LIBIA: INTERA COMPAGNIA HAFTAR SI ARRENDE AL SUD
(ANSA) - Una intera compagnia di Tarhouna delle forze di Khalifa Haftar si è arresa alle forze governative libiche sul fronte di Suani ban Adem, 25km a sudovest di Tripoli. Lo riferiscono fonti informate all'ANSA. La compagnia, composta da una trentina di militari, si è consegnata uomini e mezzi - tra i quali diversi pick-up e blindati - alla brigata 166 di Misurata, attiva nell'area.
SARRAJ, 800MILA MIGRANTI PRONTI A INVADERE L'ITALIA
(ANSA) - "Fate presto", il peggioramento della situazione in Libia potrebbe spingere "800mila migranti e libici a invadere l'Italia e l'Europa". E in questo enorme numero di migranti ci sono anche criminali e soprattutto jihadisti legati a Isis. Lo sostiene il premier libico Fayez al-Sarraj, in un'intervista all'inviato del Corriere della Sera a Tripoli, pubblicata sul sito del quotidiano. Sarraj ringrazia inoltre l'Italia per la sua mediazione e per il suo sostegno per la pace in Libia.
ORA HAFTAR CHIEDE AIUTO ALL'EGITTO IN FUGA DA TRIPOLI SEDICIMILA SFOLLATI
Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della sera”
Khalifa Haftar pare in difficoltà. La sua avanzata segna il passo. Non riesce a sfondare nell' ultima manciata di chilometri, quando pensava di avere già vinto, tanto che è costretto a correre al Cairo per chiedere rinforzi. La tv libica al Ahrar parla di «oltre 100 morti» tra le sue fila. A dieci giorni dalla sua brutale e repentina scelta di cancellare la strada della trattativa e della politica mediata dalle Nazioni Unite, per gettarsi lancia in resta su quella della guerra senza compromessi, «l' uomo forte della Cirenaica» mostra debolezze inaspettate.
Persino la sua struttura di potere potrebbe vacillare. «O vince subito, o rischia di perdere tutto», sostenevano in coro i commentatori locale e internazionali quando il 4 aprile il 76enne ex generale di Gheddafi alla testa dell' autoproclamato «esercito nazionale libico» decise di mobilitare le sue truppe per la presa finale di Tripoli. Pareva una strategia veloce e vincente.
Negli ultimi mesi era riuscito a tessere alleanze con parecchie tribù e gruppi di potere in Tripolitania, i suoi uomini avevano allungato le linee di rifornimento per quasi 1.500 chilometri dalle basi di Bengasi sino alle periferie della capitale.
Sembrava che nella stessa Tripoli larghe fette di popolazione, scontenta delle vessazioni subite dalle milizie locali che stanno dalla parte del premier del governo di unità nazionale Fayez Sarraj, fossero pronte ad accoglierlo festanti.
Ma oggi la situazione sembra parecchio mutata. Le milizie di Tripoli hanno opposto una strenua resistenza e ricompattato la collaborazione con quelle di Misurata. La dinamica dei combattimenti si è trasformata in guerriglia urbana, favorendo le truppe sulla difensiva. I tank, i missili e le artiglierie pesanti in avanzata possono poco nei dedali di case, tra le vie strette.
Parecchie delle forze di Misurata, che solo nel settembre scorso non si erano mosse quando la Settima Brigata di Tarhouna, fedele ad Haftar, aveva marciato verso la capitale, questa volta hanno lasciato da parte divisioni e rivendicazioni inviando uomini e mezzi a sostegno di Sarraj. Così, adesso i combattimenti nei quartieri meridionali vedono le colonne di Haftar costrette a parziali ritirate. Secondo i portavoce di Tripoli, la sua aviazione avrebbe anche perso un caccia nella zona di Wadi Rabia, non è chiaro se colpito da terra o per un guasto meccanico. Nel frattempo i jet di Misurata bombardano le lunghe linee di approvvigionamento avversarie. Si spiega così l' incontro ieri tra Haftar e Abdel Fattah al Sisi.
