quel deposito milionario Fontana compie un altro scivolone: «Era un conto non operativo da decine di anni, penso almeno dalla metà degli anni Ottanta».

gallera fontanaGALLERA FONTANA

 

Ebbene nella newsletter del quotidiano Domani si legge che tra il 2009 e il 2013 ci sono stati diversi grossi movimenti di denaro sul conto. Insomma si tratterebbe di un'altra contraddizione. Disattenzioni sul tesoretto svizzero che in passato sono già costate a Fontana un multa da mille euro da parte dell'Anac: sanzione per omessa dichiarazione dello stato patrimoniale nel 2017.

 

In pratica il presidente di Regione Lombardia venne multato per non aver fornito al Comune di Varese - di cui era sindaco fino al giugno 2016 - lo stato patrimoniale relativo al 2015, da cui sarebbe risultata la nuova disponibilità, 5 milioni di euro, che era stata sanata in rientro dalla Svizzera utilizzando lo scudo fiscale. Un'eredità che adesso può costare a Fontana il posto di governatore.

attilio fontanaATTILIO FONTANA

 

ATTILIO TENTATO DALL'ADDIO

EMILIO PUCCI per il Messaggero

 

Si sono sentiti anche ieri. Nei giorni scorsi Fontana per un attimo ha pensato di lasciare, amareggiato per gli attacchi personali. Ma Salvini gli ha ripetuto nuovamente di andare avanti, di non farsi intimorire da quella che considera una vera e propria macchina del fango in movimento.

roberto maroni attilio fontana matteo salviniROBERTO MARONI ATTILIO FONTANA MATTEO SALVINI

 

Il segretario difende il governatore lombardo a spada tratta ma riferisce un big della Lega ha voluto un chiarimento, un quadro ben definito per non trovarsi sui giornali nuovi particolari dell'inchiesta e conoscere tutti i risvolti giudiziari. Insomma da un lato il leader del partito di via Bellerio lo invita a resistere, dall'altro vuole spiegazioni per capire in maniera completa ogni aspetto su cui la magistratura sta indagando. Con il convincimento che il caso camici non porterà a nulla.

 

attilio fontanaATTILIO FONTANA

Tra i lumbard però il malessere aumenta. «Avrebbe dovuto evitare», dice un alto dirigente, «sarà anche un avvocato e non un politicante ma il suo comportamento è stato sconveniente», ammette un altro. Il timore è uno solo: «Nei sondaggi caliamo perché osserva un deputato di primo piano perdiamo consensi in Lombardia. Tuttavia in questo momento non possiamo fare nulla, né un rimpasto né tantomeno pensare ad un commissariamento». Il danno d'immagine ecco la consapevolezza comune nel partito c'è ma la necessità è di respingere «la tempesta perfetta».

attilio fontana 6ATTILIO FONTANA

 

Con Salvini che oggi dovrebbe finire sotto processo per la vicenda Open arms e le altre vicende ancora aperte, l'assedio rischia di completarsi. In tanti nel Carroccio ricordano che la scelta di Fontana per la candidatura della regione è stata consigliata a Salvini da Giorgetti.

 

attilio fontana 2ATTILIO FONTANA

«Io mi sono fatto l'idea che Fontana non sapeva nulla e quando è venuto a conoscenza della storia ha detto pago tutto io», confida parlando del caso camici il numero due della Lega che asseconda la tesi dell'operazione «politico-mediatica». «In questo momento aggiunge - tutti attaccano la Lega e intanto Conte si è preso i pieni poteri di cui parlava Salvini... (…)


Fonte: qui

 

LA STORIA DEI 600MILA EURO IN PIÙ SUL CONTO IN SVIZZERA DI ATTILIO FONTANA

Alessandro D’Amato per www.nextquotidiano.it

 

 

roberto maroni attilio fontana matteo salviniROBERTO MARONI ATTILIO FONTANA MATTEO SALVINI

La storia dei 600mila euro in più sul conto in Svizzera di Attilio Fontana

Repubblica spiega oggi la vicenda partendo dal casus belli, ovvero il tentativo di inviare tramite bonifico 250mila euro alla ditta di Andrea Dini, nata, secondo quanto detto dal governatore, dalla necessità di fare beneficenza (al cognato) e per il suo avvocato Jacopo Pensa come “un atto di solidarietà al cognato che in forza di quella parentela aveva solo avuto danni”.

