L’AUDIO POSTATO SU FACEBOOK E RILANCIATO DAI MEDIA: “ECCOCI, EROI, L’ORA È SUONATA, È VENUTO IL MOMENTO DEL NOSTRO APPUNTAMENTO CON LA CONQUISTA”
Secondo un audio postato sulla pagina Facebook dell’Ufficio stampa del Comando generale del Libyan National Army e riportato da Al Jazeera e dal sito libico Al Wasat, Khalifa Haftar ha dato l’ordine di attaccare Tripoli, sede del governo gudato da Fayez Al Sarraj e patrocinato dall’Italia. “Eccoci, Tripoli. Eccoci, Tripoli. Eroi, l’ora è suonata, è venuto il momento” del “nostro appuntamento con della conquista”, afferma il capo delle truppe fedeli al governo di Tobruk e appoggiato da Francia e Russia nell’audio-messaggio.
Nell’audio, il generale dice fra l’altro: “Colui che depone le armi è salvo. Colui che resta a casa è sicuro. Colui che sventola bandiera bianca è in sicurezza”. Haftar non pronuncia le parole “Operazione per la liberazione di Tripoli” le quali però sono scritte in giallo su una foto che presenta l’audio e che lo ritrae in divisa mentre fa il saluto militare. La notizia giunge dopo che mercoledì sera le forze di Haftar hanno annunciato che preparavano un’offensiva per “ripulire l’ovest” del Paese, fra cui la capitale Tripoli, “da terroristi e mercenari”.
Il capo delle milizie che difendono Tripoli ha dichiarato a una tv libica che le sue forze sono “pronte” a “respingere qualsiasi attacco” del generale Khalifa Haftar. “Il comandante della zona militare di Tripoli, Abdel Basset Marawan ad Al Ahrar: le nostre forze sono pronte nelle loro postazioni a respingere qualsiasi attacco che arrivi da fuori la città”, riferisce un tweet dell’emittente.
La Libia, piombata nel caos con la caduta della dittatura di Muammar Gheddafi nel 2011, è divisa principalmente fra due autorità rivali: il governo libico di unità nazionale (Gna), guidato dal premier Fayez al-Sarraj, stabilito a fine 2015 in virtù di un accordo patrocinato dall’Onu, vicino all’Italia e basato a Tripoli; e un’autorità rivale stabilita nell’est e controllata dall’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar.
Fonte: qui
BOMBE SU HAFTAR: ''HANNO UCCISO 5 DEI NOSTRI''. MA IL GENERALE ANNUNCIA DI ESSERE A 20 KM DA TRIPOLI. L'ONU: ''FERMATE L'ESCALATION O RITERREMO RESPONSABILE CHI HA PRESO L'INIZIATIVA''
PER I LEGHISTI, DIETRO L'AGGRESSIONE MILITARE DI HAFTAR C'È LA MANINA DI MACRON, SEMPRE PER I SOLITI MOTIVI (DARE IL PETROLIO ALLE AZIENDE FRANCESI E NON ALL'ENI).
CONTE E MOAVERO OVVIAMENTE FRENANO
LIBIA: MEDIA,RAID DI TRIPOLI CONTRO LE FORZE DI HAFTAR
(ANSA) - Almeno secondo un'emittente libica, negli scontri a sud di Tripoli le forze che appoggiano il premier Fayez al-Sarraj hanno usato anche l'aviazione contro l'esercito nazionale libico di cui il maresciallo di campo Khalifa Haftar é comandante generale. "Una fonte militare a Panorama: l'aviazione del governo di Accordo nazionale ha compiuto oggi un raid aereo che ha preso di mira le forze di Haftar ad al-Hira, a nord di Garian", scrive la pagina Facebook della tv.
LIBIA: PORTAVOCE HAFTAR, UCCISI 5 MILITARI
(ANSA) - Cinque militari dell'Esercito nazionale libico (Lna), di cui il maresciallo di campo Khalifa Haftar è (RPT: è) comandante generale, sono rimasti uccisi negli scontri per il controllo della zona a sud e a sud-est di Tripoli fra Tarhuna ed el-Azizia. Lo riferisce il sito Alwasat citando il portavoce dello Lna, Ahmed al-Mismari. Ieri era stata segnalata l'uccisione di almeno un altro militare di Haftar (due, secondo informazioni dell'Associated Press).