«Sosteniamo la campagna contro il terrorismo e le milizie», ha fatto comunicare il presidente egiziano. Quest' ultimo aveva già aiutato Haftar nella battaglia di Bengasi nel 2014-17 e per battere le milizie jihadiste e i Fratelli Musulmani a Derna.
Al Sisi però si era risentito per essere stato tagliato fuori dalle recenti intese di Haftar con sauditi ed Emirati. Il fatto che ora Haftar, nel pieno dell' offensiva, vada a trovarlo indica già in sé quanto sia in difficoltà. Però ciò non significa affatto che sia battuto. Il conflitto rischia di incancrenirsi in una difficile e sanguinosa guerra di logoramento.
Intanto a Tripoli, nonostante gli sfollati siano quasi 16 mila, si coglie un clima meno teso. Il governo Sarraj ringrazia coloro che non l' hanno abbandonato nel bisogno. Lo ha ribadito ieri anche il ministro degli Esteri Mohammed Siyala all' ambasciatore italiano Giuseppe Buccino durante un incontro. L' ambasciata italiana è l' unica rappresentanza occidentale rimasta aperta e pienamente funzionante. E di ciò a Tripoli sono estremamente riconoscenti.
FRANCESI, RUSSI, EGIZIANI L'ARMA SEGRETA DI HAFTAR È LA TRIBÙ DEI MERCENARI
Francesco Semprini per “la Stampa”
Nessuna tregua, la guerra continua. Il Governo di accordo nazionale di Fayez al-Sarraj ribadisce che non accetterà alcun cessate il fuoco fin quando le forze del generale Khalifa Haftar proseguiranno il loro attacco a Tripoli e non saranno ritornate alle posizioni di partenza. La battaglia continua quindi anche nei cieli della capitale dove ieri c' è stato il primo abbattimento dall' inizio dell' offensiva di Khalifa Haftar.
Si tratta di un velivolo militare delle forze comandate dal generale, un Sukhoi secondo quanto riferito da fonti locali, intercettato e abbattuto dalla contraerei governativa nell' area di Wadi Rabie, a sudest di Tripoli. I militari hanno precisato che il caccia è stato colpito nell' area di Qaser bin Ghashir, la zona sotto controllo dei soldati di Haftar nei pressi dell' aeroporto internazionale da un razzo terra-aria Sam. Il pilota si è lanciato col paracadute prima che l' aereo si schiantasse a terra a causa dei gravi danni subiti e nei suoi confronti è iniziata una caccia da parte della fanteria del Gna.
È il primo episodio dall' inizio di questa nuova guerra civili libica che vede l' impiego di aerei militari da parte di entrambe le compagini autori di bombardamenti misurati e talvolta approssimativi che mietono vittime anche tra i civili. Complessivamente i morti dall' inizio delle ostilità sono saliti a 130, tra cui si registrano 35 bambini, i feriti sono almeno 750 di cui 200 molto gravi, come riferisce l' Organizzazione mondiale della sanità.
È a circa 16 mila invece il bilancio degli sfollati, secondo l' Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha), precisando che oltre duemila sono le persone che hanno lasciato le proprie case solo tra sabato e domenica. La novità, in termini di bilanci, è invece il primo parziale di vittime sul versante haftarino: «oltre 100 i morti» tra le forze del feldmaresciallo.
Dinnanzi al tributo di sangue la diplomazia accelera gli sforzi, a partire dagli incontri di oggi a Roma, dove si trova il vicepremier del Qatar, Mohammmed Bin Abdulrahman Al Thani per un bilaterale con Giuseppe Conte, e il vicepresidente libico Ahmed Maitig per un' agenda di incontri col premier italiano e col ministro degli Esteri Enzo Moavero. Ieri invece Haftar si è recato al Cairo dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi il quale ha confermato «il sostegno dell' Egitto agli sforzi della lotta contro il terrorismo e le milizie estremiste per realizzare la sicurezza e la stabilità della Libia».
