
CONTE HA RIUNITO DI MAIO, PATUANELLI E I PARLAMENTARI PUGLIESI DEL M5S SUL DOSSIER, MA IN MOLTI SULLA POSSIBILE REINTRODUZIONE DELLO SCUDO PENALE SI SONO INCAZZATI E SI ATTACCANO ALL'EUROPA
Ex Ilva, sindacati: Incendio nell'acciaieria due
(LaPresse) - "Ancora una volta un incidente gravissimo nell'acciaieria due" dell'ex Ilva di Taranto, "una siviera appena uscita dal Convertitore 1 si è bucata svestendo acciaio in fossa, procurando fiamme altissime che raggiungevano le tubazioni gas. Solo l'intervento tempestivo dei vigili del fuoco evitato il peggio". E' quanto denunciano in una nota Fim, Fiom e Uilm.
Ex Ilva, sindacati: Incendio nell'acciaieria due-2
(LaPresse) - "Oltre il gravo episodio, nell'intervento emerge una mancanza inaudita, la completa assenza della distribuzione d'acqua della linea di emergenza che doveva essere utile al reintegro delle cisterne e di supporto a tutta l'acciaieria in caso di incendio", aggiungono i sindacati. "Ancora una volta le scriventi hanno assistito a iniziative e manovre per gestire l'emergenza del tutto improvvisate e non proceduralizzate dai singoli preposti e soprattutto gli stessi che devono dare l'esempio intervenivano sprovvisti dei dispositivi di sicurezza previsti". I sindacati ritengono "intollerabile l'intero accaduto, a dimostrazione che l'acciaieria due e tutti gli altri impianti necessitano di interventi immediati, e di una seria manutenzione ordinaria e straordinaria sino a oggi annunciata senza nessuno effettivo intervento".
Ilva, ArcelorMittal deposita l'atto di recesso
Ex Ilva, i legali di ArcelorMittal hanno depositato all'iscrizione a ruolo in Tribunale a Milano l'atto di citazione per il recesso del contratto di affitto, preliminare all'acquisto, dello stabilmento di Taranto e delle altre sedi del gruppo. Ora il procedimento passerà al presidente del Tribunale Roberto Bichi che provvederà ad assegnarlo ad una delle due sezioni specializzate in materia di imprese.
I legali di Arcelor Mittal hanno depositato all'iscrizione a ruolo in Tribunale a Milano l'atto di citazione per il recesso del contratto di affitto, preliminare all'acquisto, dell'ex Ilva. Ora il procedimento passerà al presidente del Tribunale Roberto Bichi che provvederà ad assegnarlo ad una delle due sezioni specializzate in materia di imprese.
Intanto oggi si è svolta di primo mattino una riunione del premier Giuseppe Conte con i parlamentari pugliesi del M5S sul dossier dell'ex Ilva. All'incontro hanno preso parte i ministri Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Federico D'Incà. I toni si sarebbero accesi sulla questione della possibile reintroduzione di uno scudo per Arcelor Mittal, tema su cui molti parlamentari M5S fanno muro.
M5S
«Germania e Polonia vogliono un fondo europeo per la transizione ecologica e la decarbonizzazione? Bene, questo fondo deve riguardare anche l'ex Ilva. Il Just Transition Fund, che la nuova Commissione europea ha inserito fra le sue priorità, non deve riguardare solo il carbone ma anche l'acciaio».
Così in una nota l'europarlamentare del Movimento 5 Stelle Rosa D'Amato. «La Commissione europea non può voltarsi dall'altra parte dinanzi alla scelta di ArcelorMittal di ritirarsi da Taranto. Quello dall'ex Ilva è un caso emblematico su cui, come Movimento 5 Stelle, misureremo il reale rispetto della nuova Commissione Von der Leyen delle sue promesse in tema ambientale. Il Green New Deal annunciato da Bruxelles non può non affrontare il tema dell'acciaio, settore che rappresenta il 24% delle emissioni globali», aggiunge D'Amato.
