AL VIA I LAVORI DI ADEGUAMENTO DELLA NAVE FERMA AL PORTO DI CATANIA DOPO LO SBARCO DI 47 MIGRANTI
La Sea Watch è ancora ferma al porto di Catania. L'attenzione mediatica si riduce, ma non le beghe cui sta andando incontro.
Dopo giorni dallo sbarco dei 47 migranti caricati al largo della Libia, la nave della Ong tedesca ha dovuto far fronte alle verifiche della Guardia costiera e finché non avrà sanato le irregolarità non potrà tornare in mare.
Questa mattina Sea Watch ha iniziato i lavori di adeguamento dell'imbarcazione. "Abbiamo fatto venire un'agenzia ispettiva internazionale che possa verificare quali sono le prescrizioni che si applicano a questo tipo di nave", spiega all'Adnkronos la portavoce Giorgia Linardi. La Capitaneria di porto, salita a bordo subito dopo l'approdo a Catania ha riscontrato qualcosa come 32 diverse irregolarità che non le permettono di riprendere il largo. "Nel frattempo hanno cominciato a fare qualche piccolo lavoretto - spiega ancora Linardi - Ma in ogni caso, era previsto che la nave si fermasse dal 25 febbraio, doveva andare in cantiere per una sistemazione generale".
SEA WATCH
Tutto ruota attorno all'idoneità (o meno) dell'imbarcazione ad effettuare missioni Sar (Ricerca e Soccorso). Il ministro Toninelli aveva fatto notare che, nel registro navale olandese, la Sea Watch 3 è iscritta come "plesaure yacht" e che secondo la legge italiana "per stazza e lunghezza" non potrebbe caricare migranti a bordo. O non così tanti come fa quando pattuglia le coste della Libia. L'Ong ha risposto sfidando l'Italia e accusandoci di non avere "alcuna giurisdizione" sul natante.
Il bluff della registrazione all'estero, in realtà, è stato sottolineato anche dalla procura di Catania. Pur non registrato alcuna "rilevanza penale" nell'operato della Ong, ha spiegato chiaramente come la nave presenti "dati significativi" di "inidoneità tecnico strutturale". Tradotto: non è adatta per il soccorso in mare. Come mai allora l'Olanda (Stato di bandiera) le permette di navigare?
SEA WATCH
Semplice: le autorità olandesi hanno introdotto nella loro legislazione dei requisiti ulteriori per le imbarcazioni da diporto che intendano svolgere un'attività sistematica di soccorso dei migranti, solo che la normativa non è ancora applicabile ai natanti già registrati. Come la Sea Watch. L'Ong può quindi continuare a fregiarsi del "bollino" olandese pur presentando evidenti limiti nell'ospitare "un numero di passeggeri ben più elevato di quello per il cui trasporto è stata concepita".
SEA WATCH
Fatto da non sottovalutare, quello di non poter caricare a bordo più persone di quante ne sia concepita a trasportare. Capita spesso, infatti, che l'Ong si trovi a soccorrere un gommone stracarico di immigrati. Invece di fare ammenda, Sea Watch si nasconde dietro al fatto che "nell'ambito di un'operazione di soccorso" non "si lasciano le persone in mare quando non via siano in loco assetti maggiormente idonei a farlo". In sintesi: restiamo in mare anche se siam troppo piccoli per intercettare e caricare migranti in condizioni di totale sicurezza, tanto se non ci sono altre navi nei paraggi nessuno potrà impedirci di caricarli a bordo e traghettarli verso l'Europa.
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