i movimenti del conto svizzero di fontana - fonte domaniI MOVIMENTI DEL CONTO SVIZZERO DI FONTANA - FONTE DOMANI

 

Fontana sembra aver cercato di occultare la provenienza di quei soldi visto che, come ha scritto oggi anche il Corriere della Sera, i soldi si sarebbero mossi dal conto svizzero Ubs «a nome della fiduciaria italiana» a «un conto omnibus intestato alla fiduciaria presso la Banca Popolare di Sondrio», e da qui alla società di Dini. Senza mai che Fontana comparisse in «un trasferimento formalmente disposto da una società fiduciaria (ma di fatto da Fontana) tramite un’operazione domestica (ma di fatto proveniente da un conto estero)».

 

andrea dini attilio fontanaANDREA DINI ATTILIO FONTANA








La dichiarazione di Fontana sul sito di Regione Lombardia

Come abbiamo già raccontato, a giugno del 2015, alla morte della madre 92enne che di professione faceva la dentista e secondo Fontana non ha mai evaso il fisco, il governatore eredita 5,3 milioni di euro, depositati nel conto svizzero protetto da due trust, basati alle Bahamas e creati dalla madre, di professione dentista, nel 1997 e nel 2005. Il che è tipico di chi non evade mai il fisco, converrete.

 

i movimenti del conto svizzero di fontana - fonte domani 1I MOVIMENTI DEL CONTO SVIZZERO DI FONTANA - FONTE DOMANI

Ereditato il denaro (insieme a immobili tra Varese e Como) Fontana approfitta dello scudo fiscale. Nel 2015 denuncia i soldi svizzeri alle Agenzie delle Entrate aderendo alla voluntary disclosure. E indicando come provenienza unica «eredità familiare». In un’intervista al Foglio racconta di aver scoperto dell’esistenza del trust soltanto alla morte dei genitori: «Escludo che mia madre sia mai stata alla Bahamas. Da quanto ne so io, i soldi sono sempre rimasti a Lugano dove ogni tanto si recavano per curarne la gestione». Eppure di quel trust lui era beneficiario, dopo essere stato, dal 1997 al 2005, anche delegato a operare sul patrimonio.

 

L’ipotesi dimissioni di Attilio Fontana e Salvini che frena ma vuole spiegazioni

«Comunque quel conto (aperto presso la Ubs Switzerland di Lugano, ndr) non era operativo da decine di anni, penso almeno dalla metà degli anni Ottanta», sostiene Fontana nell’intervista a Repubblica.

 

Attilio FontanaATTILIO FONTANA


L’analisi dei flussi finanziari contenuta negli allegati della volontary disclosure però racconta altro. Nel 2010 il saldo del conto si ingrossa di 129.000 euro, nel 2011 diminuisce di mezzo milione, nel 2012 cresce di 442.000 euro, e di altri 200.000 euro nel 2013. Il documento dell’Agenzia delle Entrate si ferma a quell’anno, non va oltre. Già così ce n’è abbastanza per incuriosire i finanzieri del Nucleo di polizia valutaria, delegati alle indagini dalla procura milanese.

 

Intanto: da dove provengono i soldi (circa 800 mila euro) in entrata? E dove è andato a finire il mezzo milione uscito nel 2011? «Il presidente ribadisce di non aver mai operato su questo conto. Se variazioni ci sono state nel corso degli anni, sono dovute a performance positive o negative degli investimenti», dice Jacopo Pensa, avvocato difensore di Fontana. Che, a proposito, del bonifico da 250mila euro svelato dalla newsletter di Domani, aggiunge: «Lui non sa nulla di queste tecniche bancarie».

matteo salvini attilio fontanaMATTEO SALVINI ATTILIO FONTANA

 

Infine, spiega il quotidiano, il conto di Lugano si ingrossa di altri 600 mila euro circa:

 

Nel 2013 ammonta a 4,7 milioni, due anni dopo Fontana ne dichiara 5,3 nella voluntary disclosure. Da dove arriva quella somma in più? Se fossero guadagni dello stesso governatore, si configurerebbe per lui il reato di “falso in voluntary”. Al momento è solo un sospetto, non ci sono prove.

