mercoledì 6 novembre 2019

NON SOLO LA VON DER LEYEN NON È ANCORA IN CARICA E CHISSÀ QUANDO (SE MAI) LO SARÀ: JUNCKER L'11 NOVEMBRE DEVE OPERARSI PER UN ANEURISMA E LA COMMISSIONE EUROPEA SARÀ GUIDATA DA TIMMERMANS. CIOÈ IL SOCIALISTA FURIOSO PERCHE' GLI HANNO PREFERITO URSULA


CERTO, SI TRATTA SOLO DEGLI AFFARI CORRENTI. MA TRA QUESTI C'È LA BREXIT, IL CONFLITTO SIRIANO, IL NUCLEARE IRANIANO, LA GUERRA COMMERCIALE CON CINA E USA, IL 5G, ECCETERA…

Dall'articolo di Carlo Nicolato per ''Libero Quotidiano''

La nuova Commissione guidata dalla tedesca Von der Leyen non è ancora in carica.
Passato il 1 novembre, il giorno in cui avrebbe dovuto prendere le redini dell'Unione, le beghe incrociate dei gruppi parlamentari contrapposti ai singoli interessi nazionali e le relative bocciature di tre candidati commissari hanno prevalso sui tempi dettati dalle leggi comunitarie.

(…) Gli affari correnti dovranno essere sbrigati dalla Commissione tuttora in carica, quella guidata appunto dall' uscente Juncker che tuttavia l' 11 novembre si sottoporrà a un delicato intervento chirurgico per un aneurisma. L' interim sarà assunto dall' attuale vicepresidente Frans Timmermans e Juncker sarà di ritorno giusto per il passaggio di consegne.

JUNCKER E CONTEJUNCKER E CONTE
Da Bruxelles fanno sapere che «come in precedenti occasioni i poteri della Commissione saranno limitati agli affari correnti, il che significa continuare la gestione quotidiana dei dossier e delle procedure in corso, senza pregiudicare le scelte politiche della Commissione entrante».

Nello specifico, la Commissione in affari correnti si occuperà dei dossier che e continuerà a «esercitare il ruolo di guardiano dei trattati che copre le infrazioni» e proseguirà il lavoro su «dossier o procedure urgenti che devono essere affrontate imperativamente per scadenze legali, come il semestre europeo».

IL VUOTO POLITICO
FRANS TIMMERMANSFRANS TIMMERMANS
Non sarà un vuoto di potere vero e proprio, nominalmente una continuità "costituzionale" c' è, ma il vuoto politico è palese come d' altronde si è già palesato dalle elezioni europee in poi, periodo nel quale l' Europa ha spiccato più del solito per la sua assenza in tutte le questioni internazionali importanti. Un esempio su tutti è quello dell' attacco in Siria della Turchia contro la quale Bruxelles non è stato in grado di assumere una posizione univoca e seria, a parte qualche rimbrotto dalle singole capitali e qualche taglio per le commesse di armi.

SANDRO GOZI E FRANS TIMMERMANSSANDRO GOZI E FRANS TIMMERMANS
Ma d' altronde l' Europa, come ha sottolineato Trump giusto in occasione del blitz contro Al Baghdadi, aveva già brillato per la sua assenza durante tutto il periodo della guerra in Siria, e quindi durante tutto il mandato di Juncker. Schierandosi spesso, quando lo ha fatto, dalla parte sbagliata e senza mai proporsi, come avrebbe dovuto anche nei suoi interessi, come mediatrice per la pace.

Sulla questione immigrati, i cui arrivi dalla Turchia si sono improvvisamente intensificati, in questo periodo di vacanza più o meno ufficiale, va registrata una inutile missione ad Ankara del ministro degli interni tedesco Seehofer accompagnato dalla comparsa europea, il commissario per l' immigrazione Avramopoulos. Per non parlare dell' altro accordo farlocco non vincolante raggiunto a Malta riguardante la distribuzione dei nuovi arrivi.

FRANS TIMMERMANSFRANS TIMMERMANS
Ma il vuoto post elettorale, aggravato dalle concomitanti vacanze estive, è stato evidente anche relativamente alla vicenda della Brexit, relativamente alla quale l' Europa, forse già soddisfatta dell' harakiri britannico, si è progressivamente assuefatta ai capricci e alle richieste di nuovi accordi e nuove proroghe di Londra.

Anche in questo caso però non c' è niente di cui vantarsi per l' Europa in quanto la Brexit è il simbolo del suo stesso fallimento ed è il disonore più grande dell' amministrazione uscente. «La triste storia di un Paese che lascia l' Ue per la prima volta è, in fin dei conti, legato al mandato del presidente uscente e alla sua Commissione» ha sottolineato Orban, il quale ha sottolineato che l' altro grande errore di Juncker è stato quello di non aver fermato l' invasione di rifugiati: «Ha fatto uscire Londra e ha fatto entrare gli immigrati». Peggio di così non si poteva.

