sabato 2 luglio 2022

Strani sistemi stellari isolati scoperti nell’ammasso della Vergine


Un articolo sottoposto per la pubblicazione alla rivista “The Astrophysical Journal” riporta la scoperta di sistemi di stelle che sono perfino più piccoli di una galassia nana e sono isolati da qualsiasi normale galassia. Un team di ricercatori ha esaminato un catalogo di nubi di gas trovate in un’indagine precedente alla ricerca di nuove galassie scoprendo piccoli gruppi che contengono soprattutto giovani stelle blu sparse in modo irregolare all’interno dell’ammasso galattico della Vergine. Si tratta di casi analoghi a quello catalogato come SECCO 1, scoperto sempre nell’ammasso della Vergine e riportato in un articolo pubblicato nel febbraio 2018 sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society”. La scoperta di altri gruppi di quel tipo potrà aiutare a capirne l’origine.

Gli astronomi sono abituati a osservare ammassi stellari all’interno di galassie che includono miliardi di stella ciascuna. Tuttavia, la scoperta del gruppo catalogato come SECCO 1, un sistema che è più vasto di un ammasso stellare ma è più piccolo anche di una galassia nana ed è isolato da qualsiasi galassia, aveva già mostrato che possono esservi eccezioni impreviste.

I sistemi scoperti in questo nuovo studio hanno caratteristiche analoghe a quelle di SECCO 1 e la loro distanza da qualsiasi galassia, anche superiore a 300.000 anni luce, rende difficile capire la loro origine. Le nubi di gas che erano l’obiettivo originale dello studio sembravano inizialmente associate alla Via Lattea e probabilmente lo sono ma i sistemi stellari scoperti sono ben più lontani. Già SECCO 1 era risultato parte di un ammasso galattico separato, quello della Vergine. Anche i nuovi gruppi stellari scoperti risultano far parte di quell’ammasso.

I dati disponibili sono stati ottenuti grazie a osservazioni condotte con il telescopio spaziale Hubble, il Very Large Array in New Mexico e il Very Large Telescope in Cile. Questi telescopi hanno permesso di scoprire che i gruppi appaiono come grumi blu perché sono formati soprattutto da giovani stelle massicce, le quali sono di colore blu. Le analisi spettroscopiche indicano che nella maggioranza di quei gruppi non c’è idrogeno atomico ma potrebbe esserci ancora idrogeno sotto forma di molecole, il che ha senso pensando che le stelle si stanno ancora formando al loro interno.

La combinazione tra la presenza di giovani stelle massicce, mancanza di vecchie stelle di piccola massa e scarsità di idrogeno atomico è un’altra delle sorprese. Michael Jones dell’Università dell’Arizona, autore principale dello studio, ha spiegato che lui e i suoi colleghi si aspettavano di trovare vecchie stelle di piccola massa, che sono di colore rosso, perché hanno una vita molto lunga e quindi sono le ultime a morire. Ha paragonato i gruppi scoperti a oasi nel deserto.

I ricercatori hanno provato a offrire qualche ipotesi sull’origine di questi gruppi stellari fuori dal normale. La notevole distanza dalle galassie più vicine rende poco probabile che siano stati strappati a una di esse in seguito all’effetto gravitazionale causato dal passaggio ravvicinato di una vicina. Una possibilità più probabile è che nubi di gas siano state strappate a galassie dalla pressione esercitata su di esse mentre passano nel mezzo intergalattico, prevalentemente gas caldo che è presente anche tra le galassie di un ammasso.

Secondo i ricercatori, questo tipo di meccanismo potrebbe anche influenzare la forma delle galassie trasformando molte galassie a spirale in galassie ellittiche. I sistemi espulsi potrebbero frammentarsi nel corso del tempo in ammassi stellari individuali che si spargeranno all’interno dell’ammasso galattico. Sono processi che avvengono in milioni di anni perciò gli astronomi devono sperare di trovarne altri in cui ciò sta già avvenendo per verificare quest’ipotesi. Fonte: qui

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