 

ATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINAATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINA




Il Messaggero intanto scrive oggi in un articolo a firma di Emilio Pucci che nei giorni scorsi Fontana per un attimo ha pensato di lasciare, amareggiato per gli attacchi personali. Ma Salvini gli ha ripetuto nuovamente di andare avanti, di non farsi intimorire da quella che considera una vera e propria macchina del fango in movimento.

 

Il segretario difende il governatore lombardo a spada tratta ma – riferisce un big della Lega – ha voluto un chiarimento, un quadro ben definito per non trovarsi sui giornali nuovi particolari dell’inchiesta e conoscere tutti i risvolti giudiziari. Insomma da un lato il leader del partito di via Bellerio lo invita a resistere, dall’altro vuole spiegazioni per capire in maniera completa ogni aspetto su cui la magistratura sta indagando. Con il convincimento che il “caso camici” non porterà a nulla. Fonte: qui



IL GUAIO DI SALVINI SI CHIAMA FONTANA

IL CAPITANO GLI HA MESSO ACCANTO LA EX MOGLIE GIULIA MARTINELLI NONCHÉ IL FIDATO DAVIDE CAPARINI COME ASSESSORE AL BILANCIO, DUNQUE ORA NON PUÒ FINGERE CHE IL RIGIDO AVVOCATO COI CONTI IN SVIZZERA NON SIA UN MACIGNO POLITICO

GIULIANO FERRARA: ''IL PROBLEMA DI FONTANA È CHE LE BUGIE, SOMMO ESERCIZIO DI ARTE DELLA POLITICA, BISOGNA SAPERLE DIRE. DI FRONTE A UN AMMINISTRATORE COSÌ DURO DI CAPOCCIA, NON RESTA CHE AUGURARSI IL RITORNO DELLA FACCIA TRUCE DI SALVINI''


Dall'articolo di Giuliano Ferrara per ''Il Foglio''

 

roberto maroni attilio fontana matteo salviniROBERTO MARONI ATTILIO FONTANA MATTEO SALVINI

Il problema dell' avvocato Fontana, per un non moralista dunque un moralista vero, è che le bugie, sommo esercizio di arte della politica, bisogna saperle dire. (…) Quando l' avvocato Fontana mente sulle date, sui conti e sulla loro movimentazione, su quel che sapeva degli affari del cognato, sulla trasformazione peraltro parziale di un mezzo business in una mezza donazione, l' impressione è di meschineria, una cosa da ragiunat, una robina che non vale gran che.

 

La vera imputazione da elevare contro l' avvocato Fontana è che proprio non sa indossare la maschera: del politico, dell' amministratore, del galantuomo, del cognato, del riccastro estero su estero scudato e rifatto. Ci vuole cipria, ci vuole mascara, ci vuole swing e sfacciataggine, quando si mente in pubblico (…)

 

E' allergico, l' avvocato, alle mascherine, è purtroppo tutto d' un pezzo, e si vede. Il povero senatore Salvini, erede delle sfortune di Bossi come un Trota qualsiasi, durerà fatica a fare la faccia truce contro la giustizia a orologeria. Di fronte a un amministratore così duro di capoccia, tanto poco flessibile, incapace di invenzione e stile nel necessario momento della menzogna, sarà costretto a delle capriole che nemmeno nei giorni del Papeete. non resta che augurarsi il ritorno della faccia truce di Salvini, un soprassalto di testosterone, una capacità di rimettere al passo l' orologio della Lombardia, che merita francamente di meglio, visto che è la locomotiva del paese. (…) Fonte: qui


FONTANA DI GUAI 

COME MAI SE IL CONTO IN SVIZZERA NON ERA OPERATIVO DAGLI ANNI OTTANTA, COME HA DETTO LUI, DAL 2013 AL 2015 SONO ENTRATI PIÙ DI 600MILA EURO? IL SALDO ERA DI 4,7 MILIONI NEL 2013, MA DUE ANNI DOPO FONTANA NE DICHIARA 5,3 NELLA VOLUNTARY DISCLOSURE. SE FOSSERO SUOI GUADAGNI, SI CONFIGUREREBBE IL REATO DI “FALSO IN VOLUNTARY” 

L’IPOTESI DIMISSIONI E LA RISPOSTA DI SALVINI: "VAI AVANTI..."

