mercoledì 15 aprile 2020

LA STRAGE DEGLI ANZIANI IN LOMBARDIA

NON SOLO PIO ALBERGO TRIVULZIO, SI ALLUNGA LA LISTA DEGLI OSPIZI FINITI SOTTO ACCUSA. CONTROLLI NELLE CASE DI RIPOSO DI VARESE, BERGAMO, MONZA: GLI STANDARD DI SICUREZZA, PREVISTI PER LEGGE, SONO STATI ADOTTATI AL FINE DI EVITARE I CONTAGI E QUINDI I MORTI? 
SUL FRONTE ALZANO LOMBARDO, SI INDAGA SULLA MANCATA ZONA ROSSA E SUL NO ALLA CHIUSURA DEL PRONTO SOCCORSO CHE DIVENTÒ FOCOLAIO...
Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

ospizi lombardia 1OSPIZI LOMBARDIA 
Acquisizioni di registri, cartelle cliniche, raccolta di testimonianze di medici, infermieri, operatori sanitari e di parenti delle vittime. Le indagini sulle morti sospette degli anziani nelle Rsa non riguardano più il solo Pio Albergo Trivulzio. Sebbene l'inchiesta sul Pat sia la principale, sia per il numero dei deceduti che per il ruolo di regista affidato alla Baggina. Struttura che ha fatto da centro di smistamento verso altre case di cura per i malati di Coronavirus a bassa intensità che venivano dimessi da ospedali in difficoltà.

Gli inquirenti hanno bussato alle porte della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e di una residenza di Settimo Milanese. Sono solo i primi blitz, visto che i pm del pool Salute della procura di Milano, guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano, stanno procedendo in queste ore alle iscrizioni nel registro degli indagati dei vertici di altre residenze in cui si sono verificati contagi e morti, tra cui quelle dei quartieri milanesi di Affori, Corvetto e Lambrate.

Le iscrizioni servono per procedere, eventualmente, alle perquisizioni, come è avvenuto per il Pio Albergo Trivulzio. Inoltre, ieri mattina, i carabinieri del Nas hanno ispezionato le Rsa di quattro province lombarde Milano, Monza, Como e Varese.

morti ospiziMORTI OSPIZI
Sono stati una quindicina, invece, i controlli, sempre del nucleo antisofisticazione di Brescia, nelle case di riposo della Bergamasca, dove secondo i dati della Cgil sono deceduti «il 25 per cento degli ospiti» dall'inizio dell'emergenza. «Già da qualche tempo, alcune strutture hanno ricevuto la visita dei carabinieri del Nas dopo diverse segnalazioni», spiega Roberto Rossi, responsabile del sindacato, sottolineando che i dati raccolti hanno portato a stimare nelle 65 Rsa della provincia almeno 1.500 decessi fino alla settimana scorsa.

NUMERO ELEVATO
Il record ufficiale di decessi in una singola casa di cura spetta al Trivulzio, che è anche la più grande: alla Baggina, come la chiamano i milanesi, dai primi giorni di marzo ci sono stati quasi 150 morti su un totale di circa 1200 persone, tra ospiti e pazienti. Un numero simile di decessi si sarebbe registrato, sempre a Milano, alla Fondazione don Gnocchi. Sia in questo fascicolo, che negli altri sulle Rsa milanesi, gli inquirenti, con gli investigatori del Nas dei carabinieri e della Guardia di finanza, dovranno lavorare su più fronti: dalle analisi sulle centinaia di morti per sospetto Covid-19 fino all'assenza di tamponi e di mascherine e alle presunte minacce agli infermieri che le utilizzavano.

ospiziOSPIZI
E ancora sulle eventuali omissioni nei referti e nelle cure fornite e sulla presunta commistione tra anziani e pazienti dimessi dagli ospedali. Infine sul ruolo giocato dell'amministrazione regionale nella predisposizione di linee guida e piani pandemici. La domanda a cui dovranno fornire una risposta gli inquirenti è: gli standard di sicurezza, previsti per legge, sono stati adottati al fine di evitare i contagi e quindi i morti?

