lunedì 9 settembre 2019

COSI’ HANNO FREGATO SCHWAZER: ERANO MANOMESSE LE ANALISI DEL MARCIATORE CHE PORTARONO ALLA SUA CONDANNA PER DOPING


LA PERIZIA DEI RIS, LE PROVETTE MANIPOLATE, LA “CUPOLA SPORTIVO-MAFIOSA” CHE HA INCASTRATO L’ATLETA (IERI SPOSO) E IL SUO ALLENATORE SANDRO DONATI, UNA VITA PASSATA A COMBATTERE IL DOPING: "LA MIA ALLEANZA CON ALEX NON ERA GRADITA. NULLA ERA STATO DIMENTICATO, L’AMBIENTE DELL'ATLETICA NON MI HA PERDONATO..”
Foto di Ferdinando Mezzelani per Dagospia

SCHWAZER

alex schwazer pechino 2008 foto mezzelani gmt 18ALEX SCHWAZER PECHINO 2008 FOTO MEZZELANI 
Clamoroso: le analisi che hanno portato alla condanna di Alex Schwazer per doping sarebbero state «manomesse» ed i campioni biologici sarebbero «non compatibili con il suo DNA». La notizia - non ancora confermata ma ormai rilanciata da molti media internazionali - avrebbe del clamoroso, ma che al momento è stata pubblicata dal solo quotidiano Tuttosport, che la presenta come “esclusiva” avendo evidentemente avuto informazioni da fonti certe.
L’articolo è a firma del direttore Xavier Jacobelli.

Di fatto le conclusioni della lunghissima perizia dei Ris, attesa ancora dalla scorsa estate, sarebbero che la provetta con le urine di Alex Schwazer è stata manomessa.
La perizia del Ris (Reparto Investigazioni Scientifiche) dei Carabinieri di Parma sarà presentata ufficialmente al Tribunale di Bolzano il prossimo giovedì 12 settembre e lì ne sapremo di più.

alex schwazer pechino 2008 foto mezzelani gmt 25ALEX SCHWAZER PECHINO 2008 FOTO MEZZELANI 
L'inchiesta ad oggi ancora in corso a Bolzano dovrà far luce sulle accuse ma Alex Schwazer e il suo allenatore Sandro Donati, più volte in incontri pubblici, si erano detti più che fiduciosi che "con l'aiuto della magistratura emergerà tutto chiaramente".

Oro a Pechino 2008, il marciatore di Vipiteno aveva ammesso in lacrime la sua prima positività (a Londra 2012), ma ha sempre proclamato la propria innocenza davanti alla seconda positività che gli ha negato i Giochi di Rio e Donati non esitava a parlare di "istituzioni corrotte" che "mascherano le loro colpe e le addossano a te. Questo e' un doping creato in laboratorio da persone spregiudicate per le quali l'essere umano non conta". Donati ha sempre fatto della lotta al doping la sua bandiera e proprio per questo Schwazer si era rivolto a lui per rimettersi in carreggiata. Poi, pero', ecco la nuova positivita', la denuncia presentata dall'atleta e l'ipotesi della manipolazione delle provette che non sarebbe stata ancora esclusa dagli inquirenti.
alex schwazer pechino 2008 foto mezzelani gmt 17ALEX SCHWAZER PECHINO 2008 FOTO MEZZELANI 

"Mi sono accorto - conclude Donati - che la mia alleanza con Alex non era gradita all'ambiente dell'atletica e sono riemersi i dopatori di professione e le ostilita' contro di me per le mie denunce alla giustizia ordinaria. Nulla era stato dimenticato e quell'ambiente non mi ha mai perdonato. Ma portero' a compimento questa storia mettendo in evidenza la verita".

La notizia viene nel giorno del suo matrimonio: Alex Schwazer aspetta con fiducia novità sull’inchiesta che riguarda la sua annosa vicenda doping. Un’anticipazione dei risultati della perizia del Ris di Parma sul campione di urine, dalle quali risultava la positività del marciatore, pubblicata da Tuttosport farebbe emergere che le provette sarebbero state manomesse. E quindi Schwazer sarebbe innocente. Uno spiraglio che arriva proprio in occasione delle nozze celebrate oggi a Vipiteno tra l’olimpionico e Kathrin Freund.
Interpellato dalla Rai a margine della cerimonia, l’avvocato Gerhard Brandstaetter, legale del marciatore, conferma: «Il Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri ha riscontrato nelle urine delle discordanze non compatibili con la fisiologia dell’atleta». Giovedì prossimo, in Tribunale a Bolzano, ci sarà la presentazione ufficiale della perizia.