L’IPOTESI DEI PM: DA UN WHATSAPP LA RIPROVA DI UN "ACCORDO PREORDINATO" TRA IL COGNATO DEL GOVERNATORE E LA CENTRALE ACQUISTI DELLA REGIONE LOMBARDIA 

TUTTE LE CONTRADDIZIONI DEL GOVERNATORE 

SALVINI CHIAMA IL GOVERNATORE, CHE NELLE SCORSE ORE HA PENSATO DI LASCIARE, E PRETENDE UN CHIARIMENTO…

Luigi Ferrarella per corriere.it

andrea dini attilio fontana

andrea dini attilio fontana

Sono un messaggio whatsapp delle 9 del mattino del 20 maggio, e un anticipo di 2 ore, a fondare la convinzione dei pm di «un preordinato inadempimento» contrattuale «per effetto di un accordo retrostante» tra la Regione Lombardia e l’imprenditore varesino Andrea Dini (fratello della moglie del presidente della giunta regionale Attilio Fontana), che il 16 aprile era stato affidatario diretto con la propria «Dama spa» di una commessa da 513.000 euro per la fornitura di 75.000 camici e 7.000 set sanitari alla centrale acquisti regionale «Aria spa» diretta da Filippo Bongiovanni.

La «fornitura» cambia il 20 maggio

La convinzione è che il suo improvviso tramutare il 20 maggio la «fornitura» in «donazione» — limitata però ai 49.000 camici e 7.000 set sanitari sino allora già forniti, e senza più ulteriore consegna alla Regione dei restanti 25.000 camici pur pattuiti all’inizio dal contratto — sia stata non una sua scelta generosa (per quanto magari affannata dopo la richiesta di Fontana il 17 maggio di soprassedere ai pagamenti per non alimentare polemiche su conflitto di interessi), ma un trucco pianificato sulla scorta di «una rassicurazione ottenuta per il tramite di un accordo stabilito altrove».

fontana consiglio regionale

fontana consiglio regionale

Sinora, infatti, si credeva che l’ipotesi di reato di «frode in pubbliche forniture» (contestata ai tre) valorizzasse il fatto che, dopo la donazione, Dini avesse cercato di rivendere i 25.000 camici per rientrare in parte del mancato profitto al quale aveva rinunciato con la mail delle ore 11.07 del 20 maggio ad «Aria spa»: «Come anticipato per le vie brevi, la presente per comunicare che abbiamo deciso di trasformare il contratto di fornitura in donazione. Certi che apprezzerete la nostra decisione, vi informiamo che consideriamo conclusa la nostra fornitura».

fontana consiglio regionale

fontana consiglio regionale

Ma ora in mano ai pm c’è un whatsapp di Dini («Ciao, abbiamo ricevuto una bella partita di tessuto per camici. Li vendiamo a 9 euro, e poi ogni 1000 venduti ne posso donare 100») nel quale alle ore 8.58 di quel 20 maggio, due ore prima di formulare per la prima volta l’offerta alla Regione di trasformare la fornitura in parziale donazione e contestuale riduzione della restante fornitura, Dini già «offriva in vendita» alla interlocutrice commerciale E.R. «i camici non consegnati ad Aria spa, a riprova di una rassicurazione ottenuta per il tramite di un accordo divisatosi aliunde».

Il sequestro dei 25mila camici

Il giuridichese è orribile, ma vuol dire che, se Dini cercava di vendere i 25.000 camici già due ore prima di proporre alla Regione la donazione, e dunque a maggior ragione senza nemmeno sapere se la Regione l’avrebbe poi accettata (cosa che formalmente non accadrà mai), era perché Dini era già sicuro, per sottostanti accordi con qualcuno in Regione, di poter contare sul fatto che la Regione non pretendesse più i 25.000 camici restanti.