LIBIA: PORTAVOCE HAFTAR, SIAMO A 20 KM DAL CENTRO
(ANSA) - Il portavoce dell'Esercito nazionale libico (Lna) Ahmed al-Mismari ha sostenuto che le forze del generale Kahlifa Haftar sono arrivate a 20 km dal centro di Tripoli. "Al-Mismari: l'esercito é 20 km a sud di Tripoli" si legge in un tweet dell'emittente Al Hadath. In giornata fonti ufficiali del Lna avevano sostenuto che é stato preso il controllo di "Wadi el Rabie", ovvero una strada a 20 km in linea d'aria dal lungomare di Tripoli.
LIBIA: CONSIGLIO SICUREZZA ONU, STOP A AZIONI MILITARI
(ANSA) - I membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu hanno espresso "profonda preoccupazione per le attivita' militari a Tripoli, che mettono a rischio la stabilita' del paese, le prospettive per una mediazione dell' Onu e una soluzione politica globale alla crisi". In una dichiarazione chiedono "all'Esercito Nazionale Libico (Lna) del generale Khalifa Haftar di fermare tutte le attivita' militari", e "a tutte le parti una de-escalation militare perché non puo' esserci una soluzione militare al conflitto".
Hanno poi espresso la volontà di ritenere responsabile chi porta avanti il conflitto, lanciando un "appello a tutte le parti perché riprendano il dialogo e attuino l'impegno ad un'azione costruttiva sul processo politico dell'Onu".
SOSPETTI LEGHISTI SULLA FRANCIA MA PREMIER E MOAVERO FRENANO
Alberto Gentili e Cristiana Mangani per ''Il Messaggero''
«Sarebbe devastante se qualcuno, per interessi economici e commerciali, stesse invogliando la soluzione armata. Ogni riferimento a chi c' è dietro Haftar è puramente casuale». Matteo Salvini, complice il fatto di avere incontrato il suo omologo francese Christopher Castaner e di essere ospite del G7 a Parigi, non accusa apertamente la Francia. Ma il ministro dell' Interno, anche ufficiosamente, fa capire di nutrire il forte sospetto che dietro l' offensiva del generale Khalifa Haftar ci sia proprio Parigi: l' eterno competitor di Roma sulle questioni libiche.
Ma Salvini è solo nella sua offensiva felpata. Dopo che a febbraio, in seguito all' incontro tra Luigi Di Maio e un leader estremista dei gilet gialli, Emmanuel Macron ha ritirato l' ambasciatore, né Giuseppe Conte, né Sergio Mattarella intendono riaprire le ostilità con i francesi. Soprattutto se, come dicono alla Farnesina, «al massimo si ha qualche sospetto, non suffragato da prove certe». «È vero che la Francia - osserva un' alta fonte diplomatica - ha avuto un rapporto privilegiato con Haftar, ma ora quel rapporto ce l' abbiamo pure noi e a quel che ci risulta Parigi in questa fase non ha interesse a un' escalation militare in Libia».
Di certo, c' è che il governo italiano è stato colto di sorpresa dall' offensiva del generale, avversario del presidente riconosciuto dall' Onu Fayez al Serraj. E che ora, con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, lavora a un immediato cessate il fuoco. Con la speranza che l' offensiva delle truppe di Haftar si areni e il generale non riesca ad entrare a Tripoli da trionfatore, defenestrando Serraj. «Haftar sta cercando con questa azione militare di aumentare il proprio potere contrattuale», dice un' altra fonte del governo, «ma in realtà appare tecnicamente impossibile che possa uscire vittorioso. Perché non ha forze sufficienti per abbattere Serraj e perché, come dimostrano le notizie che arrivano dalla Libia, i suoi avversari non gli stanno stendendo davanti un tappeto rosso, anzi...».