alex schwazer pechino 2008 foto mezzelani gmt 16ALEX SCHWAZER PECHINO 2008 FOTO MEZZELANI 
Il marciatore altoatesino si era dichiarato più volte estraneo al doping dopo la positività confessata alla vigilia delle Olimpiadi di Londra 2012, ma era stato squalificato proprio mentre si stava preparando per i Giochi di Rio 2016. La sua positività era stata rilevata dal laboratorio di Colonia. La difesa di Schwazer aveva sempre nutrito dubbi sul sistema di custodia della provetta. Se fosse vero che nelle urine vi sono delle «discordanze non compatibili con la fisiologia dell’atleta», allora le provette potrebbero essere state manomesse.



UNA TRAPPOLA ORGANIZZATA ALLA LUCE DEL SOLE
Attilio Bolzoni per la Repubblica

Non ci voleva molto a capirlo. Già tre anni fa, quando qualcuno e con l' inganno aveva deciso di distruggere la vita di un ragazzo italiano. Non ci voleva tanto a intuire chi fosse quella gente là, capibastone dell' atletica internazionale e miserabili figure affiorate dai bassifondi dello sport nostrano, gare comprate e vendute, offerte che non si potevano rifiutare come nel film "Il Padrino", coppe olimpioniche splendenti e trucchi da quattro soldi, corrotti e corruttori, tutta una trama che si è intrecciata intorno a una provetta che ha ballato per mezza Europa protetta dall' omertà di personaggi eccellenti ma anche decisamente poco raccomandabili.
alex schwazer pechino 2008 foto mezzelani gmt 14ALEX SCHWAZER PECHINO 2008 FOTO MEZZELANI

Una provetta piena di un' urina che è stata "manomessa" e riciclata, "stressata" e rimescolata, l' urina di Alex Schwazer che non è mai stata solo l' urina di Alex Schwazer. Se le anticipazioni sulla perizia dei carabinieri del Ris dovessero risultare vere (a questo punto nessuno ha motivo di dubitarne, comunque ne sapremo qualcosa di più giovedì prossimo quando il risultato delle analisi sarà consegnato ai magistrati di Bolzano) va in scena ufficialmente quella farsa e quella vergogna che è stata la crocifissione di un marciatore che - sospeso per doping e per lungo tempo dopo i giochi olimpici di Londra del 2012 - avrebbe probabilmente vinto una o addirittura due medaglie d' oro nel 2016 a Rio De Janeiro.

Una trappola, anzi una doppia trappola. Una preparata con cura contro il "drogato" di Londra e un' altra tesa contro il suo allenatore Sandro Donati, una vita a combattere il doping in ogni angolo del mondo, una vita controvento nei gironi infernali dell' atletica più sporca. Gliel' hanno fatta pagare. È questo il senso di quella che noi di "Repubblica" nel 2016 abbiamo chiamato l'"Operazione Schwazer", un controllo improvviso all' alba di quel Capodanno fra le nevi di Racines, la pipì di Alex che ha seguito tortuosi percorsi fra Stoccarda e Colonia, una Cupola sportivo-mafiosa che ha fatto di tutto e di più per incastrare il marciatore italiano fino a quella burla del processo di Rio quando i giochi erano già iniziati e che ha definitivamente messo alla gogna Schwazer. Di misterioso in questa vicenda criminale (come altro potremmo definirla?) non c' è mai stato granché.

alex schwazer pechino 2008 foto mezzelani gmt 13ALEX SCHWAZER PECHINO 2008 FOTO MEZZELANI 
È tutto avvenuto paradossalmente alla luce del sole anche se ogni dettaglio sembrava accuratamente nascosto, sicari e mandanti hanno un volto e un nome, basta ricostruire lo svolgimento dei fatti per metterli uno accanto all' altro, uno sotto o sopra l' altro. E anche il movente dell' omicidio sportivo del marciatore italiano è chiaro, chiarissimo. Se Alex Schwazer avesse conquistato a Rio le sue medaglie d' oro nei 20 e nei 50 chilometri, se dopo la lunga squalifica avesse dimostrato che dopo il doping si può vincere anche senza doping, un intero sistema fradicio avrebbe subito un contraccolpo micidiale. Non bisognava solo mettere nel mirino un marciatore che aveva scelto un' altra strada, bisognava cancellare un'"idea" di sport. Troppo pericoloso per i boss dell' atletica. Fonte: qui

