venerdì 1 febbraio 2019

I TOPI INVADONO ANCHE IL CAMPIDOGLIO, L'ALLARME: “RISCHI BIOLOGICI PER I LAVORATORI”


TROVATI ESCREMENTI DI RODITORI DENTRO GLI UFFICI DELLA RAGIONERIA 
LA PRESIDENTE DEI REVISORI: “LE PANTEGANE ORMAI CI FANNO COMPAGNIA, AMBIENTE INSANO” 
LA COLPA E' DEI RIFIUTI IN STRADA: ECCO PERCHE'
Lorenzo De Cicco per “il Messaggero”

L' esercito dei topi espugna il Campidoglio. Dopo avere attorniato gli ospedali proprio ieri il Sant' Andrea fatto capolino nei cinema, nei licei, nelle stazioni del metrò, l' armata dei roditori dell' Urbe, rifocillata dal pattume che continua a traboccare dai cassonetti, è riuscita a far breccia perfino nella sede del Comune di Roma, non lontano dagli uffici della sindaca Virginia Raggi e dei suoi consiglieri più fidati. Avvenimento forse simbolico sul degrado di Roma, ma anche allarmante, in modo molto concreto, per i dipendenti a cui tocca lavorare con la compagnia, non proprio desiderata, dei ratti.

La presenza dei topi «espone i lavoratori a un rischio biologico», ha scritto la Ragioneria generale del Comune, in un documento di cui Il Messaggero è venuto in possesso, del 13 dicembre scorso. «Presso la sede della Ragioneria», che è ospitata nel cuore del Campidoglio, «in particolare presso l' ufficio del Revisore dei Conti, sono state riscontrate presenze di escrementi di roditori». Scoperta che ha fatto suonare l' allarme rosso, perché c' è il pericolo di incappare in una violazione del «Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro», che difatti viene richiamato nel provvedimento.

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«Ormai siamo abituati, le pantegane ci fanno compagnia mentre facciamo i calcoli», racconta, con un pizzico di sarcasmo e una discreta dose di rassegnazione, la presidente dell' Organismo di revisione economico-finanziaria del Comune, Federica Tiezzi. «A furia di sentirci, i topi saranno diventati esperti di bilanci comunali, più di certi politici...». Scherzi a parte, dice il capo dei Revisori, «la verità è che alcuni uffici del Campidoglio sono insani». Inutili, almeno fino a ieri, le proteste. «Abbiamo spedito reclami all' Assemblea capitolina dice sempre Tiezzi ai consiglieri, sono stati chiamati i tecnici delle derattizzazioni, saranno venuti venti volte o giù di lì, ma niente...».

A giugno una colonia di roditori era stata avvistata sotto la Cordonata, la scalinata progettata da Michelangelo che porta fino alla statua di Marc' Aurelio.
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Ora, evidentemente, le pantegane hanno sbaragliato l' ultima, fragile difesa, conquistando il Palazzo.

«Topi a Roma? Mai visti», diceva, sfidando il dileggio dell' opposizione (e forse anche il buonsenso), l' assessora all' Ambiente, Pinuccia Montanari, fedelissima di Beppe Grillo nella giunta di Roma. «Sono una persona che vive la città, una sopralluoghista, sinceramente devo dire di non avere mai visto un topo nella Capitale. La situazione è assolutamente gestita e la miglioreremo», assicurava solo qualche mese fa.

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LE SCORRERIE 

Invece le scorrerie dei ratti sono aumentate a vista d' occhio, complice anche la crisi dell' immondizia, sempre più nera. Solo la scorsa settimana, in ordine cronologico: topi morti sono stati trovati dentro al cinema Barberini, nel cuore di Roma, costringendo 700 studenti a saltare la proiezione; in un liceo di Prati Fiscali hanno trovato le carcasse degli animaletti dentro al bagno; una colonia di topi è stata filmata mentre andava a spasso accanto alla metro Cipro, in zona Vaticano. E ieri un gruppo di roditori è stato avvistato proprio davanti all' ospedale Sant' Andrea, mentre scorrazzava beatamente accanto alla fermata del bus, tra i rifiuti sparsi in terra.

