CHI DI POPOLO FERISCE DI POPOLO PERISCE
VIDEO: DEPUTATI M5S CONTESTATI A TARANTO DOVE IN CAMPAGNA ELETTORALE GRILLO E DI BATTISTA PROMETTEVANO DI CHIUDERE L’ILVA E CONVERTIRLA IN UN MEGA PARCO VERDE, SALVO POI FARE RETROMARCIA
TRE DEPUTATI A UN COMIZIO SUL REDDITO DI CITTADINANZA, CON POSTER “SE LO DICIAMO LO FACCIAMO”, SONO STATI TRAVOLTI DAGLI INSULTI: “SIETE MORTI, DOVETE SPARIRE, CI AVETE PRESO IN GIRO”
TARANTO - CONTESTATI DEPUTATI M5S: 'SIETE MORTI, DOVETE SPARIRE'
ASSEMBLEA NELLA CITTÀ DELL' ILVA, LA PIÙ GRAVE CONTESTAZIONE MAI SUBITA DAL MOVIMENTO DI GOVERNO. "BUGIARDI", "STATE COI FASCISTI", "SIETE MORTI" TARANTO, URLA E RIVOLTA CONTRO I DEPUTATI M5S
Jacopo Iacoboni per “la Stampa”
«Buffoni», «bugiardi», «buu», «siete spariti da Taranto», «state coi fascisti». La Nemesi è iniziata. Il «governo del popolo» e la maggioranza del popolo vengono ferocemente umiliati e fischiati dal popolo. Il Movimento assaggia una prima anticipazione di ciò che rischia di subire a breve ovunque.
Succede a Taranto, la città dell' Ilva, dove platealmente la promessa di chiudere gli impianti - il cavallo di battaglia dei cinque stelle tarantini, e in generale dei cinque stelle pugliesi, assieme ovviamente al no al gasdotto Tap - è stata clamorosamente disattesa. La gente si sente presa in giro. Non bastano più i fake account sui social per convincerla del contrario.
Grillo diceva che l' area sarebbe stata convertita in un mega parco verde, sul modello di quelli nordeuropei. Non è andata esattamente così. E ieri un gruppo di cassintegrati dell' Ilva, e alcuni ambientalisti, hanno presentato il primo di tanti conti che saranno amari. I deputati M5S Giovanni Vianello, Gianpaolo Cassese e Anna Macina si erano palesati in una sala conferenze di un albergo pensando a un comizio che (come stava infelicemente scritto sul mega poster del tavolo della discussione) doveva intitolarsi: «Se lo diciamo lo facciamo». Mai slogan fu più infausto.
«Ci eravamo preoccupati, siete spariti, da Taranto», gli hanno gridato subito dalla sala. «No, noi ci siamo ogni giorno», ha provato a replicare - forse con un rilancio eccessivo - Vianello, e a quel punto la sala inferocita non ci ha visto più. Non è stata una buona mossa sfidarli. «Ci avete preso in giro tutti», hanno urlato i tarantini presenti, fischi, buu, grida. «Siete venuti a parlare di chiusura davanti alla fabbrica. Poi vi siete alleati con Salvini e dite che è colpa del Pd se la fabbrica continua a produrre. Siete spariti da Taranto e ora sparirete anche da Roma» .
E era abbastanza impressionante vedere i cinque stelle che provavano a fare i moderati, quelli che invitano a «un pacato e civile confronto», «però fateci parlare, siete venuti per dialogare sì o no? o volete solo contestare?». Avete presente Grillo, contestato in maniera oxoniense dagli studenti alla Oxford Union, che rispose con un goffo «non siete cortesi»? Ecco, immaginatevi a Taranto la rabbia di questa gente.
Una donna ha raggiunto vette di ironia gridando: «Come si usa a Taranto nelle visite di condoglianze, noi abbiamo portato zucchero e caffè, perché siete morti! Morti! Via da Taranto, dovete sparire!». Applausi a scena aperta quando zucchero e caffè sono stati effettivamente consegnati agli sventurati parlamentari grillini.