“POSSO ASPETTARE, L’HO FATTO PER ANNI…VOGLIO DIMOSTRARE LA MIA INNOCENZA” 
PARLA ALEX SCHWAZER DOPO CHE IL GIUDICE HA DECISO DI RINVIARE LA SENTENZA 
SCONTRO DURISSIMO TRA PERITI E L’AGENZIA ANTIDOPING WADA: NELLE PROVETTE DNA NON COMPATIBILI CON QUELLI DELL'EX MARCIATORE. IL COMANDANTE DEI RIS IPOTIZZA "LA MANIPOLAZIONE 
IL TECNICO SANDRO DONATI PROMETTE FUOCO E FIAMME": SE SI ARRIVA ALLA FINE, CHIEDERÒ IL RISARCIMENTO. E DIRÒ TUTTO SE QUALCUNO NON MI METTERÀ UNA PISTOLA IN BOCCA PRIMA"

Foto di Ferdinando Mezzelani per Dagospia
alex schwazer pechino 2008 foto mezzelani gmt 25ALEX SCHWAZER PECHINO 2008 FOTO MEZZELANI GMT 25
Valerio Piccioni per la Gazzetta dello Sport

Quattro ore. Un lungo match senza esclusione di colpi. Da una parte le istituzioni sportive: Iaaf e Wada. Dall' altra l' atleta: Alex Schwazer. In mezzo la perizia del comandante del Ris, Giampietro Lago, che spiega, argomenta, risponde nell' udienza dell'«incidente probatorio».

Alla fine del corpo a corpo giuridico-scientifico, il gip Walter Pelino ascolta le richieste delle parti e si riserva di decidere sulla richiesta della difesa di Schwazer di un'«estensione della perizia» per irrobustire ancora la tesi dell' anomalia e della «manipolazione», parola che per la prima volta Lago pronuncia fra le ipotesi possibili (le altre sono l' eventuale aumento per assunzione di doping o per il super allenamento, tesi però non supportate da altri controlli, e un' eventuale patologia).

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L' avvocato Gerhard Brandstaetter chiede anche una rogatoria internazionale per l' acquisizione delle famose mail scambiate fra consulenti e legali Iaaf, pubblicate dagli hacker di Fancy Bears, quelle in cui si cita a un certo punto la parola «plot», complotto, riferendola ad Alex Schwazer. Il gip prenderà una decisione che potrebbe arrivare fra due settimane.

L' udienza si era aperta con un colpo di scena. La Wada ha presentato un documento relativo a un altro controllo su Schwazer (del 27 giugno 2016) in cui il laboratorio di Losanna certifica la presenza di livelli di Dna molto alti, addirittura di 14.000 picogrammi/millilitro. Un modo per dimostrare la regolarità dei livelli trovati dal perito nel controllo sulle due provette del 1° gennaio 2016.

«Ma da dove viene tutto questo? - ha reagito Brandstaetter -. Un' analisi cominciata in agosto 2017 e di cui il perito, il giudice, le parti non sapevano niente. Questo è un boomerang, un autogol!». La Wada ha chiesto che venisse acquisito il documento e il Gip si è riservato di decidere. Ma sulla cifra dei 14.000, pure il perito si è mostrato molto scettico: «Possiamo stimare un valore 100.000 al momento in cui si è raccolta l' urina. Si tratta di un numero completamente fuori dalla realtà visto che i valori medi della popolazione sono fra 80 e 100».
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Il fatto è che la posta in gioco è altissima. Ci sono passaggi della storia che evidenziano diversi dubbi sulle garanzie per l' atleta nella procedura dei controlli antidoping. E forse è questo che preoccupa di più Iaaf e Wada, l' idea che il caso possa scardinare il sistema. Il tema centrale resta quello dei valori molto alti di concentrazione del Dna trovati, peraltro a distanza di due anni, nell' urina di Schwazer.

L' analisi probabilistica della perizia illustrata da Lago parla di una marcata tendenza al «decadimento» dei valori: più passa il tempo e più i livelli si abbassano. «Del 70% dopo un anno e di quasi il 90% in un anno», spiega Lago. Nel caso di Schwazer, però, il dato è già molto alto e arriva quasi a 1200.