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Quanto al Campidoglio, la Ragioneria dopo l' allarme del dicembre scorso, ha avviato, tramite una società privata, le operazioni «di derattizzazione, disinfestazione e disinfezione delle aree esterne e interne». Ma stando alla presidente dei Revisori, le pantegane continuano ad aggirarsi tra le scrivanie, come niente fosse.
E chissà che a qualcuno non venga in mente di rivolgersi a un esperto di tutt' altra caratura, quello raccontato dai fratelli Grimm, al motto di «state calmi, state calmi, non c' è nulla di tragico, basta chiamare il pifferaio magico».
VIRGINIA RAGGIVIRGINIA RAGGI

LA COLPA È DEI RIFIUTI IN STRADA: «TROPPO CIBO, SI MOLTIPLICANO»
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”

Quando i dipendenti dell' Ama scaricano i cassonetti o liberano le strade dai rifiuti accumulati sanno che spesso c' è un nemico nascosto: i topi. «Ferma - precisa il professor Enrico Alleva, etologo e presidente della Federazione Italiana di Scienze della Natura e dell' Ambiente - quelli che voi chiamate topi, in realtà sono ratti. E a Roma c' è un' invasione di ratti». Qual è la differenza? Soprattutto di peso. Se il topo è un peso piuma, il ratto è un massimo. In media il topo è 20-25 grammi, il ratto 250. 

A favorire la diffusione dei ratti c' è stata, negli ultimi anni, la resa sul fronte della raccolta dei rifiuti: la spazzatura resta sui marciapiedi, soprattutto la parte organica e gli alimenti, consentendo ai ratti di trovare da mangiare.
rifiuti topi morti romaRIFIUTI TOPI MORTI ROMA

Alleva: «Più rifiuti ci sono per strada, più i ratti si moltiplicano. In altri termini: i ratti hanno dei meccanismi neuro ormonali molto efficaci e procreano maggiormente quando c' è più cibo a disposizione. Se ci fossero meno rifiuti alimentari disponibili, diminuirebbero automaticamente». Le femmine dei ratti sono più feconde quando c' è più da mangiare. E tra i ratti c' è un' organizzazione oliata, tanto che di fronte a un alimento nuovo c' è un assaggiatore, con gli altri che aspettano la reazione prima di mangiare. Per questo si utilizzano veleni che agiscono lentamente, ma tra i ratti - secondo quanto spiega il professor Alleva - sono stati osservati alcuni esemplari che stanno diventando resistenti anche ai veleni. Sarebbe utile ad esempio non abbattere i platani dove vivono allocchi, gufi e barbagianni, predatori dei ratti. E i gatti? «Secondo alcune osservazioni a New York il gatto punta sui topi, ma il peso dei ratti è troppo elevato».

HORROR 

Gli ultimi episodi a Roma sono da pellicola horror, potrebbero dare ispirazione a una nuova serie di Netflix. Immaginate 700 studenti che raggiungono il centro storico per la proiezione di un film in una multisala e scoprono che nella sala hanno trovato numerosi topi (anzi ratti) morti e l' Asl ha emesso un provvedimento di chiusura e sospensione dell' attività. Se i ragazzi l' altro giorno sono tornati a casa, il pensiero di molti cinefili è andato alle serate passate al buio in quella sala: l' incubo è che a seguire la proiezione vi fossero anche i ratti. Seconda traccia per la fiction.
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Sempre a metà settimana, vicino al Vaticano dove ogni giorno passano decine di migliaia di turisti, oltre a tantissimi romani: a Prati, tra via Meloria e via Angelo Emo, decine di ratti sono stati visti (e filmati) uscire sul marciapiede.

Da dove partiva l' invasione degli ultra-topi? Proprio dai cassonetti, in particolare da alcune buste di spazzatura non raccolte.

Anche in centro storico, dove i cassonetti non ci sono più, non è così anomalo a Roma incontrare uno o più ratti. Il problema è che i passaggi della differenziata a volte saltano, la parte organica resta per strada. Ancora: per ragioni di sicurezza in chiave anti terrorismo, non ci sono più i cestini di ghisa, ma si ricorre a sacchetti trasparenti di plastica. Oltre ad essere molto brutti, si rompono molto facilmente, così i rifiuti si accumulano sui sampietrini e scatta l' all you can eat non solo per i ratti, ma ad esempio anche per i gabbiani divenuti sempre più numerosi, invadenti e robusti a Roma. La Capitale paga, pesantemente, le difficoltà della raccolta dei rifiuti, causate dalla poca efficienza dell' Ama e da metà dei mezzi fermi nei garage per la mancata manutenzione, ma anche dalla carenza di impianti, che si è aggravata dopo l' incendio del Tmb di via Salaria.