Non era finita. «Cosa voterete su Salvini?». Una signora con i riccioli biondi: «Vi siete alleati coi fascisti!», gli ha gridato in faccia. Vianello allora ha tentato un' altra sortita sfortunata, almeno lessicalmente: «Lo stai dicendo tu che siedi su una poltrona» (forse voleva dire: «È facile dirlo da casa, mentre noi cerchiamo dei compromessi»), ma la parola «poltrona» gli ha fatto esplodere la sala in faccia: «Ma quale poltrona e poltrona, voi, state sulle poltrone. Zitti!. Fateci parlare. È finita, andatevene con l' amico vostro Savini, è finita la pacchia» .
Un' altra donna a un certo punto ha gridato: «Facciamoglielo dire, perché stanno con fascisti, facciamoglielo dire, e ci dice pure che siamo noi, gli stronzi!». Vianello ha provato a concludere ormai sconvolto, «io questa vostra lettera la voglio portare domani al ministero, se ci date la possibilità». È dovuta intervenire la Digos, in tutto questo. I parlamentari del popolo hanno dovuto esser protetti dall' ira del popolo.
PADELLARO: “I GRILLINI HANNO DELUSO IL LORO ELETTORATO, CHE CHIEDEVA MISURE PER EVITARE LA CRISI E SI È RITROVATA GLI STRILLI DI DI BATTISTA E I GILET GIALLI”
“PER IL M5S È QUESTIONE DI VITA O DI MORTE ARRIVARE ALLE EUROPEE, PER QUESTO VOTERANNO CONTRO IL PROCESSO A SALVINI, UN SUICIDIO ASSISTITO PER IL QUALE PAGHERANNO UN PREZZO SALATISSIMO. SALVINI HA UN GRANDE VANTAGGIO RISPETTO A RENZI...”
Pietro Senaldi per “Libero Quotidiano”
«Con i grillini hanno fatto un giro di valzer, ma non è affatto detto che a Di Maio e soci ne sarà concesso un secondo. Inutile appendersi a ragionamenti da partito socialdemocratico, le elezioni in Abruzzo sono un segnale che il voto d' opinione è rimasto deluso da Cinquestelle ed è in cerca di altri lidi. Dubito che in Sardegna tra sette giorni l' esito sarà diverso».
Perché M5S ha perso forza attrattiva?
«Dopo gli anni del vaffa-day, la protesta anti-casta tout court, il forte richiamo alla legalità, volti nuovi al posto delle solite vecchie facce, l' idea di presentare la squadra di governo prima del voto e quella di far restituire allo Stato dai parlamentari una parte dello stipendio, cosa che non si era mai vista prima, avevano portato molto consenso, permettendo al Movimento di andare oltre lo zoccolo duro e attirando consensi da sinistra e recuperando parte degli astensionisti.
Ma alla prova del governo i grillini hanno deluso il loro nuovo elettorato, gente che chiedeva stabilità e una serie di misure per evitare la crisi ma si è ritrovata gli strilli di Di Battista, i gilet gialli e un reddito di cittadinanza che per ora presenta più incognite che altro».
Perché il M5S sta facendo del no all' Alta Velocità la linea del Piave?
«È una battaglia identitaria, i no-Tav esistevano prima ancora che nascesse M5S e ne hanno favorito il successo in Piemonte. L' opposizione all' Alta Velocità mette insieme elementi fondativi del Movimento, come l' ecologismo, la decrescita felice, il no agli sprechi: in un momento di difficoltà come questo è difficilissimo per i grillini mollare sul punto, al di là dei costi-benefici dell' opera, argomento nebuloso».
Sono in difficoltà e tornano alle origini, ma non è come ammettere di aver fallito la prova del governo?
«Certo, retrocedere nella propria riserva indiana è una sconfitta. Il Movimento sconta la propria contraddizione: è nato forza di opposizione ma ora che è al governo deve cambiare registro. M5S non riesce a dimostrare buonsenso e a rassicurare gli elettori, che vogliono sapere se questo Paese sarà modernizzato e avrà mai nuove infrastrutture.
Non basta dire no alla Tav perché è più utile la Roma-Pescara, come ha sostenuto Di Maio in campagna elettorale in Abruzzo, perché la gente sa che è una boutade, in realtà tu dici no alla Torino-Lione ma non stai progettando nessuna ferrovia in Centro Italia. E il Ponte Morandi è ancora lì che aspetta».
