Oggi chiacchierando, un mio amico carabiniere mi ha raccontato che ha ricevuto una segnalazione di un furto in un garage, ma la persona che ha chiamato non voleva farsi trovare. Non per omertà. Perchè lei ci vive in un garage.
Il mio amico è napoletano, ha una ha una visione di Torino come una città ricca, del nord. Non ci poteva credere.
Io che a Torino ci sono nato e vissuto mi accorgo sempre più come invece Torino stia diventando la città più americana d’Italia.
Se per America s’intende quel paese dove se non hai i soldi da pagare l’ospedale muori, e dove se nasci povero, vivi povero e muori povero. Per il 99,5% dei casi.
Perchè le elites europee neofeudali, meno potenti (nello scacchiere mondiale) delle elites neoliberiste americane (lo dice la storia e lo dicono i fatti, non serve essere un giornalista d’inchiesta per capirlo) stanno perdendo. Dopo aver avuto grandi successi. Ma ora stanno perdendo.
Il modello americano è vincente. Quello che ha provato a fare Monti in Italia negli Stati Uniti è ordinaria amministrazione.
Gia all’asilo t’insegnano che devi competere, devi conquistarti una posizione sociale se vuoi avere stima e rispetto. Perché sennò finisci a fare le pulizie delle strade e non sei nessuno.
Non sei cioè uno che si merita di avere l’assistenza sanitaria gratuita, che si merita un’istruzione di qualità, che si merita di avere una casa. Sei uno che si merita di vivere in un garage. Perché non sei riuscito a diventare uno squalo di Wall Street o il manager di qualche grande impresa.
La giustificazione ideologica della disuguaglianza. In questo hanno peccato i neofeudali.
Gianni Riotta, profondamente convinto delle tesi neoliberiste, lo dice chiaro e tondo: “La meritocrazia va scoraggiata, «siamo tutti uguali», dall’asilo alla pensione precoce. L’economia globale non è «all’italiana», meglio Slow Economy, chilometro 0 nel lavoro e nella vita.” (Lo diceva in tono sarcastico, l’aricolo è questo: http://blog-voxpopuli.org/prove-tecniche-di-neoliberismo/ *il secondo, il primo è del buon Tommy durezza del vivere).
Negli USA invece, se non sei un VIP sei una caccola. Inutile, che non merita diritti. Lavoro con una ragazza americana, i genitori immigrati filippini, disoccupati per molto dopo la crisi del 2008 e oggi che godono del welfare USA, che però non ti ridà dignità e ti rende egualmente servo emarginandoti dalla società, me lo dice. O meglio, lei non mi dice niente, capisco io da quello che dice che la loro concezione fra VIP e persone normali è la stessa che c’era nel medioevo fra nobili e servi della gleba.
Perchè i neofeudali europei devono essere così diretti? Spietati?
Probabilmente sanno che farlo in un paese dove il partito comunista prendeva un terzo dell’elettorato non è facile come farlo in un paese dove se vedevano delle bandiere con la falce e martello in mezzo alla strada pensavano che fossero dei terroristi (questo è un fatto realmente accaduto qua a Torino ad un ragazzo americano amico di un mio amico, guardando un corteo).
Forse è questa la differenza, la nostra durezza del vivere per loro è la normalità. Dagli anni ’80 in poi l’americano medio (oggi arrivato alla soglia della povertà, 24mila dollari annui per famiglia) ne è profondamente convinto. Tanto che quella vergogna italiana di Gabriele Muccino ci ha fatto un film di successo non troppo tempo fa.
Perchè vincolarci giuridicamente all’economia neoclassica?
Forse perchè non c’era una televisione europea. Impossibile, in che lingua parlerebbe?
Però avrebbero comunque potuto farlo. Ogni paese con i propri mezzi d’informazione, parlando ognuno la propria lingua.
In ogni caso, la povertà fa ancora vergogna qui in Italia. Anche se a Torino si guarda nei cassonetti sempre con più disinvoltura…
Ma ci arriveremo. Un Gianni Riotta, un Fazio, uno Zucconi ci convinceranno presto di questo. Ancora lo fanno in modi pacati. Ma il modello vincente è questo.
L’Unione Europea se vuole sopravvivere lo deve capire il più presto possibile.
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