L' appoggio del Paese confinante è anche «agli sforzi mirati a porre le basi di uno Stato civile stabile in Libia e ad avviare la ricostruzione». L' Egitto si conferma quindi sponsor del generale non solo dal punto di vista politico, vista la presenza sul terreno di battaglia alle porte di Tripoli di elementi provenienti dal Paese. Come quello catturato qualche giorno fa sempre ad Ain Zara il quale, secondo quanto riferisce Libya Observer, ha confessato di essersi imbarcato su un volo in partenza da Benina, l' aeroporto di Bengasi, e diretto a Jufra. Lo stesso dove «erano a bordo 14 libici, 30 egiziani e sei consiglieri militari francesi».
Ecco che emerge quindi il profilo della «legione straniera» di Haftar, volontari, mercenari, specialisti, consiglieri e manovalanza molto giovane. Come i due prigionieri tuareg che abbiamo avuto modo di incontrare nella prigione di Zawia: «Dicono di essere libici, ma sono ciadiani», ci hanno detto i responsabili della Prima Brigata che presidia la struttura. Secondo il Telegraph, invece, «la società russa Wagner Group ha inviato 300 contractor a Bengasi assieme ad armamenti, artiglieria, carri armati, droni e munizioni».
«L' impiego è volto alla sicurezza dei porti di Tobruk e Derna a tutela della flotta russa», spiegava il quotidiano britannico. Più volte, in passato, è stato evidenziato l' impiego di manovalanza straniera da parte di Haftar nella campagna per la conquista del Sud. La missione Onu, Unsmil, aveva denunciato lo scorso anno le violenza a Sebha e il sindaco della città, Hamid al-Khayali, tuonò contro «l' occupazione di forze straniere nella Libia meridionale».
Presenze sudanesi del Darfur in particolare, denunciate da Karthoum e identificati nei movimenti ribelli Sudanese Liberation Army (Sla) e Justice and Equality Movement (Jem). È presente anche il Front for Change and Concord in Chad (Fact), gruppo ciadiano oltre un migliaio di combattenti. «Col sospetto - spiega Crisis Group - che il governo di N' Djamena spinga di proposito questi scomodi elementi verso il confine libico per tenerli buoni ed evitare che facciano guai in patria».
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L'Arabia Saudita sta finanziando Haftar per conquistare la Libia
“Haftar non sarebbe un giocatore di oggi senza l'appoggio straniero che ha ricevuto”, ha detto un esperto di affari libico Il Wall Street Journal in un nuovo lungo profilo del Bengasi a base generale Khalifa Belqasim Haftar, la cui Forze armate libiche (LNA) sta avanzando questo settimana su Tripoli.
Mentre Haftar consolidava il potere su gran parte della guerra del paese devastata a est, facendo anche enormi guadagni nell'ultimo anno nel sud, ha sempre goduto del sostegno politico di un improbabile assortimento di paesi potenti che includono gli Emirati Arabi Uniti, l'Egitto, la Francia, e la Russia. Ma il nuovo rapporto WSJ rivela il suo ultimo grande sostenitore esterno con tasche infinitamente profonde :
Alcuni giorni prima che il comandante militare libico Khalifa Haftar lanciasse un'offensiva per conquistare la capitale e tentare di unire il paese diviso sotto il suo governo, l' Arabia Saudita promise decine di milioni di dollari per aiutare a pagare l'operazione , secondo i consiglieri del governo saudita.
Citando alti funzionari sauditi, il rapporto rivela ulteriormente l'offerta giunta durante una recente visita in Arabia Saudita, come parte di un più ampio viaggio che ha portato Haftar nelle capitali europee dove la percezione era che il generale rinnegato ora militarmente sfidando le basi di Tripoli sostenute dall'ONU Il Governo di Accordo Nazionale (GNA) è stato fondamentale per negoziare un accordo duraturo di condivisione del potere tra le due parti orientale e occidentale del paese.
Gli incontri diplomatici rafforzarono il suo status e decisero di prendere tutto il paese, anche se ultimamente gli Stati Uniti e l'Unione Europea lo hanno invitato con veemenza a fermare l'avanzata militare dell'LNA, che ultimamente includeva attacchi aerei nei sobborghi di Tripoli.