Non fai sconti, direttore, ma secondo il Fatto Quotidiano i Cinquestelle non sono il meno peggio?
«Il contratto di governo era l' unica soluzione possibile per uscire dall' impasse politico, ma inevitabilmente ha messo in competizione Salvini - non la Lega, che in questo momento è un' astrazione, perché esiste solo il Capitano - con M5S. E questo confronto l' ha vinto Matteo, tant' è che in Abruzzo si è preso il 15% degli elettori grillini delusi».
I motivi della vittoria di Salvini?
«A parte aver condotto con efficacia, e in maniera volutamente brutale, la lotta agli immigrati clandestini, il leghista, rispetto al collega vicepremier grillino, ha il grande vantaggio di avere un partito compatto dietro.
In Cinquestelle invece chi comanda? Di Maio, Di Battista, Fico? Sotto certi aspetti mi ricordano il Pd pre-renziano, dove ognuno diceva la sua e si capiva poco. Avere 4-5 opinioni diverse all' interno danneggia un partito agli occhi degli elettori, che hanno bisogno di certezze».
Cosa ne pensi dell' idea dei grililni di far decidere da un referendum su internet se votare sì o non al processo a Salvini?
«Lo spiega bene sul Fatto Marco Travaglio. Dire No, con la sponda del giureconsulto Giarrusso, e della piattaforma Rousseau rappresenta per M5S una specie di suicidio assistito per il quale pagheranno un prezzo salatissimo d' immagine e credibilità. Dire Si rischia di mettere in crisi il governo perche Salvini dovra subire oltre al processo la reazione di chi nella Lega e nel centrodestra tutto considera i grillini una iattura di cui liberarsi al piu presto.
Per il M5s un casino comunque. Perdere le poltrone o perdere la faccia? Conte, Di Maio e Toninelli dovevano pensarci prima, quando hanno permesso al ministro degli Interni di fare come gli pareva. Autodenunciarsi ora fa un po' ridere».
Il barometro di Antonio Padellaro non segna buon tempo per Cinquestelle. Il fondatore e primo direttore del giornale più grillino, e meno salviniano, d' Italia, attuale nume tutelare del quotidiano di Travaglio, ha un approccio pratico e una visione per nulla ideologica dei guai di Di Maio e delle fortune del suo alleato e competitor leghista. Per Cinquestelle, vede una sola via percorribile: strutturarsi in partito, non arrivare a rispedire Di Battista in Guatemala, come gli suggerirebbe Libero, ma rendersi conto che in un M5S di governo lui c' entra davvero poco e non è il caso farne l' uomo immagine, e appena possibile staccarsi dall' abbraccio mortale con la Lega.
«La decrescita felice non è più uno slogan vincente: il Movimento o mette la crescita come una priorità, imbocca subito la strada del partito di governo e stringe i rapporti con i ceti produttivi, oppure ha perso la battaglia. La domanda è se non sia già troppo tardi e il vantaggio di Salvini sia ormai incolmabile».
Finirla con l' ossessione anti-Casta per diventare partito di governo a tutti gli effetti rischia di essere una mossa suicida per M5S?
«L' alternativa, ovverosia tornare sulle barricate, castra ogni possibilità di sviluppo futuro del Movimento. L' Italia ormai si è lasciata alle spalle la sbornia di rivoluzione e rancore che ha fatto le fortune grilline. Il Pd, Berlusconi e tutti quelli che c' erano prima se ne sono andati.
Il Paese non ha più bisogno di essere eccitato, cerca una guida, e Salvini si sta muovendo meglio dei grillini, si propone come colui che risolve i problemi, anziché l' uomo del no. Guarda anche il rallentamento che ha imposto al tema del sovranismo e ai rapporti con i Paesi dell' Est. Non picchia, applica lo slogan "prima li impaurisci, poi li conquisti, infine li rassicuri". Non trovi strano che abbia incontrato lui i pastori sardi mentre Di Maio, ministro dello Sviluppo, anziché fare il diavolo a quattro, sta zitto? È una cosa senza precedenti nella storia del Paese».
