mercoledì 17 giugno 2020

DESERTO CAPITALE: STRADE VUOTE E NEGOZI CHE NON SONO MAI RIUSCITI A RIAPRIRE DOPO IL LOCKDOWN

LA ZONA A PIÙ ALTO TASSO TURISTICO DI ROMA E' STATA TRASFORMATA IN UN SET DA FILM APOCALITTICO

I COMMERCIANTI CHE HANNO ALZATO LE SARACINESCHE TRA VIA IN ARCIONE, FONTANA DI TREVI E VIA DELLE MURATTE SI CONTANO SULLE DITA DI UNA MANO, I POCHI RISTORANTI APERTI SOFFRONO PER LA MANCANZA DI TURISTI: “IL CENTRO STORICO È STATO MARTIRIZZATO”

Lilli Garrone per "www.corriere.it"

 

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Da dietro i vetri blindati e chiusi da una grata centinaia di Pinocchio in legno di tutte le misure sembrano guardare, con malinconia, la strada vuota. Il loro negozio di souvenir è chiuso, così come quasi tutti gli altri di via in Arcione, via del Lavatore, Fontana di Trevi, via delle Muratte.

 

Quelli aperti si contano sulle punta delle dita: uno di pelletteria, uno di vestiti esattamente di fronte alla fontana e uno di scarpe. A decine, invece, le saracinesche abbassate: alcune hanno ancora affisso il cartello, che evidentemente nessuno ha staccato, della protesta del 18 maggio (primo giorno fissato per la riapertura dei negozi): «Senza aiuti del governo non possiamo riaprire».

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Così nella zona a più alto tasso di turismo di Roma, dove tutto era in funzione delle migliaia di stranieri che vi passavano ogni giorno, adesso c’è il deserto. Serrande giù, grandi vetrine coperte da fogli di cartone come nel negozio «Made in Italy», porte in legno sprangate.

 

Niente più cartelloni carichi di magneti, per lo più made in China, niente più magliette o palloni: anche il negozio di vetri di Murano è rimasto chiuso. Hanno invece riaperto - ma solo in quest’ultimo fine settimana - qualche pizzeria e qualche ristorante: «C’è pochissima gente che passa - raccontano al ristorante “Al Picchio” a due passi dalla fontana -. Qualche albergo ha qualche prenotazione, ma per il resto nulla». «Noi ancora lavoriamo al 20 per cento delle possibilità del locale - spiega Andrea Romagnoli, titolare del ristorante “Al Moro” -. Questa zona è prettamente turistica e risente molto della mancanza di stranieri.

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E credo che almeno fino a settembre sarà così». Ma «fra qui e piazza di Spagna, saranno rimaste ad abitare quindici famiglie in tutto - sono le parole di Jannette Alder, appartamento proprio davanti la fontana -: il centro storico è stato martirizzato. Non rimpiangiamo certo i negozi pieni di “monnezza” o di brutti souvenir che ci sono su queste strade, ma adesso il centro di Roma deve essere ripensato».

 

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Due soli sono i negozi di alimentari sopravvissuti: uno in via del Lavatore e l’Antico Forno, una volta di Gianni Riposati, all’angolo con la piazza: qui si continuano a preparare pizze e panini. In via di San Vincenzo è al lavoro solo il tabaccaio: tutto il resto sprangato e vetrine spente.

 

E soprattutto la sera la desolazione è totale. «Il commercio nel centro è stato soffocato da un’economia inquinata e alterato da una gestione mai debitamente controllata, e questo vale anche per la ricezione turistica - afferma Viviana Piccirilli Di Capua, la presidente dell’Associazione abitanti centro storico -. I residenti ci sono ancora, vivono qui, e non sono “fantasmi” come in troppi vogliono far credere. Abbiamo sperimentato il negozio di vicinato - aggiunge - e oggi vediamo tante attività chiuse.

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Ma queste sono il frutto di una politica che ha concesso una mercificazione turistica non adeguata a far conoscere, trasmettere e vendere qualità. Vi è la totale mancanza di un progetto utile alla rinascita di una grande città e del suo centro storico patrimonio Unesco, dove far rivivere la residenzialità, aprendosi non solo al recupero delle famiglie ma anche a studenti universitari». Fonte: qui


A ROMA HANNO FATTO UN DESERTO E LO HANNO CHIAMATO CENTRO STORICO

NELLE STRADE TRA IL PANTHEON E PIAZZA NAVONA LA CRISI MORDE, COMMERCIANTI E ARTIGIANI SUL PIEDE DI GUERRA

C’È CHI DEVE PAGARE MIGLIAIA DI EURO AL MESE DI AFFITTO.

MA GLI AFFARI SONO CROLLATI DEL 75%

‘DOV’È IL GOVERNO? DOVE SONO GLI AIUTI PROMESSI?’

C’È CHI HA DECISO DI CHIUDERE DEFINITIVAMENTE. UN GRUPPO DI COMMERCIANTI SI È ORGANIZZATO PER…

Dagoreport

centro storico roma desertoCENTRO STORICO ROMA DESERTO

“Questa mattina è entrata solo una persona. Ma non doveva comprare niente. Ha provato pure a vendermi una cosa…”. Nelle strade intorno a Montecitorio la crisi morde, commercianti e artigiani sono sul piede di guerra. In una delle zone a più alto tasso di turismo di Roma, di stranieri non c’è neanche l’ombra. Lo smart working ha fatto il resto. Serrande abbassate, negozi semivuoti.

 

“Dov’è il governo? Dove sono gli aiuti promessi?”. La rabbia si taglia con il coltello. Gli affari sono crollati del 75 per cento ma gli affitti non sono diminuiti. C’è chi deve pagare migliaia di euro al mese. In un locale in cui prima entravano 125 persone al giorno, adesso se ne passano 30 c’è da fare festa.

 

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“L’affitto? Mi hanno proposto uno sconto del 15 per cento su aprile-maggio. Con tre dipendenti e la contrazione del volume di affari come si fa? E poi ci sono anche le tasse, i fornitori, la merce da pagare?”. Le previsioni sono fosche. “Prima di settembre è difficile che cambierà qualcosa”.

 

C’è chi ha deciso di chiudere definitivamente. Un gruppo di commercianti in una delle stradine poco lontano dalla Camera si è organizzato e ha deciso di inviare una lettera congiunta ai proprietari delle mura per rescindere il contratto. Non si vede la luce, degli annunci del governo resta solo una lontana eco. In queste vie ora c’è incredulità e silenzio. A Roma hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato centro storico.

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