I RISCHI
Un ottimismo che deve però fare i conti con la realtà libica, basata su tradimenti, voltafaccia, cambi di schieramento con milizie, ora a fianco di un leader, ora di un altro. E in questo scenario l' Italia, sebbene continui a considerarsi referente privilegiato della Libia, ha pur sempre appoggiato Serraj.
Un leader comunque disarcionato e debole, pressato dai Fratelli musulmani e dai misuratini.
Un' eventuale caduta della Tripolitania potrebbe rappresentare un problema per il nostro paese che ha il 70 per cento degli interessi su quel territorio: dal petrolio al gas dal quale deriva una parte delle nostre forniture. Con l' avanzata di Haftar, che è sostenuto dagli Emirati Arabi, dalla Francia e dalla Russia, il rischio di perdere terreno è evidente. A questo si aggiunge anche la visita recente del premier Conte in Qatar, paese sostenitore delle milizie pro-Serraj e dei Fratelli musulmani. Accordi e amicizie che non aiutano.
LA SICUREZZA DELLE AZIENDE
Inoltre sono in cantiere diversi altri lavori. Tanto che, davanti alle tensioni in atto, già qualche settimana fa l' ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino Grimaldi, aveva chiesto un piano che garantisca la sicurezza dell' azienda che realizzerà i lavori di The Alternative Road (Sahili). L' autostrada dell' amicizia che era stata chiesta da Gheddafi al Governo Italiano quale risarcimento finale per i danni subiti dalla colonizzazione italiana. I 1.700 km che avrebbero dovuto congiungere Rass Ajdir a Imsaad, il confine con l' Egitto, a quello con la Tunisia, per una spesa prevista di 3 miliardi di dollari.
IL GENERALE HAFTAR GELA L’ONU, TENSIONE ALLE STELLE IN LIBIA: IL GOVERNO DI AL SARRAJ BOMBARDA LE MILIZIE FEDELI ALL'UOMO FORTE DELLA CIRENAICA E ANNUNCIA DI AVER RICONQUISTATO IL "CONTROLLO SULLA TOTALITÀ DELL'AEROPORTO DI TRIPOLI"
INTANTO, L'ENI EVACUA IL PERSONALE ITALIANO
IL RUOLO DEGLI USA E DELLA RUSSIA, SPONSOR DI HAFTAR ASSIEME ALL'EGITTO, LA FRANCIA E GLI EMIRATI…
Sale la tensione in Libia. L'Eni ha deciso di evacuare il personale italiano dopo i due giorni di scontri seguiti all'annuncio del generale Khalifa Haftar di voler marciare su Tripoli. È quanto apprende l'Adnkronos da fonti informate, secondo cui si tratta di «una decisione precauzionale», come già avvenuto in altre occasioni.
Il personale italiano dell'Eni in Libia è presente a Tripoli, nel giacimento di Wafa, in Tripolitania, e in quello di El Feel, a sud. L'evacuazione del personale italiano della compagnia petrolifera è avvenuta in raccordo con la Farnesina.
HAFTAR ALL'ONU: NON MI FERMO QUI».
Cristiana Mangani per www.ilmessaggero.it
Nel gioco delle parti, ora tutti mostrano la volontà di pacificare e si augurano che lo scontro non entri veramente nel vivo. Mentre il generale Khalifa Haftar, insensibile agli appelli dell'Onu, rappresentati dal segretario generale Antonio Guterres che lo ha incontrato ieri a Bengasi, mostra di voler andare dritto per la sua strada puntando alla conquista di Tripoli. Se questo avverrà o no, è difficile dirlo. Il vero obiettivo del leader del governo di Tobruk è quello di rastrellare consensi tra le milizie più o meno fedeli al presidente Fayez al Serraj. Anche perché è solo con uno schieramento massiccio che potrà sperare di riuscire nel suo intento. Con le sole forze militari che possiede, la Capitale potrebbe rimanere un miraggio, vista la presenza del potente esercito di Misurata a fianco del presidente.