COMO
La procura di Como ha aperto un procedimento per interruzione di pubblico servizio. Questa nuova inchiesta è nata dopo il deposito di due denunce presentate da alcuni parenti di degenti in Rsa. I familiari lamentano di non avere da tempo notizie sulle condizioni di salute dei propri congiunti da parte delle strutture. Uno dei due querelanti ha scritto che nei giorni scorsi aveva ricevuto una telefonata in cui veniva informato che le condizioni di suo padre si erano aggravate. Poi non sarebbe più riuscito ad avere novità. Da qui l'esposto che ha comportato l'apertura di un fascicolo.

Sul fronte Alzano Lombardo, nella Bergamasca, invece, si indaga sulla mancata zona rossa e sul no alla chiusura del pronto soccorso che diventò focolaio. Sono stati già sentiti alcuni infermieri e dirigenti medici dell'ospedale di Alzano e della stessa Asst nelle indagini per epidemia colposa condotte dai carabinieri del Nas di Brescia.

Fonte: qui

“MORTI DOVUTE A NEGLIGENZA E IMPERIZIA”, LA FINANZA SEQUESTRA I REFERTI DEGLI ULTIMI 4 MESI. LA "BAGGINA", TRA LE CASE DI RIPOSO MILANESI, È QUELLA CON IL MAGGIOR NUMERO DI VITTIME, 78 SOLO NEI PRIMI DODICI GIORNI DI APRILE. 
IL RUOLO DEL DIRETTORE GENERALE CALICCHIO (INDAGATO). 
SARANNO APPROFONDITI ANCHE I "RAPPORTI" TRA TRIVULZIO E REGIONE…
C. Gu. per “il Messaggero”
pio albergo trivulzioPIO ALBERGO TRIVULZIO

Un avviso di garanzia al direttore generale del Pio Albergo Trivulzio Giuseppe Calicchio per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo, la casa di riposo indagata per la legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti. L'inchiesta sulla Baggina assume contorni molto più corposi di un fascicolo dopo le perquisizioni della guardia di finanza di Milano che ieri mattina si è presentata negli uffici della storica Rsa, quasi trent'anni dopo il blitz che ha aperto la stagione di Tangentopoli.

Obiettivo degli investigatori sono le cartelle cliniche dei pazienti morti da gennaio a oggi, ma anche le «direttive» inviate dalla Regione Lombardia per la gestione di ospiti anziani e pazienti. E soprattutto per l'accoglimento dei malati di Covid-19 dimessi dagli ospedali, operazione assegnata dalla Giunta alla Baggina con il compito di smistare i degenti nelle strutture della regione.

NEGLIGENZA E IMPERIZIA
Nell'imputazione del decreto a carico del direttore generale Giuseppe Calicchio viene contestato all'indagato di non aver rispettato i protocolli sanitari di sicurezza e di aver così «messo in pericolo» la salute degli operatori e degli ospiti, nonché di aver causato con «negligenza, imprudenza ed imperizia» le morti degli anziani.
PIO ALBERGO TRIVULZIOPIO ALBERGO TRIVULZIO

LA MAXI INCHIESTA
Il Trivulzio è solo un tassello della maxi inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, composta da più filoni sulle presunte carenze e omissioni che avrebbero causato centinaia di decessi nelle case di riposo milanesi. La Baggina è quella con il maggior numero di vittime, 78 solo nei primi dodici giorni di aprile, ed è una «ingente mole di documenti» quella acquisita tra cartelle cliniche, documenti cartacei e informatici. Sono stati sequestrati pc, tra cui quello del direttore generale Calicchio, e altri dispositivi informatici alla ricerca di email e documenti.

GIUSEPPE CALICCHIOGIUSEPPE CALICCHIO
L'analisi del materiale allargherà il perimetro degli indagati, coinvolti nell'inchiesta su due fronti: la mancata protezione dall'infezione del personale e dei pazienti, le direttive arrivate dalla Regione Lombardia. Per questo secondo ambito investigativo, la finanza ha acquisito anche la delibera regionale dell'8 marzo che dava la possibilità alle Rsa, su base volontaria, di ospitare pazienti Covid dimessi dagli ospedali, per «liberare rapidamente i posti letto degli ospedali per acuti (terapie intensive, sub intensive, malattie infettive, pneumologia, degenze ordinare)». E la Baggina aveva un ruolo centrale, ovvero distribuire i pazienti in altre case di riposo, a condizione che fossero in reparti separati dagli ospiti sani.