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FONTANA - CAMICE DI FORZA

Ovvio che il whatsapp avrebbe questo valore solo se offerti fossero davvero stati quei camici della fornitura regionale, e non altri: ascoltata come teste, il 18 giugno la donna ha rafforzato questa interpretazione dei pm, aggiungendo che invece in aprile Dini le aveva detto «di dover vendere alla Regione» in forza di «un contratto in via esclusiva». Il sequestro probatorio in «Dama spa» dei 25.000 camici «corpo del reato» (proprio quelli del lotto regionale) non impensierisce il legale di Dini, Giuseppe Iannaccone, anzi «contento che i pm abbiano fatto queste verifiche» perché «dimostrano che i camici sono sempre stati in magazzino e mai c’è stata alcuna rivendita. Confido che questi accertamenti possano accelerare le indagini e chiarire ciò che io so molto bene, e cioé che Dini è una persona specchiata».

Il bonifico mancato

Sul tentativo di Fontana di «risarcire» il cognato il 19 maggio con un bonifico di 250.000 euro, la newsletter Domani inquadra la tecnica dell’operazione «segnalata sospetta» da Unione Fiduciaria e bloccata: dal conto svizzero Ubs «a nome della fiduciaria italiana» a «un conto omnibus intestato alla fiduciaria presso la Banca Popolare di Sondrio», e da qui alla società di Dini. Senza mai che Fontana comparisse in «un trasferimento formalmente disposto da una società fiduciaria (ma di fatto da Fontana) tramite un’operazione domestica (ma di fatto proveniente da un conto estero)».

ATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINA

ATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINA

LE CONTRADDIZIONI

GIUSEPPE SCARPA per il Messaggero

IL FOCUS ROMA Contraddizioni. Mezze verità. Inesattezze. Insomma bugie. Se la somma delle incongruenze raccontate dal governatore della Lombardia Attilio Fontana avrà come risultato definitivo l'incriminazione da parte della procura di Milano, lo si vedrà nelle prossime settimane. Ad oggi, infatti, il numero uno del Pirellone sconta un'indagine per frode in pubbliche forniture. Tuttavia ciò che adesso rileva è il qui ed ora. Se le menzogne non sono sempre sanzionate dal codice penale hanno invece un peso politico.

ATTILIO FONTANA

ATTILIO FONTANA

C'è in ballo la credibilità dell'uomo al vertice della più produttiva e ricca regione d'Italia. Le affermazioni di Fontana vacillano paurosamente, smentite dai fatti o dallo stesso governatore nel giro di poche ore o di qualche giorno al massimo. Ecco, perciò, un riassunto delle principali contraddizioni in cui è incappato l'esponente delle Lega sul caso dei camici anti-covid ceduti da Dama, la società del cognato, Andrea Dini, alla Lombardia.

LE CONTRADDIZIONI L'8 giugno Fontana afferma: «Nel caso dell'azienda di mio cognato i camici sono stati donati». È una mezza verità. Il governatore, infatti, messo alle strette dopo l'indagine giornalistica di Report impone il dietrofront al parente che inizialmente quei camici li stava vendendo alla Regione. Tre episodi smentiscono la versione di Fontana, il primo: Dini aveva inviato una mail ad Aria, la centrale d'acquisti della Lombardia, con le tariffe proposte, 6 euro a camice. La seconda, lo stesso governatore il 19 maggio bonifica 250 mila euro al cognato, forse per i sensi di colpa dovuti alla mancata vendita trasformata in donazione forzata.

inchiesta di report su camici alla regione lombardia

inchiesta di report su camici alla regione lombardia

Inoltre ad indebolire il concetto che si tratti di un autentico regalo c'è un altro aspetto: i camici da consegnare erano 75 mila, ma Dama ne conferisce 50mila alla Regione, gli altri 25mila cerca di venderli a 9 euro a pezzo ad una Rsa. Sempre i primi di giugno, il 7, Fontana mette in fila una serie di affermazioni che poi vengono sconfessate: «Non sapevo nulla della procedura attivata da Aria spa e non sono mai intervenuto in alcun modo». Invece non è così e il governatore il 27 luglio afferma:

«Dei rapporti negoziali a titolo oneroso tra Dama (società del cognato, ndr) e Aria non ho saputo fino al 12 maggio scorso». Insomma confuta sé stesso. Ma c'è di più, perché anche quest' ultima versione ha degli elementi, per così dire, di debolezza. A contestare la data del 12 maggio, giorno in cui Fontana ritiene di essere stato informato dell'affaire che riguardava l'azienda di Dini, è lo stesso ex numero uno di Aria, Filippo Bongiovanni: il dg ha spiegato ai pm di aver comunicato dell'intera faccenda la segreteria del governatore il 10 maggio. Perciò due giorni prima rispetto a quanto sostenuto dal numero uno del Pirellone.