Questo nelle intenzioni, perché sul campo di battaglia in Libia è difficile anche capire con chi siano schierate realmente le milizie. Ieri il Consiglio sociale, civile e militare della città di Zintan, nell'ovest del paese, ha annunciato di accogliere con favore l'operazione militare lanciata dalle forze del generale della Cirenaica. «Diamo il benvenuto alle forze armate che sono entrate in Tripolitania per combattere il terrorismo», è scritto in un comunicato che sta girando sui social network. Mentre Osama al Juwaili, esponente di Zintan a capo della Zona militare occidentale della Libia, è rimasto schierato dalla parte del Gna (l'esercito del presidente in carica). Il ruolo di Zintan e di quell'area è strategico perché ospita il passaggio delle condotte che collegano i giacimenti nel sud-ovest del paese alla costa.
Nel frattempo, la manovra di avvicinamento di Haftar continua. E ieri sera, nell'annunciare che 5 suoi comandanti «sono rimasti uccisi in battaglia», il portavoce del Lna ha anche comunicato di essere a 20 chilometri da Tripoli. Le forze del generale stanno procedendo sul fronte sud, e si è fermata per ora quella sul fronte ovest della capitale. La nuova coalizione di milizie Regione occidentale che appoggia Serraj ha però risposto lanciando l'operazione Wadi Doum 2: un nome-monito per Haftar, perché è il luogo dove l'ufficiale è stato sconfitto e catturato dai ciadiani nel 1987, quando all'epoca combatteva per il leader libico Gheddafi. Tripoli, poi, si è fatta sentire con il primo raid aereo di questo scontro ad Al-Hira, a nord di Garian, la città situata 80 km a sud della capitale presa giovedì dal generale senza combattere.
Al momento non ci sono informazioni verificabili su morti e feriti ma risultano almeno 128 prigionieri tra le fila di Haftar fatti dalle milizie tripoline dopo un attacco portato in nottata a un posto di blocco circa 30 km a ovest della capitale, sulla strada costiera che arriva in Tunisia. Il generale ha perso anche 40 veicoli militari e Serraj, per sottolineare la presa di controllo della Porta 27 della città, si è fatto riprendere durante un sopralluogo sul posto.
Prima della riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza dell'Onu, in cui i Quindici hanno espresso «profonda preoccupazione» e chiesto alle parti, e in particolare ad Haftar, di «fermare tutte le attività militari», il segretario generale Antonio Guterres è volato a Bengasi per cercare di fermare il feldmaresciallo, ma ha ricevuto un secco no. Tanto che ha dovuto ammettere di lasciare la Libia «con una profonda preoccupazione e il cuore pesante», anche se spera «ancora che sia possibile evitare uno scontro sanguinoso».
Dal canto suo l'Ue ha ribadito che in Libia si rischia uno «scontro incontrollabile», mentre gli analisti ricordano come contro la conquista di Tripoli - oltre alla forza militare di Misurata - pesi ancora una sorta di veto degli Usa che la Russia, pur sponsor di Haftar assieme all'Egitto, la Francia e gli Emirati, sembra voler rispettare. Forse un modo per presentarsi in posizione di forza alla Conferenza nazionale ancora in programma per il 14-16 aprile a Ghadames. Un appuntamento che, al momento, sembra difficile immaginare. Fonte: qui
Sale la tensione in Libia. L'Eni ha deciso di evacuare il personale italiano dopo i due giorni di scontri seguiti all'annuncio del generale Khalifa Haftar di voler marciare su Tripoli. È quanto apprende l'Adnkronos da fonti informate, secondo cui si tratta di «una decisione precauzionale», come già avvenuto in altre occasioni.
Il personale italiano dell'Eni in Libia è presente a Tripoli, nel giacimento di Wafa, in Tripolitania, e in quello di El Feel, a sud. L'evacuazione del personale italiano della compagnia petrolifera è avvenuta in raccordo con la Farnesina.
HAFTAR ALL'ONU: NON MI FERMO QUI».