GLI AVVISI DI GARANZIA
I pm stanno iscrivendo nel registro degli indagati tutti i vertici delle residenze nel mirino, almeno una dozzina da Lambrate, Affori e Corvetto. Oltre che sul sequestro dei referti, utili per accertare eventuali omissioni e correlazioni tra le morti e i contagi nella struttura, al Trivulzio le attività degli investigatori si concentrano sulla gestione organizzativa interna della struttura e sulle direttive date dall'amministrazione regionale, così come ad altre Rsa, in questa fase di emergenza. E, in particolare, su quei «nuovi arrivi» di pazienti alla Baggina, circa venti, quando era già scoppiata l'epidemia, anche se ufficialmente la struttura dichiara di non aver ricoverato malati Covid nonostante il via libera del Pirellone.
PIO ALBERGO TRIVULZIOPIO ALBERGO TRIVULZIO

REPARTI ISOLATI
Proprio i «rapporti» tra Trivulzio e Regione saranno approfonditi: il Pat ha fatto da centro di smistamento verso altre strutture dei malati di Coronavirus a bassa intensità, che venivano dimessi da ospedali ormai al collasso. Una «commistione» che potrebbe aver creato dei focolai. Sequestrata anche la documentazione sui tamponi, pochissimi quelli effettuati nelle Rsa prima per mancanza dei test ora per carenza dei reagenti, e poi le disposizioni interne sull'uso delle mascherine, perché alcuni operatori hanno denunciato di essere stati «minacciati» quando le usavano tra fine febbraio e inizio marzo.
attilio fontana 1ATTILIO FONTANA 

Agli atti anche carteggi e mail su disposizioni interne e regionali, che il direttore generale Calicchio ha affermato di aver seguito di fronte agli ispettori del ministero della Sanità. La mole di materiale acquisito richiederà settimane di lavoro, mentre tra i vertici delle Rsa indagati figurano anche quelli del Don Gnocchi (che respinge le accuse) e della a Sacra Famiglia di Cesano Boscone.

Fonte: qui

UN DISASTRO ANNUNCIATO: METTERE LA BAGGINA IN MANO AGLI INCOMPETENTI 
GLI ISPETTORI AL PIO ALBERGO TRIVULZIO: REGOLE DI SICUREZZA VIOLATE. IL PROBLEMA È CHE PRIMA DELLO STATO DI EMERGENZA IL VIRUS AVEVA GIÀ INVASO LE CORSIE: DA GENNAIO SONO STATI RICOVERATI MOLTI PAZIENTI CON POLMONITI O CON SINTOMI DA INSUFFICIENZA RESPIRATORIA, E «CRITICITÀ» DI QUESTO TIPO LE ACCUSAVANO ANCHE ALCUNI DEGENTI (UNA VENTINA E UFFICIALMENTE NON COVID) TRASFERITI DOPO L'ESPLOSIONE DEL CORONAVIRUS
GLI ISPETTORI AL TRIVULZIO: REGOLE DI SICUREZZA VIOLATE
Claudia Guasco per “il Messaggero

fontana trivulzio 1FONTANA TRIVULZIO
Nessun Covid positivo né pazienti con sintomi simili avrebbero mai dovuto essere accolti al Trivulzio. «Le disposizioni che erano state date a tutti, in particolare dall'Istituto superiore di sanità e dal Ministero, prevedevano non soltanto per la Lombardia, ma per tutte le Rsa, che non entrassero dall'esterno possibili soggetti contagiati», afferma la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa. Che annuncia: «Sul Trivulzio noi abbiamo fatto quello che era doveroso fare e cioè una ispezione che ci consenta di comprendere come mai siamo arrivati a un numero di decessi così grande. L'ispezione è già conclusa».