Veramente quello che ci ha fatto la figura peggiore è Conte. Forse ha ragione l' Europa, il nostro premier non sarà un burattino ma, a dispetto del nome, non conta granché «Resta uno ricevuto con tutti gli onori da Trump e Macron e che parla a tu per tu con la Merkel. Poi certo, tutti sanno che la sua vera forza è l' asse con Mattarella, che ha bisogno di lui come garante della stabilità».
Quanto dura il governo?
«Per M5S è questione di vita o di morte arrivare alle Europee, per questo voteranno contro l' autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, anche se sarà dura farlo digerire al loro mondo. E anche al leghista non conviene strappare: è il primo caso di un partito di governo che raddoppia i consensi mangiandoli all' alleato, chi glielo fa fare di smettere?
Dopo le Europee però sarà tutta un' altra storia: Salvini supererà M5S e dovrà decidere cosa fare da grande. Anche se dovesse prendere il 35%, il leghista avrà chiaro che non può governare da solo, ma contemporaneamente i grillini sconfitti non potranno continuare a riproporre al proprio elettorato un' alleanza penalizzante».
E quindi, si vota, governo tecnico, che altro?
«La cosa che semplificherebbe, in positivo, il quadro sarebbe la ricomposizione di un centrodestra, stavolta a guida salviniana, e un' attrazione tra M5S e il nuovo Pd a guida Zingaretti».
Ma Salvini non vuole governare con Berlusconi
«Il 51% gli italiani non l' hanno mai dato neppure a Berlusconi. Matteo dovrà scegliere il male minore: un Silvio non più king maker ma socio di minoranza, come la Meloni, o perpetuare l' alleanza con M5S, che però porta all' immobilismo, come si sta vedendo ora sulla Tav, l' economia, il taglio delle tasse.
Ma se uno resta immobile, il consenso se ne va, e questo Salvini lo sa. Un Berlusconi debole per Matteo è meno pericoloso di M5S, anche perché i grillini ora sono sotto botta, ma se superano decorosamente lo scoglio delle Europee, poi saranno meno docili».
E il Pd può allearsi con M5S dopo tutte le botte che si sono dati?
«La lotta alla povertà è giusta, ma questo salario grillino è nebuloso. Il meccanismo è complicato, addirittura inquietante, si presta a truffe e iniquità e l' unica certezza per ora è che i centri d' impiego non hanno mai funzionato. E poi il lavoro, se non c' è, non lo crei con i navigator, che saranno i soli a trovare occupazione grazie al reddito di cittadinanza.
M5S doveva limitarsi a rifinanziare il reddito d' inclusione del Pd, che in modo masochista l' ha fatto senza mai attribuirsene il merito. Per marcare la differenza dai Dem, i grillini si sono inventati un' altra cosa che però rischia di non stare in piedi e non piace alla maggioranza degli elettori».
Pur di fermare la Tav la relazione degli esperti sui costi e benefici è arrivata a fare l' elogio dell' anidride carbonica e delle tasse sul carburante
«Quella è una questione politica, non tecnica, su cui M5S si gioca il futuro: forza di governo o di decrescita. Se non fai la Tav, devi fare altro, gli elettori, anche grillini, non vogliono un Paese fermo».
Con l' autonomia come finirà?
«Per ora hanno creato la cornice. Se sarà dipinto astratto o secessionista dipende anche qui dai risultati della Lega alle Europee. Certo le regioni ricche del Nord stanno salutando lo Stato unitario. Vedrai che al Sud i neoborbonici rialzeranno la testa».
Quanto pesa nella crisi di M5S il fallimento della Raggi?
«Non crocifiggiamola. È evidente che quando si è candidata non aveva la minima idea del casino in cui si andava a ficcare. Ma governare Roma è inutile, oltre che difficile, per citare Mussolini. Il punto è l' intera classe dirigente di M5S, che è tecnicamente e come esperienza inferiore a quella leghista, la quale amministra, e bene, tutto il Nord, portando un valore aggiunto al partito. Molti elettori meridionali si sono convinti a votare Salvini anche vedendo come funzionano Lombardia e Veneto».
Salvini è al massimo del consenso: non rischia l' ubriacatura mediatica e di potere, come Renzi?