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LA PRODUZIONE 

Inoltre, la produzione dei rifiuti è aumentata, nonostante la giunta Raggi avesse puntato molto sul contrario, sulla riduzione (nel 2016 scrisse in un piano che sarebbero stati prodotte 200 mila tonnellate in meno all' anno). Tutti questi elementi hanno regalato splendide vacanze di Natale e Capodanno ai ratti, perché praticamente per tutto il mese di dicembre e fino a metà gennaio quasi tutti i quartieri di Roma erano ricoperti di rifiuti e cenoni a volontà per i roditori. Solo dopo il 20 gennaio si è tornati alla normalità, (anche se, secondo il gruppo dipendenti Ama Lila la normalità a Roma significa appena il 20 per cento di cassonetti non svuotati con puntualità).

Fonte: qui


CHI RIPARA LE VORAGINI DI ROMA? I CARCERATI 
VIA AI LAVORI NELLE STRADE DELLA CAPITALE: CON I 30 DETENUTI ASFALTATORI DI REBIBBIA ANCHE TUTOR E GUARDIE 
LA RAGGI: “UN DUPLICE SUCCESSO. I RAGAZZI IMPARANO UN MESTIERE CHE LI AIUTERÀ UNA VOLTA FUORI E FANNO QUALCOSA DI UTILE PER LA CITTÀ” 
Clarida Salvatori per il "Corriere della Sera"
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Dove non sono arrivate le ditte appaltatrici, sono arrivati loro: trenta detenuti «asfaltatori» del carcere di Rebibbia, scelti tra coloro che hanno una breve pena residua da scontare e un basso indice di pericolosità, che da ieri hanno cominciato a prendersi cura delle strade della Capitale. E dell' ormai annoso problema delle voragini che si aprono di continuo e che non poche vittime della strada hanno causato. Tra loro Elena Aubry, morta in sella alla sua moto sulla via Ostiense a causa del manto stradale disconnesso. «Ben venga - ha commentato la mamma di Elena, Graziella Viviano -. Ma un Comune non può affidarsi sempre a soggetti esterni perché non riesce a risolvere in proprio un problema così rilevante per i suoi cittadini. Altro che riparazioni in emergenza».
Divisa arancione e blu, sono partiti dalla periferia: da via Mario Lizzani, nella zona di Torre Spaccata, a ridosso del Grande raccordo anulare.

E hanno trascorso una mattinata a rattoppare buche, ridisegnare strisce pedonali ormai cancellate dal tempo, ripulire caditoie tappate da cumuli di foglie e rifiuti. Sotto lo sguardo attento dei tutor di Autostrade per l' Italia, che li hanno formati con un corso specifico, e delle guardie penitenziarie, hanno messo in pratica il mestiere che per loro potrebbe anche essere l' opportunità di una nuova vita.
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«Un duplice successo - le parole della sindaca Virginia Raggi, che il 7 agosto 2018 ha firmato il protocollo d' intesa "Mi riscatto per Roma", con il Dipartimento dell' amministrazione penitenziaria e Autostrade per l' Italia -. Da un lato, i ragazzi sono impegnati in un' attività all' esterno del carcere e imparano un mestiere che li aiuterà una volta fuori; dall' altra fanno qualcosa di utile per la città». Come d' altronde era già accaduto per i carcerati «giardinieri» che a marzo del 2018 avevano ripulito parchi e ville, coordinati dal servizio Giardini del Campidoglio. Nelle prossime settimane, quei fratini colorati saranno impegnati in interventi in altri quartieri.
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«Le squadre stanno lavorando molto bene - ha commentato Francesco Delzio, direttore relazioni esterne e affari istituzionali di Autostrade per l' Italia Spa -. Si tratta di un' iniziativa dall' alto valore simbolico ma anche con una ricaduta positiva per la città».

La best practice dei detenuti «asfaltatori» potrebbe presto superare i confini della Città Eterna. Sono infatti allo studio, con i sindaci di altre realtà metropolitane e con i presidenti dei tribunali di sorveglianza, modelli e protocolli.
VIRGINIA RAGGIVIRGINIA RAGGI
Forse da esportare anche all' estero. L' ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine in Messico ha infatti scritto al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: «"Mi riscatto per Roma" può essere di grande interesse per il Messico: vogliamo verificarne la trasferibilità». Fonte: qui
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