Cristiana Mangani per www.ilmessaggero.it
Nel gioco delle parti, ora tutti mostrano la volontà di pacificare e si augurano che lo scontro non entri veramente nel vivo. Mentre il generale Khalifa Haftar, insensibile agli appelli dell'Onu, rappresentati dal segretario generale Antonio Guterres che lo ha incontrato ieri a Bengasi, mostra di voler andare dritto per la sua strada puntando alla conquista di Tripoli. Se questo avverrà o no, è difficile dirlo. Il vero obiettivo del leader del governo di Tobruk è quello di rastrellare consensi tra le milizie più o meno fedeli al presidente Fayez al Serraj. Anche perché è solo con uno schieramento massiccio che potrà sperare di riuscire nel suo intento. Con le sole forze militari che possiede, la Capitale potrebbe rimanere un miraggio, vista la presenza del potente esercito di Misurata a fianco del presidente.
Questo nelle intenzioni, perché sul campo di battaglia in Libia è difficile anche capire con chi siano schierate realmente le milizie. Ieri il Consiglio sociale, civile e militare della città di Zintan, nell'ovest del paese, ha annunciato di accogliere con favore l'operazione militare lanciata dalle forze del generale della Cirenaica. «Diamo il benvenuto alle forze armate che sono entrate in Tripolitania per combattere il terrorismo», è scritto in un comunicato che sta girando sui social network. Mentre Osama al Juwaili, esponente di Zintan a capo della Zona militare occidentale della Libia, è rimasto schierato dalla parte del Gna (l'esercito del presidente in carica). Il ruolo di Zintan e di quell'area è strategico perché ospita il passaggio delle condotte che collegano i giacimenti nel sud-ovest del paese alla costa.
Nel frattempo, la manovra di avvicinamento di Haftar continua. E ieri sera, nell'annunciare che 5 suoi comandanti «sono rimasti uccisi in battaglia», il portavoce del Lna ha anche comunicato di essere a 20 chilometri da Tripoli. Le forze del generale stanno procedendo sul fronte sud, e si è fermata per ora quella sul fronte ovest della capitale. La nuova coalizione di milizie Regione occidentale che appoggia Serraj ha però risposto lanciando l'operazione Wadi Doum 2: un nome-monito per Haftar, perché è il luogo dove l'ufficiale è stato sconfitto e catturato dai ciadiani nel 1987, quando all'epoca combatteva per il leader libico Gheddafi. Tripoli, poi, si è fatta sentire con il primo raid aereo di questo scontro ad Al-Hira, a nord di Garian, la città situata 80 km a sud della capitale presa giovedì dal generale senza combattere.
Al momento non ci sono informazioni verificabili su morti e feriti ma risultano almeno 128 prigionieri tra le fila di Haftar fatti dalle milizie tripoline dopo un attacco portato in nottata a un posto di blocco circa 30 km a ovest della capitale, sulla strada costiera che arriva in Tunisia. Il generale ha perso anche 40 veicoli militari e Serraj, per sottolineare la presa di controllo della Porta 27 della città, si è fatto riprendere durante un sopralluogo sul posto.
Prima della riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza dell'Onu, in cui i Quindici hanno espresso «profonda preoccupazione» e chiesto alle parti, e in particolare ad Haftar, di «fermare tutte le attività militari», il segretario generale Antonio Guterres è volato a Bengasi per cercare di fermare il feldmaresciallo, ma ha ricevuto un secco no. Tanto che ha dovuto ammettere di lasciare la Libia «con una profonda preoccupazione e il cuore pesante», anche se spera «ancora che sia possibile evitare uno scontro sanguinoso».
Dal canto suo l'Ue ha ribadito che in Libia si rischia uno «scontro incontrollabile», mentre gli analisti ricordano come contro la conquista di Tripoli - oltre alla forza militare di Misurata - pesi ancora una sorta di veto degli Usa che la Russia, pur sponsor di Haftar assieme all'Egitto, la Francia e gli Emirati, sembra voler rispettare. Forse un modo per presentarsi in posizione di forza alla Conferenza nazionale ancora in programma per il 14-16 aprile a Ghadames. Un appuntamento che, al momento, sembra difficile immaginare. Fonte: qui
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