«La Commissione europea deve sostenere il Governo italiano in un progetto che preveda la chiusura dell'area a caldo e il consolidamento delle lavorazioni a freddo. A Taranto - conclude - si gioca una partita centrale per il futuro dell'Europa, una partita in cui dobbiamo dimostrare che una nuova economia, pulita e sostenibile sotto tutti i punti di vista, è possibile. Ecco perché Bruxelles non può voltarsi dall'altra parte». Fonte: qui

IL GOVERNO DOVREBBE ACCETTARE LA RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE A 4 MILIONI DI TONNELLATE (DAI 4,5 ATTUALI) ED IL MANTENIMENTO IN FUNZIONE DI APPENA DUE ALTIFORNI
ARCELOR MITTAL POTREBBE LIMITARSI A CHIEDERE LA MESSA IN CASSA INTEGRAZIONE DI 3 MILA OPERAI (E NON 5 MILA)
DECISIVO PER L’INTESA, L’INGRESSO DELLO STATO ATTRAVERSO CDP CON UNA QUOTA DEL 20-30% NEL CAPITALE DI ARCELOR MITTAL ITALIA…
Paolo Baroni per “la Stampa”
«Nulla di calendarizzato»: le notizie che rimbalzano dal quartier generale di Londra dicono non sarà oggi il giorno in cui i Mittal torneranno a Roma per vedere di nuovo Conte e sciogliere il nodo-Ilva. Prima, infatti, occorre che la politica faccia chiarezza su cosa vuol fare, si fa notare, e questo vale sia per la maggioranza nel suo insieme che, soprattutto, per i 5 Stelle. Però, dopo il faccia a faccia molto duro della scorsa settimana a palazzo Chigi, sbollita la rabbia sembra che negli ultimi giorni si sia aperta «una fase di riflessione» da parte dei Mittal che potrebbe preludere ad un avvicinamento tra le parti. Sotto traccia, infatti, si tratta.
Sul piatto c'è sempre la minaccia di recesso dal contratto di acquisto dell'ex Ilva perchè l'investimento di 4,2 miliardi previsto a suo tempo è diventato insostenibile a causa della grave crisi del mercato dell' acciaio. Ma il problema, viene riconosciuto da più parti, oggi non è tanto il ripristino delle tutele legali, quanto i 5 mila esuberi annunciati.
Arcelor potrebbe ammorbidire un poco le sue richieste, ma il governo dovrebbe accettare la riduzione della produzione a 4 milioni di tonnellate (dai 4,5 attuali) ed il mantenimento in funzione di appena due altiforni. A sua volta il gruppo franco-indiano, riparametrando meglio produzione e numero di occupati, potrebbe limitarsi a chiedere la messa in cassa integrazione di «appena» 3 mila operai, più i 1.700 già in cig da mesi.
Tremila persone a cui destinare ammortizzatori di lunga durata in modo tale da superare l'attuale fase di crisi del mercato e da consentire senza intoppi il completamento della messa a norma di tutti gli impianti. «Un eventuale mantenimento della presenza di ArcelorMittal a Taranto, nel presupposto che la cosa si dimostri fattibile, non potrebbe prescindere da una riconsiderazione della presenza stessa» fanno sapere fonti vicine al dossier. Terzo punto di una possibile intesa, il ruolo dello Stato.
Esclusa una nazionalizzazione dell' Ilva («una pericolosa illusione» l'ha definita ieri Gualtieri), l' opzione più percorribile è quella che prevede l' ingresso dello Stato attraverso Cdp con una quota del 20-30% nel capitale di ArcelorMittal Italia. Soluzione che offrirebbe a Mittal la possibilità di alleggerire quel «rischio Italia» su cui le agenzie di rating l'hanno già messa nel mirino, e di contro darebbe al governo poteri di controllo più forti visto che potrebbe nominare nel cda alcuni suoi rappresentanti.
Lo stesso Gualtieri ha ammesso che l'opzione Cdp «ovviamente esiste», spiegando la Cassa «è uno strumento che non va escluso dalla cassetta degli attrezzi di cui disponiamo» per affrontare il caso-Ilva. Nell' attesa che una soluzione maturi il gruppo procede con le operazioni che porteranno alla «progressiva ed ordinata fermata degli impianti» decisa nei giorni scorsi. Ieri si è così appreso che da alcuni giorni a Taranto è stato sospeso lo scarico delle materie prime e anche dal porto di Brindisi hanno fatto sapere che i rifornimenti dell' ex Ilva sono sospesi.
Su un binario parallelo procede anche la battaglia legale: oggi gli avvocati di Arcelor depositano in Tribunale a Milano l' atto con cui il gruppo chiede il recesso dal contratto per l' ex Ilva già notificato ai commissari. Che a loro volta annunciano un ricorso urgente, in cui sostengono che il venir meno dello scudo penale non è una condizione che consente ad Arcelor di sfilarsi, e partono al contrattacco. Anche con la benedizione di Conte .
Fonte: qui

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