Ma a quanto pare, i sauditi e forse altri sostenitori stanno effettivamente finanziando l'assalto a Tripoli e proteggendo ulteriormente le armi. Il WSJ continua :
Haftar ha accettato la recente offerta saudita di fondi, secondo gli alti consiglieri sauditi, i quali hanno affermato che il denaro era destinato ad acquistare la lealtà dei leader tribali, reclutare e pagare combattenti e altri scopi militari."Siamo stati molto generosi", ha detto uno dei consulenti.
Il rapporto rileva inoltre che con il suo rapido avanzamento finora ad ovest, i funzionari europei precedentemente riluttanti stanno saltando sul treno Haftar. Come abbiamo notato in precedenza , "l'uomo forte in arrivo in Libia manderà il petrolio in Europa e manterrà i suoi migranti".
Ma i sauditi sono emersi solo di recente come primo sostenitore di Haftar, mettendo in moto la sanguinosa battaglia per Tripoli che è andata avanti da una settimana. Il WSJ riferisce che il viaggio di marzo di Haftar a Riyad ha incluso un incontro chiave con il principe ereditario MbS :
Il giorno seguente, il 27 marzo, fu accolto a Riyadh dal re saudita Salman e dal principe ereditario Mohammed Bin Salman. All'epoca, non rivelato dal governo saudita, ha anche incontrato il principe ereditario Mohammed Bin Salman, insieme al ministro degli interni e capo dei servizi segreti dell'Arabia Saudita, secondo due funzionari sauditi.
E ora la domanda rimane, se i sauditi lo stanno ora sostenendo così aggressivamente, Washington sarà prossima a saltare ufficialmente sul carro dei vincitori?
Va notato che la probabilità è che è già da tempo l'uomo della CIA in Libia . Quello che spesso non viene dichiarato è che Haftar è un cittadino americano , come riportato in un profilo della CNN questa settimana: "Haftar è, per essere educato, l'ultimo pragmatico. Ha sostenuto Moammar Gheddafi nel suo colpo del 1969, poi si è ritrovato a Langley, in Virginia negli anni '90, dove ha ottenuto la cittadinanza americana, prima di tornare a rovesciare Gheddafi nel conflitto del 2011 ".
Mentre era in esilio negli Stati Uniti, ha vissuto a pochi minuti dal quartier generale della CIA: "Come comandante militare, Haftar ha rotto con Ghaddafi negli anni '80 ed è diventato parte di uno sforzo sostenuto dalla CIA per destabilizzare il regime libico . in esilio negli Stati Uniti, prima di tornare a unirsi alla ribellione nel 2011 ", secondo il rapporto del WSJ.
È interessante notare che, sebbene la Casa Bianca abbia esortato Haftar a evitare conflitti militari mentre estraeva una contingenza di marines dal paese, i commenti di Bolton al WSJ rivelano che "le condanne" dell'offensiva di Haftar potrebbero essere accompagnate da un cenno e un cenno :
Gli Stati Uniti, nel frattempo, hanno sostenuto i rivali del sig. Haftar a Tripoli. Ma prima dell'attacco alla capitale, i funzionari dell'amministrazione Trump hanno espresso la volontà che Mr. Haftar svolga un ruolo nel futuro della Libia in una possibile soluzione politica.Il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Trump, John Bolton, ha parlato con lui per telefono il giorno prima dell'attacco a Tripoli e lo ha esortato a dimettersi, secondo un alto funzionario dell'amministrazione Trump."Sospetto che fosse già in movimento" quando il signor Bolton gli ha parlato, ha detto il funzionario.
Negli ultimi due giorni sono stati testimoni dei combattimenti più pesanti a Tripoli e dintorni, portando oltre 6.000 persone dalle loro case questo mese, e provocando almeno 58 morti e circa 300 feriti, secondo le Nazioni Unite.
E sta per peggiorare, dato che venerdì il portavoce dell'esercito dell'LNA ha promesso : "Le nostre operazioni aeree aumenteranno" nelle prossime ore. L'LNA ha anche emesso un mandato di arresto per il preoccupato Primo Ministro Fayez al-Serraj del governo di Tripoli GNA.
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13 “DIPLOMATICI FRANCESI ARMATI” ARRESTATI fra Libia e Tunisia
Lo ha dichiarato il ministro tunisino della Difesa: precisando che ai tredici “diplomatici armati” erano state sequestrate “delle munizioni”. I tredici “provenivano dalla Libia” su un convoglio di sei 4×4, ed hanno rifiutato di consegnare le armi.