VERIFICHE SULLA REGIONE
Con una prima evidenza: il Trivulzio ha accettato ospiti con sintomi del virus da altri ospedali e non avrebbe potuto farlo. Non solo. Al vaglio degli ispettori del ministero c'è anche il ruolo della Regione Lombardia, che ha spostato i pazienti positivi al Trivulzio e in altre strutture di lungodegenza per creare posti letto negli ospedali al collasso. Lo si evince dall'interpellanza urgente del Pd alla quale ha risposto ieri alla camera la sottosgretaria Zampa.

SANDRA ZAMPASANDRA ZAMPA
Sui morti allla Baggina, si legge nel documento, «il ministero della Salute ha immediatamente avviato un'attività di verifica ispettiva in ordine alla congruità delle indicazioni fornite alle Rsa da parte della Regione Lombardia e dalle rispettive Ats, e alla adeguatezza delle attività di prevenzione, vigilanza e di indirizzo poste in essere nell'esercizio dei poteri di programmazione, indirizzo e coordinamento di competenza regionale, rispetto alle indicazioni fornite dal Ministero della salute con apposite circolari».

Oggetto di controllo ispettivo è anche appurare se «la Regione Lombardia abbia chiesto alle Rsa di ampliare la loro ricettività in modo da ospitare, in funzione deflattiva sugli ospedali, i casi meno gravi di pazienti contagiati da coronavirus». La task force degli ispettori ha chiesto alla Baggina «la documentazione attestante l'attivazione delle misure di sicurezza poste in essere a tutela dei pazienti e degli operatori con la relativa cronologia.

Inoltre, è stata richiesta al direttore generale dell'Ats una descrizione temporale delle attività svolte nel rispetto alle disposizioni emanate dal ministero della Salute e dalla Regione Lombardia in merito all'emergenza Covid-19». Dal primo febbraio al 6 aprile il numero dei morti nelle Rsa lombarde, informa la sottosgretaria Zampa, «è pari a 1.822 su un totale di 13.287 residenti, i deceduti accertati positivi al Covid-19 sono 934, cioè il 51,3% del totale dei decessi» nelle strutture per anziani, «ovviamente di quelle che hanno risposto al questionario», rileva Sandra Zampa.
pio albergo trivulzioPIO ALBERGO TRIVULZIO

POLMONITI ANOMALE
Già il 22 gennaio, riferisce in Aula la sottosegretaria, «con una circolare della direzione della prevenzione si allertava sulla particolare predisposizione della popolazione anziana al virus, e sin dall'adozione del decreto del primo marzo, anche per la Lombardia, è stata prescritta la rigorosa limitazione all'accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali quale fondamentale misura di prevenzione del contagio».

Ma al Trivulzio, è ciò che emerge dall'inchiesta dei magistrati di Milano, il virus aveva già invaso le corsie: da gennaio sono stati ricoverati molti pazienti con polmoniti o con sintomi da insufficienza respiratoria, e «criticità» di questo tipo le accusavano anche alcuni degenti (una ventina e ufficialmente non Covid) trasferiti alla Baggina dopo l'esplosione dell'emergenza coronavirus. Il direttore generale Giuseppe Calicchio, indagato per epidemia colposa e omicidio colposo così come i vertici delle altre Rsa, si è difeso davanti agli ispettori del Ministero spiegando di aver rispettato i protocolli interni oltre che le disposizioni regionali.

Il 19 marzo, si legge in un documento, il Pio Albergo lamentava di non aver ricevuto «riscontro» a una richiesta di mascherine avanzata alla «centrale regionale di committenza». Ieri i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria sono tornati negli uffici della Regione acquisendo una gran mole di documenti. Il sospetto è che da un lato possano esserci state irregolarità nella delibera di Giunta dell'8 marzo che ha fatto sì che pazienti Covid venissero ammessi nelle case di riposo e che la stessa amministrazione regionale non abbia dato comunicazioni corrette alle Rsa sui rischi epidemiologici.

le foto di medici e infermieri che lottano con il coronavirus 3LE FOTO DI MEDICI E INFERMIERI CHE LOTTANO CON IL CORONAVIRUS
Dall'altro, la possibilità che le stesse residenze per anziani non abbiano adottato le misure idonee per prevenire il contagio, come l'uso delle mascherine, e abbiano accolto i malati di Coronavirus senza separarli dagli ospiti. Oppure usando strutture diverse ma lo stesso personale.


