Il reddito di cittadinanza a tempo? No, potrà essere rinnovato sempre per 18 mesi con un mese di stop. Nella versione finale del decreto del governo, è passata in modo chiaro la linea dei pentastellati. Come aveva già sottolineato ilGiornale, con questo sistema viene ribadita la natura iniziale del sussidio pentastellato, ovvero un assegno di sussistenza che va oltre il principio della ricerca stessa di un lavoro.
La Lega aveva chiesto più volte di eliminare il rinnovo per il reddito dopo i primi 18 mesi. Ma di fatto è stata preferita la linea grillina. Con questa scelta chi metterà le mani sul reddito di cittadinanza potrà conservarlo senza alcun limite di tempo e il tutto con un mese di stop tra un "ciclo" e l'altro.
Insomma il rischio concreto è che una misura come quella del reddito di cittadinanza possa diventare permanente nelle tasche dei "furbi" che di rinnovo in rinnovo potrebbero affiancare al loro reddito in nero un assegno come quello pentastellato. Di fatto va anche considerato anche un altro aspetto: il decreto fissa a 858 euro la soglia minima perché si possa accettare un'offerta di lavoro. Sotto questa quota l'avente diritto può rifiutare l'occupazione e continuare a percepire il reddito. Una clausola questa che potrebbe spalancare le porte di ulteriori rinnovi e richieste del sussidio conseguenza diretta di ogni rifiuto di un'offerta di lavoro. Il tutto nel nome di un assistenzialismo di Stato che rischia di premiare fannulloni e lavoratori in nero.
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Napoli, un condominio intero chiede il reddito di cittadinanza (Mediaset)
En Marche su Roma
A scandire i tempi di una clessidra che, necessariamente, adesso dovrà scorrere più veloce, arriva Emmanuel Macron. "En Marche" piomba così sulla politica italiana con un'intervista domenica sera sulla prima rete italiana. Quando la campagna delle elezioni Europee sta per iniziare, il presidente francese si insinua nel governo.
Non solo, si incunea tra il Movimento 5 Stelle e la Lega, tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, dopo le settimane dello strappo tra Italia e Francia, e nelle ore in cui l'esecutivo deve prendere una decisione sull'Alta velocità Torino-Lione. Il tempo scade l'11 marzo, termine ultimo per la pubblicazione dei bandi. Così la prossima settimana, quella decisiva, si aprirà con il sapore amaro delle parole che il numero uno dell'Eliseo pronuncerà in studio da Fabio Fazio, il conduttore televisivo al centro di diverse polemiche per il suo stipendio che a più riprese i due leader politici hanno minacciato di tagliare.
Non solo, l'intervista arriva come un fulmine nei giorni in cui gli sherpa italiani sono a lavoro per chiedere un incontro tra il premier Giuseppe Conte e il presidente Macron dopo un periodo di forti tensioni senza precedenti tra Francia e Italia, iniziate con le frasi di Salvini contro Parigi, dove si troverebbero i terroristi italiani, e culminate con l'incontro tra Di Maio e gilet gialli dopo il quale l'ambasciatore è stato richiamato in Francia. Una telefonata fra il Capo dello Stato Sergio Mattarella e Macron ha poi disteso i rapporti, riaffermando l'importanza per entrambi i Paesi della relazione franco-italiana, ma queste relazioni per il momento passano anche dall'Alta velocità Torino-Lione su cui la Francia non ammette dubbi. Tanto che la tensione sulla Tav va in scena in eurovisione.
Dalla Francia il ministro ai Trasporti Elisabeth Borne, che avrebbe già dovuto incontrare il suo omologo italiano Danilo Toninelli, lancia la stoccata che dà l'idea di ciò che sta succedendo: "Si fa fatica - dice - a comprendere la posizione del governo italiano sulla Tav. Il Movimento 5 Stelle è contrario alle grandi opere, la Lega è favorevole". Poi parlando a FranceInfo ecco il suo ultimatum, che poi è quello della Ue: "Servono decisioni rapide". Rapide e chiare.