«Il consenso è volubile e il rischio c' è sempre, specie se l' economia, come sembra, inizierà ad andare male e le riforme annunciate restano al palo. Però Salvini ha un grande vantaggio rispetto a Renzi: si può arrivare a odiarlo, ma non è antipatico, come non lo era Berlusconi, e te lo dico io che ho fondato un quotidiano che si fondava sull'antiberlusconismo. Il Matteo fiorentino invece credo risulti antipatico pure a se stesso».
Quindi sbagliava chi vedeva in Renzi l' erede di Silvio?
«Il Nazareno non tornerà mai e il Partito della Nazione non ha mai avuto possibilità di esistere. L' erede di Berlusconi è Salvini: in lui l' elettorato del Cavaliere, che nel Paese è sempre stato maggioranza, ha ritrovato ogni riferimento».
Fonte: qui
Pietro Senaldi per “Libero Quotidiano”
«Con i grillini hanno fatto un giro di valzer, ma non è affatto detto che a Di Maio e soci ne sarà concesso un secondo. Inutile appendersi a ragionamenti da partito socialdemocratico, le elezioni in Abruzzo sono un segnale che il voto d' opinione è rimasto deluso da Cinquestelle ed è in cerca di altri lidi. Dubito che in Sardegna tra sette giorni l' esito sarà diverso».
Perché M5S ha perso forza attrattiva?
«Dopo gli anni del vaffa-day, la protesta anti-casta tout court, il forte richiamo alla legalità, volti nuovi al posto delle solite vecchie facce, l' idea di presentare la squadra di governo prima del voto e quella di far restituire allo Stato dai parlamentari una parte dello stipendio, cosa che non si era mai vista prima, avevano portato molto consenso, permettendo al Movimento di andare oltre lo zoccolo duro e attirando consensi da sinistra e recuperando parte degli astensionisti.
Ma alla prova del governo i grillini hanno deluso il loro nuovo elettorato, gente che chiedeva stabilità e una serie di misure per evitare la crisi ma si è ritrovata gli strilli di Di Battista, i gilet gialli e un reddito di cittadinanza che per ora presenta più incognite che altro».
Perché il M5S sta facendo del no all' Alta Velocità la linea del Piave?
«È una battaglia identitaria, i no-Tav esistevano prima ancora che nascesse M5S e ne hanno favorito il successo in Piemonte. L' opposizione all' Alta Velocità mette insieme elementi fondativi del Movimento, come l' ecologismo, la decrescita felice, il no agli sprechi: in un momento di difficoltà come questo è difficilissimo per i grillini mollare sul punto, al di là dei costi-benefici dell' opera, argomento nebuloso».
Sono in difficoltà e tornano alle origini, ma non è come ammettere di aver fallito la prova del governo?
«Certo, retrocedere nella propria riserva indiana è una sconfitta. Il Movimento sconta la propria contraddizione: è nato forza di opposizione ma ora che è al governo deve cambiare registro. M5S non riesce a dimostrare buonsenso e a rassicurare gli elettori, che vogliono sapere se questo Paese sarà modernizzato e avrà mai nuove infrastrutture.
Non basta dire no alla Tav perché è più utile la Roma-Pescara, come ha sostenuto Di Maio in campagna elettorale in Abruzzo, perché la gente sa che è una boutade, in realtà tu dici no alla Torino-Lione ma non stai progettando nessuna ferrovia in Centro Italia. E il Ponte Morandi è ancora lì che aspetta».
Non fai sconti, direttore, ma secondo il Fatto Quotidiano i Cinquestelle non sono il meno peggio?
«Il contratto di governo era l' unica soluzione possibile per uscire dall' impasse politico, ma inevitabilmente ha messo in competizione Salvini - non la Lega, che in questo momento è un' astrazione, perché esiste solo il Capitano - con M5S. E questo confronto l' ha vinto Matteo, tant' è che in Abruzzo si è preso il 15% degli elettori grillini delusi».
I motivi della vittoria di Salvini?
«A parte aver condotto con efficacia, e in maniera volutamente brutale, la lotta agli immigrati clandestini, il leghista, rispetto al collega vicepremier grillino, ha il grande vantaggio di avere un partito compatto dietro.
