sabato 13 giugno 2020

VOLETE SAPERE QUAL È IL SEGRETO PER FAR DURARE IL PANE FRESCO PIÙ A LUNGO?


CHE SI TRATTI DI UNA PAGNOTTA CASALINGA APPENA SFORNATA O DI UNA BAGUETTE ACQUISTATA DAL FORNAIO, ESISTONO ALCUNI TRUCCHETTI EFFICACI PER ASSICURARE AL PANE QUALCHE GIORNO DI VITA IN PIÙ: OCCHIO A MANTENERE INTATTA LA CROSTA.

I SACCHETTI DI PLASTICA VANNO BENE SOLO SE IL CLIMA È MOLTO SECCO

MAI METTERE IL PANE IN FRIGO E…

Martina Barbero per "www.corriere.it"

I consigli dell'esperto

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Esiste un modo per mantenere il pane fresco più a lungo? Meglio il sacchetto di carta o quello di plastica? E il frigo, si può usare? Che si tratti di una pagnotta casalinga appena sfornata o di una baguette acquistata dal fornaio, esistono alcuni trucchetti efficaci per assicurare al vostro pane qualche giorno di vita in più.

A svelare l'ABC  della conservazione è Maurizio Leo, ingegnere italiano convertito alla panificazione — con base ad Albuquerque, nel New Mexico (Stati Uniti) —, che nel 2013 ha creato il blog culto The Perfect Loaf per condividere la sua passione: il pane fatto in casa con lievito madre.

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Quanto dura il pane?

La prima differenza da fare per rispondere a questa domanda riguarda la tipologia di pane. «Pagnotte a lievitazione naturale — spiega Maurizio Leo nel suo blog The Perfect Loaf — durano più a lungo di quelle fatte con lievito di birra.

Questo perché l'acidificazione dell'impasto da parte dei microrganismi della pasta madre e altri cambiamenti fisico-chimici durante il processo di panificazione aiutano a evitare che il pane, una volta pronto, si secchi velocemente. In questo modo, la pagnotta resta perfettamente commestibile per una settimana o più, il tutto senza conservanti chimici».

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Aspettare che sia ben freddo

Se si tratta di pane fatto in casa, assicuratevi che si sia raffreddato prima di affettarlo. «Aspettate almeno un'ora o due dopo averlo sfornato — suggerisce Maurizio Leo —, in questo modo il pane ha il tempo di fissare l'amido dell'impasto e rassodarsi al suo interno. Se tagliate una pagnotta troppo calda, il rischio è quello di avere un interno gommoso e appiccicoso».

Mantenere intatta la crosta

La crosta è l'involucro naturale — e più efficace — che conserva una pagnotta fresca. Cercate quindi di mantenerla intatta il più possibile, tagliando solo le fette che effettivamente andrete a mangiare. 

Sacchetti di carta o plastica?

Sacchetti di carta comune e canovacci da cucina in cotone o lino funzionano molto bene per evitare che il pane si asciughi eccessivamente. Ma la plastica? «Mentre molte fonti vietano assolutamente sacchetti di plastica per contenere il pane — spiega Maurizio Leo —, io credo invece che a volte potrebbe essere necessario, soprattutto se il clima lo richiede.

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Nel New Mexico, dove mi trovo, i livelli di umidità scendono così tanto in inverno che il pane deve per forza essere avvolto in della plastica per mantenere la consistenza morbida un paio di giorni». La risposta quindi è: sì a sacchetti di plastica ma solo se il clima è molto secco, altrimenti il rischio è quello di ritrovarsi pagnotte gommose e mollicce.

L'errore da non fare

La cosa più importante da tenere a mente è una: non conservare mai il pane in frigo. «Mettere la pagnotta nel frigorifero — aggiunge Maurizio Leo — renderà rafferma la mollica ancora più velocemente rispetto a quando viene tenuta a temperatura ambiente».

Congelarlo

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Congelare il pane è senza dubbio il modo per conservarlo più a lungo.  Il metodo più pratico per farlo, soprattutto per il momento successivo dello scongelamento, è quello di affettarlo, riporlo in sacchetti di plastica adatti e metterlo freezer.

«Congelare il pane a fette è un ottimo sistema per averlo immediatamente pronto all'uso: riscaldandolo in un tostapane lo si può riportare a temperatura ambiente in un attimo», scrive Maurizio Leo. Che siano una pagnotta intera o delle fette, il consiglio dell'esperto, poi, è quello di non lasciare mai scongelare il pane all'interno della busta di plastica, questo per evitare che l'acqua che si libera rimanga a contatto con la crosta rammollendola. Fonte: qui

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