martedì 15 dicembre 2020

"Nono pianeta" del Sistema Solare: l'orbita di un esopianeta lo rende plausibile


Da tempo si parla di un misterioso nono pianeta all'interno del nostro Sistema Solaretra timide conferme e possibili smentite, la sua esistenza continua a porre un interrogativo al quale è difficile dare risposta.

Uno dei principali problemi nell'accertare l'esistenza del nono pianeta riguarda la sua elusività, tuttavia una recente scoperta sembra mostrare uno scenario potenzialmente applicabile anche al corpo celeste sfuggente, grazie al quale sarebbe possibile spiegare il motivo per cui un pianeta così vicino a noi risulti molto difficile da osservare.

Il caso è quello di HD 106906 b, un esopianeta di tipo gioviano che si trova a 336 anni luce di distanza dalla Terra. La sua caratteristica principale risiede nella sua orbita dotata di un'eccentricità così elevata da toccare i confini del suo sistema solare (nel cui centro si trova una stella binaria) ogni 15.000 anni. Per rapportare il fatto al nostro Sistema Solare, è come se un pianeta delle dimensioni di Giove orbitasse attorno al Sole stando al di fuori della Fascia di Edgewort-Kupier.

Insomma, lo scenario di HD 106906 b rende plausibile l'esistenza di un corpo celeste posizionato ad una distanza così elevata dalla sua stella che continui a risentire degli effetti gravitazionali, rendendolo di fatto uno degli elementi del sistema. Al momento non ci sono molti dettagli riguardo il motivo per cui HD 106906 b si trovi così lontano dalla sua (sue) stella, se non qualche prima ipotesi: il pianeta potrebbe essere stato espulso dalla sua orbita originaria a causa degli effetti gravitazionali delle due stelle, per poi stabilizzarsi dopo essere entrato in contatto con un altro corpo celeste che ne ha corretto l'orbita, evitando che la sua fuga lo portasse a vagare per sempre nel nulla.

Le analisi di HD 106906 b continueranno anche nei prossimi tempi, dal momento che gli scienziati vogliono saperne di più e capire se il pianeta abbia creato un piccolo sistema a sé, raccogliendo i vari detriti spaziali incontrati durante la sua fuga. Il suo comportamento è anche molto interessante per capire quali sono le dinamiche che regolano la nascita di un sistema simile a quello solare, visto che quello osservato è relativamente giovane: ha solo 15 milioni di anni, contro i circa 4,5 miliardi del nostro. Fonte: qui

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