L'anno scorso (e anche molto prima) su questo sito e nelle trasmissioni in WebRadio, avevamo già parlato del progetto di un prelievo forzoso sui conti correnti bancari degli italiani per coprire i buchi di bilancio che le Banche hanno accumulato, sia in conseguenza di una gestione che definire come poco accurata è dire poco, sia per le sofferenze (i crediti inesigibili) che avrebbero raggiunto la cifra astronomica di 190 miliardi di euro. Mica bruscolini.
Una deriva che è stata accentuata dalla recessione che ha ulteriormente aggravato la situazione già disastrosa delle famiglie e delle imprese. La misura, che ora sta per diventare legge dello Stato, ci era stata chiesta da quei galantuomini del Fondo monetario internazionale (il 10% aveva chiesto la signora Lagarde) sempre pronti a imporre misure capestro ai Paesi che gli chiedono prestiti e sempre pronti a chiedere a tutti Paesi del mondo di adottare misure ultra-liberiste che in buona sostanza si manifestano nell'aumento del potere della finanza e nella svendita delle aziende pubbliche ai grandi gruppi internazionali. Il tutto con la conseguente fine della sovranità nazionale.
Della misura in questione si era parlato anche alle riunioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin dove, senza dargli troppa pubblicità, venne fatto passare il principio che le Banche dovevano o potevano (la differenza sta solo nelle parole), essere salvate attraverso l'utilizzo di “risorse nazionali”. Un termine elegante per indicare appunto i conti correnti degli italiani. In altre parole, se le Banche si trovano in difficoltà, la colpa non è di quei dirigenti che hanno speculato o realizzato investimenti poi trasformatosi in un disastro; la colpa non è solo delle imprese e dei cittadini che “soffrono” perché non riescono a restituire i prestiti; ma la colpa è anche (e a questo punto si potrebbe dire soprattutto) degli italiani che si permettono di avere ancora i conti in attivo e i cui soldi, di fatto, hanno permesso alle Banche di combinare i disastri che hanno combinato.
La misura criminale in questione è già stata approvata dal Senato grazie ai voti del Partito Democratico, di Scelta civica, di Forza Italia e del Nuovo centro destra. E sicuramente lo sarà anche alla Camera. Essa prevede che a poter essere colpiti dallo scippo, dal furto, dalla rapina, qualunque altro termine sarà inadeguato a definire una misura criminale del genere, saranno i conti correnti con importi superiori a 100 mila euro. Sotto tale importo sei insomma un bravo cittadino, al di sopra sei uno sporco speculatore, un imprenditore che sfrutta i lavoratori, un ricco che non si sa bene come ha guadagnato quei soldi e che perciò deve essere punito. La solita, e purtroppo ancora non defunta, mentalità dei comunisti e dei cattolici di sinistra, riuniti nel PD. Una impostazione che, in nome della conservazione del potere e della legittimazione a governare, ha portato Renzi, e prima di lui Letta, a convergere sugli interessi della finanza (italiana e internazionale) che in tal modo opererà un nuovo trasferimento di ricchezza reale a proprio vantaggio. Monti di quegli ambienti invece era parte integrante.
Una scelta che, se per il PD (il partito a cui fanno riferimento le prime tre Banche del Paese…) e per i montiani di Scelta Civica è fisiologico, per Forza Italia è semplicemente demenziale, quanto meno per tutte le chiacchiere che Berlusconi ha diffuso a piene mani in passato sulla necessità di tutelare le piccole imprese e i professionisti delle partite Iva. Una vera porcata che si farà passare millantando “l'interesse nazionale” che altro non è che l'interesse dei principali azionisti delle Banche in crisi.
Lo sfascio finanziario al quale stiamo assistendo nel mondo bancario, ricordiamocelo sempre, è stato reso possibile dalla diffusione, in tutta l'Unione Europea, del cosiddetto “modello misto” bancario di tipo tedesco. Quello di una Banca che può essere al tempo stesso finanziatrice ed azionista di una impresa. Un modello che ha permesso alla Germania di creare un sistema quasi inattaccabile, con società che non sono scalabili dall'esterno perché tutto il mondo bancario nazionale interverrebbe compatto in sua difesa. Un modello che l'Unione europea ha imposto anche in Italia a cavallo alla fine degli anni ottanta, decretando la fine della separazione tra banche commerciali che raccolgono denaro dai correntisti e lo impiegano a breve termine e banche di investimento che si finanziano con prestiti obbligazionari e li investono in azioni di società. Un meccanismo stabilito dalla Legge Bancaria del 1936 che aveva in tal modo risposto al tentativo di scalata degli Agnelli al Credito Italiano e dei Perrone (Ansaldo) alla Banca Commerciale per compensare i giganteschi debiti accumulati verso i due istituti. Una lezione andata dimenticata, anzi ignorata, perché l'Unione Europea, come tanti altri organismi, vede solo il Libero Mercato, che è libertà di rapina concessa ai peggiori banditi legalizzati.
La stessa Unione Europea e il soldatino Renzi ora non hanno alcuna remora nell'imporre misure che sono appunto una vera e propria rapina ai danni dei cittadini che verranno legalmente derubati, anche grazie alla firma che il cattolico di sinistra Mattarella non mancherà di apporre al provvedimento.
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