Fonte: qui


LA GERMANIA È ORMAI IN RECESSIONE, LONDRA SE NE VA PER I FATTI SUOI (FORSE), IL GOVERNATORE DELLA BANCA D’UNGHERIA BOMBARDA L’EURO E LA COMMISSIONE UE CONTINUA A BALLARE SUL PIANO INCLINATO DEL BARATRO 
URSULA AVEVA PROMESSO DI CAMBIARE TUTTO IN CENTO GIORNI, E INVECE LA NOMINA DELLA COMMISSIONE RISCHIA DI SLITTARE ANCORA…

ANCHE BERLINO VA AL TAPPETO L'EUROPA STA ANDANDO IN PEZZI
Gian Micalessin per “il Giornale”

Londra è pronta a salutarci. La crisi dei migranti, grande levatrice del sovranismo, disegna nuove crepe. Berlino rischia di crollare sotto i colpi di un' imminente recessione. E in tutto questo Gyorgy Matolcsy, presidente della Banca d' Ungheria annuncia che è ora di cercare una via d' uscita dalla trappola dell' euro.

URSULA VON DER LEYEN ELETTA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEAURSULA VON DER LEYEN ELETTA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEAGYORGY MATOLCSYGYORGY MATOLCSY
Certo l' Ungheria di Viktor Orban non il paese più amato da Bruxelles. Ma ascoltare il presidente di una banca centrale che - alla vigilia della Brexit e di un' imminente recessione continentale - liquida l' euro come una valuta nata senza rispettare le «indispensabili condizioni preliminari» non è un bel segnale. Eppure a Bruxelles nessuno muove un dito. Nei saloni di palazzo Berlaymont, come nella prima classe del Titanic, nessuno vuole guardare l' onda che sale. L' orchestra continua a suonare e i burocrati a ritmare i consueti passi di danza sul piano inclinato del baratro.

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxellesGIUSEPPE CONTE E URSULA VON DER LEYEN A BRUXELLES
In questo clima surreale la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen non sembra più la prima ballerina, ma una goffa anatra zoppa. A metà luglio, prometteva e sognava di cambiare l' Europa in cento giorni. Cento giorni per trovare soluzioni condivise sui migranti. Cento giorni per spazzar via le nebbie del cambiamento climatico.

ursula von der leyen e angela merkelURSULA VON DER LEYEN E ANGELA MERKEL
Cento giorni per raggiungere un «verde» accordo europeo capace di traghettarci, da qui al 2050, alla soglia o all' utopia delle emissioni zero. Oggi danza sull' orlo del baratro. In oltre tre mesi non ha potuto varare nemmeno la Commissione da presiedere. E così, a oltre cinque mesi dall' elezione del Parlamento europeo facciamo ancora i conti con quella di Jean-Claude Juncker e compagnia.

junckerJUNCKER
Le commissioni, infarcite dalla sinistra, non perdonano a Ursula di aver sbarrato la strada al socialista olandese Frans Timmermans. E peggio ancora d' esser la figlia di un compromesso franco tedesco materializzatosi grazie ai voti di Viktor Orban. Le prime fucilate le sono piovute addosso quando ha osato proporre non un’«identità», non una Weltanschauung non una Visione del mondo, ma più banalmente uno stile di vita europeo.
FRANS TIMMERMANSFRANS TIMMERMANS
Il rassegnato silenzio con cui s' è inchinata al pensiero unico l' ha salvata.

Da settembre ad oggi le hanno affondato, record senza precedenti, tre dei 27 commissari proposti. E non è finita. Mentre molte incertezze s' addensano sui candidati di Ungheria e Romania la battaglia decisiva resta quella su Thierry Breton, il candidato all' Industria proposto in segno di sfida dal presidente francese Emmanuel Macron dopo la bocciatura di Sylvie Goulard. A Breton potrebbe non andare meglio.
sylvie goulard e ursula von der leyenSYLVIE GOULARD E URSULA VON DER LEYEN

Ex ministro dell' economia e oggi presidente di Atos, gigante mondiale nella gestione dei dati aziendali, il candidato francese è un sorta d' improponibile ossimoro vivente rispetto ai mantra europei sul conflitto d' interessi. Un mantra quasi sacro per Margrethe Vestager, la Commissaria danese per la Competizione e vice presidente della Commissione famosa per aver affossato la fusione tra il gruppo Alstom e Siemens.
vestagerVESTAGER

La vittima finale di questa guerra per bande, a cui s' aggiungono le rivalità con il Consiglio europeo ed Europarlamento, rischia però di essere la von der Leyen. Ulteriori ritardi potrebbero rinviare la nomina della Commissione al prossimo gennaio. Ma un' ulteriore paralisi mentre l' Europa affronta l' uscita della Gran Bretagna, la crisi della Germania, le minacce della Turchia e la concorrenza di Cina e America potrebbero persino portare alla scelta di un nuovo presidente. A quel punto l' acqua, però, sarà già nella sala macchine.
E nei saloni di palazzo Berlaymont potrebbero spegnersi le luci. Fonte: qui

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