ARRIVA LA STRETTA SULL’IMMIGRAZIONE: IL GOVERNO TEDESCO HA APPROVATO UN PROGETTO DI LEGGE CHE RENDE PIÙ SEVERE LE REGOLE PER LE ESPULSIONI DEI RICHIEDENTI ASILO LA CUI DOMANDA VIENE RIFIUTATA
Pina Francone per il Giornale
Il governo di Angela Merkel ha approvato un progetto di legge che rende più severe le regole per le espulsioni dei richiedenti asilo la cui domanda viene rifiutata.
E così, dopo anni e anni in cui la Cancelliera ha sostenuto che i migranti portassero prosperità alla Germania e all'Europa, ora arriva la stretta sull'immigrazione, per fare ancora una volta gli interessi della Germania, mettendo in secondo piano l'equilibrio continentale. Che viene sempre dopo le priorità teutoniche.
Dunque, dopo aver accolto (selettivamente) in territorio tedesco le orde di rifugiati siriani in fuga dalla guerra (quasi un milione), perché manodopera preziosa e più formata rispetto a quella africana, ecco la serrata.
Un giro di vite che rinnega il Patto Onu sulle migrazioni e che fa seguito a un recente provvedimento del governo, che ha allungato la lista dei Paesi sicuri che non permettono al migrante di ottenere lo status di rifugiato politico.
Ora la legge per i "ritorni ordinati", proposta dal ministro dell'Interno Horst Seehofer, dovrebbe rendere più difficile per gli stranieri che hanno ricevuto un ordine di espulsione, opporsi al provvedimento. Tra le misure previste, la possibilità di trattenere i cittadini stranieri nei centri di detenzione, prima della loro espulsione.
Insomma, sono ben lontani i tempi in cui Angela Merkel diceva, sfidando i cosiddetti populisti, che l'Ue avesse un vitale bisogno dei migranti. Fonte: qui
metà rispediti a casa
Più della metà rispediti al mittente. A livello europeo è la Svizzera uno dei Paesi più "efficienti" nell'esecuzione dei rinvii di richiedenti asilo. Nel 2017 ne ha rispediti in patria il 56,8%, contro un tasso del 36,6% per l'Unione europea. Il successo elvetico in materia è dovuto ai numerosi accordi di riammissione siglati da Berna. Secondo la Segreteria di Stato della migrazione, infatti, nessuna nazione ha firmato un numero altrettanto cospicuo, ovvero ben 64, di intese con Paesi di provenienza dei profughi.
Inoltre, il 56,8% va considerato come un dato per difetto, poiché le statistiche non tengono in considerazione le "partenze non controllate". Secondo la Sem, la Svizzera fa pure segnare ottimi risultati nel rinvio verso Paesi associati all'accordo di Dublino, intesa secondo cui le domande di asilo vanno evase nello stato in cui sono depositate. L'anno scorso ha rinviato verso stati membri dell'intesa continentale 1760 richiedenti, mentre ne ha ricevuti 885. Un record che farà infuriare i Paesi di primo approdo, come appunto l'Italia.
Il domenicale SonntagsBlick non ha tardato a criticare il documento affermando che la Svizzera espelle richiedenti "nuovamente verso regioni in guerra". Il portavoce della Sem, però, smentisce. Di fronte alla possibilità di eseguire un rinvio, infatti, la Svizzera valuterebbe caso per caso i rischi di persecuzione.
La strategia della Svizzera per i rinvii
Stando al documento della Sem, la Svizzera segue una duplice strategia di allontanamento dei richiedenti. Partecipa, da un lato, alla politica dell'Ue e ai suoi strumenti, come voli comuni dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex). D'altro canto, si basa sulla collaborazione bilaterale con i vari Paesi d'origine, ad esempio concludendo accordi di migrazione. Quest'anno, ultimi della lista di 64, Berna ne ha siglati con Etiopia e Bangladesh. Ad esempio, per evitare l'ostacolo generato dal fatto che il Marocco non accetta voli speciali, la Confederazione (quale solo Stato europeo accanto a Spagna e Francia) esegue i rinvii verso il Paese nordafricano con navi. Fonte: qui
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