In Cinquestelle invece chi comanda? Di Maio, Di Battista, Fico? Sotto certi aspetti mi ricordano il Pd pre-renziano, dove ognuno diceva la sua e si capiva poco. Avere 4-5 opinioni diverse all' interno danneggia un partito agli occhi degli elettori, che hanno bisogno di certezze».
Cosa ne pensi dell' idea dei grililni di far decidere da un referendum su internet se votare sì o non al processo a Salvini?
«Lo spiega bene sul Fatto Marco Travaglio. Dire No, con la sponda del giureconsulto Giarrusso, e della piattaforma Rousseau rappresenta per M5S una specie di suicidio assistito per il quale pagheranno un prezzo salatissimo d' immagine e credibilità. Dire Si rischia di mettere in crisi il governo perche Salvini dovra subire oltre al processo la reazione di chi nella Lega e nel centrodestra tutto considera i grillini una iattura di cui liberarsi al piu presto.
Per il M5s un casino comunque. Perdere le poltrone o perdere la faccia? Conte, Di Maio e Toninelli dovevano pensarci prima, quando hanno permesso al ministro degli Interni di fare come gli pareva. Autodenunciarsi ora fa un po' ridere».
Il barometro di Antonio Padellaro non segna buon tempo per Cinquestelle. Il fondatore e primo direttore del giornale più grillino, e meno salviniano, d' Italia, attuale nume tutelare del quotidiano di Travaglio, ha un approccio pratico e una visione per nulla ideologica dei guai di Di Maio e delle fortune del suo alleato e competitor leghista. Per Cinquestelle, vede una sola via percorribile: strutturarsi in partito, non arrivare a rispedire Di Battista in Guatemala, come gli suggerirebbe Libero, ma rendersi conto che in un M5S di governo lui c' entra davvero poco e non è il caso farne l' uomo immagine, e appena possibile staccarsi dall' abbraccio mortale con la Lega.
«La decrescita felice non è più uno slogan vincente: il Movimento o mette la crescita come una priorità, imbocca subito la strada del partito di governo e stringe i rapporti con i ceti produttivi, oppure ha perso la battaglia. La domanda è se non sia già troppo tardi e il vantaggio di Salvini sia ormai incolmabile».
Finirla con l' ossessione anti-Casta per diventare partito di governo a tutti gli effetti rischia di essere una mossa suicida per M5S?
«L' alternativa, ovverosia tornare sulle barricate, castra ogni possibilità di sviluppo futuro del Movimento. L' Italia ormai si è lasciata alle spalle la sbornia di rivoluzione e rancore che ha fatto le fortune grilline. Il Pd, Berlusconi e tutti quelli che c' erano prima se ne sono andati.
Il Paese non ha più bisogno di essere eccitato, cerca una guida, e Salvini si sta muovendo meglio dei grillini, si propone come colui che risolve i problemi, anziché l' uomo del no. Guarda anche il rallentamento che ha imposto al tema del sovranismo e ai rapporti con i Paesi dell' Est. Non picchia, applica lo slogan "prima li impaurisci, poi li conquisti, infine li rassicuri". Non trovi strano che abbia incontrato lui i pastori sardi mentre Di Maio, ministro dello Sviluppo, anziché fare il diavolo a quattro, sta zitto? È una cosa senza precedenti nella storia del Paese».
Veramente quello che ci ha fatto la figura peggiore è Conte. Forse ha ragione l' Europa, il nostro premier non sarà un burattino ma, a dispetto del nome, non conta granché «Resta uno ricevuto con tutti gli onori da Trump e Macron e che parla a tu per tu con la Merkel. Poi certo, tutti sanno che la sua vera forza è l' asse con Mattarella, che ha bisogno di lui come garante della stabilità».
Quanto dura il governo?
«Per M5S è questione di vita o di morte arrivare alle Europee, per questo voteranno contro l' autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, anche se sarà dura farlo digerire al loro mondo. E anche al leghista non conviene strappare: è il primo caso di un partito di governo che raddoppia i consensi mangiandoli all' alleato, chi glielo fa fare di smettere?