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Perché? Emiliano Giardina, perito della Iaaf, pressa Lago: «Quella è un' analisi probabilistica, ma nel 15% dei casi il valore non si abbassa, ma si alza.
Come fa a escludere che si possa verificare un caso del genere?».
Lago giudica questa ipotesi «possibile ma assai improbabile». E il perito di Schwazer, Giorgio Portera, nota che i casi in cui si abbassa il livello di concentrazione sono quelli con valori bassi. La difesa dell' olimpionico cita poi i «nuovi» controlli su Schwazer, compiuti in questi dati dal perito, che danno, pure con «urina fresca», numeri molto inferiori a quelli registrati analizzando il campione della positività, quello raccolto il 1° gennaio del 2016.

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Lo scontro dilaga anche sull' interpretazione di un altro dato, quello della differenza fra campione «A» e campione «B», analisi e controanalisi, con la seconda provetta che ha il livello di 3,69 volte maggiore. Per Marco Consonni, consulente legale della Wada che ha commentato dopo la fine dell' udienza, «la questione della differente concentrazione del Dna nei due campioni di urina è una non questione.

È noto e conforme alla letteratura scientifica che sono le ripetute attività di congelamento e scongelamento di apertura e chiusura dei flaconi che portano a un decadimento della concentrazione del Dna. Queste attività hanno interessato maggiormente il flacone A rispetto al flacone B che è dedicato ad altri fini. Il consulente tecnico ha analizzato solo i possibili effetti di congelamento nel tempo, ma non le operazioni ripetute di congelamento e scongelamento che hanno interessato solo residualmente il campione B. La tesi che questa differenza proverebbe una manipolazione è completamente da escludersi e le due consulenze tecniche hanno confermato che i campioni sono dell' atleta». Il riferimento è all' assenza di un secondo Dna, che Lago ha scritto come primo punto della perizia, pur non dichiarando impossibile l' ipotesi di un Dna «invisibile».
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E la difesa di Schwazer è andata all' attacco anche sull' esito degli esami compiuti da Lago, che ha diviso campioni A e B analizzando soggetti di diverse età, non riscontrando sostanziali differenze fra i risultati. Insomma, la storia continua. E la sensazione è che non finirà tanto presto.

DONATI: «DIRÒ TUTTO, SE PRIMA NON MI METTERANNO UNA PISTOLA ALLA BOCCA»
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«Io credo nella giustizia, altrimenti non sarei qui», dice alla fine della serata di Bolzano Alex Schwazer, dopo un' udienza che dura come una delle "sue" cinquanta chilometri. «Posso aspettare, l' ho fatto per anni, non sarà qualche mese a cambiare. Io non sono qui per cambiare la mia vita, la mia vita va avanti a prescindere. Ma per dimostrare la mia innocenza.

Certo, voi adesso tornate a casa e magari pensate ad altro, io domani avrò ancora questa storia in testa». La Wada ha prodotto un documento con la certificazione di un valore altissimo in un precedente controllo, quello effettuato il 27 giugno del 2016, proprio pochi giorni prima la dichiarazione della positività.
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«Senza garanzie, senza le parti presenti, senza periti del giudice. L' istituzione mi ha tolto due medaglie, per salvarsi si tira fuori di tutto. Ma io ho fiducia, più passa il tempo e più ci sono altri elementi. Non è stato trovato il secondo Dna? In due anni, lo si è detto, si può farlo sparire». Con lui, ancora una volta, c' è l' allenatore che ha creduto più di tutti alla sua seconda vita sportiva: «Senza Sandro Donati non saremmo qui a combattere per la verità».
E proprio Donati va all' attacco.

«Il documento della Wada?
Nei controlli disposti dal perito del Gip su Schwazer, nelle ore mattutine, le stesse in cui fu effettuato il prelievo del primo gennaio, si è registrato un tasso di concentrazione del Dna di 3,5 o 6,5 picogrammi/millilitro. Nel documento portato da Losanna, si può stabilire - lo ha detto il perito - un valore a urina appena raccolta di 140.000 picogrammi/millilitro! Vi rendete conto della differenza».
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Donati rilancia ancora: «Se si arriva alla fine, io chiederò il risarcimento. E dirò e spiegherà tutto, tutto, se qualcuno non mi metterà una pistola in bocca prima».

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