inchiesta di report su camici alla regione lombardia

inchiesta di report su camici alla regione lombardia

CONTO IN SVIZZERA I guai però per Fontana non finiscono qui. Il bonifico da 250 mila euro al cognato (mai perfezionato per un allert dell'antiriciclaggio) ha scoperchiato la storia del tesoretto del governatore in Svizzera nella banca Ubs. Denari scudati nel 2015 che oggi ammontano a 4,4 milioni di euro. Cinque anni fa il conto superava i 5 milioni di euro. Ebbene il governatore sostiene si tratti dell'eredità lasciata dai genitori. Per Fontana non ci sono dubbi, non sono riserve frutto di evasione fiscale da parte del padre o della madre. Ma allora per quale motivo questi soldi sono stati schermati per anni con un trust alle Bahamas? Una domanda a cui il governatore ha risposto sostenendo che si tratta di «un conto che avevano i miei genitori, una cosa purtroppo (portare i soldi all'estero, ndr) di moda a quei tempi». E sempre su quel deposito milionario Fontana compie un altro scivolone: «Era un conto non operativo da decine di anni, penso almeno dalla metà degli anni Ottanta».

gallera fontana

gallera fontana: attenti a quei due

Ebbene nella newsletter del quotidiano Domani si legge che tra il 2009 e il 2013 ci sono stati diversi grossi movimenti di denaro sul conto. Insomma si tratterebbe di un'altra contraddizione. Disattenzioni sul tesoretto svizzero che in passato sono già costate a Fontana un multa da mille euro da parte dell'Anac: sanzione per omessa dichiarazione dello stato patrimoniale nel 2017.

In pratica il presidente di Regione Lombardia venne multato per non aver fornito al Comune di Varese - di cui era sindaco fino al giugno 2016 - lo stato patrimoniale relativo al 2015, da cui sarebbe risultata la nuova disponibilità, 5 milioni di euro, che era stata sanata in rientro dalla Svizzera utilizzando lo scudo fiscale. Un'eredità che adesso può costare a Fontana il posto di governatore.

attilio fontana

attilio fontana

ATTILIO TENTATO DALL'ADDIO

EMILIO PUCCI per il Messaggero

Si sono sentiti anche ieri. Nei giorni scorsi Fontana per un attimo ha pensato di lasciare, amareggiato per gli attacchi personali. Ma Salvini gli ha ripetuto nuovamente di andare avanti, di non farsi intimorire da quella che considera una vera e propria macchina del fango in movimento.

roberto maroni attilio fontana matteo salvini

roberto maroni attilio fontana matteo salvini

Il segretario difende il governatore lombardo a spada tratta ma riferisce un big della Lega ha voluto un chiarimento, un quadro ben definito per non trovarsi sui giornali nuovi particolari dell'inchiesta e conoscere tutti i risvolti giudiziari. Insomma da un lato il leader del partito di via Bellerio lo invita a resistere, dall'altro vuole spiegazioni per capire in maniera completa ogni aspetto su cui la magistratura sta indagando. Con il convincimento che il caso camici non porterà a nulla.

attilio fontana

attilio fontana

Tra i lumbard però il malessere aumenta. «Avrebbe dovuto evitare», dice un alto dirigente, «sarà anche un avvocato e non un politicante ma il suo comportamento è stato sconveniente», ammette un altro. Il timore è uno solo: «Nei sondaggi caliamo perché osserva un deputato di primo piano perdiamo consensi in Lombardia. Tuttavia in questo momento non possiamo fare nulla, né un rimpasto né tantomeno pensare ad un commissariamento». Il danno d'immagine ecco la consapevolezza comune nel partito c'è ma la necessità è di respingere «la tempesta perfetta».

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attilio fontana 

Con Salvini che oggi dovrebbe finire sotto processo per la vicenda Open arms e le altre vicende ancora aperte, l'assedio rischia di completarsi. In tanti nel Carroccio ricordano che la scelta di Fontana per la candidatura della regione è stata consigliata a Salvini da Giorgetti.