L'ACCUSA DEI DIPENDENTI ALLA DIRIGENZA «CI HANNO LASCIATO SOLI CONTRO IL VIRUS»
Claudia Guasco per “il Messaggero

«Siamo stati lasciati completamente soli. Senza direttive che prevedessero protocolli aziendali diagnostico terapeutici, univoche indicazioni sul trattamento dell'epidemia e delle norme di isolamento. Senza la possibilità di fare tamponi, senza dispositivi di protezione individuali fino a marzo inoltrato». E' una lettera di denuncia, quella alla quale appongono le loro firme medici, infermieri e personale amministrativo del Pio Albergo Trivulzio. Qui sono morti 178 anziani, numero purtroppo sempre in aggiornamento, dottori e operatori sanitari si sono trovati a combattere a mani nude contro un virus che, ufficialmente, non è mai entrato alla Baggina.
PIO ALBERGO TRIVULZIOPIO ALBERGO TRIVULZIO

NESSUN REPARTO COVID
«Abbiamo ricevuto direttive che impedivano l'invio in urgenza tramite 112 dei pazienti più gravi in pronto soccorso, sostenendo che le cure prestate presso il nostro istituto fossero migliori, oltre che maggiormente dignitose rispetto a quelle prestate in pronto soccorso», scrivono i medici. Inoltre, «nonostante numerose sollecitazioni alla direzione dell'istituto, non sono stati costituiti reparti Covid dove isolare i pazienti sospetti, tutelati esclusivamente da personale dedicato. A tutt'oggi il personale viene spostato da un reparto all'altro, senza verificare la negatività al tampone, esponendo quindi al contagio ulteriore personale sanitario e pazienti».

Eppure medici e operatori non si sono tirati indietro. «Abbiamo profuso tutta la nostra energia e professionalità senza alcun risparmio, spesso osservando turni di lavoro massacranti, ma continuando a fornire tutta l'assistenza necessaria ai pazienti attraverso le terapie di supporto disponibili e isolando ogni caso clinico sospetto nei limiti del possibile (in assenza dei tamponi), per offrire la miglior cura.

Abbiamo inoltre continuato a intrattenere le relazioni con le famiglie di tutti i pazienti, in particolare quelli critici e quelli isolati in osservazione, cercando di fornire loro la comunicazione più chiara e trasparente possibile, nonostante il clima aziendale interno non fosse dei più favorevoli». Il maggior rammarico, dicono i medici, «è legato al fatto che nonostante la nostra abnegazione e dedizione, pur in condizioni così difficili, non siamo riusciti ad arginare la diffusione del virus e a evitare le infauste conseguenze».

infermiere si prepara al turno nel reparto covid19 2INFERMIERE SI PREPARA AL TURNO NEL REPARTO COVID19
E si muovono anche i familiari degli anziani della Baggina, che hanno creato il Comitato giustizia e verità per le vittime del Trivulzio. Nella Rsa c'è «un agghiacciante quadro di malasanità», afferma Alessandro Azzoni, con una mamma di 76 anni malata di Alzheimer ricoverata da due anni nel reparto Fornari. «Qui si sta assistendo alla cronaca di una serie di morti annunciate».

La pandemia è arrivata da un mese e mezzo, dice, «e quindi non può più essere considerata un'emergenza: i dirigenti lo sanno quello che sta succedendo. A una signora ieri hanno detto che l'ospite di fianco a sua nonna ha i sintomi del Covid ma non la spostano, la lasciano lì e così la condannano a morte. Ho dovuto litigare per far fare una flebo a mia madre, era nel letto senza parlare, non sapevano da quanto non mangia, probabilmente da almeno una settimana, ha una saturazione che richiederebbe una maschera d'ossigeno ma non gliela mettono».

NESSUNO DECIDE
Di fatto, sostiene Azzoni, «il Trivulzio non ha più dirigenza, ci sono mille e più ospiti che riescono ad andare avanti solo e semplicemente grazie al lavoro del personale medico e infermieristico che sta dando tutto. Ma non vengono fatte scelte e nel reparto di mia madre dove ci sono venti persone, ne sono morte già sei la settimana scorsa».

Fonte: qui

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