- In precedenza, le autorità tunisine avevano precisato che un primo gruppo “composto di 11 persone munite di passaporto diplomatico e provenienti dalla Libia” avevano cercato di entrare “per via marittima” a bordo di due Zodiac. Il gruppo è stato intercettato dalla marina di Tunisi che “ha sequestrato le loro armi”.
Piacerebbe che questo genere di noizie apparisse con rilievo nei tg RAI e nei notiziari radiofonici. Invece i tg e radio sono pieni degli strilli dello Stato Maggiore dell’esercito che è sceso in guerra (finalmente una guerra!) contro Matteo Salvini perché ha ordinato la chiusura dei porti; spalleggiato dalla ministra Trenta (che ha il suo daffare a organizzare corsi gender alla guardia libica, nobile compito) e sotto sotto da Mattarella, a cui i generali si sono appellati perché punisca Salvini.
Ora, l’insufficienza culturale di Salvini, e la sua nullità strategica, sono più che evidenti. Lo dimostra il fatto stesso che – al suo solito – contrasta Macron a parole sulla Libia, come un bauscia milanés da osteria, senza poi poter far seguire alcun fatto. E riesce ad aver torto anche quando ha ragione, come nell’accusa Macron di fregarci in Libia.
Ma come giudicare questi generali: irresponsabili? Ottosettembristi? Aspiranti alla Legion d’Honneur? Mentre “diplomatici armati” francesi vanno e vengono dalla Libia con gipponi e gommoni, che fanno? Magari aspettano un cenno dalla NATO? DaTrump?
Nei giorni sorsi, i nostri media si sono profusi a sparare sul governo (un governicchio, non lo nego) che con l’apertura alla Via della Seta della Cina si sarebbe giocato l’appoggio degli USA in Libia. S’è detto che per “aiutarci contro Haftar” gli Usa esigono che mandiamo delle truppe in Siria, a rimpolpare i loro commandos che sono lì per sostenere i curdi, dividere la Siria ed obbedire ad Israele.
Qualcuno potrebbe ricordare ai nostri strepitosi alleati che – su loro ordine – noi teniamo 914 soldati nostri in Afghanistan (Resolute Support), dove nessun interesse nazionale ci dà motivo di stare? E ciò da quasi due decenni? Che altri 1100 uomini li dobbiamo tenere in Irak e Kuwait (Operazione Prima Parthika), sempre per fedeltà alla NATO “out of area”? Più 582 in Kossovo (Kfor , e persino 157 in Lettonia (Baltic Guardian), paese che ci sputa addosso nella UE, e il cui interesse nazionale – che consiste nel provocare militarmente la Russia – diverge assolutamente dal nostro? Perché non chiedere alla Lettonia di mandare un contingente in Libia, se esiste una qualche reciprocità nella Alleanza? Per non parlare del 1135 che – su ordine ONU – teniamo in Libia anche quelli da decenni. A giudicare dalla carta che ha pubblicato qualche settimana fa Carlo Jean su Limes, se radunassimo le truppe che abbiamo sgranato nel mondo dove non abbiamo cause da difendere se non quelle americane, israeliane e lettoni, anche i nostri generali avrebbero un numero di “diplomatici armati” da mandare su Zodiac e 4×4 in Libia – dove, d’accordo, Matteo Renzi e Gentiloni ci hanno inchiodato a sostenere i Fratelli Musulmani , ossia Sarraj. Ma almeno avrebbero una guerra più seria da condurre, invece che quella di far le scarpe a Salvini e mandare a monte la sola cosa buona che ha fatto questo governicchio di zeri, stagnare l’alluvione dei profughi.
Come ninimo, quel tal Foa (desaparecido? ) messo a capo della RAI di Stato dal governo, potrebbe dare questo tipo di notizie? Ma chiedo troppo. Il governo adesso dice che non esce dall’euro, ma va a cambiare la UE dall’interno. Non è stato in grado di cambiare nemmeno i TG, cambia Berlino.
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