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attilio fontana 

«Io mi sono fatto l'idea che Fontana non sapeva nulla e quando è venuto a conoscenza della storia ha detto pago tutto io», confida parlando del caso camici il numero due della Lega che asseconda la tesi dell'operazione «politico-mediatica». «In questo momento aggiunge - tutti attaccano la Lega e intanto Conte si è preso i pieni poteri di cui parlava Salvini... (…)

Fonte: qui

LA STORIA DEI 600MILA EURO IN PIÙ SUL CONTO IN SVIZZERA DI ATTILIO FONTANA

Alessandro D’Amato per www.nextquotidiano.it

 

Ci sono 600mila euro in più nel conto svizzero di Attilio Fontana: sono entrati tra 2013 e 2015 e potrebbero servire a ritenere “curiosa” (eufemismo) l’affermazione del presidente di Regione Lombardia riguardo il conto a Lugano «non operativo dagli anni Ottanta», come ha detto lui.

 

roberto maroni attilio fontana matteo salviniROBERTO MARONI ATTILIO FONTANA MATTEO SALVINI

La storia dei 600mila euro in più sul conto in Svizzera di Attilio Fontana

Repubblica spiega oggi la vicenda partendo dal casus belli, ovvero il tentativo di inviare tramite bonifico 250mila euro alla ditta di Andrea Dini, nata, secondo quanto detto dal governatore, dalla necessità di fare beneficenza (al cognato) e per il suo avvocato Jacopo Pensa come “un atto di solidarietà al cognato che in forza di quella parentela aveva solo avuto danni”.

i movimenti del conto svizzero di fontana - fonte domaniI MOVIMENTI DEL CONTO SVIZZERO DI FONTANA - FONTE DOMANI

 

Fontana sembra aver cercato di occultare la provenienza di quei soldi visto che, come ha scritto oggi anche il Corriere della Sera, i soldi si sarebbero mossi dal conto svizzero Ubs «a nome della fiduciaria italiana» a «un conto omnibus intestato alla fiduciaria presso la Banca Popolare di Sondrio», e da qui alla società di Dini. Senza mai che Fontana comparisse in «un trasferimento formalmente disposto da una società fiduciaria (ma di fatto da Fontana) tramite un’operazione domestica (ma di fatto proveniente da un conto estero)».

 

andrea dini attilio fontanaANDREA DINI ATTILIO FONTANA

La dichiarazione di Fontana sul sito di Regione Lombardia

Come abbiamo già raccontato, a giugno del 2015, alla morte della madre 92enne che di professione faceva la dentista e secondo Fontana non ha mai evaso il fisco, il governatore eredita 5,3 milioni di euro, depositati nel conto svizzero protetto da due trust, basati alle Bahamas e creati dalla madre, di professione dentista, nel 1997 e nel 2005. Il che è tipico di chi non evade mai il fisco, converrete.

 

i movimenti del conto svizzero di fontana - fonte domani 1I MOVIMENTI DEL CONTO SVIZZERO DI FONTANA - FONTE DOMANI

Ereditato il denaro (insieme a immobili tra Varese e Como) Fontana approfitta dello scudo fiscale. Nel 2015 denuncia i soldi svizzeri alle Agenzie delle Entrate aderendo alla voluntary disclosure. E indicando come provenienza unica «eredità familiare». In un’intervista al Foglio racconta di aver scoperto dell’esistenza del trust soltanto alla morte dei genitori: «Escludo che mia madre sia mai stata alla Bahamas. Da quanto ne so io, i soldi sono sempre rimasti a Lugano dove ogni tanto si recavano per curarne la gestione». Eppure di quel trust lui era beneficiario, dopo essere stato, dal 1997 al 2005, anche delegato a operare sul patrimonio.

 

L’ipotesi dimissioni di Attilio Fontana e Salvini che frena ma vuole spiegazioni

«Comunque quel conto (aperto presso la Ubs Switzerland di Lugano, ndr) non era operativo da decine di anni, penso almeno dalla metà degli anni Ottanta», sostiene Fontana nell’intervista a

Repubblica.