Dopo le Europee però sarà tutta un' altra storia: Salvini supererà M5S e dovrà decidere cosa fare da grande. Anche se dovesse prendere il 35%, il leghista avrà chiaro che non può governare da solo, ma contemporaneamente i grillini sconfitti non potranno continuare a riproporre al proprio elettorato un' alleanza penalizzante».
E quindi, si vota, governo tecnico, che altro?
«La cosa che semplificherebbe, in positivo, il quadro sarebbe la ricomposizione di un centrodestra, stavolta a guida salviniana, e un' attrazione tra M5S e il nuovo Pd a guida Zingaretti».
Ma Salvini non vuole governare con Berlusconi
«Il 51% gli italiani non l' hanno mai dato neppure a Berlusconi. Matteo dovrà scegliere il male minore: un Silvio non più king maker ma socio di minoranza, come la Meloni, o perpetuare l' alleanza con M5S, che però porta all' immobilismo, come si sta vedendo ora sulla Tav, l' economia, il taglio delle tasse.
Ma se uno resta immobile, il consenso se ne va, e questo Salvini lo sa. Un Berlusconi debole per Matteo è meno pericoloso di M5S, anche perché i grillini ora sono sotto botta, ma se superano decorosamente lo scoglio delle Europee, poi saranno meno docili».
E il Pd può allearsi con M5S dopo tutte le botte che si sono dati?
«La lotta alla povertà è giusta, ma questo salario grillino è nebuloso. Il meccanismo è complicato, addirittura inquietante, si presta a truffe e iniquità e l' unica certezza per ora è che i centri d' impiego non hanno mai funzionato. E poi il lavoro, se non c' è, non lo crei con i navigator, che saranno i soli a trovare occupazione grazie al reddito di cittadinanza.
M5S doveva limitarsi a rifinanziare il reddito d' inclusione del Pd, che in modo masochista l' ha fatto senza mai attribuirsene il merito. Per marcare la differenza dai Dem, i grillini si sono inventati un' altra cosa che però rischia di non stare in piedi e non piace alla maggioranza degli elettori».
Pur di fermare la Tav la relazione degli esperti sui costi e benefici è arrivata a fare l' elogio dell' anidride carbonica e delle tasse sul carburante
«Quella è una questione politica, non tecnica, su cui M5S si gioca il futuro: forza di governo o di decrescita. Se non fai la Tav, devi fare altro, gli elettori, anche grillini, non vogliono un Paese fermo».
Con l' autonomia come finirà?
«Per ora hanno creato la cornice. Se sarà dipinto astratto o secessionista dipende anche qui dai risultati della Lega alle Europee. Certo le regioni ricche del Nord stanno salutando lo Stato unitario. Vedrai che al Sud i neoborbonici rialzeranno la testa».
Quanto pesa nella crisi di M5S il fallimento della Raggi?
«Non crocifiggiamola. È evidente che quando si è candidata non aveva la minima idea del casino in cui si andava a ficcare. Ma governare Roma è inutile, oltre che difficile, per citare Mussolini. Il punto è l' intera classe dirigente di M5S, che è tecnicamente e come esperienza inferiore a quella leghista, la quale amministra, e bene, tutto il Nord, portando un valore aggiunto al partito. Molti elettori meridionali si sono convinti a votare Salvini anche vedendo come funzionano Lombardia e Veneto».
Salvini è al massimo del consenso: non rischia l' ubriacatura mediatica e di potere, come Renzi?
«Il consenso è volubile e il rischio c' è sempre, specie se l' economia, come sembra, inizierà ad andare male e le riforme annunciate restano al palo. Però Salvini ha un grande vantaggio rispetto a Renzi: si può arrivare a odiarlo, ma non è antipatico, come non lo era Berlusconi, e te lo dico io che ho fondato un quotidiano che si fondava sull'antiberlusconismo. Il Matteo fiorentino invece credo risulti antipatico pure a se stesso».
Quindi sbagliava chi vedeva in Renzi l' erede di Silvio?
«Il Nazareno non tornerà mai e il Partito della Nazione non ha mai avuto possibilità di esistere. L' erede di Berlusconi è Salvini: in lui l' elettorato del Cavaliere, che nel Paese è sempre stato maggioranza, ha ritrovato ogni riferimento».
Fonte: qui
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