La pubblicazione dei bandi di gara sembra ormai la strada obbligata ma attorno a questo ruota tutta la confusione di queste ore, con un governo italiano in preda a una crisi di nervi, spaccato tra favorevoli all'Alta velocità e contrari. E l'intervista di Macron sulla prima rete italiana potrebbe essere l'ennesimo richiamo a prendere una decisione, che sia quella definitiva.
L'avvio delle gare, in teoria, è già un passo avanti verso la realizzazione dell'opera. Se non fosse che il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli continua a dirsi contrario e sottolinea che questi bandi possono essere annullati entro sei mesi senza incorrere in penali dal momento verrebbe svolta solo una ricognizione tra le aziende che mostrano interesse nella realizzazione dell'opera.
Perché allora pubblicare i bandi per poi annullarli? È la domanda che in tanti, e sicuramente anche Oltralpe si pongono. E non è escluso che sull'argomento anche Macron possa dire la sua colpendo Salvini e Di Maio nelle loro incertezze e marcando la distanza che c'è tra il suo En Marche, partito europeista per eccellenza, e i partiti populisti e sovranisti.
Il problema è che un accordo dentro il governo ancora non è stato raggiunto e difficilmente lo si troverà nel breve termine. La pubblicazione dei bandi appare l'unica strada per prendere tempo, superare il voto di maggio e rimandare tutto. Nei fatti però non si può certo parlare di stop alla grande opera. Quindi il Movimento 5 Stelle ribolle. Alessandro Di Battista, tra i più duri e puri contro la Tav, è sparito dai radar e di tornare sulla scena non ne vuole sapere se prima non sarà detto un 'no' forte e chiaro. Il senatore Alberto Airola minaccia di lasciare il Movimento 5 Stelle e come lui tanti altri. Bisogna vedere quando i pentastellati riusciranno a reggere a tale pressione.
Le parole del ministro del Tesoro, Giovanni Tria, che arrivano dal forum economico di Parigi, nelle stesse ore in cui parla il ministro Borne, sembrano voler rassicurare la Francia: "Credo si stia andando verso il proseguimento del cantiere. Ci sono posizioni diverse nel governo ma ci sarà un'evoluzione positiva. Del resto c'è una legge e per cambiare idea ci vorrebbe bisogno di un'altra legge". Tria fa riferimento ai trattati internazionali e al voto a favore che a suo tempo aveva espresso il Parlamento. Quindi ecco che arriva Toninelli a marcare la distanza: "Da M5s continua a essere contrario". Ma da ministro potrebbe dare il via libera alla pubblicazione dei bandi. Il problema dentro i 5Stelle è come comunicarlo all'esterno.
Nel caos generale i pentastellati diffondo voci sulla possibilità di destinare i soldi della Tav alla seconda canna del traforo del Frejus, così da calmare gli elettori e i più arrabbiati. In sostanza voglio far passare l'idea che i bandi saranno pubblicati, poi annullati e i finanziamenti della Ue saranno destinati ad altre opere. Ragionamento che trova pochi riscontri sul lato pratico.
Dall'altro lato la Lega, che dal canto suo non può far sparire il nome 'Tav' perché i suoi elettori non glielo perdonerebbero, parla di 'mini-tav', di una riduzione dell'opera. E a questo punto, a completare questo spettacolo che va in onda a reti unificate Francia-Italia, Conte è costretto a intervenire: "Da parte mia nessuna apertura alla mini-Tav. La decisione politica sarà presa in totale trasparenza". Adesso in campo c'è il premier che, come spesso è avvenuto in questi mesi, anche sul Tap, ha preso in mano il dossier. Dall'altra parte c'è il presidente francese Macron che, considerati i messaggi che arrivano Oltralpe, non è intenzionato a concedere altro tempo all'Italia.
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