 

Attilio FontanaATTILIO FONTANA

L’analisi dei flussi finanziari contenuta negli allegati della volontary disclosure però racconta altro. Nel 2010 il saldo del conto si ingrossa di 129.000 euro, nel 2011 diminuisce di mezzo milione, nel 2012 cresce di 442.000 euro, e di altri 200.000 euro nel 2013. Il documento dell’Agenzia delle Entrate si ferma a quell’anno, non va oltre. Già così ce n’è abbastanza per incuriosire i finanzieri del Nucleo di polizia valutaria, delegati alle indagini dalla procura milanese.

 

Intanto: da dove provengono i soldi (circa 800 mila euro) in entrata? E dove è andato a finire il mezzo milione uscito nel 2011? «Il presidente ribadisce di non aver mai operato su questo conto. Se variazioni ci sono state nel corso degli anni, sono dovute a performance positive o negative degli investimenti», dice Jacopo Pensa, avvocato difensore di Fontana. Che, a proposito, del bonifico da 250mila euro svelato dalla newsletter di Domani, aggiunge: «Lui non sa nulla di queste tecniche bancarie».

matteo salvini attilio fontanaMATTEO SALVINI ATTILIO FONTANA

 

Infine, spiega il quotidiano, il conto di Lugano si ingrossa di altri 600 mila euro circa:

 

Nel 2013 ammonta a 4,7 milioni, due anni dopo Fontana ne dichiara 5,3 nella voluntary disclosure. Da dove arriva quella somma in più? Se fossero guadagni dello stesso governatore, si configurerebbe per lui il reato di “falso in voluntary”. Al momento è solo un sospetto, non ci sono prove.

 

ATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINAATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINA

Il Messaggero intanto scrive oggi in un articolo a firma di Emilio Pucci che nei giorni scorsi Fontana per un attimo ha pensato di lasciare, amareggiato per gli attacchi personali. Ma Salvini gli ha ripetuto nuovamente di andare avanti, di non farsi intimorire da quella che considera una vera e propria macchina del fango in movimento.

Il segretario difende il governatore lombardo a spada tratta ma – riferisce un big della Lega – ha voluto un chiarimento, un quadro ben definito per non trovarsi sui giornali nuovi particolari dell’inchiesta e conoscere tutti i risvolti giudiziari. Insomma da un lato il leader del partito di via Bellerio lo invita a resistere, dall’altro vuole spiegazioni per capire in maniera completa ogni aspetto su cui la magistratura sta indagando. Con il convincimento che il “caso camici” non porterà a nulla.


Fonte: qui


“QUELLA ALLE BAHAMAS ERA UNA SOCIETÀ CREATA PER EVITARE DI PAGARE L’EURO RITENUTA” 

IL TRIBUTARISTA SEBASTIANO STUFANO SPIEGA IL GIOCHINO: “APRONO UN SECONDO CONTO, DOVE RIVERSANO I SOLDI CHE ERANO NEL PRIMO, E LO INTESTANO ALLA MONTMELLON VALLEY, UNA SOCIETÀ FANTASMA DI NASSAU. NON È UN CASO CHE…”


“Quello alle Bahamas non era un trust, ma una società commerciale fantasma. Creata col solo scopo di evitare di pagare, sul conto svizzero, l’ “euro-ritenuta”, l’imposta al 15 per cento sui capitali degli italiani detenuti nelle banche elvetiche”. Repubblica ha intervistato il tributarista Sebastiano Stufano, uno dei maggiori esperti del settore, il quale ha spiegato per filo e per segno perché il governatore abbia aperto un secondo conto ai Caraibi, oltre a quello della mamma. E soprattutto perché sarebbe stato impossibile non saperlo.

 

Racconta a Fabio Tonacci di quello che i Fontana fecero nel 2005:

Sebastiano StufanoSEBASTIANO STUFANO

 

“Aprono un secondo conto, dove riversano i soldi che erano nel primo, e lo intestano alla Montmellon Valley, una società fantasma di Nassau. Tecnicamente si tratta di una international business company. Le banche svizzere ne hanno costituite a iosa nel 2005, per proteggere i capitali dei loro clienti dall’euro-ritenuta. Non è un caso che la Montmellon abbia sede legale presso la società di servizi della Ubs alle Bahamas”

 

 Insomma, un movimento per eludere il fisco. E del quale Fontana non poteva non sapere:

 

“Chi ha la procura di un conto, deve andare personalmente a depositare la firma in banca”.

Fonte: qui

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