venerdì 29 marzo 2019

LA MAGGIORANZA PERDE VOTI: PER IL “SÌ” ALLA LEGGE SULLA LEGITTIMA DIFESA I GIALLO-VERDI SONO ARRIVATI A QUOTA 142 SENATORI (SULLA CARTA SONO 165 VOTI), CON 6 ASSENTI INGIUSTIFICATI TRA I 5STELLE E ALTRI 10 "IN MISSIONE"

SALVINI E’ INSOFFERENTE VERSO CONTE CHE HA SMESSO DI ESSERE SUPER PARTES E SI E’ SCHIACCIATO SUL M5S

Alberto Gentili per “il Messaggero”

Matteo Salvini, dopo il sì alla legge sulla legittima difesa, ha esultato: «E' un giorno bellissimo per l' Italia». Ma non lo è stato per il governo e per la sua maggioranza.
DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINIDANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Perché sui banchi dell' esecutivo non c' è stata traccia dei ministri a 5Stelle e perché ben pochi sono stati gli applausi dei senatori grillini all' annuncio del via libera. Segno della distanza e della tensione che ormai divide Lega e Movimento.
La criticità è anche numerica.

Per l' ennesima volta i giallo-verdi in Senato si sono attestati sotto la soglia dell' autosufficienza: 142 voti e non 161, la quota della maggioranza assoluta a palazzo Madama. All' appello sono mancati 16 senatori grillini: dieci in missione e perciò giustificati e 6 assenti, tra cui le ribelli Paola Nugnes ed Elena Fattori.

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTELUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Un copione ripetuto spesso nell' ultimo mese. Per il voto di martedì 20 marzo contro il processo a Salvini per il caso Diciotti i voti giallo-verdi furono 153. Il giorno dopo, per bocciare la mozione di sfiducia a Danilo Toninnelli presentata da Pd e Forza Italia, i no di Lega e 5Stelle si sono fermati a quota 159. Due in meno del quorum salvifico. Eppure, sulla carta, la maggioranza di governo a palazzo Madama conta su 165 voti: 107 del Movimento e 58 della Lega.

Dietro a questo indebolimento c' è la tensione crescente tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte da una parte, Salvini dall' altra. Il capo della Lega non nasconde la propria insofferenza verso il premier che non considera più super partes.

CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZACONTE SALVINI DI MAIO 
«Troppe volte, dalla Tav all' autonomia, si è schierato con i 5Stelle, non è più neutrale», dice un alto esponente del Carroccio, dove si fa sempre più forte il pressing su Salvini affinché stacchi la spina «alla strana alleanza» sgradita soprattutto al Nord. Pressing che finora il vicepremier e ministro dell' Interno ha stoppato: «Fidatevi di me, ci conviene restare con i grillini.

Grazie a questo governo siamo centrali anche a livello internazionale. Questa alleanza ci sta permettendo di fare quello che per anni abbiamo sognato di fare. In più, continuiamo a vincere. Dunque...».

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Dunque, Salvini tira dritto. Mastica amaro per il tradimento di Conte, non lo reputa più il «mediatore», ma non ha alcuna intenzione di sfiduciarlo: «Il saldo è comunque positivo per noi». Il problema, per il governo, è che monta anche l' insofferenza del premier e soprattutto di Di Maio. Dopo la nuova batosta elettorale in Basilicata, il vicepremier grillino ha dichiarato: «Riceviamo dalla Lega un trattamento ingiusto. C' è sempre qualche parolina, qualche graffio, che sporca i nostri provvedimenti. E' accaduto sullo sblocca-cantieri, quando Salvini ci ha apostrofato come quelli del no, è successo sul memorandum per la Nuova via della seta». E prima ancora sul reddito di cittadinanza.

LA VENDETTA 
Ebbene, l' idea che si sta facendo strada nel Movimento è quella di rispondere punto per punto alle «sporcature» e ai «graffi» leghisti.
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Come l' ha spiegato Di Maio parlando con i suoi: «Salvini si fa vanto delle misure contro i migranti.

Ma adesso possiamo cominciare a dire che i rimpatri non sono stati fatti. Possiamo anche far presente che dovrebbe stare più al Viminale, invece che in campagna elettorale permanente». In estrema sintesi: «Come lui fa opposizione interna, così faremo noi».
Gli effetti della svolta già si vedono. La ministra alla Salute Giulia Grillo ha bocciato senza appello la castrazione chimica per gli stupratori, un evergreen della Lega: «E' impossibile il nostro sì».

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Il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, ha chiesto «spiegazioni» a Salvini sul perché il governo non si è costituito parte civile nel processo contro Antonello Montante, ex presidente degli industriali siciliani finito in manette. Secca la risposta del ministro che, guarda caso, ha tirato in ballo il premier: «Il Viminale voleva farlo, ma la presidenza del Consiglio non l' ha ritenuto opportuno. Per ulteriori delucidazioni, Morra si rivolga a Conte». La controreplica: «Salvini venga in Commissione a spiegare».

La guerra a colpi di fuoco amico, lo scontro tra le due opposizioni interne è cominciata. Da capire quanto durerà il governo, atteso in autunno da una legge di bilancio monstre.

Fonte: qui

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